di Francesco Salvatore - Giorni fa l’amico Giangiuseppe Gattuso mi chiese di scrivere un articolo sulla Meloni. La risposta, immediata e spontanea, fu “no”. Dal silenzio che ne seguì percepii la sua sorpresa che in seguito mi ha stimolato a riflettere sulle motivazioni del rifiuto immediato e poco garbato. Mi sono così fatto un’idea che penso possa essere utile condividere su PoliticaPrima, lo spazio che Giangiuseppe mette a disposizione per chi ha voglia di discutere di Politica.
Parlare di Meloni o altri, ignorando il contesto, equivale a guardare il dito che indica la luna. A meno di non voler durare poco, chi si alterna a governare l’Italia deve recitare senza troppe sbavature un copione già scritto e, in taluni casi, anche rimangiarsi i propri cavalli di battaglia rimettendoci la faccia. Ma anche per la faccia la cosa non è così grave come si potrebbe pensare, visto l’assenza di opinione pubblica o, nel migliore dei casi di opinione pilotata o disattenta.
Il fatto che ci si accanisce a dibattere di tradimenti di principi professati prima di entrare nelle stanze dei bottoni o di gaffes, sgrammaticature o altro che altro non sono che strumenti di distrazioni di massa distrae, appunto, dal vero problema che è il “contesto”.
Contesto è caratterizzato da una serie di vincoli che limitano gli spazi di manovra di chi governa; vincoli che sono evidenti come le istituzioni sovranazionali (come Comunità Europea, Nato, Onu) o transnazionali (come Gruppi intergovernativi G7, G8, G20) di cui si fa parte, ma anche opachi come le conferenze chiuse etichettate come club o Forum (Bilderberg, World Economic Forum) o, peggio, di agenzie (dizione edulcorata che sta per aziende) di rating le più conosciute e influenti delle quali sono la Standard & Poor's, Moody's Investor Service e Fitch Ratings, tutte partecipate da grandi multinazionali anglo-statunitensi.
Si potrebbe proseguire sugli attori che condizionano l’operato di chi governa ma non ne vale la pena, quelli citati e che gli inglesi chiamano stakeholder (soggetti direttamente o indirettamente coinvolti nella gestione) sono più che sufficienti.
A loro si devono i lacci e lacciuoli che impongono politiche o, meglio impediscono quelle non gradite, attraverso vincoli che sono espressione e, al tempo stesso, sentinelle di una logica liberale, esclusivamente basata sul profitto e la crescita. I totem indiscussi messi in campo noti pressoché a tutti sono: Prodotto Interno Lordo (PIL), Debito Pubblico, Rating AAA+ o B, prime rate, indici di borsa MIB, Nikkei, FTSE 100, ecc.. Purtroppo la stragrande maggioranza conosce solo i nomi di questi totem e questo fa gioco perché l’influenza del contesto possa agire indisturbata.
Come recita un detto popolare “l’ignoranza non costa niente ma si paga cara”, infatti se solo ci si ponesse qualche domanda sui contenuti si eviterebbe di sfogarci come un criceto che corre nella ruota senza mai muoversi da dove corre.
Per esempio se si sapesse che il PIL esprime il totale di
quanto viene speso, perciò anche il cancro vi contribuisce, sorgerebbero dubbi sul fatto che possa costituire un indicatore di benessere; oppure sapendo che il debito pubblico mondiale è 2 volte e mezzo il PIL mondiale si smetterebbe di temere lo sforamento del famoso rapporto debito-PIL non soltanto perché, dato il volume globale, il debito mondiale non potrà mai esser ripagato con il PIL ma anche perché, nello specifico della zona euro, il limite massimo del 3% di indebitamento rispetto al PIL del Trattato di Maastricht è un numero arbitrario, senza alcuna giustificazione economica così come è stato dichiarato dal suo proponente Guy Abeille, economista del Ministero francese delle Finanze con il governo Mitterrand.
Ancora i rating di cui tutti temono un “+” o un “–“ o, peggio, una A in meno o la sostituzione della vocale con la consonante B, non sono oracoli come hanno dimostrato le valutazioni ottimistiche degli istituti di credito istituti di credito Bear Stearns, Lehman Brothers e AIG che hanno preceduto il loro fallimento che ha poi determinato la crisi finanziaria del 2007-2013.
In definitiva, chi governa è un attore che deve interpretare un canovaccio rispetto al quale sono tollerate poche e lievi sbavature, pena la caduta e la sostituzione con attori meno “protagonisti”. Gli esempi non mancano ma quello che più manca è la partecipazione popolare alla politica che, con le astensioni oceaniche sono funzionali a rafforzare questo sistema che sempre di più assomiglia a un Truman Show della democrazia.
Quindi, caro Giangiuseppe, ecco il motivo per cui ritengo inutile parlare della Meloni, sarebbe attribuirle un’importanza che né ha né ambisce ad avere. Forse con le vignette viene meglio.
Questa immagine è troppo forte 😂😂😂
RispondiEliminaIo so che, dare pubblicità attraverso i social, sempre per il concetto "parlatene male, purché ne parliate", fa rilevare l'oggetto come di interesse comune. Purtroppo le impostazioni dei social sono queste e a poco valgono le emoticon di vomito o di disprezzo, è sempre un punto a favore. Se e quando sia necessario portare alla luce un argomento, è sempre meglio parlare del governo invece della persona singola.
RispondiEliminaBravo Giangiuseppe. Le vignette con cui hai opportunamente corredato l'articolo descrivono la destra che governa questo paese, meglio di qualunque editoriale.
RispondiEliminaPurtroppo le "vignette" descrivono meglio delle parole la situazione italiana abbiamo riportato il fascismo ..causa l'assenteismo dalle urne
RispondiEliminaChe con un numero di voti minimo quindi di minoranza ...è ora cosa si fa?? Come sempre saranno "i posteri ...a darci la risposta
Sé in un campo cresce la gramigna al posto del grano, qualcuno qualche mea culpa lo dovrebbe pure recitare. Nelle amministrative di questo mese di Maggio il cdx si presenta come coalizione unita, il centro sinistra sparpagliato di questo passo la Meloni potrà aspirare nella riforma costituzionale ad essere il primo presidente a suffragio universale!!!
RispondiEliminaConcordo pienamente con il pensiero di Francesco Salvatore. Ho scritto più di un articolo sulla sudditanza supina dei nostri esecutivi, che salvo qualche anomalia, subito cancellata in corso d'opera, è costantemente costituita da attori recitanti un copione scritto altrove e da ben altri personaggi, dei quali ho anche fatto nomi e cognomi.
RispondiEliminaLa Meloni, dovrebbe essere chiaro a tutti, è solo l'ennesimo ingranaggio inserito ed oleata in una macchina che viaggia in totale direzione opposta agli interessi di questo paese è dei suoi cittadini. Ma non tutti sono disposti a vederlo ed accettarlo. Eppure, basterebbe semplicemente ricordare i suoi strilli preelettorali ed il suo operato da inquilina di Palazzo Chigi per rendersene pienamente conto.
Io non la riconosco qualsiasi ruolo rivesta.
RispondiEliminaIo non sono anonimo, sono Nino Pepe. Non capisco perché Google non mostra il mio account. L'articolo è valido e condivisibile. Dice la verità, e tanto mi basta. Le vignette...per me sono ridicole come sono ridicoli tutti quelli che per tenersi politicamente ancora in vita invocano sempre il fascismo. Peccato che non lo trovano, semplicemente perché non c'è più. E allora se lo inventano con lr vgnette. Chi si contenta gode, chi non si contenta rosica e fa le vignette
RispondiEliminaRisulti anonimo perché non utilizzi il tuo account di google. Me nemmeno usi l'opzione per scrivere tu il tuo nome e cognome. Insomma, proprio una schiappa!
Elimina