Una crisi insolita al punto che la leader del movimento delle minoranze linguistiche nel suo intervento in parlamento si è sentita in dovere, adirata, di sottolineare che i parlamentari hanno dovuto sospendere le vacanze, poverini…
Le motivazioni ufficiali che hanno indotto la Lega ad aprire la crisi riguardano i NO che il movimento Cinque Stelle ha posto nei confronti di diverse proposte di legge, prima fra tutte la realizzazione della TAV, un'opera ritenuta di interesse strategico.
La caduta del governo giallo-verde, però, non è dovuta solo a motivazioni di ordine interno. Faccio riferimento alle spinte provenienti dalle maggiori cancellerie Europee, in primis Berlino e Parigi, le quali consideravano l’atteggiamento politico italiano di tipo isolazionista. A riprova di quanto detto, va citato l’atteggiamento del Movimento Cinque Stelle, che, in dissenso con il Ministro Salvini, ha fortemente appoggiato la candidatura di Ursula Von Der Leyen a presidente della Commissione Europea, poi eletta proprio grazie ai voti del M5S.
La domanda da porsi in questo caso è: visto e considerato che il movimento pentastellato ha da sempre avversato la linea politica della Germania, perché ha poi appoggiato una candidata Tedesca?
Le contraddizioni vengono da lontano. I due movimenti sono caratterizzati da linee politiche che si prefiggono obiettivi totalmente diversi: il M5S è portatore di misure di natura assistenzialistiche, una di queste è il reddito di cittadinanza. Che, a mio giudizio, andava spiegato meglio, almeno per quel che concerne i metodi di erogazione. Proprio questa misura ha comportato il trionfo del movimento grillino alle elezioni del 2018.
Il programma della Lega è invece improntato sulla riduzione delle tasse, in particolar modo con l’introduzione della flat tax, e, più in generale, agli investimenti per le infrastrutture. Misure apparentemente antitetiche, ma in realtà se dosate bene possono concorrere al progresso e allo sviluppo del Paese.
Un aspetto comune da sottolineare è l’approccio al tema migratorio nei confronti del quale le posizioni dei due movimenti sono sostanzialmente convergenti nell'obiettivo di contenere l’afflusso dei migranti. Un problema, questo, che negli ultimi anni ha letteralmente sconvolto e alterato gli assetti sociali. Una situazione determinata, diciamolo pure, dalla politica accomodante del Partito Democratico guidato da Matteo Renzi, che ha subito una sonora sconfitta alle elezioni del quattro marzo 2018.
Il partito del Nazareno adesso è parte integrante della maggioranza appena consolidata e creata.
I rapporti fra partito Democratico e movimento pentastellato non sono mai stati idilliaci, pensiamo ai continui insulti fra gli appartenenti ai due partiti politici e a quanto diceva, per esempio, la Senatrice Taverna a proposito della Boschi e del Partito Democratico in genere.
Il punto è che oggi non contano più gli ideali, ma piuttosto l’opportunismo politico. Immaginiamo cosa penserebbe Palmiro Togliatti dell'accordo tra il partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle. Una forza politica che ad oggi risulta difficile, se non impossibile, definire politicamente. Che in appena dieci anni ha subito una metamorfosi senza precedenti nella storia. Dai cosiddetti “vaffa day” ai palazzi buoni della politica - enorme errore per un movimento che fa dell’essere nazional popolare l'elemento costitutivo e caratterizzante.
Quello che è accaduto in questi giorni è la prova più lampante che per il potere, e per quello che ne deriva, si fa di tutto. Altro che atteggiamenti di odio da parte di Salvini, da tutti ritenuto - mi riferisco ai radical chic - razzista, xenofobo e omofobo. Essere per il controllo dei confini non è indice di razzismo, bensì di buon senso. Basti pensare che proprio Clinton ha iniziato la costruzione del muro tra il Messico e gli Stati Uniti. Allora se gli esponenti del PD non sono ipocriti diano a Clinton del razzista e non lo elevino a modello da seguire.
Se il Movimento Cinque Stelle vuole riconquistare il consenso perso, deve anzitutto ritrovare se stesso, collocarsi o a destra o a sinistra e mettere in atto una completa e organica rifondazione con l’individuazione di un nuovo leader. Consiglierei un nome ormai conosciuto da tutti, Virginia Raggi, la quale si è distinta nelle complesse vicende dell’amministrazione di Roma dopo gli anni bui di mafia capitale.
Ma credo sia necessario anche un completo rinnovo della classe dirigente di Forza Italia, attualmente guidata da Silvio Berlusconi, il quale, da grande presidente di squadre calcistiche, dovrebbe seguire l’esempio di Sir Alex Ferguson, che dopo 27 anni di panchina del Manchester United, nel 2013 ne lasciò la guida tecnica.
Daniele Romito
14 Settembre 2019
P.S. Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo articolo che descrive sinteticamente il quadro della crisi che ha portato al governo Conte 2 e alla nuova maggioranza parlamentare costituita dal M5S, dal Pd e da Leu. Ce ne parla Daniele Romito, un giovane di 26 anni, studente della Lumsa di Palermo. Ha una passione per il diritto internazionale, europeo ed è appassionato di Politica. Il suo sogno sarebbe lavorare in una redazione giornalistica. Benvenuto su PoliticaPrima, auguri e buon lavoro.
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Decisamente un articolo in cui si affastellano molti dei temi che hanno caratterizzato la recente crisi e che rendono difficile commenti puntuali su quanto richiamato.
RispondiEliminaPertanto, mi limiterò a una considerazione di fondo: dalla caduta del muro di Berlino le ideologia si sono dissolte e quelli di destra, centro e sinistra sono riferimenti che si ritrovano solo nelle aule parlamentare ma solo con riferimento ai banchi.
Ciò premesso, va richiamato un altro concetto generale: la politica è l'arte di gestire la coperta troppo corta, in altri termini le soluzioni devono prescindere dalle persone che concorrono ad attuarle e sono sempre il frutto di un compromesso fra le forze in gioco.
Questo dovrebbe indurre a guardare le cose con maggior cinismo che affonda le sue radici dal...cogliere le opportunità
A Virginia Raggi nuovo leader chi è Grillo a proporlo ?
RispondiEliminaSicuramente meglio di Di Maio.
RispondiEliminaCaro Gian il problema è che voi nascete come anti casta ed adesso siete i rappresentanti dei poteri che volevate combattere....
RispondiEliminaFabio Genco onestamente ci avete rotto voi ed i poteri forti. Ma sai se abbiamo le mani in pasta con lobby ed editoria?? E basta. !!!!
EliminaCondivido ogni parola
EliminaDicesi poltrona se non è la mia
M. Serra (Repubblica 14.09.2019)
Si chiama "poltrona" se ad occuparla è un altro. Se mi ci siedo io, allora si chiama pubblica responsabilità al servizio della gente. Si chiama inciucio se si mettono d’accordo gli altri. Se mi metto d’accordo io, se i compromessi li faccio io, si chiama patto per il futuro del Paese.
Si chiama frode, golpe delle élites, lesione della democrazia, fuga vigliacca dalle urne se il Parlamento dà la fiducia a una maggioranza politica che non comprende il mio partito. Si chiama governo del popolo se lo stesso Parlamento, nella stessa legislatura, dà la fiducia a una maggioranza politica che comprende il mio partito.
Si chiama occupazione della Rai se i direttori di rete e i capistruttura e tutto il resto vengono indicati dagli altri partiti. Si chiama liberazione della Rai se le nomine le faccio io e i palinsesti li faccio fare dai miei amici. Si chiama buonista o radical chic se non vota per me. Si chiama popolo o "gli italiani" se vota per me.
La politica in generale non brilla per sportività e nemmeno per onestà intellettuale. Quasi mai, anche se di qualche galantuomo e di qualche spirito gentile abbiamo pure fatto la conoscenza, nel corso degli anni, noi elettori.
#micheleSerra
... dimenticavo, secondo me, Salvini al potere equivarrebbe alla fine dell’Italia unita!!!!!
EliminaMichele Serra è uno che letteralmente odia i grillini e se potesse li eliminerebbe fisicamente. Ciò che scrive un questo pezzo rispecchia i suoi sentimenti e, in buona sostanza, ripete una serie di ovvietà.
EliminaUna analisi condivisibile in alcune parti ma assolutamente fuori strada per quanto attiene a Salvini. Salvini non ha e non ha mai avuto una "coscienza" nazionale o dello Stato. Le sue azioni sono state solo strumentali e tese ad un solo scopo: occupare una poltrona sulla quale sedere pochissimo ma appena il tempo di procurare stripendio e voti "ad personam". Ha sfruttato l'argomento "migranti" con cinismo e con l'occhio sempre puntato ella quantita di voti personali che avrebbe potuto raccogliere. Quanti anni sono che è al centro della cronaca poiitica? Quali sostanziali miglioramenti qualitativi ha afforto ai suoi elettori salvo quelli di dare spettacolo della sua variegata attività di spettacolo, ? L'unico contributo alla società dato dalla Lega, più che da lui, è stata la quota 100.e l'ipocrita professione di fede con il bacio del Rosario e l'invocazione al Sacro Cuore di Maria! Se questi sono segni di sostanziale e provvida "politica" è chiaro che siamo proprio presi male..
RispondiEliminaFranco Gentile concordo pienamente con le tue come sempre sagge parole!!
EliminaE come dice Giuliano Cazzola: "Salvini è l'unico ministro che si è mandato a fare in culo da solo."
Allora ,,ok il movimento si e' alleato con il PD ..ok si sono massacrati in tutti i modi leciti ed illeciti ..per occore ricordare che la crisi di governo con relativa SFIDUCIA del presidente conte ..chi l'ha fatta ?? Io azzarderei un nome cosi ..mi viene in mente un alleato del movimento cinque stelle che spergiurava mentendo ovviamente che il Governo sarebbe durato 5 anni e poi ? Che succede Il cv noto come Matteo salvini ha fatto tutto lui quindi lo sanno anche i bambini delle elementari HA FATTO CADERE IL GOVERNO ED HA PEGGIO ANCORA SFIDUCIATO cONTE che in modo brillante ha dato le dimissioni lui si che e' una persona con dignita: Quindi il movimento non ha fatto altro che seguire l'iter del parlamento siccome aveva 14 mesi fa chiesto al PD di allearsi ma RENZI aveva respinto l'accordo ..e quindi il movimento era passato al terzo calssificato e Salvini aveva accettato .quindi ha ciesto nuovamente al secondo di fare un accordo ed il PD ha accettato .se non lo avesse fatto non sappiamo come poteva andare a finire ..un governo tecnico oppure in ULTIMA ANALISI IL RITORNO ALLE URNE ..CHIARO LIMPIDO E COSI SI PROVA SPERANDO CHE DURI FINO ALLA FINE LEGISLATURA..i posteri daranno l'ardua sentenza ..questo secondo non e0 il vangelo ma una semplice descrizione dei fatti purtoppo salvini voleva i pieni poteri invece di pieno si trova GIUSTAMENTE SECONDO ME ... ALL'OPPOSIZIONE <per i pieni poterinonsaprei cosa dire ...
RispondiEliminaDaniele Romiti: "va citato l’atteggiamento del Movimento Cinque Stelle, che, in dissenso con il Ministro Salvini, ha fortemente appoggiato la candidatura di Ursula Von Der Leyen a presidente della Commissione Europea, poi eletta proprio grazie ai voti del M5S"
RispondiEliminaDichiarare ciò, significa raccontare una verità diversa dai fatti.
Salvini e Di Maio, avevano concordato per tempo con Conte, sul nome della Von der Leyen, perché era l'unica ad avere nel suo programma la revisione del Regolamento di Dublino,quello che ci obbliga a tenerci tutti i migranti che sbarcano in Italia. E, fu solo all'ultimo minuto che il leader del Carroccio, decise di votare diversamente, tradendo anche quel patto.
Il motivo?
La Von Der Leyen, era sgradita al governo Usa, con il quale sia Salvini che il suo vice Giorgetti, avevano tessuto rapporti stretti, tra viaggi oltreoceano e colloqui, con la promessa americana di sostenerli nella conquista di Palazzo Chigi.
La contropartita americana: gli F35, "La via della seta" da ostacolare, ma sopratutto, l'accordo sul 5G, che per l'amministrazione Usa era di importanza strategica, sopratutto militare.
Come sappiamo, l'accordo, sostenuto dalla Lega, saltò perché i 5Stelle lo lasciarono scadere e l'ambasciatore americano, il giorno dopo, piombò nell'ufficio di Giorgetti, chiedendo conto è ragioni della promessa non mantenuta.
Fu a questo punto che Salvini, temendo di perdere l'appoggio americano, telefonò all'avversario Zingaretti, accordandosi per far cadere il governo ed andare al voto.
Zingaretti felice per la soluzione,non aveva però fatto i conti con i renziani, che attualmente sono la maggioranza del partito e che con il voto sarebbero stati messi da parte, dal neo segretario, per circondarsi invece di fedelissimi, che non lo tenessero per le palle.
Infatti, Zingaretti dovette retrocedere dall'inciucio con il Matteo leghista e cedere ad un governo M5S-PD.
Salvini, a questo punto, fallito nei suoi propositi, cercò riparo tentando di rientrare nel governo appena tradito, arrivando persino ad offrire la presidenza del consiglio a Di Maio, che non accettò.
Il resto è storia.
Quindi, le ricostruzioni, facciamoli sui fatti reali e non su come ci piace rappresentarli.
Giovanni, semplice ragionamento chiaro e limpido per curiosità dovresti vedere il raduno di Pontida non mai sentito tante enormi menzogne di fronte ad un popolo osannante lo considerano un santo un martire perseguitato, roba da non credere ...!
EliminaPiù chiara di così la faccenda non poteva essere espressa.....e le conclusioni sono sempre le stesse: il M5S, nella sua limpidezza non ha saputo cogliere l'ambiguità connaturata di Salvini e le cose sono andate come sono andate. Ora la nuova sfida è col PD: Quanto gli uomini che sono andati a far parte del governo ritengono di poter riscattare il PD dal servaggio renziano a Berlusconi e, di conseguenza, a Salvini? Per il bene dell'Italia sarebbe bene che si imbocchino strade diverse da quelle prese in passato e che il PD ritrovi la via di ricercare i consensi fra i veri poveri e non fra i framassoni del potentato economico.
EliminaMi sentirei di dissentire dall’analisi del bravo Daniele Romito sul punto in cui fa risalire le cause del divorzio tra 5S e Lega ai “troppi NO” provenienti dai grillini. Ho sempre sostenuto che il M5S abbia invece detto troppi SI a Salvini, annacquando buona parte della sua credibilità. Proprio per questa ragione ha dimezzato i voti alle politiche di marzo. Quando il capitano (in overdose di Mojito), tolse la fiducia a Conte, aveva infatti appena incassato dal Governo il Si al Tav e il decreto sicurezza bis (con annessa fiducia). Era il M5S a ricevere tanti NO (giustizia, autostrade, salario minimo, revisione del reddito di cittadinanza, revisione della delegazione di governo grillina). Dunque i motivi dello stop al governo da parte di Salvini risiedono altrove e precisamente nel delirio di onnipotenza e nel meschino calcolo della capitalizzazione del suo consenso attraverso il voto per ottenere i “pieni poteri”. Smaltita la sbornia e preso coscienza della follia autolesionista, il cazzaro di sempre, tentò disperatamente di tornare sui propri passi umiliandosi di fronte a Di Maio e proponendogli di tutto (compresa la presidenza del Consiglio), pur di tornare insieme. Questa è l’analisi più veritiera. La difesa dei confini, come dice giustamente Romito, non è razzismo ma buon senso. Il problema è che Salvini non ha mai difeso i confini ma il consenso che gli arrivava dalle comparsate delle Ong lasciate in mezzo al mare per settimane per poi cedere e subire gli sbarchi. Se avesse davvero difeso i confini, avrebbe attivato gli accordi internazionali (ai cui vertici non è mai andato), avrebbe effettuato i 600 mila rimpatri promessi di cui non c’è notizia, non avrebbe chiuso gli occhi davanti alle migliaia di sbarchi fantasmi, lontani dai riflettori. Infine sarebbe ora di non parlare più delle incongruenze e i voltagabbana tra PD e M5S finiti al governo insieme. Ricordiamo che Salvini si presentò alle elezioni con B. e la Meloni e poi finì con Di Maio al Governo dopo essersele date di santa ragione. Una cosa condivido con l’articolo. Ed è la propensione al potere, da parte di chi fa politica, che li porta a modificare anche le proprie ragioni fondanti pur di continuare ad esistere. Se si riesce a conciliare tutto questo con una buona attività di governo, penso non sia proprio tutto da schifare.
RispondiEliminaGrazie ai voti.., A CAUSA DEI VOTI...PER COLPA DEI VOTI..
RispondiEliminaInizialmente anche Salvini era d'accordo ad appoggiare la Von Der Leyen, poi a sorpresa si è tirato indietro!
RispondiEliminail solito come sempre, ma quest'anno era in piena crisi di onnipotenza crisi molto grave purtroppo i pieni poteri li potrà chiedere stando comodamente seduto nelle poltrone dell'opposizione è andata cosi ..
EliminaNon esiste il leader, esiste il capo politico, nel M5S.
RispondiEliminaChi ha scritto quest'articolo non ha capito una beata minchia del M5S!
RispondiEliminaMa quale dissenso sulla Van der Leyen? Va a sparare cazzate altrove, Salvini ha fatto marcia indietro per una questione di poltrona e perchè era un imbecille assenteista.. ora si sta alleando col pregiudicato di Arcore, anche lui votante la VDL, quindi sono già in dissenso prima di "sposarsi"?
RispondiEliminaIn dissenso? Fino a dieci minuti prima era d'accordo anche Salvini di votarla. La crisi? L'ha detto chiaro e tondo che voleva andare all' incasso dei voti presi alle Europee.
RispondiEliminaLa lega di Salvini, la destra di Meloni, Forza italia, forza nuova, casa pound come era ovvio e giusto hanno trovata unità e spinta- Questo è un fatto, bene o male che sia. Poi ci sono tutti gli altri, come sempre indecisi, indaffarati e lontani, sarebbe bene che prendessero lezioni e decidano qualcosa.
RispondiEliminaLa fantapolitica mi piace solo nei romanzi gialli. In Italia, ad eccezione del periodo in cui vigeva il “fattore k” che si concretizzava con la “conventio ad excludendum” nei confronti del PCI, i governi sono nati con gli accordi delle segreterie dei partiti. Quegli accordi facilitavano il delicato compito del Capo dello Stato nella nomina del Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i ministri. Anche l’indispensabile passaggio della fiducia del Parlamento era facilitato. Questo succedeva quando l’avversario politico non era considerato un nemico e soprattutto non demonizzato. Le battaglie politiche erano aspre ma difficilmente si usciva dal binario del reciproco rispetto. Altro aspetto importantissimo era il rispetto per le istituzioni. Nessuno si permetteva di mettere in discussione il principio che nel nostro sistema costituzionale la forma di governo è basata sul sistema parlamentare. Ora ci troviamo in una piena babele politica. L’avversario politico è considerato un nemico da screditare in tutti i modi. Poi quando, davanti all’evidenza della mancanza dei numeri, dovendo costruire una maggioranza per governare, si verifica che due forze politiche che non hanno nascosto la reciproca avversione sono costrette a coalizzarsi. È ovvio che l’accordo sarà basato su un programma. Questo è quello che si è quello che si è verificato con l’accordo fra Lega e M5S. Quello ch’è successo non è fantapolitica ma realtà. La si può raccontare o interpretare come si vuole ma i fatti sono inconfutabili. Fra Lega e M5S è venuta meno la fedeltà al patto siglato. Quel patto non è riuscito a cancellare le divergenze strombazzate durante la campagna elettorale. La mania di onnipotenza, quella di Salvini, è prevalsa sull’interesse comune. Il M5S non è indenne da errori: il primo è stato quello di non aver concesso l’autorizzazione a procedere per il caso Diciotti. Quella è stata la causa che ha scatenato in Salvini la pretesa di una superiorità dovuta al fatto di essere stato eletto. Non ha esitato ad invadere il campo degli altri, anche quello del capo del Governo. Ora abbiamo un nuovo Governo legittimato dalla fiducia del Parlamento. Questo Governo, se non ci fossero state le discriminanti fra le forze politiche, sarebbe potuto nascere prima. Ora bisogna mettere da parte i vecchi risentimenti e lavorare per il bene del Paese.
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