Sono titoli di credito emessi dalla cartolarizzazione dei mutui e prestiti.
Ad esempio, la banca che è in possesso di crediti concessi per prestiti immobiliari, può decidere di cartolarizzarli, cioè trasformarli in titoli, e venderli ad altri clienti come investitori privati o istituzionali, (tra i quali, spesso, ci sono fondi di investimento). In genere, sono presentati come obbligazioni a basso rischio finanziario, mentre in realtà sono di scarsa qualità dal valore incerto, oltre che rischiosissimi, in quanto strettamente soggetti alle leggi di mercato e dello spread.
Chi li compra sa di esporsi coscientemente, già in partenza, al rischio altissimo di ritrovarsi dopo poco tempo tra le mani solo carta straccia.
È per questo motivo, che vengono definiti "titoli tossici" o spazzatura.
Ma può uno Stato, con un minimo di responsabilità civile, cedere alla tentazione di mettersi in pancia spazzatura simile con il concreto rischio di finire sul baratro del fallimento?
Evidentemente per qualcuno è stato così.
L'Italia, ne possiede il triplo del valore del PIL prodotto, e questo ne fa automaticamente un paese costantemente sull'orlo del fallimento.
Dal 1991 al 2001, il nostro Tesoro ne ha fatto incetta, ed ora se li ritrova in pancia senza possibilità di liberarsene.
In quel periodo, l’élite del nostro paese era costituita da Ciampi, Prodi, Amato e dal direttore del Tesoro Draghi.
Come era prevedibile, con la riduzione dei tassi, i derivati hanno generato perdite ingenti per lo Stato, con il governo costretto ad affrettarsi a porre per anni un informale segreto di Stato sulle perdite relative ai derivati.
Ma non contento, nella metà degli anni novanta, il Tesoro, avviò operazioni ancora più speculative, comunemente note come "swaption", che consistevano nella vendita da parte dello Stato e di asset pubblici e strategici, che oltre a causare perdite insopportabili, contribuirono a determinare anche il crollo del paese già 5^ potenza economica mondiale all'orlo del fallimento. Beneficiaria di tale operazione fu senz’altro la Morgan Stanley bank americana, la stessa che nel 2011, in piena crisi economica del paese affondò il coltello, rinegoziando unilateralmente i tassi in suo favore, facendo così schizzare lo spread alle stelle, aprendo la strada al governo Monti ai danni di quello Berlusconi, già preparato negli incontri riservati di Nizza tra re Giorgio e Monti.
Infatti, esisteva una clausola concessa nel contratto alla Morgan Stanley (unica ad avere questo privilegio), che gli consentiva unilateralmente di decidere se chiudere senza appello i derivati, se non li avesse più trovati conveniente, in caso di rating negativo del paese. Come dire, compra i miei titoli, poi se non ti piacciono più, sei libero di chiedermi i danni quando vuoi. Un grande affarone, si, ma per chi?
Durante la successiva inchiesta avviata dalla magistratura sulla vicenda, dove la stessa Morgan Stanley risultava chiamata a giudizio per danni erariali, sembra che gli allora dirigenti del Tesoro, abbiano risposto: "Non avevamo conoscenza di tale clausola".
Strano? Non più di quanto suona strano il fatto, che poi quegli stessi dirigenti, come Domenico Siniscalco e Vittorio Grilli, successivamente passarono assunti proprio alla stessa Morgan Stanley?
E non suona anche curioso, che anche Giacomo Draghi, figlio di supermario, all’epoca dei fatti della "swaption", lavorasse sempre per la Morgan Stanley?
E, che lo stesso babbo Mario, dopo aver lasciato il Tesoro, venne assunto dall’altra super banca americana Goldman Sachs bank, che aveva fatto incetta dei nostri asset pubblici, addirittura come vice presidente per l’Europa?
Ma aveva torto l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, quando così lo definì: “Mario Draghi, è un vile, un vile affarista non si può nominare presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana. E male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura a Silvio Berlusconi, male molto male”.
Cossiga poi rincarò la dose: “È il liquidatore dopo la famosa crociera sul “Britannia” dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana quand’era direttore generale del tesoro e immaginati che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei Ministri svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni e certamente i suoi ex comparuzzi di Goldman & Sachs“.
Noi, Caro Francesco Cossiga, e Lei se lo è perso, lo abbiamo appena nominato: Mario Draghi, è Presidente del Consiglio.
Ora, chi può dorma sonni tranquilli!
Letto con molta attenzione, Draghi non mi è mai piaciuto e questo articolo conferma la bontà del mio pensiero. Ma siamo costretti a sostenere, fino a che non verrà intaccato il lavoro del Governo Conte, l'esecutivo appena insediatosi, soprattutto per vigilare ed evitare malefatte ai danni del popolo italiano. Anche perché si potrebbero spartire i 209 miliardi che così faticosamente il Presidente del Consiglio uscente è riuscito ad ottenere.....
RispondiEliminaOra non posso ma leggerò con interesse l'articolo di Caianiello (anche se ultimamente abbiamo visioni diverse)
RispondiEliminaL'amico Sig Caianello si intende un pà di tutto.Dalle mie parti si dice che è infarinato, alterna problemi e relative soluzioni, questo è molto bello e utile.
RispondiEliminaPeggio di così
RispondiEliminaDraghi non farà mai nulla per il cedo medio mettetevelo bene in testa.
RispondiEliminaIl governo Conte era ancora nel pieno dei suoi poteri e già tutti sbavavano per Draghi. Gli italiani hanno il brutto vizio di non apprezzare quello che hanno e invocano l’uomo della provvidenza. Sono stati accontentati: è arrivato il super Mario, quello che dovrebbe risolvere tutti i problemi. All’inizio della crisi ho pensato che il M5S e il PD dovevano collocarsi all’opposizione del governo Draghi. Dopo una attenta valutazione politica ho pensato che i due partiti dovevano entrare nella maggioranza per il senso di responsabilità verso il Paese che sta attraversando un periodo delicato. Dall’interno, oltre a controllare e incidere sull’azione del governo, è più facile difendere quello che di buono è stato fatto nel precedente governo guidato da Conte. Nel suo discorso Draghi ha parlato di continuità. Ciò aumenta la rabbia per come Conte è stato estromesso. Bersani ha detto: “E’ una vigliaccata quella fatta a Conte.” Un giorno, forse, sapremo la verità. Avendo sprecato l’occasione di avviare il cambiamento rimane il dovere di vigilare . Comunque non possiamo negare che quanto accaduto è anche colpa della maggioranza che sosteneva Conte.
RispondiEliminaE' stato da sempre una delle eminenze grigie italiane nel settore bancario ma non mi risulta che sia una santo io di miracoli non ne ho visto fare MAI ! Non so come andremo la pandemia rompe molto gli equilibri finanziari il presidente della repubblica ha deluso molto tempo al tempo tra un anno forse vedremo gli effetti di questo governo di unita' nazionale FORSE !
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