Prima di addentrarci nei dettagli della ragnatela di conoscenze e contatti di cui si sono serviti gli autori “dei furti di notizie e dati riservati”, conviene avere un’idea della gigantesca piramide di Cheope che dovrebbe tutelare la sicurezza fisica ed informatica dei cittadini, cioè i cosiddetti Servizi Segreti, già protagonisti in passato di gravi scandali, di depistaggi su rapporti con la criminalità e con il terrorismo, di manifestazioni di dubbia fedeltà agli interessi nazionali ed alla Repubblica (fatti per lo più coperti dal segreto di Stato), tanto che nell’immaginario collettivo si è parlato con un eufemismo pietoso di “servizi deviati”.
Al vertice supremo della piramide della sicurezza c’è il Presidente del Consiglio (o l’autorità da questi delegata) che ha il potere di imporre il Segreto di Stato su qualsiasi atto che a suo giudizio possa compromettere la sicurezza nazionale e internazionale del paese (impedimento che però non può essere eccepito su atti all’esame della Corte costituzionale). Al Presidente del Consiglio è affidata l’alta direzione e la responsabilità generale della politica dell’informazione per la sicurezza, nell’interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni democratiche.
Direttamente dal Presidente del Consiglio dipendono perciò l’organizzazione e la struttura dei servizi segreti con a capo il DIS (Dipartimento informazioni e sicurezza) diretto da una ex ambasciatore, gratificata di questo titolo senza averne mai esercitato le funzioni all’estero. Il DIS controlla e coordina l’attività di due Agenzie, ciascuna con centinaia di addetti: l’AISI (Agenzia informazioni servizi interni) nota in passato come SISDE, e l’AISE (Agenzia informazioni servizi esteri) nota in passato come SISMI.
Cosa fa l’Aisi? Vigila sulla sicurezza interna della Repubblica, sulla protezione degli interessi politici, militari, economici, scientifici e industriali e opera contro ogni forma di attività criminale, terroristica e in funzione di contrasto allo spionaggio.
Cosa fa l’Aise? Si occupa di informazioni sulla difesa, l’indipendenza, l’integrità, la sicurezza della Repubblica, con attività di controspionaggio all’estero e acquisizione di dati su materiali tecnologici, informatici e nucleari.
C’è poi il CISR (Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica), Organo governativo che comprende oltre al Presidente del Consiglio i Ministri degli Esteri, dell’Interno, della Difesa, della Giustizia, dell’Economia e delle Finanze, delle Imprese, dell’Ambiente, dell’Agricoltura, delle Infrastrutture, dell’Università e della Ricerca più il direttore generale del DIS con funzioni di segretario. In sostanza è un Mini Consiglio dei Ministri, sfrondato della pletora dei ministri senza portafoglio, e di quelli della Salute, del Lavoro, dell’Istruzione, della Cultura e del Turismo.
A tutto questo mastodontico apparato si aggiunge l’ACN (Autorità per la cyber sicurezza nazionale) istituita appositamente a tutela degli interessi nazionali nel campo della cyber sicurezza. I suoi compiti sono di prevenzione dagli attacchi informatici e di protezione dei dati, del software, dell’hardware e di tutto ciò che vuol dire sicurezza in ambito informatico, anche ai fini della tutela della sicurezza nazionale nello spazio cibernetico, e di assicurare il coordinamento tra i soggetti pubblici coinvolti nella materia.
Infine c’è il COPASIR (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) organo in cui sono rappresentati tutti i partiti. Al cittadino comune riesce incomprensibile come con questo mastodontico apparato di migliaia di persone (inclusi i servizi speciali dei Carabinieri, della Guardia di finanza e della Polizia postale) possa accadere che per anni le banche dati sensibili dello Stato con informazioni private di decine di migliaia di persone possano essere state impunemente violate da società specializzate nell’utilizzo illecito di dati, attraverso accessi fraudolenti o addirittura con l’inoculazione di trojan nei telefoni da controllare, mentre il Governo si occupa ogni giorno di come ridurre e ostacolare l’attività investigativa della Magistratura.
Tutti gli strali sono stati appuntati sulla società, indicata come fabbrica di dossier, Equalize il cui socio di maggioranza è nientemeno che il presidente della Fondazione Fiera di Milano, Pazzali, che vanta amicizie in alto loco (da la Russa, a Ronzulli, a Santanchè) e gode della stima del presidente della
regione Lombardia Fontana e del Sindaco di Milano Sala, che hanno benedetto la sua elezione a quella carica.
Gli atti d’inchiesta, finora resi noti da giornalisti specializzati nello scoprire scandali politici e di costume, danno l’idea di una vera e propria trama descritta in un’informativa dei Carabinieri risalente all’ottobre 2022, (il Governo Meloni era appena nato), che riferiva indagini condotte molto prima, quando a Palazzo Chigi c’era Draghi.
Su 86 pagine del rapporto, ben 41 sono coperte da “omissis” perché contenenti nomi, fatti, circostanze che si desidera non far sapere al pubblico, anche se qua e là compaiono annotazioni sul fatto che funzionari della Presidenza del Consiglio – come riferisce il Fatto – si siano recati presso gli Uffici di Equalize. A fare cosa?
In queste indagini compare anche con un ruolo operativo di rilievo il super poliziotto in pensione Gallo che – secondo le stesse fonti - usa un telefonino criptato con tecnologia israeliana, per connettersi con alcuni agenti dei nostri Servizi segreti. Non si ha notizia di provvedimenti restrittivi della libertà dei personaggi coinvolti nelle intrusioni nelle banche dati e nelle intercettazioni telefoniche abusive, e questo fa temere che all’orizzonte possa comparire l’ombra nera del Segreto di Stato che metterà sulla vicenda una pietra tombale, dopo aver sacrificato qualche pedina di quart’ordine.
Ma c’è almeno da sperare che ora, dopo la dimostrazione di permeabilità delle banche dati, il Ministro delle Finanze abbia la lucidità e la forza di ordinare la comparazione di tutte le banche dati di cui dispone lo Stato (anagrafe elettorale, codice fiscale, dichiarazione dei redditi, anagrafe scolastica, anagrafe del servizio sanitario, anagrafe del pubblico registro automobilistico, anagrafe delle assicurazioni), per scovare a tamburo battente gli evasori e recuperare quell’ottantina di miliardi che sfuggono al fisco e che equivalgono al totale degli interessi sul debito pubblico che l’Italia paga ogni anno.
Se non lo fa, vuol dire che non vuole farlo per non danneggiare chi lo sostiene. E quegli italiani che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo (lavoratori dipendenti, salariati, pensionati) sapranno chi ringraziare.
Torquato Cardilli
6 novembre 2024
Anche con la calcolatrice che figura!... e la sanità in grandissima sofferenza. In pratica i nostri medici ed infermieri scappano ed importano dall'India personale ... follia pura
RispondiEliminaAmbasciatore, questa volta Le faccio I miei complimenti! La Sua è una "lectio magistralis !". Mi permetta questa massima popolare: "chi sa sa!"
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