Nella prima metà degli anni Novanta, poco dopo l’era di Tangentopoli e delle stragi, ho intuito (benché ancora giovane e a digiuno di faccende politiche…) che in Italia i cosiddetti (e nascenti) Centro-destra e Centro-sinistra si sarebbero spartiti il potere fingendo di farsi la guerra. Le famose frasi pronunciate da Massimo D’Alema (allora vice-segretario del suo partito) contro il candidato premier (e poi vittorioso) di Forza Italia e della coalizione di “destra”, Silvio Berlusconi, sono a mio avviso l’emblema dell’apertura di quella nuova fase storica: l’era dell’inciucio sottobanco.
Quelle frasi contribuirono notevolmente a far perdere le elezioni al “povero” Achille Occhetto (già schiacciato dalla propaganda televisiva del rivale), in quanto agli occhi degli italiani il cavaliere apparve come una vittima, maltrattata dal “comunismo mai morto”.
Sappiamo tutti com’è andata. Tra alternanze destra-sinistra, Bicamerali, Governi di unità nazionale, Governi tecnici, inciuci veri e propri e quant’altro, gli scenari degli Esecutivi nazionali sono cambiati spesso per far rimanere sempre tutto com’era… E dietro ogni diatriba, faida, scontro, si celavano gli accordi finalizzati a gestire l’Italia un po’ per uno: questo a te e questo a me, una volta a te e un’altra volta a me, oppure anche assieme. E ciò è stato possibile per un motivo piuttosto semplice: perché qui, la sinistra, ha cominciato a comportarsi da destra.
Insomma, destra e sinistra, opposti ma uguali… E la pantomima è andata avanti per anni, fino ai giorni nostri. Niente di nuovo, tutto di risaputo… Almeno per chi vuole capire. E oramai dovrebbero saperlo anche i muri che questo è quello che è successo.
Destra e sinistra, più o meno, si equivalgono (con gli opportuni distinguo e qualche differenza, almeno in superficie).
Accade anche altrove, peraltro. Non sono mancati pure in Europa i grandi “leader di sinistra” che si sono comportati quasi o peggio degli uomini di destra. Mi è permesso di menzionare Blair, ieri, e Macron, oggi? Sbaglio se affermo che rientrano in questo prototipo di politico “sinist-dest”? Così, solo per citare qualche nome… Ma si può anche guardare agli Stati Uniti o al Brasile.
In America c’è stato un buon presidente, Barack Obama: difficile farlo rientrare nella suddetta categoria. Però forse nemmeno lui è stato abbastanza “di sinistra”. Non ha saputo convincere pienamente: ci ricordiamo della questione della riforma sanitaria?
Così la gente ha virato a destra, incoronando Trump, salvo poi tornare a sinistra con Biden. È sempre così. Il cittadino, generalmente e teoricamente, forse tende di più, per natura, a scegliere il “pensiero” di sinistra. Però se la sinistra “pensa” (ed agisce) come la destra, allora il cittadino dice: “Tanto vale spostarsi a destra!”. Poi si accorge che il capo della destra è un pagliaccio, e quindi torna a sinistra.
E via di questo passo… Non è forse accaduto qualcosa del genere anche in Brasile? Lungi da me l’idea di paragonare Lula a Bolsonaro. Per carità! E tuttavia, i brasiliani si sono convertiti e hanno trasmigrato a destra, anche e soprattutto dopo le delusioni maturate durante i mandati di Lula e di Dilma Rousseff. Ora sono già pronti di nuovo ad abbandonare Bolsonaro per tornare sui loro passi.
Il guaio è che tra destra e sinistra non sai più chi scegliere. E non riesci più a cogliere una differenza marcata, netta, convincente. Per cui si oscilla di qua o di là, senza più speranze.
L’Italia, rispetto ad altri Paesi, ha avuto una carta in più da giocare. I Cinque Stelle. Il Movimento è nato proprio per questi motivi. Per rompere l’asse destra-sinistra… Destra e sinistra che uguali sono. Non è certo una notizia dell’ultima ora, bensì una cosa scontata: eppure troppe persone ancora non hanno compreso, e vivono in quello stucchevole teatrino del duello ideologico, che fa litigare noi cittadini, divisi, chi su un fronte e chi sul fronte opposto, mentre le due presunte ideologie opposte, in realtà coincidono e vanno a braccetto.
Il fatto che molti non abbiano capito il “giochetto” è un bel problema… Perché sono la maggioranza. Quanto meno i due terzi del Paese. Così l’altro terzo (i Cinque Stelle appunto, che però adesso sono scesi assai al di sotto di questo “un terzo”) non è mai in grado di governare da solo, e può scegliere solamente tra lo stare all’opposizione o l’accordarsi con altre forze politiche.
Il Movimento ha spaccato l’equilibrio “destra-sinistra”. Ma non abbastanza. Per cui, prima ha formato un Governo con una parte della Destra, e dopo con una parte della Sinistra. Finendo tradito in entrambi i casi, benché con modalità un po’ differenti.
Uno si può anche domandare se ne valeva la pena… Che cosa avrebbero dovuto fare nel 2018 i Cinque Stelle? Meglio restare in minoranza e lasciare che Destra e Sinistra completassero la loro auto-distruzione, che però molto probabilmente avrebbe anche comportato una distruzione pressoché irrevocabile del Paese? O meglio tentare una strada di responsabilità, governando insieme ad altri ed imponendo la propria “forza elettorale”?
Si è scelta la seconda via, e non è detto che sia stato un male. Il Movimento, pur tra mille difficoltà e passando in mezzo a due tradimenti, ha saputo realizzare non poche cose importanti, pilastri del suo programma, e assai invise ai “compagni di strada”. Ma è un lavoro che, chiaramente, è rimasto interrotto a metà.
Sorvoliamo. Ora il Movimento è addirittura al Governo con entrambe le parti rivali. Sorvoliamo anche su questo. Se ne è già discusso a lungo. Concentriamoci su quello che potrebbe accadere domani. Riflettiamo su questo.
Finora, gli unici a non tradire pienamente i Cinque Stelle sono stati i Democratici. E ciò, grazie a Nicola Zingaretti (al di là delle sue ultime uscite infelici a proposito di Virginia Raggi!). Zingaretti si è però dimesso. Oggi, il reggente del Partito si chiama Enrico Letta.
È un aspetto positivo, come vari commentatori hanno infatti evidenziato (si pensi ad Andrea Scanzi, su Il Fatto Quotidiano)? O sarà l’ennesimo ostacolo?
Ho in mente il povero Giuseppe Conte, che ha accettato il compito di “rinnovare” i Cinque Stelle. Ha già avuto a che fare con Salvini e Renzi… Non c’è il due senza il tre? Bèh, non è corretto accostare la signorilità di Letta con la “burinaggine” dei due Giuda-Matteo. Tutt’altro spessore.
Però non possiamo scordare chi è Letta e chi è suo zio, né dimenticare poi di quale amalgama fosse composto il suo breve Governo. La storia insegna sempre qualcosa, anche se abbiamo il brutto vizio di non rivangare il passato. Io lo rivango sempre, e tanto mi basta per dire: non mi fido.
Letta è pur sempre un uomo della sinistra che non è più sinistra bensì fa la destra… Punto. E il Partito Democratico, chiunque lo guidi, non sarà mai davvero affidabile fino a quando, anziché scimmiottare la destra, non comincerà ad affrancarsi da poteri forti, consorterie, lobby e lobbisti (che entrano ed escono tranquillamente dai palazzi romani), banche e grandi industrie al seguito.
Temo che di acqua sotto i ponti ne debba passare parecchia prima che si verifichi un simile cambiamento. Ed esprimo seri dubbi sul fatto che Letta sia l’uomo giusto per favorirlo. Vorrei mettere in guardia Conte, però spero si sia già messo in guardia per conto suo.
I grandi industriali sono coloro che ripetono sempre: “Noi siamo quelli che danno il lavoro!”. Eppure sappiamo che oggigiorno i “grandi industriali” succhiano parecchie risorse pubbliche, ma fanno più finanza e speculazione che non impresa. Il lavoro è merito dei lavoratori e delle piccole imprese.
È vero che sono i grandi industriali a “dare lavoro ai cittadini”, o è più vero che sono i cittadini-lavoratori (e contribuenti) a “dare ricchezza ai grandi industriali”?
Quando sentirò un esponente del Partito Democratico che si schiera apertamente con la seconda opzione, allora potrò iniziare a credere che la sinistra è di nuovo sinistra!
26 Marzo 2021
Interessante e condivisibile la critica alla sinistra che non fa la sinistra e somiglia sempre più alla brutta copia della destra. Ma va detto, con altrettanta lucidità e determinazione, che anche la speranza di una forza alternativa e dirompente come il M5S si è dissolta annacquandosi e diluendosi nel marasma in cui versano i due schieramenti tradizionali. Se nel Conte1 e Conte2 i grillini sono entrati sulla base di un chiaro programma di governo concordato e sottoscritto con i partner, nel governo dell'ammucchiata sono andati con la benda sugli occhi, senza chiedere nessuna garanzia, nessun ministero strategico per portare avanti i loro punti fondanti e senza conoscere un rigo del programma di Draghi. E' questa la svolta con cui Grillo, Di Maio e derivati hanno deposto le armi e alzato le mani davanti al sistema che volevano combattere. Negare questa evidenza denota cecità. O mala fede.
RispondiEliminaPer qualche anno i CinqueStelle hanno raccolto in buona parte il testimone della Sinistra moderna, facendosi portavoce delle tipiche istanze appunto di sinistra. Ora il problema è proprio questo: Conte a capo del Movimento si farà risucchiare da Letta in una sinistra che non è sinistra bensì simil-destra, o accadrà il contrario, ossia Conte riuscirà a fagocitare una parte dei Democratici, risvegliandone la propensione tipica della Sinistra? È una domanda da proiettare al dopo, al dopo-pandemia, al dopo-Draghi, al futuro (speriamo prossimo). L'odierno atteggiamento dei CinqueStelle può indurre a credere che si verificherà la prima ipotesi. Anch'io la temo molto. Ma preferisco aspettare prima di dire già ora che il Movimento si è arreso ed è cambiato. Magari sarò cieco, sicuramente non in mala fede, comunque preferisco considerarmi magari orbo da un occhio ma con l'altro ancora aperto e che continua a scrutare…
RispondiEliminaAspettarsi cambiamenti draconiani confidando solo su un condottiero su cui grava il compito di portare un po' d’ordine in un movimento allo sbando e, soprattutto, disegnare una linea politica è quanto meno velleitario. Il M5S è una massa indistinta e volatile di gente che ha perso ogni riferimento morale, etico e politico. Penso sia difficile che Conte, per quanto eccellente uomo di governo, possa esprimere le stesse qualità come uomo di partito. Vedremo.
EliminaPasquale Nevone
RispondiEliminaLa delusione dell'elettore per la somiglianza o addirittura la sovrapposizione delle politiche di destra e di sinistra , e cioè che, in sostanza , propongono e fanno quasi le stesse cose, è tipico dei sistemi maggioritari. Tutti i politologi del mondo anglosassone (USA e GB in primis) lo denunciano da sempre. Il motivo sta nel fatto che la stragrande maggioranza degli elettori sono moderati, centristi, non amano le estreme. Quindi tutti i partiti cercano di conquistarne il consenso , e perciò propongono programmi simili con poche e apparenti differenze formali o d'immagine. Stranamente è con il proporzionale che si possono avere vere differenze di governo , perché i moderati hanno il loro partito (vedi la vecchia DC) che di allea di volta in volta con la destra o la sinistra. Ricordiamo nella prima repubblica i governi di cdx (Tambroni) , csx (Moro) , solidarietà nazionale (Andreotti) , portacolori.
Il M5S , effettivamente , nel 2018 ha rappresentato una rottura dell'equilibrio maggioritario , perché ha raccolto il consenso dei delusi del centro , della sinistra e della destra , costituendo un formidabile ed inedito blocco unitario contestatore della palude partitica. Oggi , dopo 3 anni , dobbiamo ammettere che , purtroppo quelle speranze sono andate deluse e gran parte di quegli elettori stanno ritornando all'estensione o a casa. Dunque è imprevedibile che succederà alle elezioni del 2023. Ciò spiega il caos attuale in tutti i partiti.
Interessante argomentazione. Da molto tempo mi chiedo che fine abbia fatto la sinistra. Alberto Asor Rosa dice: “E’ assai arduo definire cosa sia in questo momento storico la sinistra in Italia. Dubito che esista una frazione del mondo politico odierno per la quale si possa usare la parola sinistra”. Penso di non esagerare dicendo che la sinistra ha perso il vero significato dopo la morte di Enrico Berlinguer. Per Berlinguer sinistra voleva dire una nuova gerarchia di valori con al centro l’uomo, il lavoro umano, la solidarietà, l’uguaglianza, la libertà, la giustizia: in Italia, in Europa e in tutto il mondo. Negli ultimi anni non si è riscontrata nessuna differenza fra destra e sinistra, chiunque ha adottato una politica di austerità causando più povertà ed emarginazione. No, oggi, non esiste una forza politica di rilievo che possa definirsi di sinistra. Il PD? E’ un partito mai nato che ha fallito tutti i tentativi di rigenerarsi. Ora ci sta provando Lettta, ci riuscirà?! Il M5S non si è mai definito di sinistra, è un Movimento che si ribella, si ribellava, contro l’esistente. Con la leadership di Conte, cosa diventerà?! La sinistra è un sentimento di amore in attesa di diventare azione.
RispondiEliminaSinistra uguale alla destra? Una CAZZATA. Se fosse minimamente vero, mi dice di cosa stiamo parlando?
RispondiElimina