Le formule elettorali sono invece i criteri adottati per trasformare i voti in seggi e questi sistemi sono molteplici e oggetto di diatribe fra gli addetti ai lavori. Esse vengono tradizionalmente distinte in “maggioritarie” e in “proporzionali”. Ci si chiede quando furono elaborate le prime teorie sul sistema proporzionale come migliore per rappresentare in Assemblea la volontà della popolazione.
Le prime riflessioni organiche sul riparto proporzionale dei seggi nella camera dei rappresentanti si ritengono elaborate intorno al 1848 da alcuni autorevoli pensatori di cultura diversa come Antonio Rosmini, Terenzio Mamiani della Rovere e Clemente Solaro della Margarita. Nel Regno sabaudo dove era presente in quegli anni un’Assemblea elettiva, votava soltanto il 7% dei maschi ultraventicinquenni.
Un congruo aumento del suffragio si sarebbe introdotto nel Regno unificato solo nel 1882 con la riforma De Pretis dove l’età degli elettori veniva abbassata a 21 anni. Ma sino al 1872 gli studi sulla proporzionalità vennero accantonati poiché prima il regno di Sardegna e poi ‘Italia vennero distratti da una serie continua di guerre (1848/49, 1854/55, 1859/60, 1866, 1870 oltre la partecipazione alla guerra di Crimea e all’anti brigantaggio).
Nel 1872 nacque a Roma la “Associazione Italiana per lo studio della rappresentanza proporzionale” che si sciolse nel 1875, ma in questo triennio essa coinvolse eminenti politici , sociologi, economisti, filosofi e per fare qualche nome, si citano Ruggero Bonghi, Luigi Luzzatti, Marco Minghetti, Terenzio Mamiani (onnipresente animatore che l’avrebbe rianimata nel 1882 in occasione delle imminenti elezioni col suffragio allargato di cui abbiamo detto sopra), Vilfredo Pareto, Augusto Franchetti, Sidney Sonnino, Bettino Ricasoli, Agostino De Pretis, Paolo Boselli e Antonio Mordini anticipatore ante litteram del superamento della contrapposizione fra Destra e Sinistra; insomma oggi si potrebbe considerare un proto-grillino.
Dopo la morte del Mamiani nel 1885 e particolarmente nell’ultimo decennio del 19° secolo gli studi sul proporzionalismo furono accantonati per l’imperversare dei governi Crispi con le sue politiche coloniali e repressive. Con l’avvento del nuovo secolo, risorse l’Associazione per la riforma del sistema elettorale e il fautore più accanito fu Leone Caetani, Duca di Sermoneta, che nel 1910 scrisse il saggio “La riforma elettorale, il sistema proporzionale e l’evoluzione del parlamentarismo”.
Tutt’oggi è evidente la dicotomia che contrappone i sostenitori dei Collegi uninominali e i proporzionalisti. La diatriba è sempre la solita ovvero quale dei due sistemi si presta in modo migliore alla governabilità e alla rilegittimazione delle istituzioni democratiche italiane.
Gigi Consiglio
18 Ottobre 2020
Gigi Consiglio
18 Ottobre 2020
Dopo la definitiva approvazione della legge costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari diventa indispensabile la revisione del sistema elettorale. L’articolo di Gigi Consiglio, con una particolare attenzione al sistema elettorale proporzionale, è interessante perché apre una finestra su un argomento che in un sistema parlamentare assume un aspetto fondamentale. Nel saggio “Ingegneria Costituzionale Comparata”, Giovanni Sartori descrive l’importanza dei sistemi elettorali maggioritari e proporzionali, la valutazione dei due sistemi, gli effetti e l’influenza. Sartori criticava i sistemi elettorali misti. Riteneva che “il votare debba obbedire a una sola logica, e questa logica deve rispecchiare lo scopo che si vuole perseguire”. Riteneva che il sistema proporzionale con i suoi meriti storici, anche nelle sue forme impure, garantisce una adeguata rappresentanza e una sufficiente governabilità. Quindi possiamo ipotizzare che un sistema elettorale proporzionale corretto sia il più adeguato alla nostra forma di governo parlamentare. Facciamo un salto indietro. Nel dibattito della Costituente i favorevoli al sistema proporzionale furono largamente maggioritari. Unica voce contraria, priva di sostegni, fu Luigi Einaudi. Antonio Giolitti, nel tentativo di fare inserire il sistema elettorale proporzionale nella Costituzione, ottenne l’approvazione dell’ordine del giorno che lo proponeva. Purtroppo nella stesura definitiva della Costituzione nessun articolo recepì quell’ordine del giorno e tutte le leggi elettorali sono ordinarie: possono essere modificate dal Parlamento e sottoposte a referendum. Quella svista fu un bene o un male? Dall’analisi delle diverse revisioni del sistema elettorale si può affermare che fu una svista nefasta. Un sistema elettorale duraturo è la più importante garanzia di stabilità. E’ arrivato il momento di sanare questa anomalia. Sarà difficile raggiungere un’intesa, anche per le divergenze nella maggioranza.
RispondiEliminaLorenzo, sono d'accordo. Il sistema proporzionale corretto con metodo hare oppure dont sarebbe auspicabile se viene previsto uno sbarramento di almeno il 4%. Ciò comporterà che i singoli, e ce ne sono molti, si apparenteranno al fine di raggiungere la percentuale d'ingresso altrimenti "patate".
EliminaCaro Gigi, ancora meglio il 5%
EliminaFranco, c'è chi vuole il 3% ed allora io dico il 5% o in via mediata il 4%. Occorre mediare non essere assolutistici. Poi occorre esaminare se la percentuale deve considerarsi in sede nazionale o in sede regionale. Non è una cosa semplice.
EliminaIl meccanismo elettorale è il motore di una democrazia e, pertanto, è un suo aspetto fondante. Il non averlo cristallizzato nella Carta Costituzionale e, quindi, reso un modo per facilitare una delle parti in competizione (quella al governo ca va sans dire) ha prodotto frutti che, come un prodotto del supermercato, ha assunto nomignoli che, nonostante, la latinizzazione non sono stati strumentali agli interessi dei cittadini ma di coloro che aspiravano a governare. In questa giostra da fiera si è arrivati addirittura come "porcellum" un sistema elettorale e la Consulta ha dovuto esprimersi più volte su questioni di costituzionalità. Premesso che non esiste il sistema elettorale perfetto, sono convinto che in una democrazia vada stabilito una volta per tutto e sia tenuto lontano dagli interessi di coloro che, di volta in volta, sono al governo. Le regole sono fatte per essere rispettate e non modificate per adattarle ai bisogni di parte
RispondiEliminaFrancesco Salvatore, condivido perfettamente. Proporzionale, voto di preferenza, eliminazione delle pseudo liste civiche, vincolo di mandato, liste presentabili con almeno 50/100mila iscritti da almeno 3 anni, SBARRAMENTO AL 5%
EliminaLoved readiing this thanks
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