domenica 29 dicembre 2024

PARALLELISMO STORICO IN SALSA NERA

di Torquato Cardilli - Una delle discussioni più stucchevoli che si sentono, ripetute più volte, nei talk show, è quella sul fascismo ritornante. Se Meloni non si dichiara antifascista vuol dire che è fascista come ironicamente ammesso dall’estroverso “Gnazio” che a chi lo apostrofava “fascista” rispondeva: non esageriamo con i complimenti. È inutile ribattere all’obiezione che all’epoca del fascismo non era ancora nata, come se ora non fosse possibile essere bonapartisti solo perché Bonaparte è morto da due secoli.

Quello che conta sono le radici e l’humus culturale che Meloni non nasconde, dimostrando una certa bonomia verso i più esagitati seguaci nel partito. nel governo, nel parlamento e nelle lugubri manifestazioni che ricordano le squadracce in camicia nera. Quello che conta sono i comportamenti, come la scarsa considerazione verso il sistema parlamentare, l’irritazione verso le critiche, il rifiuto del confronto di idee, l’uso di una terminologia e di una retorica che si ritenevano confinate nei libri della storia italiana del ventennio.

Non c’è solo l’osservazione banale delle due M, assurte al potere con un intervallo di 100 anni, ma quella più caratteristica del familismo per collocare i parenti stretti al vertice della scala di controllo dell’opinione pubblica e di comando in settori vitali. Il fascista originale (M) aveva un fratello, (A), già commissario di due sezioni del Fascio, nominato direttore del Popolo d’Italia, quotidiano del regime, con un ruolo nella definizione della linea politica e delle gerarchie del potere. Aveva anche un genero, (C), nominato ministro degli esteri che, in quell’epoca tempestosa, disdegnava i consigli di chi ne sapeva più di lui fidandosi solo di uno stuolo di collaboratori serventi che gli tenessero in ordine il carteggio.

La copia (M) ha una sorella, (A), nominata capo della segreteria politica del partito, con il controllo della macchina organizzativa, dell’organigramma, della visibilità pubblica e della collocazione di persone fidate, anche se non competenti, nei gangli amministrativi del paese. Ha anche un cognato (L) nominato ministro dell’agricoltura con il vezzo di sparare gaffe a raffica e fermare i treni a suo piacimento.

Il prode Benito, che mandò a morire nel torrido deserto libico a 45 gradi e nella gelida steppa russa a meno 30 gradi, più di 100 mila soldati, il fiore della gioventù italiana, sul fascismo proclamava che “si nasce fascisti ed è assai difficile diventarlo” e che “quando il fascismo si è impadronito di un’anima non la lascia più”.

L’impavida Giorgia non esita a passare da una rassegna militare all’altra mettendo su una mascella volitiva, anche se ogni tanto fa smorfie da cabaret mimando di calarsi l’elmetto in testa o coprendosela con la giacca in Parlamento per non sentire le critiche-.

Le due M hanno spesso fatto ricorso a bugie calcolate presentate come verità e propagandate con ogni mezzo per ottenere il sostegno popolare pur sapendo che la parte colta della società esprimeva ed esprime disappunto. Allora si reagiva con il confino, oggi con le querele.

La M del ventennio proclamava di “combattere fino alla vittoria” con un lapidario “noi tireremo dritto”, mentre la sua epigona si esprime con lo stesso tono bellicoso “noi non molliamo” e “chi non è con noi è contro di noi”. In politica estera manifestano la medesima caratteristica di fare la voce grossa quando si tratta di guerre. Il primo si è buttato a capofitto in imprese scellerate come la guerra di Etiopia e poi in quella di Spagna sprecando le poche risorse militari del paese, raschiando il fondo del barile con l’oro alla patria. La seconda ha fatto del sostegno alla guerra in Ucraina il cardine della sua politica estera per mostrarsi fedele all’alleato americano e alla Nato, pur sapendo di prosciugare risorse economiche che sarebbe stato necessario investire in Italia e lesinando la miseria di 3 euro alle pensioni minime. Dove è finito il rispetto verso il popolo italiano, che legato ai valori costituzionali ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle vertenze internazionali?

Il primo, accecato dal delirio di potenza, noncurante della estrema inferiorità italiana in risorse, armamenti, strutture industriali, fonti energetiche rispetto a Francia e Gran Bretagna che avevano due imperi non di cartone, urlava dal balcone, in un crescendo di esaltazione, “vincere e vinceremo… per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa al mondo”.

La seconda, a proposito dei costosi centri aperti in Albania, pur essendo al corrente delle loro criticità, degli ostacoli giuridici e della palese inefficacia per contrastare l’immigrazione, in un discorso pubblico gridava con la stessa enfasi, con voce stentorea, al limite del grottesco, “funzioneranno”. Quindi vantandosi di avere il beneplacito europeo, manifestava la convinzione di essere al centro dell’attenzione mondiale, pur essendo esclusa dai vertici ristetti franco-tedeschi o quelli ancor più decisivi con gli Stati Uniti. Povera presidente del G7!

Il primo amava decantare i meriti del fascismo con la frase “non siamo gli ultimi di ieri ma i primi di domani”, e nel momento più buio per il paese illudeva gli italiani con il vaticinio, rivelatosi tragico, “un’ora, segnata dal destino, batte nel cielo della nostra Patria”; la seconda, di fronte a politici, giornalisti e fedelissimi, nascondendo agli stessi italiani le difficoltà economiche di bilancio, di rafforzamento industriale e tecnologico, rifiuta le conferenze stampa, ma assicura “noi stiamo scrivendo la storia”.

Sulla libertà di stampa il primo osava affermare “la stampa italiana è quella più libera del mondo perché segue la politica del regime, al servizio del paese” mentre la seconda, dopo aver collocato le pedine necessarie nell’organigramma Rai, ritoccando pure i palinsesti, ha negato che esista una stampa meloniana, anche se in realtà può contare su penne riguardose in parecchi quotidiani, gestiti da politici di maggioranza, e su reti televisive entrambi con finanziamento pubblico.

Il primo, a chi gli rimproverava l’ignoranza di regole di galateo, rispondeva “mi vanto di essere rurale” mentre la seconda sullo stesso tema, ha gigioneggiato in Parlamento sulla sua qualifica di “under dog”.

L’esaltazione di se stesso faceva dire al primo “noi non siamo gli imbalsamatori del passato, ma siamo gli anticipatori dell’avvenire”, mentre la seconda con meno immaginazione ama sottolineare le responsabilità del passato governo per nascondere la scarsezza di risultati in due anni a palazzo Chigi.

Il primo evocava la grande battaglia (silenziosa perché arida di risultati per non colpire il capitale che lo foraggiava) tra lo stato che chiede e l’individuo che cerca di evadere perché rifiuta di pagare le tasse, mentre la seconda ha impostato la campagna elettorale e l’azione di governo contro il fisco (famoso lo spot televisivo sul costo delle accise sulla benzina) che chiede il pizzo di Stato. Clamorosa la sua inversione a U con il tentativo di tassare i superprofitti delle banche, subito abortito per intervento di chi ha il capitale e trasformato in un grazioso prestito che dovrà essere restituito.

Nel rapporto diretto con le masse se il primo, per esaltare gli adolescenti, sosteneva “ci siamo sollevati per voi giovani, per salutarvi in piedi nel momento del commiato” anche l’attuale premier ha copiato questo saluto tel quel nel discorso di chiusura della convention di Atreju senza mai spendere, da madre e cristiana quale si vanta di essere, una parola di affetto materno e di pietà cristiana per i bambini mutilati o uccisi a migliaia a Gaza.

I lettori farebbero bene a riflettere e a domandarsi con sincerità se condividano fino in fondo gli atteggiamenti e la politica della Giorgia nazionalpopolare, Se la risposta fosse positiva sarebbe inutile nasconderlo: sono frutti della stessa radice.

Torquato Cardilli
29 dicembre 2024

6 commenti:

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  2. MariaLuisa Continella29 dicembre 2024 alle ore 09:26

    È scandalosa... ma in che mondo viviamo? Cosa si aspetta a farla fuori? Mi vergogno di essere italiana!

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  3. Con una differenza, il primo ha vissuto in un periodo in cui queste cose erano normali ed aveva una solida istruzione.
    La seconda vive in un periodo in cui la libertà è un diritto e lei la nega ed è molto ignorante!!
    Mi chiedo perché non la mandiamo a casa subito sta distruggendo l’Italia e gli italiani!!!

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  4. A proposito di Giorgia Meloni ecc. ecc.https://www.facebook.com/share/p/Not3GiXfEBSf42M2/

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  5. Che vergogna. Come Italiano la provo .

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  6. A sinistra della foto di copertina un uomo malato a destra un uomo vestito da donna.

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