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venerdì 23 ottobre 2020

ORIGINE DELLA LEGGE TRUFFA E I SUOI NIPOTI

di Gigi Consiglio - Come Legge Truffa, per antonomasia, si intende indicare la Legge elettorale del 1953 che assegnava ai vincitori delle elezioni un Premio di Maggioranza costituito da un congruo numero di deputati non eletti ma prelevati da un pozzetto particolare ed utili a raggiungere una maggioranza qualificata valida per governare tranquillamente senza il timore di essere sfiduciata. In realtà l’origine di tale “furbata si ritrova nella riforma elettorale maggioritaria voluta dalla legge che prese il nome del suo firmatario, Giacomo Acerbo, gratificato col titolo di Barone dell’Aterno, dal potenziale Duce e da S.M Vittorio Emanuele III. In base ad essa, al partito che avesse conseguito almeno il 25% dei voti espressi sarebbe stato assegnato il 67% dei seggi; il restante 33% sarebbe stato ripartito fra le altre liste secondo i calcoli della Proporzionale pura. 

In conclusione 356 seggi andarono al Partito Fascista e 179 seggi all’opposizione di minoranza, provocando, conseguentemente, in essa maggior coesione. La legge Acerbo fu applicata nella sola tornata elettorale del 6 Aprile 1924 che segnò la decisiva affermazione di Mussolini e dei suoi sodali, la contestazione rigorosa del socialista Matteotti, il suo assassinio e il fenomeno dell’Aventino, dovuto alla consapevolezza della opposizione di minoranza di essere inutile alla dialettica politica.

Per le elezioni politica del 1953 si affacciò la proposta avallata da De Gasperi di una legge elettorale maggioritaria che fu approvata a maggioranza dai partiti che si consideravano “ apparentati” cioè liste diverse che avrebbero contribuito alla stessa meta. Essi erano: la Democrazia Cristiana, leader De Gasperi, il Partito Social democratico, leader Saragat, il Partito Repubblicano, leader Michele Cifarelli, il Partito liberale, leader Bruno Villabruna. Occorre anche ricordare però che uomini di indiscussa fama e notorietà come Piero Calamandrei, Ferruccio Parri, Franco Antonicelli, ed Epicarmo Corbino si dissociarono dall’apparentamento. 

Questa fu la legge che passò alla cronaca democratica del nostro Paese come Legge Truffa. Essa avrebbe attribuito un numeroso premio di maggioranza ai partiti apparentati che avessero superato di una unità il 50 % dei voti validi. Le cose però non andarono come previsto – il popolo ci mise la coda - per cui gli “apparentati” non raggiunsero il quorum sperato a causa di un 2% per difetto. La distribuzione dei seggi avvenne allora secondo il metodo della proporzionale corretta che decretò un successo insperato dei monarchici e dei missini, il crollo del centrismo e il tramonto del degasperismo.

Negli anni seguenti e nelle tornate elettorali nazionali che si succedettero il metodo elettorale adottato fu il proporzionale puro. E ciò sino al 1993. In quell’anno, sotto l’influsso emotivo provocato dal processo c.d. Tangentopoli, il passaggio dal sistema elettorale proporzionale al sistema maggioritario fu deciso dai cittadini con referendum. Si pensò che desse la garanzia della “governabilità” che fino ad allora non era scontata, data la parcellizzazione partitica che creava effimere coalizioni di governo basate perfino sull’astensione dell’opposizione comunista e missina.

Ma presto ci si rese conto che il sistema maggioritario coniugato con un premio di maggioranza alimentava una arrogante sicumera nel governo che si approfittava della decretazione continua e leggi ad personam esautorando il Parlamento. Dodici anni dopo, il ritorno al sistema proporzionale avvenne invece per via parlamentare. Porcellum, Mattarellum, Italicum, Rosatellum, furono leggi elettorali che si susseguirono nelle successive tornate dove la fantasia dei loro ideatori si sbizzarrì in formule alchemico-matematiche al fine di favorire la propria parte politica. Sovente esse furono bocciate, a giochi fatti ed eletti proclamati, dalla Corte Costituzionale. 

Il Rosatellum è la legge che ha deluso fortemente il suo firmatario che aveva fatto i conti senza l’oste non considerando la volontà dell’elettorato che nel 2018 si espresse in modo che il M5S ottenesse il 33% ovvero la maggioranza relativa alla Camera dei Deputati.

Gigi Consiglio

23 Ottobre 2020

5 commenti:

  1. Quando il popolo si esprime e indica il cambiamento con i voti, non ci sono leggi elettorali che tengano. Le leggi elettorali per lo più sono questioni di lana caprina che non interessano alla gente.

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  2. A molti sfugge l’importanza dei sistemi elettorali e dei effetti che produce. Le leggi elettorali non servono solo a tradurre i voti in seggi. Il loro meccanismo ha effetti sulle candidature, sui candidati, sui partiti, sui parlamentari e sulle modalità di formazione del governo. Gli elettori hanno la possibilità di dare una valutazione del governo e di produrre cambiamenti. Pur riconoscendo che un sistema elettorale duraturo potrebbe rappresentare un elemento per la stabilità si tende a cambiarlo a piacimento. Malgrado il principio che le regole non si cambiano a ridosso delle elezioni: si cambiano a maggioranza semplice. Con questo metodo sono state confezionate delle leggi elettorali con il doppio intento di garantirsi la vittoria e danneggiare alcune forze politiche. I risultati hanno dimostrato che nessuna forza politica è riuscita a vincere le elezioni, nel senso che da sola ha conquistato la maggioranza, e che gli elettori, quelli che hanno votato, sono stati truffati perché la loro richiesta di cambiamento non è stata ascoltata. Mentre altrove il sistema elettorale è duraturo o non subisce cambiamenti significativi, in Italia le riforme elettorali hanno avuto una breve durata. Per alcune, la Consulta, ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale. Una di queste, il Porcellum, dopo aver votato per tre volte. Ora, con la riforma del taglio del numero dei parlamentari, si presenta l’occasione per completare il lavoro varando un sistema elettorale condiviso da tutte le forze politiche. Se si vuole garantire la rappresentanza si deve adottare un unico sistema elettorale per entrambe le Camere. Il più adatto, a mio avviso, potrebbe essere un sistema proporzionale puro con uno sbarramento e le dovute correzioni. Se non ora, quando? O forse, mai!

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  3. Silvio Negro, Capo della redazione romana del Corriere e vicino a De Gasperi, così si esprimeva in un suo pezzo comparso in prima pagina sul quotidiano all'indomani delle discusse votazioni: E ce ne saremmo accorti anche noi, in tempi recenti.

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  4. non misembrava e non mi sembra una grande truffa dare un piccolo premio in seggi a chi aveva già avuto la maggioranza assoluta in termini percentuali. Tutto questo per liberare il governo dai ricatti di ogni singolo. Ma detto ciò, lei cosa aispica o meglio cosa propone?

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  5. Io ritengo democratico che gli elettori siano rappresentati in modo proporzionale. Magari con un sistema che preveda lo sbarramento del 5%. Il premio di maggioranza garantisce la governabilità ma esautora il Parlamento dalle sue funzione e promuove la decretazione continua come ai tempi del Berlusca. I Decreti sono ammessi solo per motivi gravi ed urgenti.

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