Chi ha invece interessi in un bis presidenziale, sostiene che è possibile perché la Costituzione non specifica il contrario. Sappiamo però, che in nessun articolo della Costituzione, i padri costituenti, tra i principi fondamentali, diritti e doveri dei cittadini, ordinamento della Repubblica e disposizioni transitorie e finali, hanno ritenuto di dover specificare eventualità contrarie, deroghe o alternative. Il perché è semplice: La Costituzione va letta e applicata. Elenca i diritti e doveri, senza licenze interpretative di comodo. Come dire, che non scritto non è previsto, né può essere considerato.
Questa logica, del resto, vale anche per tutte le leggi e regolamenti dello Stato, a cominciare dai Codici penali e civili. Per ogni articolo, vengono indicati i comportamenti e norme a cui attenersi rigorosamente e non sono ammesse licenze di sorta. Cioè, vale ciò che è scritto e ciò che non lo è non può essere chiamato in causa.
Nonostante questo, ci sono alcuni giuristi, che hanno ritenuto che potesse essere possibile piegare l’art. 85, come se fosse del tutto distaccato dalla logica di lettura e applicativa dell’intera Carta Costituzionale, cosa che se applicata a tutti gli altri articoli, come dicono esimi giuristi, vivremmo in uno stato di caos totale dal punto di vista ordinamentale, politico e istituzionale e delle leggi che governano lo Stato e la nostra società, perchè varrebbe tutto ed il contrario di tutto.
Ma è proprio piegando l’art. 85, con una interpretazione posta fuori da questa logica Costituzionale, che è stata resa possibile l’elezione di un Giorgio Napolitano bis, il 20 aprile 2013.
E siccome le brutte abitudini in questo paese, hanno una sempre una sola conseguenza: si trasformano prontamente in consuetudine, eccoci servito anche il Mattarella bis.
Di certo la rielezione di Napolitano, aveva già decretata la sconfitta dei partiti e la resa incondizionata della politica, con quella di Mattarella sono arrivati anche i titoli di coda di una indecorosa telenovela, che appare creata ad arte. Favorita da una parte dalle divisioni interne nel centrodestra e nel centro sinistra, ma soprattutto dal veto dei 5Stelle, che sbarrando di fatto la strada per il Quirinale a Mario Draghi, hanno costretto il ricorso allo scenario “B”:
Ritorno di Mattarella al Colle e Draghi premier.
Un finale insomma, sembrato già scritto.
Ma poteva andare peggio… in fondo al Colle è ritornata una persona per bene e soprattutto buona, perché non sa dire mai di no a nessuno, specie a Mario Draghi.
Ma come biasimare chi crede che l’impacchettamento delle masserizie, l’affitto di una abitazione dove andare a stare dopo la fine del mandato, l’assoluta e granitica indisponibilità a restare al Colle annunciata urbi et orbi, siano state solo parte di una sceneggiata bene recitata? Questo non ci è dato saperlo. Ciò che sappiamo invece con certezza, è che l’art. 85 della Costituzione è stato nuovamente violato nella sua logica di lettura, proprio da chi avrebbe dovuto esserne garante e da alcuni giuristi contro altri giuristi, che ne hanno invece invocato il rispetto.
Oggi, dopo mesi di Presidenza sia del premier che del Presidente della Repubblica, sono cambiati molti scenari dal punto di vista politico con il parlamento di fatto esautorato dalle sue prerogative, dal punto di vista economico e internazionale, con altre nuove interpretazioni” e forzature alla Costituzione, che hanno portato a limitazioni delle libertà individuali e persino l’Italia formalmente in guerra contro uno stato europeo, quant’unque la Carta lo vieti espressamente.
Una specie di harakiri sociale, economico per il paese ed ogni singolo cittadino, che ci accompagnerà inevitabilmente per decenni. Sono infatti sempre di più i cittadini che si chiedono quando l’attuale Presidente della Repubblica lascerà quel colle, temendo che abbia intenzione di rimanerci davvero altri sette anni e quando il premier, senza alcun dubbio il meno amato dagli italiani dal dopoguerra ad oggi, lascerà finalmente libera la poltrona di Palazzo Chigi restituendo alle forze politiche l’esercizio della democrazia.
Questo non lo sappiamo, ma ci speriamo. Nel frattempo, siamo sicuri che nelle urne, non dimenticheremo i partiti che hanno permesso tutto questo.
Questo non lo sappiamo, ma ci speriamo. Nel frattempo, siamo sicuri che nelle urne, non dimenticheremo i partiti che hanno permesso tutto questo.
E che dicono i partiti? sembra che anche a loro a fatto comodo o sbaglio! L'Italia va o rotoli stiamo raschiando il fondo del barile e loro cosa fanno....
RispondiEliminaLa Costituzione, nel suo complesso, è “la legge delle leggi”. I suoi principi servono a valutare l’adeguatezza di tutte le leggi. Le leggi ordinarie dovrebbero scaturire dagli articoli della Costituzione. Più che di Costituzione sospesa, è più corretto parlare di Costituzione disattesa, in particolare nei Principi fondamentali e nei Diritti e doveri dei cittadini. L’art. 85 della Costituzione stabilisce la durata del mandato presidenziale. La possibilità di una rielezione, anche immediata, si deduce dal silenzio della Costituzione che in altri casi la vieta espressamente: per i giudici della Corte Costituzionale (art. 135); per i Membri del Consiglio Superiore della Magistratura (art. 104). Mortati affermava che per i freni posti dalla Costituzione alla possibilità dell’affermarsi di una eventuale egemonia del Presidente della Repubblica sono tali che una sua permanenza nella carica attraverso una successiva rielezione non potrà consentirgli l’assunzione di poteri dittatoriali o di porsi al di sopra del sistema. Le rielezioni di Giorgio Napolitano e di Sergio Mattarella hanno sancito una profonda crisi del sistema politico e dei partiti che viene da lontano. Ciò detto, rimane la necessità di attivare il meccanismo costituzionale per vietare un secondo mandato presidenziale. Nel dibattito della Costituente, in commissione, era stata approvata una prima formulazione dell’art. 85: “Il Presidente della Repubblica è eletto per sette anni e non è rieleggibile”. Nel dibattito successivo la previsione di non rieleggibilità è stata eliminata. Comunque, della non immediata rieleggibilità del Presidente della Repubblica si è discusso molto. Nel 1963, con un messaggio alle Camere, Antonio Segni ha cercato di sensibilizzare il Parlamento: “La nostra Costituzione non ha creduto di stabilire il principio della non rieleggibilità del Presidente della Repubblica, ma mi sembra opportuno che tale principio sia introdotto nella Costituzione, essendo il periodo di sette anni sufficiente a garantire una continuità nell’azione dello Stato. La proposta modificazione vale anche ad eliminare qualunque, sia pure ingiusto, sospetto che qualche atto del Capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione. Una volta disposta la non rieleggibilità del Presidente, si potrà anche abrogare la disposizione dell’articolo 88 comma 2 della Costituzione, il quale toglie al Presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del suo mandato. Questa disposizione altera il difficile e delicato equilibrio tra i poteri dello Stato, e può far scattare la sospensione del potere di scioglimento delle Camere in un momento politico tale da determinare gravi effetti. I due punti, che segnalo al Parlamento perché nella sua sovranità li esamini con serenità per una eventuale revisione della Costituzione, mentre non toccano le linee fondamentali di essa, riguardano aspetti d’importanza notevole per lo sviluppo democratico del Paese”. I disegni di legge di modifica costituzionale, che seguirono tale messaggio, non sono stati approvati dal Parlamento. Anche Carlo Azeglio Ciampi, rispondendo alle ipotesi di una sua rielezione, affermava: “Il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”. Poiché l’ho fatta lunga, chiudo con una domanda: “Alle prossime elezioni non dovendo dimenticare ‘i partiti (quasi tutti) che hanno permesso tutto questo’, per chi dovremmo votare?! La risposta è evidente per cui dico NO!!!
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