di Torquato Cardilli - Credo che il Ministro degli esteri Tajani, con un cursus scolastico classico di tutto rispetto, che ha respirato latino e greco in famiglia, sia stato mal consigliato o abbia avuto un’improvvisa amnesia, dimenticando il significato della parola asilo, che ha un’origine precisa dal verbo greco “silaon” = catturare, preceduto dall’alfa privativo per cui ha il significato opposto: "che non si può catturare".
Dunque l’asilo è un'antica nozione giuridica prevista sin dalla legge mosaica consistente nell’offerta di protezione dalla vendetta personale dei familiari della vittima con una sola eccezione di non applicabilità ai delitti perpetrati con l’inganno.
I romani ne copiarono l’applicazione pratica e con il termine asylum indicarono, fin dai tempi della prima repubblica, il luogo che avrebbe garantito accoglienza e protezione anche a uno schiavo fuggitivo o a un prigioniero di guerra evaso.
La storia è piena di casi di asilo concesso a personaggi perseguitati in tutti i campi delle scienze umane, politiche e religiose da Edipo a Ovidio, da Maometto a Dante, da Calvino a Grozio, da Chopin a Wagner, da Hugo a Kossuth, da Garibaldi a Mazzini, da Lenin a Trotzky, da Einstein a Freud, da Bartok a Chagall ecc.
C’è poi un tipo particolare di asilo, che non ha nulla a che vedere con lo status di rifugiato, definito asilo extra territoriale o diplomatico che si realizza quando un individuo perseguito e ricercato si rifugia fisicamente in un’Ambasciata straniera che lo accoglie a volte spontaneamente, altre solo per ragioni politiche o umanitarie.
L’Ambasciata nel diritto internazionale è riconosciuta come entità extraterritoriale inviolabile. Per questo l’asilo diplomatico non è un diritto dell’individuo, ma è una facoltà di concessione insita nella piena libertà dello Stato di bandiera dell’Ambasciata e delle sue pertinenze contro cui lo Stato ospitante non può agire.
Il diritto internazionale fissa però alcune condizionalità obbligatorie e cioè che chi beneficia di asilo diplomatico deve astenersi dallo svolgere, durante la sua permanenza nell’Ambasciata straniera, qualsiasi attività di carattere politico e deve lasciare la sede diplomatica ospitante quando questa ne decida l’espulsione o quando ottenga dalle autorità locali un salvacondotto al fine di raggiungere la frontiera per l’espatrio.
Dunque l’asilo diplomatico esiste, è ben radicato nel diritto e nella coscienza internazionale.
Nell’ultimo secolo vi sono stati casi clamorosi di asilo diplomatico a partire da quello del Cardinale ungherese Jozsef Mindszenty, simbolo della lotta per la libertà religiosa prima contro l'oppressione del nazismo e poi del regime comunista che lo imprigionò e condannò all’ergastolo. Fu liberato dopo otto anni durante le proteste popolari del 1956, prima che i sovietici riprendessero il controllo della piazza, e si rifugiò nell'Ambasciata degli Stati Uniti a Budapest, dove restò per 15 anni. Solo nel 1971 il governo ungherese permise a Mindszenty di lasciare il paese per trovare asilo prima in Vaticano e poi in Austria.
In America c’è stato il caso di Manuel Noriega, presidente e dittatore di Panama, alleato della CIA, salvo poi doverne subire l’aperta ostilità con le accuse di traffico di droga e riciclaggio. Gli Stati Uniti invasero Panama alla fine del 1989 e Noriega che era ricercato si rifugiò nella Nunziatura apostolica. Lì fu alloggiato in una stanza senza telefono o tv, né aria condizionata. L'edificio fu circondato dai soldati americani che non potendo entrarvi attuarono ogni sistema di tortura psicologia per provocarne la resa con musica rock diffusa ad altissimo volume 24 ore al giorno, rombo di motori di mezzi militari, fuoco e fumo da un campo vicino appositamente incendiato. Noriega si arrese dopo dieci giorni. Uscì a gennaio del 1990 e fu arrestato.
Un altro personaggio storico è stato Eric Honecker, già arrestato dai nazisti e condannato a dieci anni di carcere, poi liberato nel 1945 dai sovietici. Nel 1961 fu tra i principali organizzatori della costruzione del muro di Berlino. Godendo dell’amicizia e protezione di Breznev, divenne capo del partito comunista della Germania est con il potere dell’assoluto controllo sulla polizia segreta Stasi fino alla caduta del muro.
Dopo la riunificazione della Germania, la magistratura tedesca istruì un processo contro di lui, accusato di essere stato il responsabile della morte di qualche centinaio di tedeschi che avevano cercato di fuggire in Occidente. Per evitare il processo Honecker scappò a Mosca, ma dopo la dissoluzione dell'URSS si rifugiò nell'Ambasciata del Cile. Vi rimase dal dicembre del 1991 al luglio del 1992, quando dopo molte pressioni di estradizione tedesche, fu scortato fuori dall'Ambasciata da forze di sicurezza russe e consegnato alla Germania. Honecker era ammalato di cancro al fegato. Il suo processo fu sospeso quasi subito per ragioni di salute e Honcker morì l’anno dopo durante il trattamento sanitario in Cile.
Il caso più clamoroso, ancora irrisolto è quello di Julian Assange, blogger australiano, fondatore di Wikileaks, destinato a rimanere impresso a lungo nella coscienza sociale dell’Occidente. Ricercato dalla polizia svedese con l’accusa di molestie sessuali contro attiviste svedesi, mentre si trovava a Londra nel 2019 fu arrestato sulla base di un mandato di cattura dell’Interpol. Incarcerato dopo una decina di giorni ottenne gli arresti domiciliari dietro cauzione di 250.000 euro. Cadute le accuse di stupro arrivò la richiesta di estradizione da parte degli Stari Uniti per rivelazione di documenti segreti sui crimini di guerra commessi dagli americani. La prospettiva era un processo che si sarebbe concluso con la condanna certa a 175 anni di carcere.
Contro la richiesta di estradizione degli Stati Uniti si pronunciarono sia il Consiglio d’Europa sia le Nazioni Unite, ma Assange temendo seriamente di finire in un carcere tipo Guantanamo si rifugiò nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra, chiedendo ed ottenendo l'asilo diplomatico, ove è rimasto per 10 anni senza poter uscire, guardato a vista 24 ore su 24 dalla polizia.
Dopo tutto questo tempo il presidente dell’Ecuador non seppe più opporsi alla richiesta americana e revocò l’asilo ad Assange che fu costretto a lasciare l’immobile dell’Ambasciata. Quindi fu immediatamente arrestato e rinchiuso in un carcere inglese in attesa che la magistratura decidesse sull’estradizione verso gli Stati Uniti.
E veniamo all’Italia anch’essa più volte protagonista della concessione di asilo diplomatico.
Tanto in Cile, sotto la dittatura di Pinochet, quanto in Argentina sotto quella di Videla le nostre Ambasciate a Santiago e a Buenos Aires furono luoghi sacri di asilo diplomatico per quanti riuscivano ad entrarvi e sottrarsi alle persecuzioni dei militari aguzzini.
Furono quelle pagine gloriose per il coraggio dei nostri diplomatici e per la fermezza del Governo di Roma che seppe resistere a pressioni e minacce, mettendo in salvo e al sicuro, con l’espatrio, centinaia di inermi cittadini che non avevano il passaporto italiano, ma ai quali furono concessi documenti falsi attestanti una presunta discendenza italiana, sul modello Perlasca in Ungheria durante la II guerra mondiale.
Infine va ricordata la vicenda dei 6 fratelli Popa cui fu concesso per cinque anni (dal 1985 al 1990) l’asilo diplomatico dalla nostra Ambasciata a Tirana per sfuggire all’arresto da parte della polizia politica comunista.
L’asilo cessò quando (da pochi mesi era caduto il muto di Berlino e il regime comunista aveva le ore contate) al termine di una trattativa diplomatica le autorità albanesi rilasciarono un salvacondotto per consentire l’espatrio dei fratelli Popa verso l’Italia con un velivolo della nostra aeronautica militare.
Chi ha avuto la pazienza di leggere fino a questo punto si chiederà il perché di questa ricostruzione storica ed elencazione dei casi più clamorosi di asilo diplomatico.
Semplice.
Per manifestare il dissenso più esplicito verso le affermazioni fatte dal monarchico Tajani, divenuto Ministro della Repubblica e vice Presidente del Consiglio. C’è da compatire la sua afflizione per non aver potuto partecipare, insieme ai cascami delle teste coronate, alle esequie del principe Emanuele, più volte arrestato, che gli ha giocato lo scherzo della perdita di controllo. Riferendo in Parlamento sul caso della nostra concittadina Salis, detenuta in Ungheria da un anno in attesa di processo in condizioni offensive per la dignità umana, le ha chiuso in faccia la porta dell’Ambasciata con sette mandate. Ha avuto l’impudenza di dire che l’Ambasciata italiana a Budapest non è adatta per gli arresti domiciliari, perché non è una casa privata, perché è un luogo ove sono custoditi documenti riservati, dove c’è un ufficio cifra, dove deve essere garantita la sicurezza dello Stato, dove non possono circolare persone che aprono i cassetti, dove per ospitare un estraneo sarebbe necessario lavori di rafforzamento della struttura e dei carabinieri di sorveglianza, E i precedenti non hanno insegnato nulla?
Sembra incredibile che il Ministro degli Esteri infili una tale sequela di sciocchezze, pronunciate in un crescendo di toni stile Meloni, senza sapere che tutte le Ambasciate hanno gli uffici sensibili protetti da porte blindate, invalicabili persino a parte del personale della cancelleria, che l’Ufficio cifra con macchine cifranti crypto è un ricordo del passato perché tutto oggi avviene elettronicamente, che le porte blindate interne si possono aprire solo con combinazione, che ci sono negli uffici dell’Ambasciatore e dei collaboratori robuste casseforti e armadi blindati per la custodia di documenti sensibili, che ci sono spazi in cui può circolare solo chi è in possesso del nullaosta di sicurezza Nato ecc.
Dunque anziché valutare il pericolo per l’incolumità della Salis, oggetto di una campagna minacciosa di stile fascista, Tajani arriva all’assurdo accampando preoccupazioni per la sicurezza dello Stato. Quale sarebbe il pericolo dell'asilo concesso non ad uno straniero ma a un nostro concittadino?
C’è anche un non detto del Ministro che è ancora più grave.
Non una parola sul perché per un anno il Ministero degli Esteri non abbia risposto alle richieste di aiuto dei genitori della Salis tenuta “incommunicado” per oltre 6 mesi, sul perché l’Ambasciata sia stata incapace di ottenere da subito l'autorizzazione alle visite consolari, un trattamento di favore tra paesi alleati, il rispetto del diritto internazionale per la consegna di generi di conforto, su quali siano state le istruzioni date al nostro Ambasciatore e i di lui rapporti sulla situazione.
Torquato Cardilli
11 febbraio 2024
La cosa più interessante di Tajani è la "J" nel suo cognome
RispondiEliminaPer me Tajani ha il naso perennemente rosso da ubriacone 🤣
RispondiEliminaTutti laureati questi politici... ma in cosa???... non sanno mai cosa fare e dire poi scaricano la colpa sui governi precedenti... bah.... nelle prossime elezioni mi candido!
RispondiEliminaQuesto è un ministro vergognoso.
RispondiEliminaLa stessa persona che dice ancora: noi siamo amici di Israele. venduti tutti dalla Schlein alla Meloni, non se ne salva uno.
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