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lunedì 20 settembre 2021

LA MAXI STANGATA IN ARRIVO

di Torquato Cardilli - Così come la fiducia è la pietra angolare su cui si basa ogni relazione commerciale, sociale, gerarchico o puramente affettiva, anche il rapporto stato-cittadino, politica-elettorato, ha il suo fondamento nella fiducia. Il suo venir meno per il mancato mantenimento delle promesse o per la violazione del patto di convivenza nazionale è una picconata alle relazioni istituzionali.

Lo stucchevole dibattito sulla questione della vaccinazione Covid, del green pass, dei tamponi gratis o a pagamento, del super green pass, ha coinvolto politici, programmi di informazione, esperti, giornalisti, ciascuno abbarbicato alla propria teoria politica più o meno in contrapposizione con la scienza.

Il chiacchiericcio ha monopolizzato gli spazi dei telegiornali e ha finito per sommergere l’annuncio molto grave, fatto alcuni giorni fa dal ministro della transizione ecologica Cingolani dell’aumento, a breve, delle bollette di elettricità e del gas del 40%, (aumento che si aggiungerebbe a quello del 20% già assorbito nel trimestre scorso).

Benché questo Governo sia nato con la promessa che avrebbe messo i soldi nelle tasche dei cittadini anziché prenderli con nuove tasse o con altri balzelli, Cingolani ha giustificato la lievitazione della bolletta con l’aumento del costo del gas sul mercato internazionale e con il costo crescente delle misure obbligatorie per la transizione ecologica volta alla riduzione del CO2.

Queste cause, che in fin dei conti sono a favore dei produttori, sono scaricate sulla schiena del cittadino, già gravato da difficoltà economiche per i danni economici del Covid.

Se l’annuncio diventasse realtà il patto Stato-cittadino sarebbe rotto. Mentre qui e là nel paese le fabbriche chiudono, i lavoratori sono licenziati dall’oggi al domani con una mail, gli impianti trasferiti, le produzioni delocalizzate all’estero, la cassa integrazione è al massimo, mentre continuano gli incidenti mortali sul lavoro, e le forze politiche, dalle loro confortevoli poltrone, parlano addirittura di cancellazione del reddito di cittadinanza, si può chiedere ai cittadini che fanno fatica a vivere, questo ulteriore salasso?

Ben presto al mugugno ed all’imprecazione offensiva contro l’Ente erogatore e contro lo Stato, imbuto di ogni contumelia, potrebbero seguire proteste violente se in pochi giorni il Governo non troverà il modo di sterilizzare ogni aumento tariffario.

Per comprendere meglio le motivazioni che stanno dietro a questo atto di vera pirateria pubblica contro milioni di vittime innocenti è bene tenere a mente alcuni dati qui riassunti, che fotografano la situazione italiana:

Popolazione: 60 milioni e 250 mila abitanti;
Famiglie: 26 milioni (di cui un terzo unipersonali);
Stranieri residenti: 5 milioni 300 mila;

Consumo totale annuo di energia: 329 miliardi di KWh;

Produzione nazionale annuale di energia: 286 miliardi, (’87% del fabbisogno) coperta per il 58% (165 miliardi) dal termoelettrico da fonti non rinnovabili (petrolio, gas, carbone), e la restante quota del 42% da fonti rinnovabili (in ordine di grandezza idroelettrica, fotovoltaica, bioenergia, eolica, geotermica);

Energia importata dall’estero: 43 miliardi (13% del fabbisogno)
Consumo per uso industriale: 140 miliardi
Consumo per uso del terziario: 121 miliardi (autotrazione, trasporto marittimo, aereo, agricoltura, attività turistico-commerciale, riscaldamento ospedali, scuole e uffici ecc.).
Consumo per uso domestico: 68 miliardi

Poche decine di migliaia di persone tra i milioni di utenti, leggono attentamente la bolletta. La maggioranza non ne comprende la composizione e non ha la percezione di quanto effettivamente costi ogni KWh o metro cubo di gas consumato; si limita ad imprecare perché il costo finale dell’energia elettrica e del gas è in Italia troppo alto, in assoluto il più caro in Europa.

Il gas sul mercato internazionale, storicamente legato al costo del petrolio, ora viaggia autonomamente, rispondendo alla regola economica della domanda e dell’offerta: quando la richiesta supera la disponibilità, il prezzo sale.

Negli ultimi tempi il consumo di gas è aumentato notevolmente per la sostituzione di impianti attivati da petrolio o carbone al fine di ridurre le emissioni di CO2, mentre si è ridotta la quantità disponibile sul mercato.

Chi ricorda ancora la promessa di Obama di sei anni fa di sostituire le forniture russe di gas purché rinunciassimo di acquistarlo da Mosca aderendo alle sanzioni contro la Russia? Abbiamo adempiuto le sanzioni, che ci hanno danneggiato in molti settori, ma da oltre atlantico non è arrivata nemmeno una bomboletta.

Non essendo più disponibile per noi il gas russo, né quello olandese quasi esaurito, né quello del Mar del Nord per problemi di produzione, ed essendo aumentata la domanda internazionale, grazie alla ripresa economica post pandemia della Cina, grande divoratrice di energia, il prezzo è salito.

La bolletta dell’elettricità, come quella del gas, aggiunge al costo puro della materia prima, quello della distribuzione, del trasporto, della gestione del contatore, degli oneri di sistema (che comprendono gli incentivi al fotovoltaico e i costi della denuclearizzazione), delle tasse, sicché la materia prima incide per meno della metà del costo finale.

Ma dove è che lo Stato protegge la furbizia e la speculazione dell’ente erogatore? Nell’avallare, secondo l’annuncio, l’aumento del 40% del costo complessivo del gas e dell’elettricità, non solo sulla materia prima, ma sul totale della bolletta facendo lievitare ingiustificatamente il profitto industriale e scaricando sull’utente l’onere finanziario di tutte le altre componenti che invece dovrebbero restare immutate.

Proprio per consentire la ripresa del paese, il Governo dovrebbe cancellare questa grassazione, imporre agli enti erogatori (i cui guadagni si aggirano tra i cinque e i 9 miliardi di euro all’anno) di non toccare i costi extra materia prima, e contemporaneamente sterilizzare le tasse trasferendole alla fiscalità generale.
Il Governo se vuole evitare maledizioni dovrà anticipare le mosse dell’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente deputata a stabilire trimestralmente l’aumento (che inevitabilmente si riverserà su tutta la filiera produttiva e alimentare con balzo dell’inflazione e caduta del potere di acquisto) facendo in modo che non siano addossati al cittadino i costi dell’aumento della bolletta.

Il Ministero del Tesoro lascia trapelare l’informazione che sta già lavorando a un provvedimento per ridurre l’impatto dell’aumento. Ma questa ammissione di apertura ai bisogni dei cittadini, ci ricorda il capolavoro di Chaplin del cinema muto degli anni venti in cui un monello girava per le strade di New York prendendo a sassate le finestre, seguito dopo pochi minuti dal vetraio, suo padre adottivo, che si offriva di sostituire i vetri rotti.

Questo è il momento in cui si preparano le mosse di una riforma fiscale. Se non si vorrà fare una riformetta, ma puntare all’’equità fiscale per i bisogni di milioni di persone, dovranno essere attuate tre misure fondamentali: 1) lotta dura all’evasione fiscale con pene severissime senza sconti; 2) perequazione fiscale che elimini la stortura del differenziale tra il massimo gravame sul lavoro e la sua tenuità applicata alla speculazione finanziaria; 3) trasferire la maggior parte delle tasse indirette sulla tassazione diretta. 
Perché? Per il semplice motivo che le accise per legge diventate strutturali (solo sui carburanti sono di 0,72 euro a litro più Iva per un totale di 0,88 costantemente applicate per l’incapacità dello Stato di far fronte agli oneri del momento emergenziale (crisi di Suez 1956, Vajont 1963, Firenze 1966, Belice 1968, Friuli 1976, Irpinia 1980, missione militare in Libano 1986, contratto autoferrotranvieri 2004, autobus ecologici 2005, L’Aquila 2008, cultura 2011, Liguria e Toscana 2011, decreto salva Italia 2011, Emilia 2012; bonus gestori 2014) insieme all’Iva ed altri oneri nascosti, pesano di più sulle tasche dei meno abbienti mentre sono insignificanti per i bilanci delle famiglie facoltose.

Torquato Cardilli

20 Settembre 2021

1 commento:

  1. La riforma fiscale non può più essere rinviata. Deve essere una riforma basata sulla trasparenza e l’equità accompagnata dalla dura lotta all’evasione. Tutte le accise devono scomparire!

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