martedì 19 aprile 2022

ARRIVANO LE ELEZIONI: VORREI, MA NON POSSO

di Maurisio Alesi - Con una Pandemia non ancora sconfitta (occorre guardare la situazione nel mondo non solo in Italia), col dramma di una guerra dagli esiti incerti nel cuore dell’Europa e intrisa di pericolosità per il mondo intero, di cos’altro vuoi parlare. Ogni argomento diverso appare irrilevante e specioso, compresa la campagna elettorale per le amministrative che pure riguardano circa mille comuni italiani tra cui 26 capoluoghi di provincia.
Insomma, un numero di elettori rilevante tenuto conto che il 12 giugno si voterà anche per cinque referendum sulla giustizia: una sorta di election day. Io vorrei, per una volta, far finta di trovarci in una situazione normale in cui quando ci si avvicina alle elezioni i cittadini si confrontano sulla scelta del sindaco, sui partiti che li sostengono, come usa fare nei paesi democratici e quindi non in Russia. Il mio livello di conoscenza diretta riguardo i temi di politica locale mi porta a riflettere sulle dinamiche che in queste ore si stanno delineando a Palermo tra i vari partiti che, a parte il centro sinistra quasi unito, non riescono a trovare un accordo che li porti a scegliere un candidato unico di coalizione. Il centrodestra conta, ad oggi, sette candidati diversi che si misureranno e si conteranno sostenuti da liste autonome. 

È una lotta all’ultimo coltello in cui neppure i viaggi della speranza a Roma hanno portato una soluzione per chiudere un accordo o un’intesa poiché nessuno vuole rinunciare alla propria visibilità. Miccichè si era dissanguato per imporre alla coalizione l’ex rettore di Palermo Lagalla (candidato scelto da Marcello Dell’Utri), ma oggi vuole come sindaco il sempreverde Ciccio Cascio berlusconiano della prima ora. La Lega (al comune si chiama “Prima l’Italia”) e Fratelli D’Italia corrono divisi con due candidati diversi
  
dopo aver faticosamente raggiunto l’accordo per un ticket Cascio - Scoma, saltato subito dopo ad opera del neo-leghista Scoma, (anch’egli orfano dell’ex cavaliere), che non si voleva abbassare al ruolo di vicesindaco dell’ex collega di partito. Fratelli d’Italia chiede l’intervento di Berlusconi (ancora lui), affinché richiami Lega e Forza Italia che, secondo la Meloni, vogliono danneggiarla anziché contrastare la sinistra. 

Insomma, tutti contro tutti non certo per scegliere il candidato migliore per Palermo ma per spartirsi i ruoli di comando nell’Isola dove si vota e, soprattutto, mettendo sul tavolo delle trattative la torta più grossa che è la presidenza della regione in scadenza il prossimo autunno. È noto che la guerra sui sindaci (compreso Messina), passa soprattutto dall’accordo su Palazzo D’Orleans ipotecato dal veto sulla ricandidatura di Musumeci fortemente voluto dalla Meloni e osteggiato dal viceré Miccichè che si è messo di traverso. 

In questa situazione il centro destra rischia di regalare, inaspettatamente, Palermo al centro sinistra del dopo Orlando. Nella palude dei partitini pronti a fare l’ago della bilancia evitando di schierarsi di qua o di là, non mancano i capipopolo alla Donato, no vax, no Ucraina, no Papa e no tutto. Ci riprova per la terza volta l’ex orlandiano Ferrandelli che si presenta con un partitino creato per l’occasione da Calenda e dalla Bonino, dopo due flop consecutivi avendo tentato cinque anni fa l’ascesa a Palazzo delle Aquile insieme a Cuffaro e il centro destra e, prima ancora nel 2012, sostenuto dal centro sinistra. L’UDC, la democrazia Cristiana di Cuffaro e altre schegge centriste stanno ad aspettare per valutare con chi conviene allearsi. Per tutti l’importante è vincere, spartirsi il potere e il sottogoverno senza pensare ai gravi problemi da affrontare. 

Un discorso a parte merita la candidatura di un “cane senza collare” che si presenta come uomo del popolo. Si tratta di Totò Lentini, deputato regionale che scende in campo fuori dagli schemi tradizionali con due liste che lo sostengono composte da persone che non hanno mai militato in nessun partito e che provengono dal mondo delle professioni e della società civile. Lentini è riconosciuto da tutti come un politico che vive in mezzo alla gente, non solo in periodi elettorali e che, essendo di estrazione proletaria guarda soprattutto ai problemi degli ultimi e alle periferie come luoghi da cui partire per il risanamento della città. La volta scorsa non era candidato ma presentò la sua lista “Alleanza per Palermo” a sostegno di Orlando consentendogli, con il suo risultato elettorale al ballottaggio, di conquistare il premio di maggioranza. Oggi Lentini si presenta come sindaco con un suo programma e 80 candidati nelle due liste che lo sostengono. Attenzione a non sottovalutarlo perché dice sul serio, è partito prima di tutti gli altri nella campagna elettorale e favorito dalle divisioni punta al ballottaggio. 

E il M5S che fa? Quali aspettative nutre in questa incerta competizione elettorale che li vede saldamente legati al PD e (non senza imbarazzo), alla medesima coalizione che ha sostenuto storicamente il tanto deprecato sindaco Orlando. Che faranno gli elettori grillini di fronte ad una incongruenza oggettiva, memori di una raccolta di firma per le dimissioni di Leoluca Orlando da parte del gruppo consiliare pentastellato, che lo ha visto da sempre contrapposto ai partiti di maggioranza con i quali oggi sostengono, insieme, Miceli Pd ex assessore di Orlando, insieme a Giusto Catania per oltre un decennio uomo di punta delle giunte guidate dal professore. Per il M5S le prossime elezioni saranno certamente un test sul loro stato di salute che inevitabilmente risentirà della loro metamorfosi governativa, saldamente legata all’ammucchiata dell’ex belzebù Mario Draghi, oggi considerato “il migliore”, passando dall’alleanza con Salvini nel Conte uno e col PD e Renzi nel Conte due. 

Da cittadino elettore, come tanti altri, non mi resta che alzare bandiera bianca e dichiarare la fine di ogni illusoria fede politica e di ogni speranza di cambiamento che avevamo riposto proprio su una forza come il M5S che, dopo averci fatto sognare, si è intruppata nel sistema dal quale le differenze appaiono ogni giorno sempre più pallide e opache. Di fronte ad un quadro così desolante si prospetta un’astensione robusta ed anche giustificata dallo squallore e dalla mancanza di punti di riferimento fermi. Avendo finito da tempo di sperare in un cambiamento reale, mi orienterò da uomo libero e scevro da ogni pregiudizio decidendo per il candidato più lontano dagli schieramenti politici.

Maurizio Alesi
19 Aprile 2022

7 commenti:

  1. Nessun candidato, di nessuna forza politica, di nessuna lista civica, diventerà sindaco, senza i benestare della cupola mafiosa detentrice del potere reale a Palermo, nel periodo elettorale.

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  2. Qui a Segrate, dove risiedo, il consiglio comunale è stato rinnovato a settembre del 2020. Ero sicuro che il Sindaco di sinistra sarebbe stato riconfermato al primo turno. Tutti gli altri pensavano ad un ballottaggio. Il Sindaco è stato riconfermato al primo turno con il 51,66%. I candidati erano 6. Il secondo, sostenuto da Fratelli d’Italia e dalla Lega, si è fermato al 21,30%. Gli altri quattro, insieme, hanno totalizzato il 27,04%. Eravamo in piena pandemia e il Sindaco si era distinto per il suo operato: i cittadini hanno voluto premiare il suo impegno. Quale ipotesi per Palermo? Se Maurizio Alesi “alza la bandiera bianca” a me, che sono lontano, è difficile ipotizzare un qualsiasi risultato. Non so se il M5S e il PD faranno il miracolo che, nella prospettiva delle elezioni politiche del 2023, potrebbe consolidare un rapporto di intesa politica futura. Sperando, si vedrà! Se Totò Lentini, che racchiude il mito politico democristiano della Prima Repubblica, con il suo motto #tralagenteperlagente e il programma “Palermo è malata, la dobbiamo curare insieme” otterrà un lusinghiero consenso potrebbe mettere una ipoteca sulle prossime elezioni regionali. Sui cinque referendum non mi pronuncio, c’è troppo silenzio! Si vota anche a Belmonte Mezzagno, paese a 15km da Palermo dove sono nato. Qui si candida il mio amico Maurizio Milone, è un ritorno, al quale invio i migliori auguri.

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  3. Caro Lorenzo, la mia bandiera bianca si alza di fronte alle pretese rivoluzionarie di certi prestigiatori del rinnovamento. Dopo tanti anni della loro presenza al governo, siamo messi peggio di prima.

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  4. Al momento le idea sono molto confuse,ma è certo che per chi si siederà nella poltrona di Palazzo delle Aquile non sarà facile, troverà uno sfacelo. Tutto quello che c'era da prendere è stato preso. Tutti speravamo in volti nuovi e invece a quanto pare nessun nuovo che avanza, ma vecchi volti che vomitano e fomentano contro l'amministrazione Orlando di cui ne hanno fatto parte. E allora a questo punto bisogna riflettere bene, prima di andare alle urne, e pensare che la nostra città se lo merita un Sindaco che la Ama e non uno che ci sa fare.

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  5. Nessuno del vecchi consiglio dovrebbe essere rivotato!!! Sia di maggioranza che di opposizione!!!

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  6. Non votare Miceli ci può stare, ma non votate neanche Lagalla perché è il vecchio peggiore che avanza.

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  7. A Palermo i candidati di centro destra sono spaccati.ci sono quelli sostenuti da Cuffaro ed i rivali da dell’utri.meno male che Miceli c’è

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