Tutta Europa decise di affrontare unita la campagna vaccinale acquistando dosi massicce da distribuire ai Paesi aderenti che intanto si organizzavano alla meglio. Nessuno sapeva cosa era giusto fare ma la prima iniziativa importante fu quella di imitare le chiusure totali sperimentate a Wuan in Cina. Tutti a casa. I cori intonati dai balconi, “andrà tutto bene”, le strade silenziose, i locali chiusi e l’inizio delle polemiche. Che non ci hanno mai abbandonato in questi due anni pieni di “emergenza” covid 19.
Un periodo difficile per tutti, denso di preoccupazioni, paure. E aumento delle povertà dovute al blocco delle attività nonostante i ristori messi in campo dal Governo attraverso i meccanismi del bilancio in deficit. Nel mentre l’avvio delle trattative per l’approvazione delle misure degli aiuti europei, raggiunte poi con il Next Generation EU, il Fondo per la ripresa di 750 miliardi di euro, del luglio del 2020. La strenua battaglia condotta da Giuseppe Conte nel Consiglio europeo ha determinato la dotazione per l’Italia di 122,60 miliardi di prestiti e 68,88 miliardi di sovvenzioni a fondo perduto. Cifre enormi e di gran lunga le più corpose tra i Paesi che hanno richiesto l’aiuto. Un risultato da ascrivere interamente a Conte che va ringraziato per avere pure affrontato la fase più tragica della pandemia con serietà e impegno mettendo in campo tutto quanto era possibile fare. La miseria umana, la disonestà intellettuale, la concezione della Politica come mezzo per soddisfare ego e interessi, ha determinato la fine di quell’esperienza governativa. Su questa triste vicenda sono stati scritti libri, infiniti commenti e tonnellate di pagine di quotidiani. La storia, spero, giudicherà con obiettività l’intera vicenda.
Il 2021 è stato, innegabilmente, l'anno dei vaccini, dei successi e degli errori di valutazione, della speranza. Ma anche degli scontri tra virologi, infettivologi, statistici, giornalisti, esperti o presunti tali. E dei leader politici in oggettiva difficoltà tra rigoristi e aperturisti, dei ministri in affanno, dei cittadini tuttologi, dei talk show monotematici.
Ci apprestiamo ad affrontare il 2022, il terzo anno di emergenza coronavirus, con alcune certezze e ancora con tanti dubbi e preoccupazioni. Ma dobbiamo andare avanti e convivere con il virus fino alla sconfitta definitiva.
Le tappe che l’Italia ha di fronte sono, alcune, di rilievo enorme. Tra poco avremo un nuovo Presidente della Repubblica dopo il settennato di Sergio Mattarella che, giustamente, ha escluso qualsiasi ipotesi di ripetere la bislacca esperienza di Napolitano. Bravo, ha fatto benissimo a essere chiaro escludendo questa possibilità paventata da tanti pappagalli di corte.
Chi verrà dopo si troverà a gestire da arbitro, come stabilito dalla Costituzione, l’ultimo scorcio di legislatura che andrà a concludersi nel 2023. Ma su questo nessuno può prevedere il futuro. Frotte di retroscenisti e dietrologi fanno a gara. Draghi al Colle ed elezioni politiche, nuovo Presidente della Repubblica e governo fino alla fine della legislatura e così via. Non mi addentro oltre. Nessun dubbio, invece, sui ruoli. L’Italia è e resta una Repubblica Parlamentare nella quale la linea politica e la formazione dei governi sono di esclusiva competenza delle forze rappresentate in Parlamento.
Se negli anni si sono succeduti governi guidati da personaggi “esterni” a partiti e movimenti questo è dipeso da una “politica” malaticcia ancora non del tutto guarita. In fondo, però, non è altro che la rappresentazione di una società facile preda di imbonitori che grazie ad un sistema dell’informazione compiacente e connivente riescono a determinare scelte e risultati elettorali.
La mia speranza, oltre alla fine della pandemia, resta quella di una crescita culturale e politica dei cittadini che, consapevolmente, possano partecipare attivamente alla vita di partiti e movimenti per scegliere e determinare il futuro loro e delle generazioni che verranno. Fino a quando ciò non avverrà servirà a poco lamentarsi e inveire contro questo o quel politico, questo o quel Governo. È un inutile piangersi addosso.
Intanto resta la speranza e gli auguri più sentiti per un anno migliore. E buona PoliticaPrima.
Giangiuseppe Gattuso
02 Gennaio 2022
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RispondiEliminaSandro Pertini vigila su di noi.... Il resto..... Bla bla bla...... La De menza regna nei grandi palazzi da un periodo a questa parte ben venuti nel paese dei balocchi dove il morbo di Pinocchio non tramonta mai...
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