Quelli buoni, bravi ed innocenti per istituzione.
Per esempio, stante la doverosa ed imprescindibile approvazione nel 1947 da parte dell'ONU, del piano di partizione della Palestina che prevedeva la costituzione di uno Stato ebraico e di uno arabo, nei fatti, il primo è stato creato, mentre il secondo mai e questo, non certo per colpe dei palestinesi.
Infatti, bisognerebbe prendere coscienza, che è proprio da quell'impedimento politico e strategico imposto inizialmente dagli Usa e poi sul quale la politica dei governi israeliani di destra estrema, ha generato le condizioni successive, che hanno inevitabilmente portato al 7 Ottobre, che è cominciato veramente tutto.
Ciò che però non viene raccontato, né proposto, anzi accuratamente evitato come tema di discussione, è che i terroristi di Hamas (senza dubbio indirizzati dal Mossad) non hanno affatto attaccato il territorio sovrano israeliano, ma la zona dove colpevolmente il governo israeliano avevano insediato dei propri "coloni".
Ciò per evitare che qualcuno si ponesse la domanda: "Perchè quegli israeliani in quei territori si chiamavano coloni?
La risposta sarebbe stata inevitabilmente quella corretta: I coloni sono persone che occupano delle case e terre che non sono proprie, ovvero di nessuno o di altri, in questo caso erano dei palestinesi in un territorio dichiarato dall’ONU Stato della Palestina, “colonizzandole” su invito-concessione del proprio governo, che li aveva sottratti impadronendosene militarmente.
Nei fatti, i terroristi di Hamas, hanno attaccato i coloni che avevano preso possesso impropriamente delle terre dei palestinesi, richiudendoli poi nella stretta prigione a cielo aperto della Striscia di Gaza.
Ora cinicamente si potrebbe dire che è stato Hamas ad difendere il territorio palestinese dall'attacco-furto israeliano. Dato che quello lo era a pieno titolo, questo ragionamento non farebbe nessuna grinza.
Il fatto, è che però, Hamas, da gruppo terroristico qual è, ha attaccato i coloni con le armi in maniera crudele ed inumana, ma doveva sapere, che una cosa sarebbe stata cacciare i coloni israeliani dalle terre del popolo palestinese, ben altra macchiarsi di efferati crimini che hanno commesso e che la reazione non poteva che essere quella che è arrivata dopo. Dura, cruenta, spietata e senza alcuno scrupolo e distinzione per uomini, donne e bambini.
Ma questo, certamente lo sapeva anche il contestatissimo governo israeliano di Netanyahu, quando secondo le fonti dei principali giornali nazionali di Tel Aviv, finanziava proprio quei terroristi di Hamas e che prima del 7 Ottobre, aveva già preso impegni con l'amministrazione dello Stato egiziano e stanziato milioni di dollari, per costruire un campo profughi in Egitto, che avrebbe dovuto accogliere proprio i palestinesi cacciati poi anche dalla Striscia.
Dunque, qualche domanda sorge spontanea: Perché lui e i suoi falchi hanno voluto demolire gli accordi di Oslo tra Rabin ed Arafat, che avevano raggiunto per la pace tra le parti con i “due Stati due Territori,” secondo quanto già aveva stabilito l’ONU?Perché hanno via via sottratto case e terre ai palestinesi, impossessandosene ed occupandoli con dei propri coloni, in violazione alle continue risoluzioni dell’ONU, che ne chiedeva l’immediato ritiro? Perché Netanyahu con il suo governo avrebbe poi finanziato dei terroristi di Hamas ben sapendo che gli si sarebbero potuti rivoltare contro?
Perché avrebbe fatto costruire un campo profughi in Egitto per i palestinesi ancora prima del 7 Ottobre? Ma soprattutto, perché non ha fatto assolutamente nulla per impedire quell’attacco ai suoi coloni, dal momento, che non poteva non sapere che sarebbe avvenuto come e quando?
Già, perché per chi non fosse a corrente, il governo israeliano, dopo aver rinchiuso i palestinesi nella Striscia di Gaza, dalla quale nessuno entrava o usciva senza autorizzazione attraverso gli accessi controllati dai soldati israeliani. Ne controllava anche le risorse alimentari, i servizi a cominciare dall’energia elettrica, acqua, impianti, sanità e teneva anche registri sulle nascite e morte degli abitanti. Dunque, come poteva non sapere che in quella striscia entravano armi, terroristi, provenienti dai paesi vicini e il servizio segreto israeliano, uno dei più efficienti al mondo, che vi si progettava un attentato?
Ma nel mondo, i tg, giornali e commentatori eterodiretti da capaci manovratori, sono invece impegnati a raccontare stupidamente una guerra di religione tra mussulmani contro ebrei, che allo stato, ha ottenuto l’unico risultato di seminare un antisemitismo dilagante negli stolti incapaci di pensare e capirne le reali cause.
Giovanni Caianiello
08 Luglio 2024
IL FALSO PROBLEMA DEI COLONI
RispondiEliminaUno dei mantra più diffusi e falsi inerenti al conflitto tra arabi e Israele è quello relativo ai così detti “coloni”. Non c’è articolo, intervista o libro favorevole o contrario ad Israele che non li citi a sproposito. Ormai l’opinione pubblica è talmente condizionata che li vede come uno “ostacolo alla pace”, anzi come l’unico ostacolo alla pace.
La conseguenza politica di questa visione delle cose è diventata la criminalizzazione della presenza ebraica in Giudea e Samaria a prescindere dalla storia e dal diritto internazionale. Ciò ha portato la UE e gli USA a intraprendere una agenda politica discriminatoria nei confronti degli abitanti ebrei di quei luoghi e dello stesso Stato di Israele, trattato in maniera del tutto opposta rispetto ai casi di vera occupazione in giro per il mondo.
La UE applica nei confronti di Israele dei criteri che sono opposti a quelli applicati in tutti i casi di occupazione reale. Infatti, nel caso di occupazione del Sahara Occidentale operato dal Marocco, non solo i coloni marocchini non sono considerati un “ostacolo alla pace” ma per i prodotti di provenienza dal Sahara Occidentale occupato si applicano delle tariffe agevolate di importazione (e non sono “marchiati” come quelli israeliani). Lo stesso discorso vale per il caso di Cipro Nord, occupato dalla Turchia: nessuna presa di posizione politica della UE nei confronti dei coloni turchi o della Turchia che occupa un terzo della superficie di un paese membro della UE. Anzi, in questo caso la UE finanzia le colonie turche a Cipro. Perfino la Corte Europea dei Diritti Umani si è espressa contro le istanze presentate dai greco-ciprioti: nessun “diritto al ritorno” al massimo una compensazione economica per le proprietà occupate dai turchi. Analogamente sono stati trattati i casi di occupazione della Cambogia (da parte del Vietnam), di Timor Est (da parte dell’Indonesia): in nessun caso è mai stato chiesto dalla UE, dagli USA o dall’ONU l’allontanamento dei coloni delle potenza occupante dal territorio occupato. Questa non regola è richiesta unicamente a Israele che, per giunta, non occupa nessun territorio che non sia legittimamente suo sotto il profilo del diritto internazionale. Perché nessuno – neanche tra gli amici di Israele – mette in evidenza questo doppio standard della comunità internazionale, anziché, fare da cassa di risonanza della propaganda politica antiebraica?
Un’altra considerazione deve essere messa debitamente in evidenza, ed è quella relativa all’eradicazione “dell’ostacolo alla pace”. Anche in questo caso la comunità internazionale ha superato se stessa: Israele dovrebbe cimentarsi in un’operazione di pulizia etnica nei confronti della sua popolazione ebraica che vive in Giudea, Samaria e nella propria capitale perché solo così ci sarà “la pace”. Ma, viene da chiedersi, come mai nel caso di Timor Est o della Cambogia si è arrivati alla “pace” senza che un solo colono indonesiano o vietnamita sia stato allontanato dalla sua casa? Perché la comunità internazionale non obbliga i turchi o i marocchini a fare pulizia etnica dei propri cittadini per arrivare alla “pace” a Cipro o nel Sahara Occidentale? Anzi, in questi casi, afferma che non rappresentano affatto un ostacolo alla “pace”. Perché?
(segue)
La storia annovera innumerevoli casi di dispute territoriali tra i popoli. Mi soffermerò, come esempio, solamente, su una in particolare: quella relativa alla popolazione tedesca dell’Europa dell’est.
RispondiEliminaAlla fine della Seconda guerra mondiale fu deciso dalle Potenze vincitrici (USA, URSS e Gran Bretagna) con un accordo internazionale (Potsdam agosto 1945), che tutta la popolazione tedesca (circa 14 milioni di persone), che viveva in Polonia, Cecoslovacchia, Paesi baltici, Ungheria, Romania e URSS, dovesse essere allontanata “in maniera coercitiva” – così è scritto nell’accordo internazionale – perché ritenuta pericolosa per la pace. In pratica la comunità internazionale decise che i civili tedeschi che vivevano, in questi Stati, in molti casi da quasi mille anni, dovessero essere espulsi dalle loro case attraverso la più grande operazione pianificata di pulizia etnica della storia. Questo, non fu il primo caso di trasferimento coatto di popolazione civile, ammesso dal diritto internazionale, ma, fu senza dubbio il più massiccio. La motivazione era chiara: i tedeschi erano stati i responsabili di numerose guerre di aggressione nei confronti degli Stati vicini e la presenza di abitanti di lingua tedesca in numerosi Stati era vista come una minaccia alla pace e potenzialmente come un pretesto per future aggressioni. Ora, nel mondo capovolto di oggi, si ha la pretesa che Israele debba fare opera di pulizia etnica di una parte della propria popolazione in una porzione di territorio sulla quale ha piena legittimità, nonostante sia Israele lo Stato più volte aggredito dagli arabi (e non il contrario) e per giunta sempre vittorioso: cioè esattamente il contrario di quanto fatto con i tedeschi dopo il 1945. Si tratta, come è evidente, di un ribaltamento della logica: è come se, alla Germania sconfitta, fossero state date parti di Polonia, Cecoslovacchia e Paesi baltici, dalle quali fosse stato richiesto agli abitanti polacchi, cechi, ecc. di andarsene e, nel contempo, alle locali autorità fosse stato richiesto di compiere l’opera di pulizia etnica. Tutto ciò segue un filo logico? Si, quello della “terra in cambio di pace” o “dei due popoli per due Stati” che vale unicamente per Israele.
Purtroppo si leggono libri e si sentono opinionisti – “amici di Israele” – che avvalorano questa tesi priva di ogni contenuto storico, morale e di buon senso; infatti, non è mai applicata, come esposto, in nessun altro contesto.
Israele e Palestina “Due Stati Due Territori”: è un problema che si trascina dal 1947 con una serie di risoluzioni disattese. Oggi ho una sola certezza: la mia generazione non vedrà mai la nascita di uno “Stato Indipendente Palestinese”, il classico Stato formato dai tre elementi costitutivi: il territorio, il popolo e un apparato che esercita in modo stabile il potere politico. Uno Stato, quello palestinese, che nessuno ha mai voluto, in primis quello israeliano. Le violenze e le violazioni dei diritti umani compiute nel processo israeliano di colonizzare, che dura ancora oggi, dimostrano la ostilità del Governo di Tel Aviv ad una nascita dello Stato Palestinese. In meno di 10 anni i coloni da 5 mila sono diventati 55 mila, 136 mila negli anni 90 e oggi sono più di 630 mila. Malgrado le tante condanne, che ne hanno esplicitamente riconosciuto l’illegalità, nulla è cambiato. Siamo arrivati alle atrocità dei terroristi di Hamas contro 1200 inermi israeliani. La reazione da mirata si è trasformata in un genocidio e in una distruzione territoriale che non ha risparmiato nemmeno gli ospedali. I fatti sono noti a tutti e a nulla valgono le proteste di piazza pro o contro quando si commettono crimini contro l’umanità. Un grazie e un complimento a Giovanni Caianello per questo articolo equilibrato.
RispondiElimina“Il mondo è un posto pericoloso, non a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare nulla.”
( Albert Einstein)