di Torquato Cardilli - Anche quest’anno, come in passato, al World Economic Forum di Davos (Svizzera) nel format tipo forum Ambrosetti di Cernobbio, si sono riuniti tutti i burattinai della finanza, dell’industria, insieme alle immancabili comparse della politica italiana e internazionale, dell’ONU, delle varie Agenzie, del FMI, dell’UE e della BCE.
Tra nuvole di fumosità sul progresso a portata di mano sono state sciorinate le solite banalità sui destini del pianeta, sul nucleare, sul clima, sulla pace, mentre nei fatti tutti vogliono e finanziano le guerre.
Sono state ignorate, a dispetto delle apparenze, la considerazione dei crimini di guerra, la fame e la povertà nel mondo, la rovina della natura causata dalle politiche di ossessiva e sfrenata ricerca dello sfruttamento di risorse umane e materiali.
Anziché impegnarsi tutti oggi per la salvaguardia dell’ambiente, questo compito, per non rinunciare ai fossili e al carbone, è stato demandato alla generazione di domani e oltre.
L’Italia vi ha partecipato per sentire il polso dei magnati dell’economia, per tastare i banchieri, per misurare la cupidigia degli investitori stranieri, per captare i piani geostrategici dei politici internazionali. Quindi, con il cappello in mano, ha cercato di vendere loro il nostro debito promettendo privatizzazioni e mettendo all’asta pezzi pregiati della nostra industria di eccellenza o delle infrastrutture strategiche del paese come Eni, Poste, Ferrovie.
Il nostro debito a 13 cifre è ora di 2 mila miliardi 849 milioni di euro (a fine 2022 era di 2.762 miliardi e a giugno 2024 sarà, con questo trend, di 2.960); cresce costantemente in modo inarrestabile alla media di 333 milioni al giorno, cioè di 87 miliardi all’anno
In quel club di affaristi e speculatori è svanita la sicumera di cui Meloni fa sfoggio in casa ad ogni passo ed intervento, ed è toccato all’umile Giorgetti il compito della questua per raccogliere l’1% del Pil, cioè una ventina di miliardi (pari al deficit della finanziaria 2024 fatta a debito) mettendo sul piatto quote, dal 10 al 20%, delle sue partecipate, sulla base dello slogan “vendere per incassare”. Calcolo da bocciatura al primo anno di ragioneria. Come si fa ad immaginare di tenere i conti in ordine se incasso una tantum 20 e perdo ogni anno 87?
I cittadini, che debbono far quadrare le entrate con le uscite ogni giorno, conoscono bene questa regola del depauperamento da indigenza che non fa altro che peggiorare la situazione.
Se sei bisognoso di denari per sopravvivere e non vuoi ritrovarti i creditori alla porta, commetti una sciocchezza nel vendere un qualcosa di prezioso che hai e che ogni anno ti da i suoi dividendi. Ti stai semplicemente impoverendo di più illudendoti di spostare in avanti il momento dell’ora fatale. L’anno successivo avrai finito i soldi incassati, non avrai più quel bene, ti mancheranno i suoi dividendi che saranno versati a chi ha comprato le tue quote e dovrai fare un altro buco nella cintura.
Invece il Governo, che ha assunto dal 1 gennaio la presidenza del G7, si comporta come il nobile decaduto che pur strozzato dai debiti non rinuncia alla pretesa di stare alla pari con gli altri anche se la sua marsina ha le toppe.
Non avendo negli anni a venire più ori né argenteria di famiglia da dare in pegno al monte di pietà internazionale, seppellendo l’orgoglio patriottico, continuerà a cedere nuovi consistenti pezzi della sovranità nazionale per ubbidire ancora di più, sul modello terrificante sperimentato dalla Grecia, a quei poteri che invece dovevano essere contrastati come da programma elettorale e a chinare il capo di fronte alle imposizioni atlantiste e militaresche.
Capito patriota Meloni?
Il patriottismo si misura non solo nelle parate di cartone, nelle dichiarazioni altisonanti di aver ricollocato l’Italia al centro della scena internazionale (questa poi è un’iperbole storica), nell’aggrapparsi alla partecipazione alla spedizione navale nel Mar Rosso, nel fare un’eccellente figura quale padrone di casa nella presidenza del G7, ma anche nella strenua difesa dei diritti dei cittadini italiani troppo spesso calpestati all’estero.
Il caso di Daniele Franceschi, il giovane carpentiere di Viareggio morto 14 anni fa in circostanze non chiare nel carcere di Grasse (Francia) o quello di Giulio Regeni, studente ricercatore, massacrato sotto tortura dagli agenti di sicurezza egiziani otto anni fa per reati non commessi, sono stati consegnati alla storia come prova dell’ignavia del nostro Governo del tempo (Berlusconi il primo e Renzi il secondo) incapace di ottenere giustizia, ma pronto a farsi prendere in giro dalla democratica Francia o dal dispotico Egitto.
Tra i tanti casi di prigionieri del silenzio, tuttora in carcere all’estero, su cui le nostre autorità politiche preferiscono glissare, vanno citati almeno quelli di due cittadini detenuti nelle galere di due paesi nostri alleati, che fanno orecchie da mercante, calpestando i diritti umani.
In Florida, in un carcere di massima sicurezza, si trova Chico Forti, ex produttore televisivo condannato nel 2000 all’ergastolo senza condizionale, da una Corte prevenuta (ricordate Sacco e Vanzetti?) per frode con circonvenzione di incapace per l’acquisto di una struttura alberghiera e di concorso in omicidio. Forti ha sempre dichiarato la falsità delle testimonianze a suo carico e di essere vittima di un errore giudiziario.
È stata fatta richiesta inutilmente di usufruire dei benefici previsti dalla Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo), per il trasferimento in Italia per scontarvi la pena, come prevede la Convenzione di Strasburgo del 1983. Il Governatore della Florida De Santis si è mostrato irremovibile per cui occorrerebbe un provvedimento di clemenza.
E qui siamo ai due pesi e due misure. Non si capisce perché i nostri Presidenti della Repubblica, Presidenti del Consiglio, Ministri degli Esteri in centinaia di contatti personali in 20 anni con gli omologhi americani, siano stati incapaci di pretendere tra alleati corretti il provvedimento di grazia presidenziale, e si siano sempre accontentati di frasi di circostanza e della solita pacca sulla spalla. Al contrario il nostro Presidente della Repubblica è scattato sull’attenti più d'una volta di fronte alla richiesta di concedere la grazia a vari cittadini americani condannati da tribunali italiani con sentenza passata in giudicato addirittura per reati contro il nostro Stato (ricordate il rapimento a Milano di Abu Omar da parte di agenti della CIA?).
C’è poi il caso di Ilaria Salis, italiana di 39 anni, accusata di aver aggredito, assieme ad altri manifestanti a febbraio 2023, due neonazisti che commemoravano in piazza a Budapest i caduti delle SS e della Wermacht. Arrestata con l’accusa di aggressione e lesioni a un militante nazista, dimesso dall’ospedale subito dopo con una prognosi di 5-8 giorni (quelli che normalmente vengono prescritti per una scalfittura) è stata trasferita in galera senza poter contare sull’assistenza legale.
Da allora Salis si trova in un carcere ungherese di massima sicurezza in condizioni di degrado e di sporcizia “disumane”, per 6 mesi tenuta “incommunicado” senza contatti con i familiari e con l’Ambasciata italiana, senza poter ricevere visite o generi di conforto, umiliata nella persona, in attesa di giudizio con l’orribile prospettiva di una pena massima di 24 anni.
La famiglia ha chiesto più volte alla premier Meloni di intervenire presso il suo amico Orban, primo ministro ungherese, che presto assumerà la presidenza europea, ma non ha avuto risposte.
Questo è il paese di chi si richiama a ogni piè sospinto al patriottismo, ma che alla prova dei fatti non sa farsi valere.
Torquato Cardilli
26 gennaio 2024
Patrioti di scherzi a parte, patrioti delle lobby!!!
RispondiEliminaMa di quali patrioti parli, Meloni, ma lo hai mai visto un vero patriota, tu sei solo cranio vuoto e lingua che sguazza in bocca, ai già fatto più danni tu che 10 terremoti.
RispondiEliminaUn governo che ha la maggioranza nel Parlamento e la minoranza nel Paese, con la propaganda e le bugie, vorrebbe nascondere la realtà negativa che pesa sulla maggioranza dei cittadini. Vorrebbe mettere il bavaglio ai giornali che denunciano la situazione. Stiamo attraversando un brutto periodo!
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