di Giangiuseppe Gattuso - Il “Sistema” a cui mi riferisco, e che Nino Pepe, nel precedente articolo, ha spiegato dal suo punto di vista, è quell'insieme di personale politico, burocratico, finanziario che con la connivenza del mondo imprenditoriale, sindacale e dell’informazione ha gestito, gestisce e garantisce lo status quo.
Un apparato complesso, che in Italia, da decenni, è rappresentato da quei partiti più o meno al potere dal dopoguerra ai giorni nostri. Un esercito formato dalle classi dirigenti delle città, del mondo accademico, delle regioni, dei comuni, dei sindacati, delle società partecipate, delle organizzazioni datoriali. Dal blocco costituito dalla finanza, delle banche, dalle assicurazioni e da quella ragnatela di interessi e collegamenti sedimentata nel corso degli anni e autoreferenziale. E che comunque ha garantito un certo equilibrio sociale, la salvaguardia di enormi privilegi a scapito dell’equità, dei meno abbienti a cui è stato garantito il minimo vitale e qualche posto di lavoro in cambio del consenso elettorale. Così come, per esempio, in agricoltura per lunghi decenni con la distribuzione di contributi economici a prescindere dai risultati e dalla produttività. E poi la sanità gestita dalle regioni come un “potere” da distribuire a capi partito e capi corrente. Per non dimenticare le pensioncine d'invalidità erogate nel disinteresse generale, spesso in cambio di qualcosa. Insomma, senza dilungarmi ancora, credo si capisca il senso.
Non riesco a immaginare, invece, differenze sostanziali tra partiti del centro sinistra, centro destra e accoliti di ogni genere. Questo “sistema” non aveva confini politici almeno fino al 2013. Quando, lo spiega benissimo Nino Pepe, molti cittadini che avevano percepito e condiviso il messaggio di un folle genio di nome Beppe Grillo, decidono di votare Movimento 5 Stelle ottenendo per la prima volta oltre il 25% dei consensi. Un colpo non da poco che ha fatto vacillare le certezze degli apparati, ma che dopo una fase di assestamento è stato superato. Ma che è diventato, con le elezioni del 2018, quando ottenne quasi il 33%, e poi con la formazione del Governo Conte, l’argomento principale di ogni strategia, tesi politica e forte preoccupazione del sistema nel suo complesso.
A distanza di un anno, e avendo assunto importanti responsabilità di governo in collaborazione con una forza politica distante e diversa, il M5S è entrato a far parte anch'esso del cosiddetto “sistema”?
La mia risposta è assolutamente no. E non potrebbe essere altrimenti. Il M5S è antitetico per sua natura al sistema dei partiti, a questo sistema e a tutte le ramificazioni che lo costituiscono e di cui si nutre. È fuori dal sistema mediatico, dal blocco finanziario, dal sistema imprenditoriale e industriale. Non ha legami con il mondo sindacale, non governa nessuna regione, ed è presente soltanto in un numero di comuni imparagonabile per quantità con gli altri partiti.
La prova lampante del suo esserne fuori lo si percepisce ogni giorno osservando con una certa dose di onestà intellettuale e di pazienza masochistica ciò che viene diffuso da tutti gli organi di stampa tranne rare eccezioni. Per trovare le notizie, scontornandole da infinite opinioni, retroscena e dietrologie, ci vuole impegno e bisogna attrezzarsi di mezzi e ingegno. Vanno confrontate le notizie, va ricercata la fonte e ascoltata direttamente la dichiarazione e forse a quel punto è possibile percepire la reale entità e significato di ciò che viene diffuso.
Il M5S è formato da cittadini, normali cittadini con i loro pregi e difetti. Sembra strano ma è così. E forse questo è ciò che non viene accettato e apprezzato da molti. lo si ritiene un fatto marginale, quasi negativo che lascia spazio all'improvvisazione ed è nemico del professionismo.
Tutto il contrario dei partiti tradizionali e della stessa Lega che rappresenta, per l’appunto, parte del sistema per antonomasia. Addirittura il partito più vecchio di tutti quelli in campo, al governo del Paese più volte con Berlusconi e nelle realtà locali in una miriade di comuni, regioni, enti, istituzioni e altro ancora.
E non basta avere contribuito a redarre e sottoscrivere un contratto e fatto nascere il governo Conte, non dimentichiamolo solo dopo il lasciapassare di Silvio. Così come avere resistito, finora, alle lusinghe e insistenze dell’ex leader del centro destra e di Giorgia, la “statista” e patriota, per rompere il patto con il M5S. Non possono essere queste le contingenze per trasformare la Lega, i suoi apparati e il suo maggiore e unico leader, in una forza politica anti sistema. L’azione di governo, i provvedimenti adottati e quelli posti con insistenza sul tavolo non fanno altro che certificare questa mia convinzione.
Giangiuseppe Gattuso
11 Giugno 2019
Che dire dell’analisi di Giangiuseppe. È la fotografia di una realtà politica inconfutabile che identifica la nostra società divisa su due fronti: da una parte il M5S e dall’altra il resto del mondo. Non è vittimismo ma un dato di fatto inconfutabile, anche se l’esito della tornata elettorale del 4 marzo ha spinto il movimento a far nascere un governo che definire anomalo è un eufemismo. La storia ci dirà se l’accordo di governo con la Lega, con tutte le sue contraddizioni, abbia rappresentato un bene o un male per il nostro Paese valutando se la somma algebrica delle cose fatte porta il segno positivo o negativo. Resta tuttavia l’anima antisistema di una realtà politica nuova, originale e dirompente la cui sopravvivenza è legata proprio alla coerenza con i suoi principi basilari e i suoi valori, che lo hanno reso diverso. Se si saprà conciliare e far convivere la propria identità con i rischi legati all’esercizio del potere, la scommessa sarà vinta. E’ legittimo avere dei dubbi che ciò avverrà? Certamente si.
RispondiEliminaChapeauuuuuuuuuuuuuuuuu !!!!!!!!!!!
EliminaArticolo corretto ..e giusto che descrive la situazione attuale e fa trapelare la tua preoccupazione per come sono andate le Europee con il "crollo" non previsto del Movimento Cinque Stelle.Ed ora IL Salvinismo domina la scena politica .l'alleato di Governo Conte l'uomo che bacia tutto anche i rosari pur di portare ..voti secondo me il suo populismo e' 10 volte quello di Beppe Grillo .Io aggiungo "pazzesco" il popolo ha dato il suo voto .quindi basta fare le vittime basta dare META DELL'INDENNITA ' PARLAMENTARE o degli stipendi in comuni basta al popolo italiano non interessa una beata m.....chia !!Alla siciliana ma quando fare gli ONESTI esserlo poi e' il peggio .questa e' l'Italia che vogliono gli italiani bisogna incominciare a baciare rosari e indossare felpe promettendo di fare e non fare niente ...in questo il ministro degli interni e' bravissimo lo fa da piu' di 30 anni LUI e' il vero "esperto " e' cosi ha sentenziato l?italia ..
RispondiEliminaIl vecchio sistema è sconfinato nella criminalità, oltre ad aver praticato l'ingiustizia sociale e la iniquità. Per questo la gente ha protestato e, per protesta, ha votato M5S, un movimento fatto di comuni ed onesti cittadini, dai quali si è sentita rappresentata. Il resto è reazione, continua, scomposta e feroce. Il vecchio sistema vorrebbe annientare il M5S, ce la sta mettendo tutta: non ci riuscirà, anche se lo ha ferito.
RispondiEliminaL'articolista è certamente un vecchio anarchico, sogna una società senza partiti senza sindacati senza banchieri e finanza. Sarebbe interessante se potesse approfondire per disegnare meglio il nuovo ordine.
RispondiEliminaQuando si parla di sistema penso all’ordinamento politico della Repubblica Italiana. Il sistema, fin dalla nascita, ha mostrato una certa debolezza perché le istituzioni formali furono subito aggredite da quelle di fatto del regime dei partiti e dei sindacati. I Costituenti, con la formulazione dell’art. 49, erano convinti che la funzione dei partiti politici e delle altre formazioni sociali avrebbe favorito l’affermazione di una democrazia matura, dovevano costituire l’anello di congiunzione fra le istituzioni rappresentative e la volontà popolare. Per i cittadini, esclusivi soggetti dell’organizzazione, i partiti dovevano essere lo strumento per orientare le attività e le scelte politiche con la doppia funzione di proposta politica e di controllo dell’azione dei rappresentanti. Nella realtà i cittadini sono stati relegati a semplici portatori di consensi mentre i partiti sono diventati strumenti di potere per pochi. Hanno il potere di controllare lo Stato senza essere controllati. Questa contraddizione ha prodotto il regime della “partitocrazia”. Solo un grande politico, Enrico Berlinguer, denunciò questa situazione: “I partiti hanno degenerato e questa è l’origine dei malanni d’Italia”. È stato un leader che non tradì mai i suoi ideali e che contribuì all’unità degli italiani. Sergio Mattarella, a 35 anni dalla scomparsa, lo ricorda: "Enrico Berlinguer è stato un leader politico stimato e popolare, protagonista di una stagione che ha accompagnato lo sviluppo del Paese nei diritti, nella partecipazione democratica, la fedeltà alla Costituzione e la sua difesa come caratteristica del partito. Una consapevole scelta che contribuì alla unità del popolo italiano nei momenti più difficili e bui del terrorismo, degli attacchi eversivi, delle crisi che minacciavano profonde fratture sociali. Il suo confronto con Aldo Moro e gli altri leader politici ha caratterizzato passaggi importanti della storia italiana, collocandosi nell’ambito dell’unità delle forze democratiche e popolari e della loro capacità di incontrarsi o collaborare nelle emergenze, pur nelle distinzioni tra maggioranza e opposizione, che hanno salvaguardato, nei decenni, la vita democratica e il progresso del Paese". Con la morte di Enrico Berlinguer, un leader senza eredi, è naufragata un'idea alla quale milioni di italiani e italiane avevano dedicato buona parte della loro esistenza. Dopo questa grande stagione politica non sono mancate le spinte per un reale cambiamento. La più significativa è stata quella uscita dalle urne nel marzo del 2018 con un preciso mandato al M5S. La speranza del cambiamento si è accesa non solo fra gli elettori del M5S ma in tutti quelli che amano la Politica. Invece abbiamo vissuto un anno di contrapposizione fra le forze politiche, anche fra quelle che sostengono il governo. I provvedimenti adottati e quelli da adottare fino a quando possono giustificare la situazione di conflitto all’interno della maggioranza e la continua scorrettezza istituzionale?! ! Questa coalizione è nata come antisistema, ma quando si entra in un meccanismo difficilmente si è portati a distruggere ciò che ti permette di sopravvivere. Lo spirito di conservazione prevale su tutto. Andare avanti è una legittima scelta politica. Ovviamente, si deve cambiare registro. Si potrebbe prendere esempio dal pensiero e dall’azione politica di Enrico Berlinguer.
RispondiEliminaChi rifiuta l'esistenza del "Sistema" mi ricorda quelli che dicevano la "Mafia non esiste".
RispondiEliminaNon c'è peggior sordo di chi non vuol sentire e, a costoro auguro che il difetto sia fisico e non mentale
“Non abbiamo perso le elezioni perché i media hanno raccontato falsità alla pubblica opinione. Le abbiamo perse perché noi e soltanto noi abbiamo creduto a quelle menzogne e per tentare di confutarle ci siamo via via trasformati in burocrati rinchiusi diciotto ore al giorno nei ministeri. Mentre Salvini al Ministero non ci stava quasi mai”. (A. Di Battista -"Politicamente scorretto")
RispondiEliminaCaro Mario, avevo letto questa riflessione di Alessandro Di Battista e la condivido. Ma il mio ragionamento resta sempre attuale.
EliminaLe abbiamo perse perché i cittadini ancora non hanno compreso che i partiti compreso la lega, sono sostenuti dal sistema (basta pensare i 3 milioni a Radio radicale), pertanto astenendosi no fanno altro che un favore agli stessi delinquenti. Il vero colpevole dello status quo non è altro che il cittadino.
EliminaSi ma sta crollando.
RispondiEliminaDopo i partiti è crollata anche la magistratura.
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