di Torquato Cardilli - Ancora una volta la saggezza del filosofo, che ha la meglio sul politico, è pronta a soccorrerci per insegnarci che i precetti della filosofia portano alla virtù, superando i falsi valori che ingannano. Ce lo rammenta l’attualissimo brano di Seneca oggetto della traduzione dal latino negli esami di maturità (cercare il favore della folla non porta alla felicità, ma alla rovina).
Di questo severo monito chi comanda sembra non tenere conto.
La spaventosa guerra tra Russia e Ucraina, viene raccontata come se si trattasse di un video game e invece è tragicamente feroce e brutale contro gli uomini e contro la natura.
Da sedici mesi, ogni giorno, i mezzi di informazione danno conto del numero dei missili sparati (miliardi in fumo), dei droni abbattuti, dei palazzi sventrati, delle vittime innocenti, dei profughi, delle atroci sofferenze dei soldati e della popolazione civile, delle infrastrutture distrutte, dell’interruzione dei servizi essenziali, degli armamenti resi inservibili, del tremendo inquinamento non riassorbibile.
Da una parte e dall’altra una sistematica opera di disinformazione ingigantisce i successi e minimizza le perdite, ma i belligeranti hanno lo stesso obiettivo: la vittoria totale e la sconfitta del nemico escludendo il negoziato se non a guerra conclusa per sfinimento.
Il che equivale a dire che stanno avvicinandosi con assoluta incoscienza al baratro della catastrofe quando uno dei due fosse con le spalle al muro.
Le autorità esterne al campo di battaglia, dal canto loro, anziché tentare ogni via di negoziato diplomatico, fanno passi avanti nel fomentare l’escalation con un crescendo di sanzioni, dichiarazioni bellicose e stanziamenti sempre più consistenti in miliardi di euro, sottratti agli investimenti e alle provvidenze, per nuove e più sofisticate armi di aumentata potenza distruttiva, destinate a Kiev per finire in cumuli di ferro vecchio.
I più esaltati sono proprio i vertici politici di Paesi e Organizzazioni che stando a distanza di sicurezza (Usa, Nato, Regno Unito, UE, Parlamento europeo) essendosi resi conto del fallimento delle ottimistiche previsioni date per sicure l’anno scorso di mettere la Russa in ginocchio in poco tempo, debbono ricorrere a minacce, denunce, propositi di far continuare la guerra degli altri per molti tempo, fino alla vittoria che consisterebbe nel ritiro totale russo da tutti i territori contesi inclusa la Crimea.
Saldamente schierati dietro gli Stati Uniti e il braccio armato dell’Alleanza atlantica, gli europei ripetono stancamente la condanna di Putin con la richiesta di un processo da parte di un tribunale internazionale, tipo Norimberga, contro il capo del Cremlino e i suoi gerarchi, militari e politici.
E per tenere l’opinione pubblica dalla loro parte nei cosiddetti programmi di informazione politica si avvitano in un cortocircuito senza senso ripetendo lo stucchevole ritornello del paese aggredito e del paese aggressore, come se questa ovvietà non fosse la costante di tutte le guerre, come insegna la storia e ripete, da oltre mezzo secolo, il Medio Oriente.
Non dicono che il negoziato impostato un anno fa, e bloccato all’ultimo minuto, avrebbe risparmiato la morte di 300 mila persone, danni per 500 miliardi di euro, inquinamento ambientale che durerà almeno una generazione e danni collaterali a tanti paesi che dipendono dai rifornimenti dall’Ucraina.
Nessuno dei potenti della terra (tranne il Papa) parla seriamente di pace e degli sforzi che sono necessari per raggiungerla, della necessità di trovare un compromesso per fermare la carneficina.
Anche i non belligeranti (ma sotto sotto attivi) gonfiano il petto e fanno sfoggio di atlantismo, arrivando al punto di decidere di sacrificare i fondi del PNRR per la fabbricazione di nuovi ordigni di morte.
Chi ci governa continua imperterrito a fare finta di niente ignorando che il baratro della catastrofe atomica è sempre più vicino, che sulla Terra ci sono miliardi di persone in povertà, che paesi come la Cina o l’India, le cosiddette fabbriche del mondo, hanno insieme la metà della popolazione umana e che gli altri giganti come l’Africa o l’America Latina, sono alle prese con titanici problemi esistenziali.
Tutti costoro si guardano bene dal seguire ciecamente ciò che viene deciso da un ristretto gruppo di politici che parlano solo tra di loro.
La tecnologia ci fa vedere da vicino le atrocità commesse su soldati arresi e sui civili, gli atti irresponsabili di sabotaggio in un’escalation della follia che nessuno avrebbe immaginato: la distruzione dei due gasdotti del nord stream (valore 25 miliardi), l’abbattimento della diga di Kakhovka (costo 5 miliardi e conseguenze inestimabili), i danni alla centrale atomica di Zaporizhzhia, i sabotaggi dei depositi di carburante e delle centrali elettriche, la distruzione del ponte della Crimea, i massacri per espugnare l’acciaieria di Azovstal e poi la città martire di Bakhmut.
L’Europa non schierata (Svizzera, Santa Sede, Austria) dovrebbe cercare di praticare il dialogo con la Russia per far capire chiaramente che la prosecuzione del conflitto sarà dannosa per tutti e approfondirà il fossato della lacerazione dei rapporti che sarà difficilissimo riempire se non con decenni di pazienti e progressivi negoziati.
Dovrebbe con urgenza farsi promotrice di quella iniziativa diplomatica, finora assente, per convincere le parti che in questa sfida mortale nessuno prevarrà sull’altro e che la sola opzione negoziale può consentire la cessazione del conflitto. Del resto Putin è uno zar nudo, come ha dimostrato il colpo infertogli da Prigozhin. L’hanno capito subito tutte le Cancellerie andate in fibrillazione, preoccupatissime che un momento prima di cadere il capo del Cremlino avrebbe potuto innescare il colpo fatale della roulette russa.
Torquato Cardilli
25 Giugno 2023
Il re o lo zar è meno nudo di quanto immagina, attenzione a non cadere nel tranello di un ex KGB......!.
RispondiEliminaChe la situazione sia a rischio non c'è dubbio. R sembra ci sia un impazzimento generale inspiegabile. Come una roulette russa!
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