Ad essere coinvolti come spettatori non sono quindi solo i clienti più affezionati allo spettacolo, ma anche larghe fette dell'opinione pubblica nazionale.
Ogni riferimento a persone o cose è puramente casuale in questa pièce che, a cominciare dal luogo prescelto, ha tutte le caratteristiche di una favola o se vogliamo di una tragicommedia all'italiana, fondata su una bufala, al sapore di cioccolato, nata su una versione inverosimile, che oltrepassa ogni limite di veridicità o di semplice plausibilità.
Due sono i personaggi, per anni alla ribalta delle cronache, con un non limpido passato giudiziario diretto o dei familiari: la volpe, un giovane di belle speranze, molto ambizioso con un ego smisurato per l’immeritato onore di essere arrivato con una congiura a capo del Governo, l’altro, un ex maresciallo diventato “barba finta” altrettanto ambizioso, aspirante a scalare i Servizi, condannato a ben 9 anni di galera per il ruolo giocato nel rapimento di un Imam, ma graziato dalla più Alta Corte con il velo del segreto di Stato.
Entrambi fanno la classica figura del “cioccolataio”.
Si danno appuntamento, l'antivigilia di Natale, sul piazzale di un autogrill dell'Autostrada del Sole tra Roma e Firenze, luogo scelto, come s’usa tra persone d’onore, nella convinzione di essere al riparo da occhi indiscreti per un incontro che avrebbe dovuto restare sconosciuto.
Confabulano per oltre mezz'ora; l'atteggiamento non è quello tra amiconi che si scambiano barzellette, o notizie sulle rispettive famiglie, ma di chi è mosso, ciascuno per i suoi fini, da un tornaconto personale.
Sul motivo dell’incontro, il gatto tace per tema di rovinarsi la reputazione, ma la volpe, in perdita di lucidità, dà una giustificazione puerile secondo cui l’amico spione doveva consegnargli dei dolci “babbo natale” di cioccolata. Cioè all'interno di un fatto reale, documentato per immagini che hanno fatto il giro d'Italia, viene inserita una sciocchezza infantile cui non crederebbe nemmeno un bambino.
La seconda giustificazione, ancor più puerile della prima, è che la volpe si era dimenticata di avere l'appuntamento col gatto e una volta avvisato per telefono sia venuta ad entrambi l'idea di incontrarsi al piazzale dell'autogrill con le rispettive scorte, come se i dolcetti stessero per scadere.
La terza fandonia è che la volpe sia arrivata prima del gatto perché partita prima, quando invece testimoni oculari affermano che il gatto si trovasse lì da un pezzo in attesa della volpe, come se l'appuntamento fosse stato fissato ben in anticipo.
Motivo del ritardo della volpe? La visita fatta prima della partenza da Roma all’orso grigio fiorentino, compagno di tante avventure, ristretto nel carcere per bancarotta.
La prova documentale dell’incontro è stata diffusa tanto dalla televisione quanto dalla stampa che ha avuto un’eco fin oltre i nostri confini; persino in Arabia Saudita e negli Emirati stanno ridendo sull’ingenuità dei nostri eroi.
La volpe, vistasi scoperta, ha voluto diffondere la versione di essere vittima di un abuso, di essere stato intercettato illegalmente, come se non fosse di pubblico dominio che qualsiasi politico ogni volta che mette piede in quella parte del mondo che frequenta spesso per ragioni economiche, è seguito ed intercettato persino nei luoghi più intimi. Del resto è noto a tutti che i servizi di intelligence stranieri tengono costantemente sotto controllo non solo i nostri politici de visu o con strumentazioni altamente sofisticate, ma persino la cancelliera tedesca, il premier britannico, il presidente americano e giù per i rami tutto lo staff dei principali collaboratori .
La cosa per l’eco nazionale e internazionale è finita ovviamente in parlamento.
Nel sonno del Sottosegretario delegato ai Servizi che non sembra avere il controllo dei propri spioni, del premier che non sembra nemmeno incuriosito e del comitato parlamentare che si è ben guardato dall’indagare sulla veridicità del fatto e sui motivi di queste frequentazioni che durano da anni, l'aula parlamentare ha dovuto ascoltare un’interrogazione volta a mettere sotto torchio il servizio televisivo che aveva diffuso la notizia con allusioni false su presunti compensi pagati in un paradiso fiscale.
Ma a questo punto occorre fare un piccolo flash back.
È noto quanto la nostra volpe sia attaccata ed interessata ai servizi segreti, data la sua passata esperienza di responsabile del loro funzionamento. È pure noto che da quando ha lasciato il timone di comando ha manifestato una tendenza ad intervenire sugli assetti tanto che nell'ultima parte dell'anno si è battuto in parlamento e sui mezzi di informazione per forzare il suo successore a spogliarsi della delega ai servizi, cosa in effetti avvenuta in “articulo mortis”, quando cioè il piano di farlo cadere era stato già elaborato nei minimi dettagli.
Come accennato c'è stato un fil rouge tra la visita fatta in carcere all'orso grigio e la difesa pubblica che il quasi genero dell’orso ha inteso fare pubblicamente della volpe specificando che anche lui incontrava decine di spioni.
Come dire che i servizi anziché rispondere esclusivamente all’unico titolare del potere di controllo ed indirizzo o al comitato parlamentare agiscono in parallelo con questo o quel politico per scambiare informazioni riservate.
In fin dei conti la tragicommedia al cioccolato così raccontata può essere tranquillamente digerita dai funzionari di polizia, dai magistrati, dal parlamento e dal popolo che hanno creduto alla madre di tutte le bufale degli ultimi venti anni che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
Torquato Cardilli
14 Maggio 2021
Dovrebbero cambiargli il nome da servizi segreti a servizi pettegoli!
RispondiEliminaQuando viene meno la coscienza critica qualsiasi mistificazione diventa realtà. Abbiamo preso per nuovo ciò ch’era stantio. Coloro che parlavano di rivoluzione sono stati inghiottiti dal sistema. Alcuni hanno usato movimenti e partiti per fini personali. Il cambiamento continua a dormire mentre il sistema, al dispetto di qualsiasi tragicommedia, vive. I “clienti più affezionati” fanno il tifo mentre “larghe fette dell’opinione pubblica nazionale” rimane indifferente. Sono passati 40 anni e il monito di Enrico Berlinguer rimane attuale e irrisolto:
RispondiElimina"La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perché dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico".
Stanno tornando gli anni bui dei depistaggi e dei servizi deviati. Povera Italia e poveri italiani onesti.
RispondiEliminaSchifo di merda
RispondiEliminaLoro sono lo stato come ha detto il boss riina perciò comandano loro e i loro tv RAI e merdaset. E i loro giornali pagati con milione di soldi pubblici.... comandano loro . e il popolo italiano dorme nella merda e non alza un dito di protesta anzi ascoltano e leggono le informazioni elaborata e tutta falsa e a favore del sistema mafioso e ci credono pure, povera Italia
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