La lentezza del processo e la prescrizione del reato, assomigliano al cane che si morde la coda, perché si alimentano reciprocamente: i processi lenti favoriscono la prescrizione e l'obiettivo della prescrizione favorisce i processi lenti, mentre la riforma Cartabia serve solo a garantire un salvacondotto ai delinquenti senza proteggere le vittime. Cioè l’accusato di un reato di varia gravità sa in partenza che dopo due anni dall’inizio dell’appello se non c’è la sentenza se ne può andare tranquillo senza nemmeno aver fatto un giorno di carcere, perché il processo viene dichiarato estinto.
La legge Bonafede che fermava la maturazione della prescrizione dopo la condanna in primo grado è stata ora stravolta, stabilendo la peggiore ingiustizia verso le parti offese che dopo tale termine non ricevono soddisfazione giuridica, morale o economica per il danno che hanno subito.
È stato ripetuto fino alla noia da tre partiti di governo (Lega, Forza Italia e Italia viva), con l'avallo del Presidente del Consiglio che la riforma ce la chiedeva l'Europa. I propalatori di tale fandonia, anche sui mezzi di informazione, hanno scambiato lucciole per lanterne, coprendosi di ridicolo, perché l'Europa ci ha chiesto di sveltire i processi, soprattutto in ambito di diritto civile, non di cancellarli.
La riforma Cartabia in questo caso non innova di una virgola, né accelera o sveltisce i processi, semplicemente li cancella.
La seconda bugia, figlia della prima, ripetuta con imperturbabile faccia tosta dai commensali che si apprestano a sedersi alla tavola dei miliardi europei, è che senza riforma Cartabia l’Europa non ci dà più i soldi promessi del “recovery plan”. La prima rata di 24 miliardi è già pervenuta, così come perverrà il resto visto che la nuova legge non può essere promulgata e entrare in vigore perché necessita dell’approvazione nella stessa forma del Senato.
La terza bugia è che senza la riforma Cartabia gli investitori non vengono perché non hanno l'assicurazione di un processo equo di durata ragionevole. Vale a dire che la lunghezza di un processo contro un delinquente per rapina a mano armata o contro un pirata della strada che non soccorre la vittima investita, siccome dura mediamente più di due anni (la variante del carico di lavoro nelle varie Corti d'Appello chiamate in causa è rilevantissima) l’investitore straniero sarebbe scoraggiato di fare affari e soldi in Italia.
Per l’investitore è di scarso interesse il diritto penale negli esempi sopra descritti, mentre è attraente un paese con una giustizia civile efficiente e rapida (rispetto di un contratto commerciale, autorizzazioni senza la solita “via crucis” burocratica, diritto del lavoro, libertà di impresa, di assicurazione ecc.).
Con la tagliola dei due anni al termine dei quali in sede di appello il processo diventa improcedibile, la giustizia penale evapora a danno delle vittime, mentre i processi civili restano affogati nella morta gora delle lentezze procedurali, dei cavilli, degli appelli pretestuosi.
La quarta bugia pronunciata dalla stessa ministra in Parlamento è che i gravi reati sono esclusi dalla tagliola dei due anni. Falso come una banconota da tre euro.
La riforma Cartabia non solo non accelera il contenzioso civile, ma rappresenta un “tana liberi tutti” per i responsabili di gravissimi reati (le coperture e depistaggi all’interno degli apparati dello Stato, connessi con l’omicidio Cucchi, l’inquinamento ambientale da rifiuti solidi, liquidi e gassosi, il delitto colposo come quello dell’incendio del treno di Viareggio, o della caduta della funivia del Mottarone, o della valanga di Rigopiano, o della fabbrica di amianto Eternit, o della devastazione dell’ambiente dell’Ilva, o del crollo del ponte Morandi con corollario di falso in certificazioni, o della grande corruzione, peculato, frode allo Stato, evasione fiscale, o dei fatti del G8 di Genova, o del ladrocinio bancario dal Monte dei Paschi di Siena alle banche popolari, o del gioco d’azzardo, contrabbando di droghe e opere d’arte, incendi dolosi eccetera.
La recente mattanza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, che riguarda un ventaglio amplissimo di reati (tortura, maltrattamenti, lesioni, depistaggio, falso) rientra perfettamente nel favoritismo delle nuove disposizioni che fissa i tempi del processo d’appello in soli 24 mesi, trascorsi i quali scatta l’improcedibilità, in pratica la cancellazione del processo e quindi del reato.
I grandi mascalzoni, soprattutto in campo economico e bancario, i corruttori e i corrotti, specialmente quelli facoltosi, come ci ha insegnato l'esperienza degli ultimi 30 anni, non hanno difficoltà a farsi difendere in giudizio anche contro lo Stato ricorrendo ai più noti luminari del diritto, capaci di trovare l'appiglio giusto per tirarla per le lunghe e svuotare la clessidra della prescrizione. E che cosa fa ora la riforma Cartabia? Offre agli stessi autori di gravi reati il salvacondotto dei due anni, a meno che nella mente della Ministra quei reati debbano essere considerati bagatellari.
Viceversa il problema della prescrizione dovrebbe trovare la soluzione solo nella riduzione dei tempi della giustizia come stabilisce l'art. 111 della Costituzione che parla di ragionevole durata del processo.
La riduzione dei tempi, questa è la richiesta dell'Unione Europea, non significa eliminare i processi, ma fare in modo che si svolgano con maggiore celerità. Basta pensare ai processi complessi (tutti quelli dei colletti bianchi) con centinaia di parti offese, di testimoni e di imputati che richiedono più udienze solo per fare l'appello degli attori e dei convenuti. Come fare? Attingendo a piene mani dai principi sacrosanti della riorganizzazione, del metodo, delle strutture, raddoppiando gli organici dei magistrati, del personale di cancelleria e d’ordine, innovando sul piano tecnologico, eliminando le strettoie procedurali anacronistiche, valide forse nel secolo scorso, ma non più coerenti con le esigenze moderne, tenere aperti i tribunali anche di notte (la giustizia non può mai fermarsi) come il servizio pubblico essenziale ospedaliero e dei trasporti, eliminare il divieto della cosiddetta “reformatio in peius“ che farebbe drasticamente crollare i ricorsi in appello che in nessun paese occidentale sono così numerosi come in Italia.
La prescrizione, e peggio l’improcedibilità, rappresentano la più evidente lesione dei diritti delle persone offese dal reato, oltre che della società.
La legge Cartabia non è la riforma del diritto penale, ma solo della prescrizione e lascia il tema della riforma complessiva del processo penale al Governo, attraverso lo strumento della delega con precisi limiti operativi.
Il paradosso dunque di questo pasticcio è un clamoroso squilibrio contro l’equità processuale; logica vorrebbe che le due cose, cioè riforma complessiva del diritto penale e prescrizione, procedano di pari passo in un contesto coerente.
Esso invece rimandando nel tempo la riforma complessiva del processo penale rende operativa la riforma della prescrizione del reato introducendo la figura nuova della improcedibilità che significa mandare in fumo almeno 150 mila processi tra cui certamente quelli a carico di nomi eccellenti e non dei poveracci da strada.
Al pressing pro Cartabia dei leghisti, dei forzisti e degli italovivi che anche da morti fanno danni, si è opposto con fermezza solo il M5S che grazie a Conte è riuscito ad inchiodare nella esclusione della improcedibilità almeno i reati di mafia, in tutte le loro sfaccettature, e quelli di terrorismo.
Falcone diceva che non bisogna confondere la politica con la giustizia penale altrimenti l'Italia, pretesa culla del diritto, rischia invece di diventarne la tomba. E per dirla con Kant il diritto non deve mai adeguarsi alla politica, ma è questa che deve sempre adeguarsi al diritto. Perciò quando l'ingiustizia diventa legge per ragioni politiche, la resistenza dei cittadini è un dovere.
Ma in fondo ai commensali del banchetto miliardario del “recovery plan” interessa poco che la frittata sia cotta al punto giusto e che non inacidisca, loro vogliono semplicemente spartirsi quello che considerano un bottino che però non è altro se non un debito caricato su quanti devono ancora nascere.
Torquato Cardilli
09 Agosto 2021
La legge Bonafede che fermava la maturazione della prescrizione dopo la condanna in primo grado è stata ora stravolta, stabilendo la peggiore ingiustizia verso le parti offese che dopo tale termine non ricevono soddisfazione giuridica, morale o economica per il danno che hanno subito.
È stato ripetuto fino alla noia da tre partiti di governo (Lega, Forza Italia e Italia viva), con l'avallo del Presidente del Consiglio che la riforma ce la chiedeva l'Europa. I propalatori di tale fandonia, anche sui mezzi di informazione, hanno scambiato lucciole per lanterne, coprendosi di ridicolo, perché l'Europa ci ha chiesto di sveltire i processi, soprattutto in ambito di diritto civile, non di cancellarli.
La riforma Cartabia in questo caso non innova di una virgola, né accelera o sveltisce i processi, semplicemente li cancella.
La seconda bugia, figlia della prima, ripetuta con imperturbabile faccia tosta dai commensali che si apprestano a sedersi alla tavola dei miliardi europei, è che senza riforma Cartabia l’Europa non ci dà più i soldi promessi del “recovery plan”. La prima rata di 24 miliardi è già pervenuta, così come perverrà il resto visto che la nuova legge non può essere promulgata e entrare in vigore perché necessita dell’approvazione nella stessa forma del Senato.
La terza bugia è che senza la riforma Cartabia gli investitori non vengono perché non hanno l'assicurazione di un processo equo di durata ragionevole. Vale a dire che la lunghezza di un processo contro un delinquente per rapina a mano armata o contro un pirata della strada che non soccorre la vittima investita, siccome dura mediamente più di due anni (la variante del carico di lavoro nelle varie Corti d'Appello chiamate in causa è rilevantissima) l’investitore straniero sarebbe scoraggiato di fare affari e soldi in Italia.
Per l’investitore è di scarso interesse il diritto penale negli esempi sopra descritti, mentre è attraente un paese con una giustizia civile efficiente e rapida (rispetto di un contratto commerciale, autorizzazioni senza la solita “via crucis” burocratica, diritto del lavoro, libertà di impresa, di assicurazione ecc.).
Con la tagliola dei due anni al termine dei quali in sede di appello il processo diventa improcedibile, la giustizia penale evapora a danno delle vittime, mentre i processi civili restano affogati nella morta gora delle lentezze procedurali, dei cavilli, degli appelli pretestuosi.
La quarta bugia pronunciata dalla stessa ministra in Parlamento è che i gravi reati sono esclusi dalla tagliola dei due anni. Falso come una banconota da tre euro.
La riforma Cartabia non solo non accelera il contenzioso civile, ma rappresenta un “tana liberi tutti” per i responsabili di gravissimi reati (le coperture e depistaggi all’interno degli apparati dello Stato, connessi con l’omicidio Cucchi, l’inquinamento ambientale da rifiuti solidi, liquidi e gassosi, il delitto colposo come quello dell’incendio del treno di Viareggio, o della caduta della funivia del Mottarone, o della valanga di Rigopiano, o della fabbrica di amianto Eternit, o della devastazione dell’ambiente dell’Ilva, o del crollo del ponte Morandi con corollario di falso in certificazioni, o della grande corruzione, peculato, frode allo Stato, evasione fiscale, o dei fatti del G8 di Genova, o del ladrocinio bancario dal Monte dei Paschi di Siena alle banche popolari, o del gioco d’azzardo, contrabbando di droghe e opere d’arte, incendi dolosi eccetera.
La recente mattanza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, che riguarda un ventaglio amplissimo di reati (tortura, maltrattamenti, lesioni, depistaggio, falso) rientra perfettamente nel favoritismo delle nuove disposizioni che fissa i tempi del processo d’appello in soli 24 mesi, trascorsi i quali scatta l’improcedibilità, in pratica la cancellazione del processo e quindi del reato.
I grandi mascalzoni, soprattutto in campo economico e bancario, i corruttori e i corrotti, specialmente quelli facoltosi, come ci ha insegnato l'esperienza degli ultimi 30 anni, non hanno difficoltà a farsi difendere in giudizio anche contro lo Stato ricorrendo ai più noti luminari del diritto, capaci di trovare l'appiglio giusto per tirarla per le lunghe e svuotare la clessidra della prescrizione. E che cosa fa ora la riforma Cartabia? Offre agli stessi autori di gravi reati il salvacondotto dei due anni, a meno che nella mente della Ministra quei reati debbano essere considerati bagatellari.
Viceversa il problema della prescrizione dovrebbe trovare la soluzione solo nella riduzione dei tempi della giustizia come stabilisce l'art. 111 della Costituzione che parla di ragionevole durata del processo.
La riduzione dei tempi, questa è la richiesta dell'Unione Europea, non significa eliminare i processi, ma fare in modo che si svolgano con maggiore celerità. Basta pensare ai processi complessi (tutti quelli dei colletti bianchi) con centinaia di parti offese, di testimoni e di imputati che richiedono più udienze solo per fare l'appello degli attori e dei convenuti. Come fare? Attingendo a piene mani dai principi sacrosanti della riorganizzazione, del metodo, delle strutture, raddoppiando gli organici dei magistrati, del personale di cancelleria e d’ordine, innovando sul piano tecnologico, eliminando le strettoie procedurali anacronistiche, valide forse nel secolo scorso, ma non più coerenti con le esigenze moderne, tenere aperti i tribunali anche di notte (la giustizia non può mai fermarsi) come il servizio pubblico essenziale ospedaliero e dei trasporti, eliminare il divieto della cosiddetta “reformatio in peius“ che farebbe drasticamente crollare i ricorsi in appello che in nessun paese occidentale sono così numerosi come in Italia.
La prescrizione, e peggio l’improcedibilità, rappresentano la più evidente lesione dei diritti delle persone offese dal reato, oltre che della società.
La legge Cartabia non è la riforma del diritto penale, ma solo della prescrizione e lascia il tema della riforma complessiva del processo penale al Governo, attraverso lo strumento della delega con precisi limiti operativi.
Il paradosso dunque di questo pasticcio è un clamoroso squilibrio contro l’equità processuale; logica vorrebbe che le due cose, cioè riforma complessiva del diritto penale e prescrizione, procedano di pari passo in un contesto coerente.
Esso invece rimandando nel tempo la riforma complessiva del processo penale rende operativa la riforma della prescrizione del reato introducendo la figura nuova della improcedibilità che significa mandare in fumo almeno 150 mila processi tra cui certamente quelli a carico di nomi eccellenti e non dei poveracci da strada.
Al pressing pro Cartabia dei leghisti, dei forzisti e degli italovivi che anche da morti fanno danni, si è opposto con fermezza solo il M5S che grazie a Conte è riuscito ad inchiodare nella esclusione della improcedibilità almeno i reati di mafia, in tutte le loro sfaccettature, e quelli di terrorismo.
Falcone diceva che non bisogna confondere la politica con la giustizia penale altrimenti l'Italia, pretesa culla del diritto, rischia invece di diventarne la tomba. E per dirla con Kant il diritto non deve mai adeguarsi alla politica, ma è questa che deve sempre adeguarsi al diritto. Perciò quando l'ingiustizia diventa legge per ragioni politiche, la resistenza dei cittadini è un dovere.
Ma in fondo ai commensali del banchetto miliardario del “recovery plan” interessa poco che la frittata sia cotta al punto giusto e che non inacidisca, loro vogliono semplicemente spartirsi quello che considerano un bottino che però non è altro se non un debito caricato su quanti devono ancora nascere.
Torquato Cardilli
09 Agosto 2021
Una riforma più generale della giustizia - non solo dell'aspetto processuale - passa, a mio modesto parere, attraverso una riorganizzazione degli uffici giudiziari, la depenalizzazione dei reati bagatellari, la digitalizzazione completa dei procedimenti e, perché no,anche attraverso la riqualificazione professionale di tutto il personale del comparto, polizia giudiziaria compresa, la cui inesperienza spesso è causa di inutili e dispendiose attività investigative e processuali. Nel civile non sarebbe male una generale estensione delle pratiche di propedeutica mediazione. Per il resto non posso che concordare con la puntualissima analisi del Dott. Cardilli.
RispondiEliminaIl capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusto senza esserlo.
RispondiElimina(Platone)
Siamo sicuri che contro la Cartabia si è opposto il M5S? Vogliamo ricordare che la delegazione grillina al governo Draghi (Patuanelli, Dadone, Di Maio e D'Incà avevano votato la controriforma Cartabia nella versione criminale originaria, o ce lo siamo dimenticati. Vogliamo dirlo che i ministri grillini hanno votato contro le indicazioni di Conte e i due capigruppo grillini di Camera e Senato che erano per l'astensione? Vogliamo far sapere a chi non lo sapesse che il M5S ha fatto (solo successivamente), marcia indietro per non perdere la faccia dopo essere stato sputtanato dalla stampa. Se non fosse stato per Conte che ha limitato il danno, quei tanto decantati grillini, ci avrebbero consegnato la più vergognosa legge sul processo penale, mai votata. Ancora una volta ho dovuto precisarlo io, perchè a qualcuno sembra male raccontarla tutta.
RispondiEliminaMaurizio Alesi vogliamo dirlo che hanno peccato solo di ingenuità credendo a quel volpone di Draghi che minacciava di far cadere il governo?
EliminaPer voi le porcate dei grillini sono sempre ingenuità. Dopo dieci anni che stanno in Parlamento e tre anni di potere al governo del Paese, parlate ancora di ingenuità. Sono solo dei venduti, altri che ingenui. Conte è i due capigruppo glielo avevano detto come si doveva votare. Loro invece hanno pensato alla loro poltrona al ministeri. Questo è.
EliminaNon direi che la frittata è fatta:
RispondiElimina1) Conte e M5S hanno fatto modificarla molto, altrimenti non avrebbe avuto il voto
2) UDITE UDITE, la riforma entra in vigore nel 2024,
nel 2023 si vota quindi se Conte e M5S vanno al governo dassoli, la cancellano.
Dipende dagli elettori.
Beata ingenuità.
EliminaQuesta riforma salva politici e denarosi e probabilmente anche gli assassini di marocchini ,salva pure il paese da eventuali sanzioni per i processi troppo lunghi , impoverisce gli avvocati che vengono privati degli introiti derivanti dai continui rinvii ma non fa niente contro i poveri, i malati, i violentatori, la manovalanza mafiosa e chi ruba un panino che non permettendosi un avvocato vengono condannati immediatamente ma in fondo in fondo non fa niente, in carcere c'è il cinema, la televisione a colori le palestre, si mangia bene, sicuramente meglio di quello che uno trova nei bidoni dell'immondizia e infine non manca ne la droga e neanche le donne.
RispondiEliminaLa senatrice Paola Taverna,da sempre fascistoide, prepara il suo passaggio verso Meloni o roba simile. Vergogna.
RispondiEliminaAbbiamo visto la pochezza di tutti i deputati alla camera Nesso ESCLUSO ANCHE IL M5S SI È INGINOCCHIATO DAVANTI A DRAGHI. SI SONO INCHIODATI SULLE POLTRE E NESSUNO HA INTENZIONE DI FARE L’UOMO.
RispondiEliminaSuggerisco un articolo x un grande uomo che ci ha lasciati. Gino Strada.
RispondiEliminauUn angelo è volato in cielo . Il mondo è più povero e più miserabile.
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