venerdì 5 luglio 2024

NUOVA DIPLOMAZIA E VECCHIO SERVILISMO

di TorquatoCardilli - Vorrei sgombrare subito il campo da possibili equivoci su ipotesi di immotivate preferenze o antipatie personali. I leader politici vanno approvati o criticati in modo laico, senza il paraocchi dell'ideologia, della militanza cieca, o della creduloneria delle promesse elettorali, ma solo sul metro della utilità per il paese della loro effettiva azione e dell’obbedienza al dovere di assicurare il bene della propria collettività.
La politica estera è il settore più delicato dell’attività di governo per le conseguenze sul futuro della nazione: scelte sbagliate possono compromettere il welfare, la vita, l’economia non solo della generazione presente, ma anche di quella futura. E quando in politica estera si arriva al bivio pace o guerra vuol dire che si sono perse le coordinate della saggezza, e della correttezza costituzionale perché quel bivio dovrebbe essere evitato a tutti i costi e restare fermi sul sentiero della pace.

Come noto l’art.11 della nostra legge suprema, detta Costituzione, stabilisce in modo inequivocabile, che l’Italia ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali. Questo verbo “ripudia” va ben oltre la mera declaratoria del pacifismo. Ripudiare è un verbo definitivo che non ammette interpretazioni, né cedimenti, né attenuazioni, né scappatoie. L’Italia può solo esercitare l’autodifesa per respingere attacchi esterni, diretti e riconoscibili, contro la propria integrità territoriale, contro la propria sicurezza o quella degli alleati, secondo gli obblighi derivanti dall’appartenenza al trattato della Nato, ma non quella di paesi terzi estranei ad ogni alleanza.

Non ho né preferenza, né simpatia per il capo di Hamas, per Netanyahu, per Putin, per Zelenski, per Erdogan, per Orban, per Meloni, per Von der Leyen, per Stoltenberg, per Macron, per Sholz, per Biden, pur meritevole di pietà; per questo esprimo un parere esclusivamente sulla base dei fatti e dei comportamenti. Le giaculatorie sterili di condanna, ripetute ad ogni occasione, contro gli atti di terrorismo, contro i crimini di guerra ascrivibili a questo o quel capo di governo, lasciano il tempo che trovano, se non sono seguite da scelte politiche coerenti con i valori di cui ci si proclama depositari.

Certo il capo di Hamas e la sua cerchia criminale dirigente, Netanyahu e il suo Gabinetto di guerra pronto allo sterminio e a qualsiasi violazione del diritto, Putin aggressore e Zelenski aggredito sono direttamente responsabili della barbarie moderna.

La morte di centinaia di migliaia di soldati, di decine di migliaia di civili, la creazione di una generazione di mutilati, le stragi di bambini, i crimini di guerra, le distruzioni di infrastrutture e di abitazioni, l’inquinamento ambientale da esplosivi e sostanze altamente cancerogene, in barba ad ogni accordo sull’ambiente, i dolori e le atroci sofferenze inflitte ai civili meritano sdegno ed esecrazione contro chi non ha mai indicato una via d’uscita dal gorgo dei massacri che investono il nostro continente e il Medio Oriente.

Quel che è peggio è l’ipocrita politica di acquiescenza di un’Europa, culla della civiltà ormai al tramonto, restia a prendere alcuna iniziativa diplomatica, interessata al suo essere servile nei confronti di chi al riparo di migliaia di chilometri detta le regole di ingaggio. Anzi, ciascuno si impegna in una sordida gara di rifiuto di ascolto degli appelli del Papa e di esaltazione nell’incitamento alla continuazione degli eccidi, curandosi solo della crescita del fatturato dell’industria delle armi e delle fonti energetiche.

I benpensanti (partiti, stampa, tv) sostengono ogni giorno che, quando si fa parte di un’alleanza, bisogna stare ai patti, cioè, stare sull’attenti di fronte al capo dell’alleanza stessa e ove possibile di mostrare zelo nel provare di essere più allineati degli altri.

Scambiare l’alleanza per servilismo è un errore esiziale che si riflette sull’intero paese, sulla sua rispettabilità, sulle scelte economiche e sociali, sull’avvenire dei figli..

Due paesi considerati al limite delle violazioni dei principi democratici, l’uno membro dell’Unione Europea (e dal primo luglio suo presidente di turno) e l’altro membro della Nato, hanno dimostrato di preferire lo strumento diplomatico a quello muscolare di chi tifa dalle retrovie per la guerra.

L’Ungheria, che ha rifiutato l’applicazione integrale delle sanzioni varate ciclicamente a pacchetto dall’UE contro la Russia, si è fatta alfiere dell’approccio diplomatico. Il suo primo ministro Orban, nel giorno stesso in cui ha assunto la presidenza europea, si è recato a Kiev per prospettare a Zelenski i vantaggi di un cessate il fuoco e le ancor più tragiche conseguenze di una continuazione della guerra senza fine, mentre sullo sfondo appare sempre più probabile il crollo psicofisico e politico di Biden la cui amministrazione non esiterà ad abbandonare i suoi alleati come già accaduto con l’esercito siriano ribelle anti Assad che si è fatto massacrare a vuoto, con i curdi unici resistenti eroici contro l’Isis, con gli afghani illusi per 20 anni di poter sconfiggere i talebani.

Ma il tentativo diplomatico va fatto verso entrambi i contendenti e Orban farà un analogo passo a Mosca, ritagliandosi un ruolo del tutto inedito.

Da parte sua la Turchia di Erdogan non ha avuto esitazioni nel respingere un allineamento pedissequo e sterile alle decisioni cervellotiche di Stoltenberg, privilegiando da subito il metodo diplomatico con le trattative di pace di due anni fa, fermate all’ultimo minuto dalle pressioni truffaldine su Zelenski da parte della Gran Bretagna e degli Usa ossessionati dal piano di mettere in ginocchio la Russia. Per loro, la morte di alcune centinaia di migliaia di ucraini era considerata con estremo cinismo funzionale alla visione geostrategica di egemonia nel mondo.

Mentre Regno Unito, Francia e Stati Uniti, stanno per disegnare con le urne un nuovo quadro politico che avrà riflessi internazionali non trascurabili, a noi non resta che esprimere il rammarico per aver assistito allo spreco di un’occasione che non si ripresenterà più.

L’Italia, presidente di turno del G7 non ha avanzato nessuna iniziativa diplomatica (salvo la bufala del pano Mattei) sia per l‘Ucraina (Meloni è andata anzi a Kiev non a perorare la pace, ma a spingere per la guerra firmando una intesa di cooperazione militare) sia per Gaza (Meloni pilatescamente si è astenuta all’ONU sulle risoluzioni che chiedevano l’immediato cessate il fuoco e l’ingresso degli aiuti umanitari; ha votato per la sospensione degli aiuti all’UNRWA, ha negato il proprio voto all’Assemblea generale che chiedeva a larga maggioranza il riconoscimento dello Stato di Palestina).

Cosa ci resta di quell’evento, al di là delle dichiarazioni dei “laudatores” di maggioranza, che ogni sera tempestano i cervelli degli italiani con elogi sperticati sulla recuperata credibilità internazionale? Molto poco.

La festa è finita e i baci e gli abbracci scambiati con finta affabilità o con evidente inospitale freddezza, non ci creeranno nessun vantaggio. Agli italiani, oltre al compito da inservienti di pulire le briciole lasciate sui tavoli dai grandi, resteranno le abituali gaffe di ministri e sottosegretari inadeguati, incapaci quando non inquisiti, il conto salato delle spese da pagare, e lo stupore per l’ampliamento a dismisura del guardaroba della premier, improvvisamente uscita dalla ordinarietà popolaresca, mentre tutti i problemi interni resteranno irrisolti.

Torquato Cardilli
05 luglio 2024

3 commenti:

  1. Questi sono gli allori mietuti dalla nostra presidente del consiglio! Ben diversi da quelli conseguiti alcuni anni fa!
    Non agli Italiani, ma ad alcuni di essi che infangano il decoro della Nazione tutta.

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  2. Una cosa soltanto, egregio compilatore di questo articolo. Netanyahu e il suo gabinetto di guerra non hanno alcun piano di sterminio contro i palestinesi. Hanno il piano di distruggere Hamas. Se Israele volesse sterminare i palestinesi, gli basterebbero 48 ore. Invece guarda questa cosa qui:

    ⭕️ 3 cittadini israeliani sono stati arrestati con l'accusa di "omicidio" di un terrorista delle forze Nukba di Hamas il 7 ottobre

    In seguito alla riduzione dell'ordine di divieto di pubblicazione, si comunica che la polizia israeliana sta indagando su un caso in cui sono stati arrestati 3 civili sospettati di essere coinvolti nel furto di munizioni e di aver causato la morte di un palestinese (un terrorista di Hamas) come parte degli eventi del 7 ottobre.

    Ti è chiaro come si fa in una democrazia? Dall'altra parte chi uccide un ebreo viene premiato e considerato un eroe. Perciò smettiamola con le balle continue del genocidio che NON ESISTE

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    1. Credo di aver argomentato a sufficienza la differenza tra diplomazia e servilismo e stigmatizzato con chiarezza che il governo italiano non lavora per la pace.
      Da tutto il ragionamento lei estrapola la mia affermazione “Netanyahu e il suo Gabinetto di guerra pronto allo sterminio e a qualsiasi violazione del diritto “ per modificarne arbitrariamente il senso con la frase “Netanyahu e il suo gabinetto di guerra non hanno alcun piano di sterminio contro i palestinesi. Hanno il piano di distruggere Hamas. Se Israele volesse sterminare i palestinesi, gli basterebbero 48 ore”.
      Così dimostra apertamente di parteggiare per la guerra senza fine.
      Un conto è difendere politicamente Israele e il suo diritto ad esistere come stato nelle frontiere assegnate dall’ONU, altra cosa è fare una difesa d’ufficio della politica criminale di quel governo che ha violato tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite (sullo status internazionale di Gerusalemme, sul ritiro dai territori occupati dal 1967, sulla riammissione dei profughi, sul divieto di colonizzazione continua di territori arabi, ecc.
      Il governo Netanyahu pur di distruggere Hamas (organizzazione creata per contrastare l'OLP, non ci riuscirà perché per ogni aderente ad Hamas ucciso ne nasceranno altri 10 pronti a prenderne il posto) ha già sterminato 40.000 cittadini di Gaza, ne ha affamato più di un milione obbligandoli ad una vita di stenti, di carestia, di assedio vietato dal diritto internazionale, di profughi da un campo all’altro, bombardandoli anche in zone cosiddette protette, distruggendo tutte le abitazioni, gli ospedali, le scuole, moschee, chiese, uffici delle Nazioni Unite e delle Ong umanitarie con la morte di oltre 200 operatori e giornalisti, ecc.
      Le ricorda nulla la ferocia di Erode che pur di sopprimere Gesù in fasce ordinò la strage degli innocenti?
      Del resto, perché la Corte Internazionale Penale ha imputato Netanyahu di crimini di guerra?
      Netanyahu non sta difendendo Israele, ma solo se stesso, condannando il suo paese ad una guerra permanente e a dover fronteggiare nel mondo manifestazioni di dissenso che finiscono per sfociare in antisemitismo. Questa piaga della società che dura da oltre 2 mila anni si può curare e guarire solo con atti di pace

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