di Francesco salvatore - In base alle “regole” economiche e finanziarie, oltre che di buon senso, la sostenibilità di un debito dipende dalla possibilità di poterlo ripianare nel tempo sulla scorta di quanto si produce.
Ciò premesso, si dia il caso di un debito in continua crescita rispetto alla capacità produttiva fino a raggiungere il valore monstre del 322%; basta la capacità di giudizio di un “buon padre di famiglia” per decretarne l’insostenibilità a meno di miracoli che, com'è noto, trovano nel terreno poco fertile in campo economico-finanziario.
Il caso qui proposto è tratto dalla realtà e, in particolare, si riferisce al contesto globale entro cui ciascuno Stato opera, nel tentativo di conciliare politiche di sviluppo nel rispetto di principi di contenimento del proprio debito; principi sicuramente sani se un risultato di appianamento si potesse raggiungere, ma grotteschi qualora si sappia che il traguardo è semplicemente irrealizzabile visto l’andamento e i valori del rapporto debito-PIL mondiale.
In pratica ciascuno Stato è un criceto che corre in una ruota senza mai avanzare.
Sempre a livello mondiale è lecito chiedersi come mai, a parte i pannicelli caldi delle politiche di rigore perseguite da ciascuno Stato, non desti preoccupazione il fatto che il debito - che oramai supera di 3 volte la capacità produttiva - ragionevolmente non possa mai essere restituito. La risposta è semplice: gli interessi sul debito assicurano nel tempo una rendita superiore all'ammontare del debito stesso e, cosa più importante, decretano l’assoggettamento della politica alla finanza. Quindi maggiore è il debito e maggiore è il vantaggio di opera sul versante finanziario.
Così, se solo ci si soffermasse a esaminare il contesto nella sua globalità ci si accorgerebbe che siamo indotti a svuotare il mare con una conchiglia ma… nel rispetto della regola aurea che “tutto cambi affinché tutto resti uguale” e, in pratica, preservando le regole che assicurino questo principio.
Le regole auree a cui mi riferisco fungono da paraocchi che limitano la visione e spingono a muoversi nella direzione voluta; in quanto auree, vengono imposte come dogmi e difese come sacre alla stregua di coloro che confutarono le scoperte di Galileo rifiutandosi di guardare nel cannocchiale e appellandosi all'autorità di Aristotele.
Un esempio per tutti è il famoso tetto del 3% imposto dalla EU al rapporto debito PIL di ciascuno Stato dell’eurozona che, come già riportato in una mia precedente riflessione su questo blog - Rapporto Debito/Pil: Nodo Scorsoio dell’Italia, luglio 2017 – “venne fissato nei primi anni ‘80 da un giovane uscito dall'Ensae (École Nationale de la Statistique et de l'Administration Économique), tal Guy Abeille che, per sua stessa ammissione, è privo si qualsiasi fondamento scientifico: “Prendemmo in considerazione i 100 miliardi del deficit pubblico di allora. Corrispondevano al 2,6% del PIL. Ci siamo detti: un 1% di deficit sarebbe troppo difficile e irraggiungibile. Il 2% metterebbe il governo sotto troppa pressione. Siamo così arrivati al 3%. Nasceva dalle circostanze, senza un'analisi teorica” e ancora: “Abbiamo stabilito la cifra del 3% in meno di un'ora”
Se solo si pensa alle conseguenze sociali che tale regola ha avuto e continua ad avere in Europa si ha idea di quello che dico quando parlando di paraocchi.
Ma se il criceto uscisse dalla ruota potrebbe scegliere come impiegare le sue energie per realizzare la propria esistenza e, quindi, fuori di metafora gli Stati potrebbero ridimensionare i rapporti di forza rispetto alla finanza spostando la barra verso la Politica per il benessere dei più che, a tutt'oggi, seguono sempre più gli interessi dei meno, dei pochi che hanno le leve del potere e decidono per i loro interessi.
Per concludere, riflettendo su queste didascaliche riflessioni, non si può far finta di niente. Ci troviamo di fronte ad una mostruosità sempre più distante dalla stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta capace di assorbire e gestisce gran parte delle risorse disponibili. Limitando fortemente l'autonomia di stati sovrani e quindi di popoli interi che patiscono le decisioni di pochi potenti che sono in condizione di soffocare le speranze e la qualità della vita di centinaia di milioni di individui. Non credo si possa andare avanti così per lungo tempo. E prima che scoppi qualcosa di incontenibile, di estremamente grave, bisogna porre rimedio. Dirigenti e Politici illuminati, se ce ne sono, decidano una volta per tutte di avviare una moratoria mondiale del debito, come avviene nei concordati conseguente ai fallimenti delle aziende.
Ebbene si, con un rapporto debito-PIL del 320% con tendenza all'aumento, bisogna aver il coraggio di ammettere che va affrontato un fallimento mondiale e, chiosare come il vecchio Bartali… è tutto da rifare. E ricominciare.
Francesco Salvatore
05 Marzo 2020
ovviamente ci si potrà liberare solo nell'eventualità che Tutti i popoli europei si ribellassero e "questa" unione dei banchieri - finalmente - fallisse miseramente. Il problema è che, finché esisteranno le merkel, i macron, i prodi e tutti gli altri miseri dalla visuale corta, saremo costretti a subire le merde alla soros
RispondiEliminaL’emergenza sanitaria attuale pone due aspetti: quello primario della tutela della salute e quello secondario dell’economia. Superata l’emergenza sanitaria, l’economia ne uscirà ammaccata mettendo a nudo tutto quello che non va. Il fatto che pochi miliardari possiedono più risorse della metà più povera del pianeta (in Italia il 5% più ricco detiene la stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povero della popolazione) aumenta la disuguaglianza che si riflette sulla salute e sull’istruzione. Disuguaglianza che a lungo andare potrebbe mettere in serio pericolo le democrazie. Quindi fino a che punto può reggere un sistema che agevola a chi possiede di più di continuare ad accumulare più ricchezza materiale, cultura, conoscenza e benessere mentre i poveri continueranno ad incrementare la loro povertà. Basta dire che la politica dovrebbe riconquistare il suo primato? Al punto in cui siamo, “con un rapporto debito-PIL del 320% con tendenza all’aumento”, non basta. Bisogna ripartire da zero. La ricetta di “un fallimento mondiale” suggerita da Francesco Salvatore non è da scartare, diventa quasi indispensabile. In sede europea, per ricominciare, bisogna ripartire da zero con un sistema nuovo basato su una federazione di Stati che mette al primo posto i bisogni dei popoli. Papa Francesco, pensa: “UN’EUROPA, MODELLO DI VOLONTÀ POLITICA A FAVORE DELL’UNIONE DEI POPOLI”.
RispondiEliminaCon questo coronavirus non si capisce niente, sarebbe utile un articolo del dott caianello che desse indicazioni e chiarimenti agli amici di politicaprima.
RispondiEliminaAnonimo, non può dedicarsi a "politicaprima" il dott. Caianiello è troppo impegnato a far uscire l'Italia dalle secche, lui è uno che "vola" ..... con la fantasia.
Eliminane verremo fuori tutti insieme. restiamo a casa.
RispondiEliminase da un lato c'è il debito...dall'altro c'è il credito! (sembra elementare...ma spesso proprio mancano le basi).
RispondiEliminaSolo una UE coesa (ma non riesce ad esserlo nemmeno in occasione di una sciagura epocale come questa....) potrebbe avere le carte in regola per resistere....resistere....resistere