lunedì 23 dicembre 2024

UNA COSTOSA PROPAGANDA

di Torquato Cardilli - Credevo di aver spiegato debitamente, (vedi l’imbroglio della campagna di Albania ), la natura e i costi del progetto testardamente voluto dalla primo ministro Meloni, incurante degli ostacoli giuridici, dei rilievi sulla sua inutilità, delle critiche sull’eccessivo onere a scapito di investimenti in altri settori, come ad esempio quello carcerario notoriamente disastrato.
Il mondo politico di maggioranza non ha fatto una piega; come un gregge di pecore (ripetendo l’ubbidienza idiota, già sperimentata nel riconoscere la parentela con Mubarak della minorenne marocchina Ruby, frequentatrice di Berlusconi) ha approvato il progetto vantandosi pure del presunto, apparente, consenso riscosso a livello europeo.

Se non sono stato abbastanza chiaro, spero ora di evidenziare meglio la manifesta manipolazione della verità.

I fatti.

L’Italia, in base all’accordo Meloni-Rama, firmato a novembre 2023, è andata a costruire e gestire in Albania due centri di smistamento di immigrati e un piccolo carcere. Oltre al pagamento delle infrastrutture, che resteranno di proprietà albanese, l’Italia ha assunto a suo carico tutte le spese connesse al personale di Polizia, Carabinieri. Guardia di finanza, Marina militare, Guardia penitenziaria, Capitaneria di porto, funzionari civili sia in Italia che in loco. I due centri, dotati di tutti i comfort, con capienza massima di 3.000 persone saranno utilizzati per verificare la sussistenza dei requisiti per la concessione dell’asilo politico o umanitario.

Durante la permanenza in Albania, che dovrà essere convalidata dal Tribunale italiano entro 48 ore, gli immigrati resteranno reclusi nelle strutture.

Lo scopo.

Con incredibile faccia di bronzo Meloni e il gaffeur ministro Piantedosi hanno imbrogliato l’opinione pubblica presentando l’accordo come il vero deterrente per fermare l’immigrazione clandestina. Anzi la primo ministro si è addirittura lanciata, esaltandosi fuori misura in una festa di partito, nel sostenere, in modo ridicolo e con tono deprimente per il decoro della funzione, che con questa misura combatte la mafia.

La manipolazione della verità.

L’opinione pubblica non sa, né i giornali, abituati alle veline di Chigi o del Viminale, ne hanno dato notizia, che la misura non scoraggerà affatto chi abbandona la propria terra in cerca di una vita migliore e conseguentemente gli scafisti continueranno i loro loschi affari. Chi può credere che il fuggiasco da guerre, persecuzioni, torture, carcere, umiliazioni di ogni tipo, pronto ad una traversata pericolosa mettendo a repentaglio la vita, possa essere dissuaso dalla probabilità di finire temporaneamente in Albania? Al limite, il fuggitivo ritiene comunque preferibile il soggiorno in un carcere europeo piuttosto che restare alla mercé di guerre, regimi dispotici e polizie segrete.

Cosa non è stato spiegato all’opinione pubblica.

L’accordo bilaterale prevede che possono essere trasferiti in Albania solo i migranti (esclusi i minori e i bisognosi di cure), che in evidente difficoltà con pericolo di annegamento, siano stati raccolti in mare dalle forze armate dello Stato (Marina militare, Guardia di Finanza). L’accordo non è applicabile alla maggioranza dei disperati che arrivano sulle nostre coste alla spicciolata, con qualsiasi natante di fortuna.

I migranti raccolti in mare dalla nostra Marina militare non superano il 5% di tutti i clandestini in arrivo, quindi si tratta di una quantità trascurabile ed i nostri analisti di politica di contrasto agli scafisti non hanno capito che quelli che vengono salvati sono stati messi in mare appositamente perché rappresentano un peso per l’organizzazione criminale (minori e donne prossime al parto) e un’esca per distrarre chi sorveglia il mare rispetto alle altre imbarcazioni. Viceversa all’opinione pubblica è stato fatto credere che l’Italia, con la soluzione dei centri in Albania, si sarebbe liberata degli immigrati clandestini ed avrebbe inferto un colpo decisivo ai trafficanti di esseri umani. Falso.

Il grande imbroglio.

Ai termini dell’accordo tutti i pochi immigrati che fossero trasferiti in Albania, ripeto tutti, dovranno essere restituiti all’Italia entro 30 giorni.

Nei centri saranno sottoposti all’esame di un’apposita commissione, inviata dall’Italia, che dovrà vagliare a chi debba essere riconosciuta la qualifica di profugo rifugiato politico e a chi debba essere negata.

Dopo l’esame (la procedura va conclusa entro 30 giorni), solo quelli a cui verrà riconosciuta la qualità di profugo potranno restare definitivamente in Italia, mentre gli altri dovranno essere rimpatriati dall’Italia nel paese di origine.

A prescindere dal fatto che questa operazione di scrutinio avrebbe potuto essere condotta benissimo in Italia, a costi ridotti a meno di un quarto, senza dislocazione di nostri agenti di sicurezza ed evitando il ridicolo traghettamento (andata e ritorno) con navi della Marina Militare, l’aspetto farsesco riguarda la fase del rimpatrio.

Per espellere (non con foglio di via, ma accompagnando a casa) quelli che non fossero riconosciuti destinatari della concessione dell’asilo i problemi sono enormi: detenzione senza processo in attesa del rimpatrio, mancanza di fondi, incertezza sul paese di provenienza, assenza di documenti (passaporto o altro) attestanti i dati anagrafici e la nazionalità, indisponibilità dello Stato destinatario a riprendersi i propri emigranti.

Il finto apprezzamento dell’Europa per il nostro piano Albania.

L’Italia, argomentando di essere la frontiera sud dell’Europa unita, ha sempre protestato con la Commissione europea lamentando di essere stata lasciata sola di fronte al problema dell’immigrazione senza applicare la ripartizione obbligatoria tra gli Stati dell’Unione. Data l’impossibilità di modificare il netto rifiuto degli Stati nordici di farsi carico dell’accoglienza pro quota, l’Italia ha chiesto in cambio del suo sforzo, sin dall’epoca Renzi, una maggiore comprensione e flessibilità in materia di bilancio e deficit che le è stata accordata. Per avere un’idea di come siamo conciati noi, terzo grande paese d’Europa, vale la pena ricordare che la Germania ha un deficit del 2% e un rapporto debito/pil del 63%; la Francia un deficit del 4% e un rapporto debito/pil del 112%; l’ Italia batte tutti con un deficit dell’ 8% e un rapporto debito/pil del 134%.

Poiché dal 2025 scatterà il patto sull’obbligatorietà del rientro progressivo dal debito, firmato senza obiezioni da Meloni (il limite di deficit è fissato al 3%), l’Italia non potrà più chiedere deroghe e facilitazioni oltre misura. Ecco allora la pensata dell’Albania, imitando la Gran Bretagna che aveva pensato alle deportazioni in Uganda, bloccate dall’alta Corte, per far credere che l’Italia abbia risolto il problema immigrazione.

A Bruxelles tutti contenti a partire dalla Von der Leyen, con tedeschi e francesi cui non è parso vero di non dover più sentire le geremiadi del nostro Governo. Di qui la manipolazione nel far credere all’elettore italiano che l’Europa abbia approvato e sostenga il progetto Albania.

Conclusione.

Come si è visto si tratta di una vera e propria farsa politica a cui si è aggiunto uno scontro frontale con la Magistratura. Siccome il Tribunale ha subito stoppato il progetto, rimettendo il caso alla Corte di Giustizia europea, cosa ha pensato quell’aquila di Nordio? Di varare un provvedimento con cui si trasferisce la competenza immigratoria dalla sezione specializzata in materia del Tribunale alla Corte d’Appello, con tutti i danni sul piano dell’efficienza che ne deriveranno.

Lascio all’intelligenza del lettore valutare la buona fede e la competenza di quelli che ci governano compresi quelli che si spellano le mani per applaudire un'invasata che urla "i centri funzioneranno" come la buon'anima che urlava dal balcone "vinceremo!"-

Torquato Cardilli

23 dicembre 2024

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