Che da troppi anni vivono tra noi, si relazionano con i nostri figli, vanno a scuola e studiano le stesse materie, la nostra storia, giocano e tifano per le squadre del cuore, parlano benissimo italiano e pure i dialetti. Si confrontano, gioiscono e soffrono come i nostri ragazzi. Si impegnano in attività e imparano tutto quello che c'è da imparare sull'Italia. Ma non sono italiani.
Sono passati otto anni da quando l'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il 15 novembre 2011, prese posizione con questa dichiarazione: "Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare la questione. Negarla è un'autentica follia, un'assurdità. I bambini hanno questa aspirazione”. E il sottoscritto qualche giorno dopo, il 22 novembre, pubblicava su questo blog un articolo dal titolo: “Cittadinanza ai bambini figli di immigrati nati in Italia” con il quale manifestavo la piena condivisione dell’iniziativa che avrebbe sancito la fine di una vera e propria discriminazione nei confronti di migliaia di bambini e giovani nati in Italia da genitori extracomunitari. E già allora le resistenze politiche erano molto forti al punto che La Lega lo ha trasformato in un suo cavallo di battaglia.
Scontiamo purtroppo anni di diffusione di odio, di xenofobia, di razzismo. Sì, perché bisogna chiamarlo con il giusto nome: razzismo. Le ragioni addotte dai cosiddetti contrari riguardano l’essenza del concetto di cittadinanza e la nostra identità da preservare. E cioè si tende a ritenere la cittadinanza, in questo caso italiana, quasi come un premio, una concessione nei confronti di chi se la deve sudare e meritare. Una “concessione” che come tale, come qualcuno sostiene, può essere revocata. Aberrante. Sull'identità da preservare stendo un velo pietoso.
Io credo invece che sia una questione di giustizia sociale, di diritti inalienabili. Che non può essere trasformata in una battaglia pregiudiziale tra chi è a favore e chi è contro.
Sono sincero, non riesco a capire il vero senso di questa esagerata avversione. E, come spesso mi capita, non mi stupisco delle posizioni di quelle forze politiche retrive che cavalcano paure e sentimenti discriminatori. Mi riesce invece difficile accettare e comprendere le ragioni che spingono tanti cittadini mediamente intelligenti, uomini e donne che vivono questa nostra società normalmente, che ogni giorno vanno a lavorare, che ogni mattina accompagnano i figli a scuola, frequentano i negozi, gli uffici, i luoghi di ritrovo. E che possibilmente mai hanno avuto un problema, uno screzio con i genitori o con un ragazzino o ragazzina di colore che frequentano la scuola e giocano con i compagnetti “italiani”.
La verità credo risieda nell'imbarbarimento sociale, in una convivenza ammalata dalla recriminazione. Dalla ricerca del nemico, del cattivo, dallo spargere continuamente preoccupazione, paura, sentimenti negativi, viscerali. Quegli stati d’animo che albergano profondamente in ognuno di noi e che vengono fuori quando la compulsione mediatica raggiunge livelli alti.
Tornando all'attualità, se da un lato mi sforzo di comprendere, per una questione di opportunità politica temporale, le riserve poste da qualcuno. Dall'altro non mi sento di condannare una forza politica che intende trattare in Parlamento un argomento sensibile come la cittadinanza. In particolare quella legata allo Ius Culturae, che permetterebbe ai bambini nati in Italia da cittadini extracomunitari di ottenere la cittadinanza italiana al completamento di un ciclo di studi. Che non c'entra nulla con lo Ius Soli: cittadinanza acquisita al momento della nascita sul suolo italiano.
Un governo, la politica, il Parlamento può e deve occuparsi di più cose, può ragionare e trovare soluzioni a molteplici problemi, senza necessariamente mettere in secondo piano alcuna delle emergenze che affliggono l'Italia. Nessuno può immaginare di distogliere l'attenzione dalle disastrose conseguenze dell’acqua alta a Venezia, l'allagamento di Matera, di altre città e regioni del Sud, così come le altre emergenze a cominciare dall'ex Ilva di Taranto. Problemi che devono trovare soluzioni al più presto possibile.
Una “politica” che va appresso ai sondaggi, agli umori del momento, alle sparate demagogiche di questo o quel capo partito, alle paure e alle preoccupazioni instillate artificiosamente nell'opinione pubblica, non è buona e nemmeno “Politica”. Ne rappresenta invece l’aspetto patologico e pure grave.
Giangiuseppe Gattuso
19 Novembre 2019
19 Novembre 2019
Secondo me, la questione dei diritti degli immigrati va affrontata e risolta ponendola all'ordine del giorno del governo nel suo insieme e non parzialmente.
RispondiEliminaOgni tanto sono d'accordo con te
RispondiEliminaconvintamente no!!!
RispondiEliminaSaputo Giuseppe, ragioniamo: perché no? Giangiuseppe ha chiarito "perché sì"...adesso tocca a te chiarire "perché no"!
Eliminano perchè poi da uno arrivano 100 parenti e dove li mettiamo,come li integriamo, però io darei diritto di cittadinanza automatico a chi nasce in italia, ma solo al nascituro
RispondiEliminacerto, Giangiuseppe, lo jus soli è cosa giusta e si farà, ma ora non c'è tempo né modo di pensare a questo. Ora bisogna pensare a salvare gli Esseri Umani (bianchi, neri, gialli o paonazzi, ovunque nati) dall'acqua, dal ghiaccio, dal freddo. E bisogna, altresì, pensare con urgenza alle mosse da fare per salvare i 15.000 lavoratori dell'Ilva e gli abitanti di Tamburi, nonché i lavoratori di Wirpool ed Auchan.
RispondiEliminaQuesto, ovviamente, oltre al fatto che zinga se ne sbatte, sia degli extracomunitari che degli italiani. Lui ed il cazzaro verde mirano solo a far cadere il governo, per poter ricominciare a sguazzare nel malaffare)
Lo ius soli non cambia praticamente nulla sul piano pratico, rispetto alle leggi in vigore.
RispondiEliminaÈ una questione "di principio" e come tale si presta alla rissa.
Per questo preferisco ignorare la questione: perché non cambia nulla (gite scolastiche all'estero a parte..}
Jus soli...una delle ossessioni di Giangiuseppe e la sua bilancia usata nel giudicare l'anima e l'animo delle persone. Peccato che come bilancia è molto grossolana, non tiene conto di tante cose e alla fine non coglie nel segno.
RispondiEliminaPrima di parlare di cittadinanza bisognerebbe capire di cosa si parla... la cittadinanza italiana porta con sé diritti politici e tutele sociali che sono state conquistate con sacrifici di generazioni... non si può perciò pensare di estenderla indiscriminatamente se non si vogliono compromettere queste conquiste e darla ad un ragazzino solo perché ha completato un ciclo di studio dimostra solo che si vuole contrabbandare un disvalore come un progresso.
RispondiEliminaPregiudizio valutativo pericolosissimo...chi è a favore di queste "invenzioni" ideologiche che sono esse pura demagogia a mio parere è un "terrorista" sociale...non si rendono conto del pericolo con l'arroganza di considerare le persone come animali a cui basta mettere "un marchio" per legge...la cittadinanza è una cosa seria, non un'etichetta da acquistare al "supermercato".
RispondiEliminaLo iussoli si mette in programma elettorale
RispondiEliminaSi apre una discussione nel paese
Se si vince si realizza altrimenti no!
Farlo con giochetti di scambio tra partiti sarebbe deleterio per chi lo fa e per lo iussoli stesso che verrebbe affossato da un sicuro referendum indetto dalla destra e mai piu riproponibile
È una questione molto delicata e importante. Dal punto di vista umano è giusto, ma bisogna ammettere che a livello sociale sarebbe molto più complesso...Innanzitutto bisognerebbe superare quelle paure ancestrali che ci impediscono di guardare il diverso non con diffidenza ma come risorsa; come pure la paura di perdere la propria identità culturale, religiosa e delle nostre tradizioni. Detto questo, ammesso che si possano, (o si debbano ), superare tali ostali, occorrerebbero decenni prima di realizzare questa forzata promiscuità. Non vorrei sembrare razzista, ma molti di questi giovani sono risultati malavitosi, inserendosi volontariamente nel tessuto delinquenziale di ogni regione italiana. Giangiuseppe sai benissimo che è una realtà preoccupante e che nessuno si attiva per arginarla. Quindi ritengo che bisogna riflettere e valutare con cautela prima di legiferare. Bisognerebbe fare un censimento capillare per capire chi ha il diritto di restare, usufruendo di tutti i diritti che la nostra Costituzione prevede. Detto questo ritengo che attualmente sia prioritario risolvere la miriade di problematiche, (sopratutto geologiche, come stiamo assistendo), che pensare alla regolamentazione, (sia pure giusta), degli stranieri nati in Italia. In questo momento storico ritengo che non sia prioritario!
RispondiEliminaCondivido pienamente l’articolo. A dire il vero, su questo argomento, la posizione di Giangiuseppe Gattuso è stata sempre coerente. Dopo il suo articolo “Cittadinanza ai bambini figli di immigrati nati in Italia” del 22.11.2011, su PoliticaPrima, altri articoli hanno affrontato il concetto di “Cittadinanza”, l’ultimo di Nino Risitano: LE TRIBU’, LE GUERRE E LE BARBARIE” del 26.10.2016. Argomenti e sensibilità diversi con un comune denominatore: la famiglia umana. Poiché la mia idea non è cambiata ripropongo il mio commento del 27.10.2016: “L'articolo di Nino Risitano è bello perché affronta un argomento delicatissimo: i diritti fondamentali di tutti gli uomini del globo terrestre che appartengono ad una sola famiglia, quella umana. L'argomento, molto sensibile, segue una nobile linea ideale che parte dal senso di appartenenza alla tribù italica che fa parte della grande famiglia europea per proiettarsi verso l'affermazione ed il consolidamento di una unica famiglia, quella umana. L'articolo affronta i problemi delle migrazioni con una tale passione da essere indotti, per una volta, a non dare spazio ai miserabili motivi che alimentano l'egoismo e l'intolleranza. Gli ultimi episodi di rifiuto di ospitalità non sono esaltanti: appannano l'immagine di tutto un popolo malgrado l'inqualificabile comportamento è circoscritto ad una minima parte della popolazione. Il richiamo alla cittadinanza rappresenta, nei confronti degli extracomunitari, un riconoscimento importante. La cittadinanza costituisce quel particolare status che attribuisce all'individuo diritti e doveri civili e politici. Dopo quasi 25 anni diventa indispensabile aggiornare la legge 5 febbraio 1992, n. 91 con l'inserimento dell'acquisizione della cittadinanza con il criterio dello jus soli: “è cittadino chiunque sia nato sul territorio italiano”. Un primo passo per l'appartenenza alla tribù italica con tutto quello che segue, compresa la visione ideale dell'autore dell'articolo: "arrivare a costruire una sola nazione con un solo vessillo, quello dell'umanità”. Questo articolo, nella continuità del dibattito su Politica Prima, richiama altri due precedenti articoli. Il primo: "Cittadini italiani o cittadini del mondo" di Filippo Ales (16.10.2015). Filippo scriveva: << Ci pensate se domani ci svegliassimo ed il TG comunica che il Governo italiano, e tutti i paesi del mondo, hanno approvato una nuova legge: Con effetto immediato sono aboliti le frontiere tra tutti gli Stati. Da oggi è in vigore la libera circolazione di persone e/o cose, senza onere per alcuno. I cittadini possono registrarsi in qualunque regione della terra decidendo di stabilire la propria residenza. Da oggi i cittadini italiani potranno chiamarsi "cittadini del mondo" >>. Il secondo: "Cittadini. No ai confini alle barriere alle bandiere" di Gisa Siniscalchi (24.10.2015). Gisa scriveva: << Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere. Credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, alla stessa famiglia, che è la famiglia umana >>. L'articolo di Nino Risitano come quelli citati difficilmente si dimenticano, la loro forza sta nella idealità che trasmettono, forse non a tutti, ma quanto meno si prestano ad una presa di coscienza. Grazie Nino”.
RispondiEliminaQuesto ieri. Oggi è arrivato il momento di agire. Si incominci pure dallo “ius culturae”. Il Governo può affrontare tutte le emergenze mentre il Parlamento dibatte. Dal dibattito parlamentare il cittadino potrà comprendere s’è più importante il sondaggio politico o la giustizia sociale.
A proposito di sondaggi: sullo ius culturae è favorevole il 53%, sfavorevole il 38%, non so/non indica il 9%.
Premesso che non sono razzista, però………….. é così che iniziano tutti i ragionamenti delle teste di C.
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