La politica sarebbe l’unica attività dove la professionalità viene considerata deleteria mentre è sempre auspicabile e ricercata in ogni altro ambito delle attività umane. Se cerchi un idraulico o un elettricista ti scegli quello più esperto, come quando hai bisogno di un avvocato o di un medico specialista. Ora si sa che l’esperienza si acquisisce in modo proporzionale al tempo nel quale si è svolta una determinata attività. Detto questo, è chiaro che l’esperienza non è sempre sinonimo di qualità e di produttività in politica.
Si può stare 20 anni in Parlamento facendosi i cazzi propri e non producendo nessuna utilità per il Paese. Ma siccome, per la regola del contrario, ci sono anche parlamentari che si sono meritati legittimamente la loro permanenza nelle istituzioni, la soluzione non può essere quella di decidere a priori, e senza distinzioni di merito, quanto tempo si possa permanere negli scranni del palazzo. È vero che il testo Unico degli Enti Locali (art. 51 del Dlgs 267/2000) prevede la non rieleggibilità per chi ha ricoperto per due mandati consecutivi, ma stando fermi un giro si può ricominciare e andare avanti a vita.
Non si può mettere sullo stesso piano e paragonare parlamentari indegni come Razzi, Scilipoti, Di Gregorio o assenteisti come Ghedini, Santanchè, delinquenti come Previti o Berlusconi con gente come Morra, Di Battista, Bersani e tanti altri. Qualcuno si sente di sostenere che Berlinguer o De Gasperi avrebbero dovuto soggiacere al limite dei due mandati? Ecco perché fissare un tempo di permanenza in Parlamento rimane una soluzione discriminatoria nei confronti dei migliori. Certo, è vero che la politica si può fare anche fuori dalle istituzioni ma è il Parlamento il luogo in cui si assumono decisioni fondamentali per il futuro del nostro Paese e, se ci si priva di persone valide solo per una discutibile ragione pseudo-morale, si commette un errore di leggerezza.
Inoltre il vincolo dei due mandati non garantisce che un politico vada a casa poiché si può sempre continuare a restare in sella attraverso tanti altri ruoli come parlamentare europeo o svolgere funzioni di Governo come ministro, sottosegretario, negli esecutivi delle Regioni e negli enti locali. Quindi non avremmo evitato il professionismo della politica che, comunque, proseguirebbe in altre sedi istituzionali. Dunque se una persona è impresentabile o scansa fatiche in Parlamento continuerà ad esserlo altrove, nonostante i due mandati, continuando ad esercitare la sua azione negativa ad altri livelli.
Ecco perché non può essere quella la soluzione, neppure per i sindaci che devono andare a casa quando lo decideranno gli elettori. In democrazia è il popolo con il suo voto che sceglie la classe politica, mentre spetta ai partiti selezionare le proprie candidature proponendo i migliori e lasciando a casa chi non è degno o non si è mostrato all'altezza del compito. Diciamo anche che sia abbastanza incongruo da parte dei 5S proporre il limite dei due mandati parlamentari quando, nel governo Conte 1, si è consentito a Di Maio di coprire ben 4 ruoli nel governo: vice presidente del Consiglio, doppio ministro e capo politico scaricandogli addosso una concentrazione di potere mai vista nel passato. Un solo politico che svolge le funzioni di quattro, rappresenta una novità assoluta. È come se, in due mandati, ne avesse consumati quattro.
Io rimango dell’idea che per moralizzare la politica occorrono altre soluzioni più intransigenti, incisive e rigorose, volte ad esprimere la migliore e qualificata rappresentanza in Parlamento, a prescindere dal numero dei mandati espletati. Occorrono leggi stringenti sulla questione morale, separare le decisioni politiche da quelle giudiziarie in caso di coinvolgimenti in scandali e ruberie da parte dei membri del parlamento. Dopo un rinvio a giudizio, per un principio precauzionale e senza attendere le sentenze, il parlamentare deve essere sospeso dalla Camera di appartenenza secondo quanto prescritto dall'art. 54 della Costituzione: “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Se si fa il parlamentare da inquisito o da impresentabile anche due mandati sono troppi. Occorre inoltre scoraggiare con forti penalità il fenomeno dei voltagabbana opportunisti e colpire duramente l’assenteismo decurtando interamente lo stipendio, pagato dai contribuenti. Nell'ambito del governo occorre istituire la “sfiducia costruttiva”: si può sfiduciare un governo solo dopo aver verificato l’esistenza di una nuova maggioranza. Se si facessero queste minime riforme il vincolo dei due mandati sarebbe davvero un falso problema, lasciando ai partiti la decisione di staccare la spina per i loro candidati.
Maurizio Alesi
28 Luglio 2020
28 Luglio 2020
Non deve essere un problema. Il movimento ha bisogno maggiore di alcuni e minore di altri.... si usi Rousseau per decidere. È facile: chi vuole essere ricandidato per il terzo mandato si sottopone al giudizio degli iscritti e ne assume le conseguenze. Gli altri ritornino pure ai loro affetti familiari.
RispondiEliminaSe si è troppo a lungo nei palazzi si perde la percezione della vita reale. Per me vanno bene tre mandati, poi a casa
RispondiEliminaNon si possono leggere certe...
RispondiEliminaIl problema e che i politici hanno rubato e poi rubato e si sono fatti leggi ad hoc! L'idraulico può essere più caro di altri e non si fa delle leggi per derubare i cittadini dei soldi pagati con sudore. Per favore Giangiuseppe non mi taggare più.
Stai parlando anche dei politici del M5S? Metti tutti nello stesso calderone? Allora fai bene a non leggere certe cose, non sono del tuo livello.
EliminaLa politica deve essere un servizio volontario
RispondiEliminaverso la collettività.
In politica, non non serve la professionalità.
Tutti i cittadini possono essere portatori di
esempi di vita quotidiana.
Al termine di un mandato, devono cedere
il posto ad altre esperienze per il normale
avvicendamento.
Chi bivacca troppo negli ambiti della politica
imparerà magagne e speculazioni, raggiri
e impara anche a profittare.
Da Onorevole!!!!!!!!! ( ma per favore) si
trasforma in mestierante come un venditore
di patate.
Due mandati, bastano e soverchiano e meno
privilegi.
Al termine dei mandati, si torna a cittadini di sempre
ed al proprio lavoro.
Tu vuoi un parlamento di neofiti, di impreparati che vengono mangiati dai lupi che conoscono il mestiere. Vivi nel Paese delle meraviglie.
EliminaL'acqua fresca è salutare.
RispondiEliminaL'acqua riquariata perde essenza, i sali contenuti si alterano, e il sapore diviene schifoso.
La politica è acqua.
Basta bere solo l'acqua fresca e gettare quella riquariata. Scegliere la qualità dell'acqua dipende solo da ognuno di noi.
EliminaCondivido il ragionamento di Maurizio Alesi. Dico subito che il vincolo dei due mandati è un falso problema.
RispondiEliminaQuesto problema nasconde la vera strategia del M5S: quella di sminuire il valore della rappresentanza e l’intero Parlamento.
E’ una linea populista e demagogica che mira a catturare consensi, poco ragionati, senza valutare i pericoli per la corretta applicazione della democrazia.
Per dare una logica al mio pensiero cito tre esempi, i più significativi:
1) La riduzione del numero di parlamentare, al di là della retorica populista del falso taglio delle spese, rappresenta una ferita alla democrazia parlamentare. Era più logico abolire il Senato senza operare tagli alla democrazia. In quanto alle spese: bastava mettere mano agli stipendi e rivedere il vergognoso sistema dei rimborsi. Ora, per garantire il pluralismo politico e territoriale, è indispensabile una nuova legge elettorale.
2) La volontà, anche se velata, di introdurre il vincolo di mandato limiterebbe la libertà del parlamentare che rappresenta il valore più importante per esercitare il suo mandato. Non si può accettare l’idea che il parlamentare possa diventare il megafono di una forza politica.
Per impedire il trasformismo e il cambio di casacca, operazioni eticamente e politicamente censurabili, basta modificare i meccanismi regolamentari con il vincolo che i Gruppi non possono subire modifiche.
3) L’obiettivo di riforma costituzionale per la democrazia diretta presenta più rischi che vantaggi. L’istituto referendario è il principale strumento di democrazia diretta con il quale la Costituzione attribuisce, al popolo sovrano, un vero e proprio diritto legislativo di veto. La funzione legislativa è una prerogativa del Parlamento.
Questi tre esempi potrebbero giustificare l’ossessione dei due mandati?! Appunto, giustificare perché non si vedono né la necessità, né l’utilità.
Se il mandato parlamentare , oltre all’indispensabile bagaglio morale, si arricchisce con l’esperienza maturata nell’esercizio ci guadagnano le istituzioni e i cittadini.