Ma sono certo che la mia generazione nata a valle della II guerra mondiale che tanti lutti e macerie ha provocato agli italiani avrà avuto curiosità nel verificare se quanto udito nel tempo fosse rappresentato coerentemente.
Nel discorso del “bagnasciuga” Mussolini ( Giugno del 43) con la sua solita ottimistica sicumera tranquillizzava tutti affermando che l’eventuale sbarco alleato si sarebbe spento direttamente sulle spiagge, ma quando il 10 luglio l’invasione del suolo patrio (Gela) avveniva con l'imponenza inimmaginabile delle armate del Gen. Patton e Montgomery, a Roma si ebbe la percezione che la Guerra poteva considerarsi definitivamente persa.
A questo punto Dino Grandi, noto per essere stato un abile arrampicatore sociale, ma "primus inter pares" nel Gran Consiglio del fascismo, riflette che con la disfatta egli avrebbe perso i privilegi acquisiti. Quindi briga per convincere altri colleghi affinché si convochi il Consiglio e si voti un suo OdG ove si chiede a Mussolini di farsi da parte per consegnare al Re il comando unico dell’Esercito. Il Duce convoca l’organismo e Grandi riceve 19 consensi su 28, con ciò decretando la fine del Fascismo. Nove dei presenti voteranno contro ribadendo la loro cieca e assoluta fiducia in Mussolini. Era domenica 25 Luglio 1943. Il giorno dopo Dino Grandi fugge in Brasile. Lo sceneggiato televisivo termina. Il Re fa imprigionare il Duce e incarica Badoglio di formare un governo di transizione democratica.
L’8 settembre la famiglia reale scappa nottetempo da Roma diretta a Pescara e poi a Brindisi. Si costituisce la repubblica fantoccio di Salò. Tutto terminerà il 28 Aprile con la cattura di Mussolini, la sua morte e il suo cadavere esposto al ludibrio della folla in P.zza Loreto a Milano. Una considerazione.
Tra i nove “fascistissimi” molti defungono nel loro letto: Carlo Scorza muore nel 1988, Galbiati nel 1982, Frattari nel 1976, Polverelli nel 1960, Suardo nel 1947, Biggini nel novembre del 1945 (tumore), Tringali Casanuova il 30/10/1943 (infarto). Alcune pratiche che riguardano grossi nomi, come “criminali di guerra”, tra amnistie e ragion di stato, vengono insabbiate, ( vedi i casi del Responsabile dell’OVRA che ritornerà in servizio della Repubblica e del Comandante in capo del raffazzonato esercito repubblichino¸ il famigerato Gen. Graziani, noto per la zelante attività normalizzatrice in Libia e in Etiopia, ma disattento sui rastrellamenti nella RSI.
Mia moglie ed io abbiamo visto, su RaiPlay, la serie tv “La Storia” diretta da Francesca Archibugi tratta dall’omonimo romanzo di Elsa Morante. Ida Ramundo è una maestra elementare vedova. Per paura delle conseguenze delle leggi raziali nasconde le proprie origini ebraiche. Purtroppo il suo è un destino tragico: la fame, gli stenti e la morte dei suoi figli la fanno impazzire. Lei, se fosse rimasta lucida di mente, non avrebbe perdonato nessun gerarca fascista e tutti quelli che hanno voltato la faccia dall’altra parte, Questo il vero senso del “Giorno della Memoria”. Liliana Segre ricorda che “Il pericolo dell’oblio c’è sempre”.
RispondiEliminaLa storia è scritta dai vincitori ma, nello specifico del nostro dopoguerra, è stata scritta dai vinti su suggerimento dei vincitori. Così non si rimarca mai che l'Italia fu sconfitta e da sconfitta si affiancò ai vincitori in qualità di "co-belligerante" e non di "alleato" - visto che il re responsabile del conflitto era ancora il capo di stato - che le avrebbe riservato un diverso trattamento al tavolo della pace. Questa capriola strategica evitò lo stato di occupazione riservato a tedeschi, giapponesi, rumeni, bulgari, ucraini ... da parte dei vincitori, ma determinò una ricostituzione di Stato a sovranità limitata nel senso che fu legata al blocco occidentale. Esigenza, peraltro, ineluttabile visto che l'Italia era divisa dalla cortina di ferro dalla sola Jugoslavia, peraltro di stampo comunista.
RispondiEliminaOvviamente, lo Stato per funzionare aveva bisogno di uomini che ne conoscessero i meccanismi burocratici e ciò spiega le amnistie e ragion di stato, insabbiamenti e le conseguenti riabilitazioni di cui l'autore cita una delle più sconcertanti "del Responsabile dell’OVRA che ritornerà in servizio della Repubblica". Purtroppo la schiera di coloro che avevano servito il fascismo fu assi nutrita e gradita ai vincitori il cui timore più grosso era il Comunismo soprattutto dove c'era il Partito Comunista più consistente del blocco occidentale.
Questo va tenuto presente quando si analizza il passato e il fatto che, senza soluzione di continuità, si sia arrivati alla situazione attuale: un Paese dove chi governa e chi sta all'opposizione sostanzialmente recita un ruolo in un contesto che assicuri una sostanziale incolumità sotto il largo ombrello della Politica del Buonismo