di Torquato Cardilli - L’Italia al tavolo delle delicate trattative per porre termine ad un conflitto o per una mediazione tra Stati impegnati in un esplosivo attrito (vedi questione Serbia-Kosovo, accordo sul nucleare iraniano, armistizio in Iraq, trattati di Minsk, trattative con i Talebani, disimpegno dall’Afghanistan, questione libica ecc.), non ha mai avuto un posto di riguardo per la irrilevanza del peso politico del suo governo o per la mancanza di una concreta e realizzabile proposta sull’assetto politico-territoriale delle parti in conflitto.
Questa volta, mentre le ostilità sul campo tra Russia e Ucraina sono già al quarto mese di bombardamenti, distruzioni e scontri sempre più sanguinosi, con effetti gravemente negativi a livello mondiale, il ministro degli Esteri italiano, ritenendosi più credibile ed autorevole del presidente turco Erdogan e del premier israeliano Bennet che hanno tentato invano, ha avuto la bella idea di presentare in perfetta solitudine all’Onu, nelle mani di Guterres, un piano di pace concordato (è da immaginare) con Palazzo Chigi.
Purtroppo per lui, il tentativo di farsi ascoltare con un do di petto si è palesemente risolto in una sonora stecca.
Per definizione un piano di pace, come testo base per una trattativa tra le parti in conflitto, deve essere formulato da un’autorità autorevole e credibile accettata da entrambi i litiganti.
Di Maio, anziché costruirsi un piedistallo di credibilità (la pacca sulla spalla di Blinken non neutralizza la disistima di Lavrov) con un’esposizione neutra, senza sposare alcuna tesi massimalista di un contendente a spese dell’altro, ha invece imboccato pubblicamente il percorso meno consono alla sua funzione.
Come titolare della politica estera di un paese che ha scelto la via della cobelligeranza di seconda fila per l’impegno ad inviare armi e aiuti ad una sola parte, che ha applicato le sanzioni all’altra, che ha co-sponsorizzato la richiesta USA per l’espulsione della Russia dal Consiglio dei diritti umani, che ha definito pubblicamente “maiale” il presidente russo, praticamente si è sbarrato da solo la strada per una mediazione.
Ma non è tutto. Ha anche commesso l’imprudenza di non assicurarsi preventivamente il sostegno aperto del Governo e quello internazionale di uno schieramento quanto più ampio possibile a partire dai propri alleati UE e Nato.
Quindi non desta meraviglia il fatto che il progetto sia diventato un piano inclinato, scartato “apertis verbis” dalla UE, schierata sin dall’inizio delle ostilità esclusivamente a fianco dell’Ucraina con dichiarazioni ufficiali e promesse di impegno, in linea con l’atteggiamento degli USA, GB e NATO.
Vale la pena ricordare, nel benevolo silenzio della Francia, le espressioni politiche più negative che hanno affossato il piano sottolineandone la intempestività e la incoerenza con la linea politica alleata: Von der Leyen, sferzante come sa essere un politico tedesco (Ukraine must win this war), Borrel, piccato per non essere stato coinvolto quale responsabile della politica estera europea (le condizioni per il cessate il fuoco devono essere decise dall’Ucraina al ritiro dei russi in posizione di forza), Metsola, catapultata alla guida del parlamento europeo senza essere rodata per affrontare una crisi epocale (l’Ucraina vincerà. Stop al petrolio e al gas russo), Michel, il gentiluomo della gaffe verso la Van der Leyen, (l'UE sostiene fino in fondo l'Ucraina e non da fiducia al Cremlino), Scholz, senza la caratura e l’autorevolezza della Merkel (la Russia non può vincere e l’Ucraina non può perdere) Blinken, rivolto ai russi (avete perso), Biden tipo sceriffo frustrato (Putin is a killer, a butcher; for god’s sake he cannot remain in power. Russia will pay an high price for decades), Johnson (Putin is a criminal of war and we will stay behind Ukraine until victory), Stoltenberg (we will never agree about Crimea’s occupation).
Il tentativo italiano è stato anche cestinato dai due paesi interessati: Zelenski (l’Ucraina non accetterà mai una sospensione delle attività militari fino a quando l’ultimo centimetro quadrato del suolo nazionale non sarà liberato dall'occupazione russa); Medvedev (il piano sembra redatto più che da diplomatici, da un politico abituato a informarsi dalla stampa provinciale); Lavrov (il piano italiano non è serio).
Al contrario, la stampa italiana, in modo del tutto autoreferenziale, ha elogiato l’iniziativa, senza criticarne la presunzione di poter indurre le parti ad intavolare una trattativa diretta e cullandosi nella prospettiva illusoria di poter dettare condizioni per il negoziato ad un paese ricoperto di insulti e di atti ostili.
Torquato Cardilli
27 maggio 2022
Resta il tentativo fatto, ma i sordi restano sordi e non accennano a sedersi per discutere. Questo il vero affronto.
RispondiEliminaL'Italia, ovviamente non guidata da questi farabutti, in posizione neutrale nella vicenda Ucraina, avrebbe potuto avere davvero un ruolo fondamentale nel dialogo tra le parti.
RispondiEliminaMa dopo aver inviato armi ed applicato sanzioni per ordine di Biden, Draghi con quale faccia telefona a Putin?
Infatti, ci ha raccolta un figuraccia internazionale ed una porta in faccia.
Da una parte la diplomazia italiana nelle mani di un idiota, non per i suoi trascorsi lavorativi, e pure presuntuoso, contrapposto a un Lavrov, dall'altra un PdC guerrafondaio, aspira al posto di stoltenberg, che da perfetto idiota si contrappone a Putin dopo averlo apostrofato villanamente. Ma che speranze ha l'Italia di aspirare ad avere un ruolo in una eventuale conferenza di pace? Forse per permettere a di Maio di ingozzarsi ai vari buffet.
RispondiEliminaMio caro Luigi, come politico, come persona umana e Cristiano, sei un tesoro. IL tuo tentativo NON è stato tanto serio per L'Ucraina. Lo sai perché mio caro Luigi..? Un piccolo esempio per farti capire. Io e te, ci troviamo davanti un leone feroce e cerchiamo di fare tutto di fare diventare questo leone saggio come una pecora. Anche che ci facciamo vedere un bel cibo di carne eccellente, il leone non l'accetta. La meta del leone è, di divorare di struggere di tutto quello che tiene in piano. Luigi, precisamente Putin "non i Russi", è così. Putin tiene davanti una strada con due tipi di meta: di vincere oppure di morire. L'altra strada che tu e altri politici europei hanno sempre tentato d'offrire, Putin NON lo vuole.
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