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lunedì 31 maggio 2021

GAZA, UN ALTRO EPISODIO DELLA GUERRA DEI CENT'ANNI (parte prima)

di Torquato Cardilli - Chi abbia studiato un po’ di storia (cosa rara nei politici di oggi) sa che a cavallo dei secoli XIV e XV si svolse in Europa la guerra dei cent'anni tra l'Inghilterra, paese aggressore, e la Francia, paese invaso. Fiammate più o meno lunghe di ostilità, con episodi di ferocia, si alternarono a brevi periodi di pace effimera, fragile quanto la resistenza dei sigilli di ceralacca dei trattati che l'avevano conclusa.

Dopo un primo periodo di circa settant’anni in cui l’Inghilterra fece valere la sua migliore tecnologia e strategia di guerra, la Francia passò alla riscossa. 

Il punto di svolta fu segnato dalla partecipazione alla guerra di liberazione di Giovanna d’Arco, audace nell’organizzazione della resistenza per cacciare gli inglesi dal suolo francese e principale artefice della riconquista di Orléans e poi di Reims ove Carlo VII di Valois fu incoronato re di Francia.

C'è un'altra guerra dei cent'anni, questa volta in Medio Oriente, che si sta sviluppando a cavallo dei secoli XX e XXI, iniziata 75 anni fa, di cui la recente battaglia di Gaza tra palestinesi e israeliani non è che il più recente, ma non ultimo drammatico episodio.

Avevo ancora i calzoni corti quando fu creato lo Stato di Israele e non avrei certamente immaginato la catena di guerre, di distruzioni, di morti e di vessazioni sui vinti superstiti, che ne sarebbe seguita da cui è pure germogliata la mala pianta del terrorismo internazionale.

Era il 14 maggio 1948 e il mondo intero, con la coscienza sporca per non essersi opposto in tempo allo sterminio degli ebrei attuato con bestiale ferocia dai nazisti, tirò un sospiro di sollievo. Ma da allora la pentola del Medio Oriente non ha fatto che bollire come un vulcano eruttando guerre, morti e distruzioni.

Bisogna necessariamente esaminare, seppure a vol d’uccello, i duemila anni di storia della Palestina per capire come si sia arrivati agli scontri di oggi.

La Palestina, grande quanto la Sicilia, dall'occupazione romana di Tito che nel 70 d.C. distrusse il tempio di Gerusalemme - come ci ricorda il suo arco a Roma - e che promosse la espulsione degli ebrei costretti alla diaspora negli altri paesi, rimase per sei secoli, sotto il dominio assoluto dell'impero romano d'occidente e poi di quello d'oriente con sede a Costantinopoli.

Nel 638 la Palestina, crogiolo di tribù di varie denominazioni (cananei, filistei, nabatei, seleucidi), ma con una maggioranza di arabi ed un'esigua minoranza di ebrei superstiti, davvero insignificante, fu strappata al dominio cristiano bizantino dal Califfo arabo Omar. Da allora il paese restò un paese totalmente arabo, nonostante le crociate dei monarchi europei e del papato, iniziate con la velleità di liberare il santo sepolcro ma di fatto motivate dal desiderio di creare regni effimeri da distribuire a vari principi cadetti.

Solo nel 1500 la Palestina fu incorporata nel sultanato ottomano e vi restò fino alla fine della prima guerra mondiale.

A cavallo tra 1800 e 1900 era nato in Europa il movimento sionista, organizzazione politica internazionale ebraica che aspirava a riunificare tutti gli ebrei sparsi nel mondo, sopravvissuti a tutte le persecuzioni antisemite del mondo cristiano, dalla Spagna e Portogallo, dalla Polonia e Russia, ma mai nel mondo arabo, anch’esso semita.

Tale obiettivo fu soprattutto incoraggiato dal Governo di Londra che, con la dichiarazione Balfour del 1917, espresse l'assenso alla creazione, a guerra finita, di un focolare ebraico in Palestina.

L'obiettivo politico inglese non era certo quello di creare uno stato ebraico, ma di mostrare gratitudine verso la lobby ebraica americana per aver convinto gli Stati Uniti ad entrare in guerra a fianco dell'Inghilterra e potere continuare a servirsi del supporto dei servizi dei circoli finanziari ebrei per sconfiggere l'impero ottomano, alleato degli imperi centrali.
(Fine parte prima) (vai alla parte terza e quarta)

Torquato Cardilli

31/ Maggio 2021

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