A nove giorni dal disastro, migliaia di chilometri quadrati sono ancora allagati da acqua stagnante e infetta che ha distrutto tutto e che se non eliminata immediatamente potrà generare malattie. C’è bisogno della mobilitazione di tutte le idrovore d’Italia, dei genieri dell’esercito con i loro mezzi, di esperti che facciano quanto necessario per eliminare subito l’acqua e il fango invece del pellegrinaggio in elicottero da parte della presidente von der Leyen, accompagnata dalla premier lacrimevole, come se si trattasse di un giro turistico.
I cittadini delle zone alluvionate sono in preda alla disperazione per aver perso tutto (casa, mobilio, beni, animali di allevamento ecc.) e non si capacitano di come l’Italia e l’Europa siano state così prontamente generose nell’inviare miliardi di aiuti e armi ad un paese che non è neppure nostro alleato e così lente nell’alleviare il dolore di migliaia di italiani senza casa, ridotti alla miseria da cavernicoli dell’età delle palafitte.
Protezione civile, volontari, vigili del fuoco, carabinieri, polizia, guardia di finanza, croce rossa hanno fatto quanto potevano per salvare le persone da morte certa e portare soccorso in generi di sopravvivenza, ma dopo 48 ore ci sarebbe stato bisogno di interventi operativi degni di un paese membro del G7.
La magnitudine del disastro in Emilia-Romagna è tale (più di 100 comuni coinvolti, 36 mila evacuati, 50 mila posti di lavoro a rischio, 600 strade interrotte, 5 mila imprese agricole spazzate via) che occorre si tracci una linea di confine dalla quale non si possa tornare indietro di un millimetro: nessun centimetro quadrato di nuovo consumo di suolo in tutta l’Italia, un programma quinquennale per risanare tutto il comparto idrogeologico con uno stanziamento extra di almeno 50 miliardi attraverso un prestito di solidarietà senza interessi ma con sconto del 3% sulle tasse dirette.
Non occorrerà nessuna autorizzazione dalla UE o da altri: salvare il paese è un dovere nazionale.
Il cataclisma, tipo diluvio universale, era preannunciato e largamente prevedibile al contrario di quanto si sono affrettati a dire i vari politici con le mani in pasta in affari, rivolti solo a conservare il potere, che hanno sciorinato banalità del tipo alluvione eccezionale, precipitazioni mai viste in un secolo, nessuno poteva prevedere il diluvio che ha inghiottito tutto anche pezzi di montagna franati, ponti crollati in una devastazione totale.
Per la Bibbia Noè fu ispirato da Dio nel prepararsi al diluvio universale, ma anche l’Italia ha avuto numerosissimi avvertimenti della natura che sono rimasti inascoltati.
I politici nazionali e locali per anni hanno fatto spallucce a questi moniti, interessati semmai all’opera di ricostruzione dopo ogni disastro perché porta voti rispetto alla prevenzione che significa limitazione severa alla libertà di fare scempio del territorio, senza condoni che invece continuano da Nord a Sud.
A beneficio di chi ne avesse mancato la lettura o addirittura ne avesse dimenticato il contenuto, ricordo due articoli che ho scritto 9 anni fa e che sono tuttora attualissimi nel denunciare a voce alta l’incuria, l’incompetenza, l’arrogante cinismo di chi è al potere, lo spreco di risorse senza provvedere al risanamento idrogeologico mentre la Sanità, la Scuola, i Trasporti sono allo stremo.
Il non utilizzo dei fondi del PNRR sta a dimostrare l’incapacità strutturale dell’amministrazione pubblica nel gestire le risorse finanziarie.
Invece di salvaguardare la natura del nostro paese e migliorare le condizioni delle classi sociali più deboli, la cattiva politica asseconda le varie lobby di potere con piani di spesa folli come il TAV (su cui la Francia avanza ora forti titubanze) il ponte sullo stretto (oggi per fare il percorso in ferrovia da Palermo a Ragusa occorrono più ore che un volo in America), l’acquisto per miliardi di euro dei bombardieri F35, di sommergibili, di portaerei, di guardiacoste regalati alla Libia e alla Tunisia, armi pesanti donate all’Ucraina e non fa nulla di serio per stroncare l’evasione fiscale che secondo l'Istat, supera i 170 miliardi di euro ogni anno. E dicevano che erano pronti!
Torquato Cardilli
26 Maggio 2023
UN PAESE DISSESTATO
(22 Agosto 2014)
Avviso ai lettori: mettete da parte questo articolo e leggetelo tra qualche tempo, al momento opportuno, quando apparirà come cronaca di un disastro annunciato.
***
Siamo a fine estate ed è logico attendersi grandinate e temporali che, da parecchi anni, hanno assunto una virulenza ed una frequenza fuori dell'ordinario, con conseguenze disastrose. Non sono a fare notizia solamente le lamentele degli albergatori per la stagione inclemente, gli inutili cinguettii del premier, le rampogne dell’Europa per la nostra inettitudine furbesca nei conti, le brutalità di guerra in Medio Oriente, o gli sbarchi di disperati mentre la criminalità transnazionale continua indisturbata i suoi affari.
Tv, radio e giornali, di qualsiasi tendenza colore ed editore, oramai ripetono stancamente sempre gli stessi titoli: bomba d’acqua, condizioni meteorologiche impreviste e imprevedibili, caso eccezionale, precipitazioni di tot millimetri in pochissimo tempo e in una zona circoscritta, inondazioni e straripamenti, frane a raffiche, impianti devastati, agricoltura in ginocchio, monumenti che cadono, caos del traffico, sottopassi invasi dall’acqua, ferrovie interrotte, intervento della protezione civile, vigili del fuoco, volontari ecc., tot dispersi, tot salvati, tot miliardi di danni.
Tutti i numeri fanno parte ormai di una stanca ripetitiva ritualità di contabilizzazione delle perdite di vite umane, di porzioni di territorio con le relative attività economiche, di degrado del patrimonio culturale e del prestigio nazionale come se tutto questo fosse un’abituale e ineluttabile tassa da pagare alla natura.
Provvedimenti sbandierati: solidarietà dalle alte cariche dello Stato verso i familiari dei morti e verso gli sfollati che avrebbero dovuto essere garantiti dall’amministrazione della cosa pubblica, se questa fosse stata un’istituzione onesta, accompagnata da qualche striminzito finanziamento annunciato come strumento risolutivo. Tanto per fare scena!
I pochi politici che non arrossiscono di vergogna e che intervengono per commentare, sottolineano la furia imprevista delle avverse condizioni atmosferiche per giustificare la loro partecipazione al rito dello scaricabarile delle responsabilità politiche ed amministrative. Mai un Sindaco o un Presidente di regione che di fronte al disastro si dimetta per non aver provveduto in tempo a segnalare il pericolo o per non averne potuto eliminare le cause perché impedito a farlo da una politica sorda alle esigenze della gente.
In America, per ogni azione c’è sempre un responsabile anche se si tratta di evento atmosferico: se ad un passante capita di scivolare su un marciapiede ghiacciato il primo ad essere citato in giudizio è il proprietario della casa prospiciente.
In Italia, invece, ogni disastro resta sempre senza uno straccio di responsabile umano. La colpa è divina, di Giove pluvio!
La ripetitività ciclica di tali fenomeni è già un fatto talmente accertato e ricorrente che gli amministratori inetti non possono più ripararsi dietro il paravento dell’imprevedibilità. Una frana si può contenere, il fango può essere deviato, gli sbarramenti temporanei e gli argini possono essere monitorati e rinforzati, gli alvei dei torrenti e dei fiumi possono essere controllati e ripuliti, le strade (specialmente quelle cittadine) possono essere tenute sempre in ordine senza intralci di fogliame e spazzatura negli scoli, i ponti possono essere tenuti sotto una costante manutenzione, il territorio può essere reso geologicamente sicuro e protetto, le mura antiche e i ruderi storici possono essere curati: abbiamo tutta la tecnologia necessaria per progettare ed eseguire opere e misure di prevenzione. Allora cos’è che non funziona?
Non funziona la politica che è stata complice del dissesto del territorio: autorizzando e condonando la cementificazione laddove è proibita più che dalla legge dalla logica e dal buon senso, mostrandosi indifferente al degrado continuo del patrimonio culturale del luogo e del paesaggio, partecipando sistematicamente, e con maggiore improntitudine e vigliaccheria, negli ultimi 20-30 anni, al banchetto degli affari imbandito dai costruttori a cui l’interesse pubblico fa venire l’orticaria e che anzi sghignazzano quando sentono la notizia di catastrofi che significano appalti milionari.
Mancano i soldi? No, manca la volontà e l’intelligenza di una classe dirigenziale autoreferenziale, interessata solo al proprio benessere. Se la politica che ha tutti gli strumenti per intervenire fa le leggi che non servono a nulla, o che non possono essere applicate per mancanza dei decreti attuativi, o che restano sulla carta per assenza dei finanziamenti, o che vengono bloccate o bypassate per la resistenza delle lobby e della burocrazia non è colpa di Giove pluvio, ma degli uomini immeritatamente elevati al rango di amministratori pubblici mentre in realtà sono professionisti del nulla, maestri dei distinguo cavillosi, profittatori di prebende, sfruttatori di privilegi, percettori di mazzette.
Anziché baloccarsi con la riforma del Senato in senso autoritario, intestardirsi sull’acquisto dei bombardieri F35, negoziare con un condannato per la riforma della giustizia, chinare il capo di fronte all’imposizione di sanzioni anti Russia, contrarie alla nostra esportazione agricola di eccellenza, lamentarsi a vuoto con Bruxelles per lo sforzo di accoglienza dei disperati, il Governo, che deve fronteggiare una recessione senza limiti, avrebbe fatto bene, e può ancora farlo, ad esercitare nel modo più pressante le sue prerogative di presidenza di turno dell’Unione Europea. Come? Varando un colossale piano di protezione ambientale da almeno 40 miliardi di euro, cioè un programma di recupero dei siti archeologici abbandonati al perenne degrado e di messa in sicurezza del territorio, del paesaggio, dei litorali, dei bacini idrografici e fluviali, con la revoca di abitabilità a tutte le costruzioni, abusive e non, edificate in luoghi insicuri e correlato piano di edilizia popolare. Con quali soldi? L’Europa dovrà essere messa di fronte al fatto compiuto di accettare senza obiezioni di sorta uno sforamento dei conti per la salvezza nazionale, così come al popolo vengono di continuo chiesti sacrifici addizionali in nome di un interesse internazionale.
Abbiamo esperti geologi che da anni predicano al vento, archeologi e restauratori pronti a mettersi al servizio del bene comune per la protezione del patrimonio culturale, dipartimenti universitari che sfornano di continuo studi sui pericoli di disastri causati dall’innesco di eventi naturali, genio militare e della protezione civile che sanno benissimo quali sono i punti critici della tutela del territorio, ma il miracolo italiano consiste nella negazione della fisica galileiana: Eppur nessun si muove!
(Torquato Cardilli)
LA NATURA NON FA CREDITO A UN PAESE DISSESTATO DALLA POLITICA
(12 OTTOBRE 2014)
Cari lettori, ve l'avevo detto di metter da parte il mio articolo del 22 agosto. Ora dopo l'ennesimo disastro di Genova provate a rileggerlo ancora una volta per controllare che era stato un triste e purtroppo facile presagio di una tragedia annunciata che poteva essere fatto da chiunque con un minimo di sale in zucca, senza ricorrere a sfere di cristallo o a lettura di tarocchi.
Quegli arnesi magici occorrerebbero invece per far aprire gli occhi agli italiani, ovunque residenti, da Torino a Caltanissetta, perché caccino a pedate nel sedere tutti questi politici fanfaroni e incapaci a livello nazionale e locale, che ci prendono ogni giorno per i fondelli. In Parlamento hanno un’unica preoccupazione: quella di salvaguardare i loro privilegi, di spremere il popolo, di imbrigliare la giustizia, di arricchire loro stessi e i loro amici
A Genova non c'è stato un terremoto, fenomeno che per certi versi è imprevedibile, ma un'altra volta una tremenda alluvione dopo quella del 2011.
Ancora una volta il fiume Bisagno è uscito dal suo letto per distruggere case, negozi, automobili, reclamare anche un morto e riprendersi quello che l'uomo gli aveva tolto.
Duemila anni fa, sotto i Romani il Bisagno era largo quattro volte di più e profondo il doppio. L'uomo non ha fatto altro che rubargli poco alla volta il suo posto, con operazioni di saccheggio del territorio e di cementificazione selvaggia in cui tutti, costruttori e politici, trovavano il proprio tornaconto. In più come se questo stupro della natura non bastasse si è aggiunta l'inciviltà di quanti hanno costruito laddove non era possibile costruire, hanno buttato nei canali ogni genere di rifiuti (dai sanitari ai pneumatici agli elettrodomestici in disuso) e l'incuria grave di quanti avrebbero dovuto pulire le caditoie e gli scoli.
La natura ogni tanto si vendica e non fa credito. Con violenza si riprende ciò che era suo e lo fa contando sull'ignavia di quelli che governano che sono degli inetti assoluti, degli approfittatori, degli imbroglioni della buona fede popolare.
All'inizio del 2014 le aziende che dovrebbero fare i lavori di sistemazione del fiume hanno scritto al premier Letta, al ministro dell'Ambiente Orlando, al sindaco Doria, al presidente della Regione Burlando, denunciando che senza i lavori (bloccati da diatribe da tribunale amministrativo) si sarebbe ripetuto il disastro del 2011. La denuncia è stata ripetuta al premier Renzi. Nessuno si è mosso.
Non hanno ascoltato nemmeno l'avviso della società meteorologica italiana che due giorni prima aveva avvertito sul notevole rischio di allagamenti e dissesti.
Eppure la Liguria è la terra di quel tal Scajola che ha acquistato a sua insaputa un appartamento con vista Colosseo, ex ministro di FI ed ex ras locale figlio di ras, di quel tal Burlando, presidente di Regione in politica da 30 anni con il PD, pizzicato in autostrada contromano e con il tesserino da parlamentare scaduto, di quella tale Pinotti, attuale ministro della difesa del PD e aspirante al Quirinale, che non ha esitato a volare con un aereo militare per fare ritorno da Roma a Pegli, con la pietosa giustificazione data ad una interrogazione parlamentare che si trattava di volo di addestramento, di quel tal Doria sindaco di Genova che nell'infuriare dell'alluvione se ne stava al teatro, di quel tal prefetto Gabrielli, capo della protezione civile, che ha osato criticare chi contestava l'inettitudine e l'insipienza della protezione civile locale che non ha dato l'allarme, di quella tale funzionaria Trovatore responsabile del centro meteo idrologico della protezione civile ligure che difendeva l'imprevedibilità dell'evento, ma taceva sul fatto che 40 minuti prima della rottura degli argini la sera di venerdì il numero telefonico della protezione civile fosse stato disattivato.
La lista delle responsabilità è lunghissima e il cardinal Bagnasco lo ha denunciato pubblicamente addossando alla macchina statale, cioè agli uomini che la conducono, la colpa di questa imperdonabile inerzia.
Tutte le televisioni hanno mostrato le centinaia di giovani volontari che senza eccepire cavilli sindacali, difficoltà interpretative, ostacoli burocratici, gratuitamente e senza attrezzature ma con arnesi di fortuna, si sono buttati letteralmente nel fango per aiutare quei disgraziati che hanno perso tutto, merce, mobilio, macchinari di lavoro, automobili, abbigliamento, con danni ingentissimi alle case ed alle attività commerciali.
Solo dopo 48 ore si sono visti sul posto arrivare i primi militari del genio. Ma come? Siamo bravissimi a spendere da dieci anni miliardi (ripeto miliardi) di euro in missioni militari in Iraq, Afghanistan, Libano, ecc. a comprare i bombardieri F35 che non ci servono, a regalare armi ai Pesh Merga curdi e a Gibuti tutte cose che appagano l'orgoglio del Ministro della Difesa di turno, a sperperare centinaia di milioni nell'operazione "mare nostrum" tanto per far parlare il Ministro dell'Interno Alfano e non abbiamo la capacità di provvedere entro 6 ore all'emergenza?
Siamo arrivati al rendiconto di 40 anni di inadempienze, di incapacità, di ladrocini, da parte di una classe politica che ha fatto scempio del nostro territorio. Se ne stanno rendendo conto gli italiani?
(Torquato Cardilli)
***
Siamo a fine estate ed è logico attendersi grandinate e temporali che, da parecchi anni, hanno assunto una virulenza ed una frequenza fuori dell'ordinario, con conseguenze disastrose. Non sono a fare notizia solamente le lamentele degli albergatori per la stagione inclemente, gli inutili cinguettii del premier, le rampogne dell’Europa per la nostra inettitudine furbesca nei conti, le brutalità di guerra in Medio Oriente, o gli sbarchi di disperati mentre la criminalità transnazionale continua indisturbata i suoi affari.
Tv, radio e giornali, di qualsiasi tendenza colore ed editore, oramai ripetono stancamente sempre gli stessi titoli: bomba d’acqua, condizioni meteorologiche impreviste e imprevedibili, caso eccezionale, precipitazioni di tot millimetri in pochissimo tempo e in una zona circoscritta, inondazioni e straripamenti, frane a raffiche, impianti devastati, agricoltura in ginocchio, monumenti che cadono, caos del traffico, sottopassi invasi dall’acqua, ferrovie interrotte, intervento della protezione civile, vigili del fuoco, volontari ecc., tot dispersi, tot salvati, tot miliardi di danni.
Tutti i numeri fanno parte ormai di una stanca ripetitiva ritualità di contabilizzazione delle perdite di vite umane, di porzioni di territorio con le relative attività economiche, di degrado del patrimonio culturale e del prestigio nazionale come se tutto questo fosse un’abituale e ineluttabile tassa da pagare alla natura.
Provvedimenti sbandierati: solidarietà dalle alte cariche dello Stato verso i familiari dei morti e verso gli sfollati che avrebbero dovuto essere garantiti dall’amministrazione della cosa pubblica, se questa fosse stata un’istituzione onesta, accompagnata da qualche striminzito finanziamento annunciato come strumento risolutivo. Tanto per fare scena!
I pochi politici che non arrossiscono di vergogna e che intervengono per commentare, sottolineano la furia imprevista delle avverse condizioni atmosferiche per giustificare la loro partecipazione al rito dello scaricabarile delle responsabilità politiche ed amministrative. Mai un Sindaco o un Presidente di regione che di fronte al disastro si dimetta per non aver provveduto in tempo a segnalare il pericolo o per non averne potuto eliminare le cause perché impedito a farlo da una politica sorda alle esigenze della gente.
In America, per ogni azione c’è sempre un responsabile anche se si tratta di evento atmosferico: se ad un passante capita di scivolare su un marciapiede ghiacciato il primo ad essere citato in giudizio è il proprietario della casa prospiciente.
In Italia, invece, ogni disastro resta sempre senza uno straccio di responsabile umano. La colpa è divina, di Giove pluvio!
La ripetitività ciclica di tali fenomeni è già un fatto talmente accertato e ricorrente che gli amministratori inetti non possono più ripararsi dietro il paravento dell’imprevedibilità. Una frana si può contenere, il fango può essere deviato, gli sbarramenti temporanei e gli argini possono essere monitorati e rinforzati, gli alvei dei torrenti e dei fiumi possono essere controllati e ripuliti, le strade (specialmente quelle cittadine) possono essere tenute sempre in ordine senza intralci di fogliame e spazzatura negli scoli, i ponti possono essere tenuti sotto una costante manutenzione, il territorio può essere reso geologicamente sicuro e protetto, le mura antiche e i ruderi storici possono essere curati: abbiamo tutta la tecnologia necessaria per progettare ed eseguire opere e misure di prevenzione. Allora cos’è che non funziona?
Non funziona la politica che è stata complice del dissesto del territorio: autorizzando e condonando la cementificazione laddove è proibita più che dalla legge dalla logica e dal buon senso, mostrandosi indifferente al degrado continuo del patrimonio culturale del luogo e del paesaggio, partecipando sistematicamente, e con maggiore improntitudine e vigliaccheria, negli ultimi 20-30 anni, al banchetto degli affari imbandito dai costruttori a cui l’interesse pubblico fa venire l’orticaria e che anzi sghignazzano quando sentono la notizia di catastrofi che significano appalti milionari.
Mancano i soldi? No, manca la volontà e l’intelligenza di una classe dirigenziale autoreferenziale, interessata solo al proprio benessere. Se la politica che ha tutti gli strumenti per intervenire fa le leggi che non servono a nulla, o che non possono essere applicate per mancanza dei decreti attuativi, o che restano sulla carta per assenza dei finanziamenti, o che vengono bloccate o bypassate per la resistenza delle lobby e della burocrazia non è colpa di Giove pluvio, ma degli uomini immeritatamente elevati al rango di amministratori pubblici mentre in realtà sono professionisti del nulla, maestri dei distinguo cavillosi, profittatori di prebende, sfruttatori di privilegi, percettori di mazzette.
Anziché baloccarsi con la riforma del Senato in senso autoritario, intestardirsi sull’acquisto dei bombardieri F35, negoziare con un condannato per la riforma della giustizia, chinare il capo di fronte all’imposizione di sanzioni anti Russia, contrarie alla nostra esportazione agricola di eccellenza, lamentarsi a vuoto con Bruxelles per lo sforzo di accoglienza dei disperati, il Governo, che deve fronteggiare una recessione senza limiti, avrebbe fatto bene, e può ancora farlo, ad esercitare nel modo più pressante le sue prerogative di presidenza di turno dell’Unione Europea. Come? Varando un colossale piano di protezione ambientale da almeno 40 miliardi di euro, cioè un programma di recupero dei siti archeologici abbandonati al perenne degrado e di messa in sicurezza del territorio, del paesaggio, dei litorali, dei bacini idrografici e fluviali, con la revoca di abitabilità a tutte le costruzioni, abusive e non, edificate in luoghi insicuri e correlato piano di edilizia popolare. Con quali soldi? L’Europa dovrà essere messa di fronte al fatto compiuto di accettare senza obiezioni di sorta uno sforamento dei conti per la salvezza nazionale, così come al popolo vengono di continuo chiesti sacrifici addizionali in nome di un interesse internazionale.
Abbiamo esperti geologi che da anni predicano al vento, archeologi e restauratori pronti a mettersi al servizio del bene comune per la protezione del patrimonio culturale, dipartimenti universitari che sfornano di continuo studi sui pericoli di disastri causati dall’innesco di eventi naturali, genio militare e della protezione civile che sanno benissimo quali sono i punti critici della tutela del territorio, ma il miracolo italiano consiste nella negazione della fisica galileiana: Eppur nessun si muove!
(Torquato Cardilli)
LA NATURA NON FA CREDITO A UN PAESE DISSESTATO DALLA POLITICA
(12 OTTOBRE 2014)
Cari lettori, ve l'avevo detto di metter da parte il mio articolo del 22 agosto. Ora dopo l'ennesimo disastro di Genova provate a rileggerlo ancora una volta per controllare che era stato un triste e purtroppo facile presagio di una tragedia annunciata che poteva essere fatto da chiunque con un minimo di sale in zucca, senza ricorrere a sfere di cristallo o a lettura di tarocchi.
Quegli arnesi magici occorrerebbero invece per far aprire gli occhi agli italiani, ovunque residenti, da Torino a Caltanissetta, perché caccino a pedate nel sedere tutti questi politici fanfaroni e incapaci a livello nazionale e locale, che ci prendono ogni giorno per i fondelli. In Parlamento hanno un’unica preoccupazione: quella di salvaguardare i loro privilegi, di spremere il popolo, di imbrigliare la giustizia, di arricchire loro stessi e i loro amici
A Genova non c'è stato un terremoto, fenomeno che per certi versi è imprevedibile, ma un'altra volta una tremenda alluvione dopo quella del 2011.
Ancora una volta il fiume Bisagno è uscito dal suo letto per distruggere case, negozi, automobili, reclamare anche un morto e riprendersi quello che l'uomo gli aveva tolto.
Duemila anni fa, sotto i Romani il Bisagno era largo quattro volte di più e profondo il doppio. L'uomo non ha fatto altro che rubargli poco alla volta il suo posto, con operazioni di saccheggio del territorio e di cementificazione selvaggia in cui tutti, costruttori e politici, trovavano il proprio tornaconto. In più come se questo stupro della natura non bastasse si è aggiunta l'inciviltà di quanti hanno costruito laddove non era possibile costruire, hanno buttato nei canali ogni genere di rifiuti (dai sanitari ai pneumatici agli elettrodomestici in disuso) e l'incuria grave di quanti avrebbero dovuto pulire le caditoie e gli scoli.
La natura ogni tanto si vendica e non fa credito. Con violenza si riprende ciò che era suo e lo fa contando sull'ignavia di quelli che governano che sono degli inetti assoluti, degli approfittatori, degli imbroglioni della buona fede popolare.
All'inizio del 2014 le aziende che dovrebbero fare i lavori di sistemazione del fiume hanno scritto al premier Letta, al ministro dell'Ambiente Orlando, al sindaco Doria, al presidente della Regione Burlando, denunciando che senza i lavori (bloccati da diatribe da tribunale amministrativo) si sarebbe ripetuto il disastro del 2011. La denuncia è stata ripetuta al premier Renzi. Nessuno si è mosso.
Non hanno ascoltato nemmeno l'avviso della società meteorologica italiana che due giorni prima aveva avvertito sul notevole rischio di allagamenti e dissesti.
Eppure la Liguria è la terra di quel tal Scajola che ha acquistato a sua insaputa un appartamento con vista Colosseo, ex ministro di FI ed ex ras locale figlio di ras, di quel tal Burlando, presidente di Regione in politica da 30 anni con il PD, pizzicato in autostrada contromano e con il tesserino da parlamentare scaduto, di quella tale Pinotti, attuale ministro della difesa del PD e aspirante al Quirinale, che non ha esitato a volare con un aereo militare per fare ritorno da Roma a Pegli, con la pietosa giustificazione data ad una interrogazione parlamentare che si trattava di volo di addestramento, di quel tal Doria sindaco di Genova che nell'infuriare dell'alluvione se ne stava al teatro, di quel tal prefetto Gabrielli, capo della protezione civile, che ha osato criticare chi contestava l'inettitudine e l'insipienza della protezione civile locale che non ha dato l'allarme, di quella tale funzionaria Trovatore responsabile del centro meteo idrologico della protezione civile ligure che difendeva l'imprevedibilità dell'evento, ma taceva sul fatto che 40 minuti prima della rottura degli argini la sera di venerdì il numero telefonico della protezione civile fosse stato disattivato.
La lista delle responsabilità è lunghissima e il cardinal Bagnasco lo ha denunciato pubblicamente addossando alla macchina statale, cioè agli uomini che la conducono, la colpa di questa imperdonabile inerzia.
Tutte le televisioni hanno mostrato le centinaia di giovani volontari che senza eccepire cavilli sindacali, difficoltà interpretative, ostacoli burocratici, gratuitamente e senza attrezzature ma con arnesi di fortuna, si sono buttati letteralmente nel fango per aiutare quei disgraziati che hanno perso tutto, merce, mobilio, macchinari di lavoro, automobili, abbigliamento, con danni ingentissimi alle case ed alle attività commerciali.
Solo dopo 48 ore si sono visti sul posto arrivare i primi militari del genio. Ma come? Siamo bravissimi a spendere da dieci anni miliardi (ripeto miliardi) di euro in missioni militari in Iraq, Afghanistan, Libano, ecc. a comprare i bombardieri F35 che non ci servono, a regalare armi ai Pesh Merga curdi e a Gibuti tutte cose che appagano l'orgoglio del Ministro della Difesa di turno, a sperperare centinaia di milioni nell'operazione "mare nostrum" tanto per far parlare il Ministro dell'Interno Alfano e non abbiamo la capacità di provvedere entro 6 ore all'emergenza?
Siamo arrivati al rendiconto di 40 anni di inadempienze, di incapacità, di ladrocini, da parte di una classe politica che ha fatto scempio del nostro territorio. Se ne stanno rendendo conto gli italiani?
(Torquato Cardilli)
L'album di famiglia ,dovrebbe essere molto più grande, includerei i Presidenti di Consiglio degli ultimi vent'anni .
RispondiEliminaBello ricevere soldi e applausi quando la gente muore!
RispondiEliminaIl problema è che l'hanno votato i cittadini senza riflettere
RispondiEliminaNonostante tutte le mattine prendo la protezione per lo stomaco, non riesco a trattenere il vomito.
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