di Maurizio Alesi - Avete visto le facce dei fuoriusciti dal M5S davanti ai microfoni in occasione delle dichiarazioni sui nuovi capigruppo. Come non leggere nelle loro espressioni tutta la vergogna che sanno di portarsi addosso per la fuga in massa da un movimento, nato per moralizzare la politica e finito tristemente per aver provocato il massimo danno a un’idea di speranza e di cambiamento. I falsi sorrisini di Di Maio mentre parla (del nulla) ai giornalisti ricordano Giuda all’ultima cena. Le sue parole sono un concentrato di sottovuoto spinto prive di senso politico, di progettualità, di prospettive.
Dalla sua bocca escono solo frasi fatte e falsità. Quando il giornalista gli chiede se si sente un voltagabbana Gigino, ansioso di eludere le domande dei giornalisti, si rivolge alla guardia del corpo e chiede serafico: “dov’è la macchina”. Il bilancio dell’esodo è, fin qui, oltre una sessantina di parlamentari dei quali a parte Di Maio, nessuno si ricorda della loro esistenza in vita, anche perché mai avevano palesato un contrasto così rovente con Conte (ritenuto da qualche cretino un russofono), fino al punto di tradire il loro elettorato che gli aveva affidato ben altri progetti da portare avanti. Gigino, Sileri, Spadafora e D’Uva negli anni in cui Conte li portò a Palazzo Chigi non si erano mai accorti del pericolo che correvano accanto al loro presidente del Consiglio.
Lo scoprono adesso che sono al secondo mandato e con un piede fuori dal Palazzo. Costoro scoprono adesso di avere una coscienza politica, un progetto da realizzare, frustrati com’erano dal talebano Conte che semina “odio”, che vuole scardinare gli equilibri europei e mondiali uscendo dalla Nato, dall’Ue, dall’Euro, dal Governo (magari) e dalla grazia di Dio.
Vanno via, povere stelle incomprese, perché Conte è estremista mentre loro invece vogliono essere moderati, allineati, proni a Maria Antonietta Draghi e fedeli alla sua corte. Finalmente liberi di potersi unire ai Renzi, ai Calenda, alle Bonino, alle Carfagna tanto vituperati prima e financo a Berlusconi al quale Gigino rifiutava di stringergli la mano e che adesso è un alleato delle grandi intese.
Grazie a “Insieme per le Poltrone” gli italiani hanno scampato il pericolo, hanno isolato Conte e, soprattutto, lor signori sono liberi di candidarsi sine die evitando anche di pagare oltre 600 mila euro di mancati rimborsi arretrati che si erano impegnati a versare. Come sono lontani i tempi in cui Di Maio (primo tra gli evasori) e i suoi lacchè imponevano una multa di 150 mila euro ai fuori usciti trascinandoli davanti ai giudici civili per il risarcimento.
Questo è il quadro inesorabile che, proprio la forza più rivoluzionaria e maggioritaria, consegna alle nostre riflessioni provocando un supplemento di frustrazione in tutti coloro che ci avevano creduto per davvero. Il simbolo plastico di questa Waterloo è l’ipotesi del logo di Bruno Tabacci che potrebbe essere adottato dal costituendo Gruppo al Senato. E sono soddisfazioni.
C’è però un fuocherello che cova (ormai da anni), sotto la cenere e che ogni tanto, con andamento carsico, evoca la figura salvifica di Di Battista, l’unico coerente col progetto grillino originario che però, paradossalmente, non fa parte del movimento. Nulla da ridire sulla sua coerenza e sulla sua moralità rispettosa dei suoi elettori e del suo programma. Ha lasciato lo scranno di Montecitorio e dopo l’ingresso del M5S nel governo Draghi è uscito anche dal Movimento rifiutando di fare il ministro. Chapeau alla coerenza ma, diciamo la verità, questo tira e molla dell’ex amico di Di Maio (in realtà da sempre suo antagonista), ha stancato un po'.
Continua a parlarsi addosso da troppo tempo e a nome personale non rappresentando nessuna aggregazione politica: torno, non torno, tornerei, ma solo se Conte esce dal Governo (e quando!). Intanto se ne sta in Russia a realizzare i suoi reportage e continua a dare lezioni di buona politica a distanza senza sporcarsi le mani con l’assunzione di responsabilità politica. Da tempo fa il prezioso, almeno così appare ai più, illudendosi che un suo eventuale ritorno possa cambiare il corso di un fallimento giunto ormai al capolinea.
Il M5S, se sopravviverà alla tempesta perfetta chiuderà comunque un’epoca avendo esaurito la propria spinta propulsiva e dissipato la speranza di un cambiamento annunciato e polverizzato. È velleitario ritenere che con l’eventuale ingresso di Di Battista possa arrivare il miracolo sopperendo a 60 parlamentari che hanno abbandonato. Non so dove Conte, alleggeritosi dei ribelli, porterà la sua forza politica e in quali acque navigherà. Non è da escludere che in un futuro prossimo i due gruppi finiranno per ritrovarsi visto che non si è capito bene la ragione del divorzio ma certamente il M5S è realisticamente destinato ad ingrossare la flotta di partiti e partitini mediocri, essi stessi e i loro leaders che sgomitano per avere la loro parte di visibilità e un posto a tavola.
È triste constatare fin dove sia arrivata l’immoralità, l’inutilità della politica italiana sempre più lontana dai problemi della gente, quelli quotidiani, quelli veri con cui fare i conti. La politica è solo un affare per pochi che riescono a conquistarsi un posto al sole e mettersi sul “mercato” barattando poltrone e prebende. Ci sarà ancora gente disposta a credere in nuovi rivoluzionari che ci vengono a salvare da un destino cinico e baro, irreversibile e senza speranza? Abbiamo ancora l’entusiasmo di dire avanti un altro?
Io penso che quando si alza l’asticella delle aspettative così alta come ha fatto il M5S e, alla prova dei fatti, si dimostra di aver detto e promesso troppo, non è solo la fine di un movimento ma con esso se ne va anche la speranza per il futuro. Questo è il danno peggiore provocato dall’infausto epilogo pentastellato. Invidio chi ancora si attarda in slanci di fiducia e in volemose bene, sperando in una nuova primavera magari con Di Battista salvatore dell’umanità. Resterebbe da capire dopo quanto tempo lo stesso Dibba entrerà in conflitto con Conte, e la storia si ripete.
Maurizio Alesi
25 giugno 2022
Che strano, nei momenti di difficolta, si aspetta sempre qualcuno che ci tolga le castagne dal fuoco. Non si pensa che l'attesa può essere lunga o deludente, e se le castagne non le toglie ognuno di noi, si possono bruciare.
RispondiEliminaLe castagne sono già bruciate da un pezzo. Adesso bisogna solo togliere il carbone dalla braciera.
EliminaMa come fai ad approcciare con un deficente come come lui tu sei bello e intelligente
RispondiEliminaPotresti esplicitare meglio il tuo commento. Io non ho capito chi sarebbe il deficiente, il bello e l'intelligente. Solo un pò di chiarezza per rendere leggibile il tuo pensiero.
EliminaDi questi due ragazzi sorridenti solo uno è rimasto coerente. E sappiamo chi è.
RispondiEliminaNon appena Conte uscirà dal governo, spero presto, entrerà Alessandro!
RispondiEliminaDi Battista onestamente come politico non mi convince fino a prova contraria
RispondiEliminaDa elettore M5S non noto che ci sia questa invocazione a far rientrare di battista. È libero di fare ciò che vuole e se si limitasse solo a dare consigli sarebbe comunque affar suo
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