Un numero rilevante di cittadini, di ogni età ed estrazione sociale ha come faro della vita l'interesse personale, l'egoismo, la logica della famiglia. Tutt'al più allargata. Ogni argomento diverso, ogni cambiamento che possa mettere in dubbio questi principi, va tenuto a debita distanza. La novità che comporta un impegno personale, un’assunzione di responsabilità senza un ritorno, anche minimo, va ostacolata, combattuta, eliminata nel più breve tempo possibile. Si tende nello stesso tempo a delegare ad altri ciò che è nella piena disponibilità della persona. Quasi un mandato in bianco che trova applicazione nella cosiddetta democrazia rappresentativa, nella quale assume un ruolo preponderante proprio la delega. Intesa come deresponsabilizzazione della dignità di cittadino pensante e capace di decidere. Una deriva che ha creato non pochi problemi a un sistema teoricamente perfetto ma che ha allontanato di fatto i cittadini dalla Politica. Ritenuta un’attività difficile da comprendere, riservata ai professionisti “eletti”, e non alla portata del cittadino comune. Incompetente per antonomasia.
Un esempio, che può sembrare banale, lo sperimentiamo quotidianamente nei nostri condomini, anche di dimensioni modeste. Ci si spoglia di ogni capacità decisionale delegando tutto all'amministratore “esperto” di turno che deve risolvere ogni problema in nome e per conto dei soggetti deleganti. Per cui un cancello può restare aperto per settimane sol perché il responsabile delegato, per qualsiasi motivo, non ha provveduto alla riparazione. Cosa che non accadrebbe mai se fosse il portoncino d'accesso al nostro appartamento.
Si tratta, a mio modesto avviso, di una incrostazione culturale che viene da lontano. Una condizione psicologica sperimentata e sedimentata in lunghissimi decenni nei quali si è irrobustito enormemente il nostro “sistema” politico. Che ha fatto da garante di tutto. Di ogni bisogno vero o presunto. Di ogni favore, raccomandazione, interessamento finalizzato alla soluzione di problemi personali, di gruppo, di lobby. Con un sicuro ritorno costituito da consenso e corrispettivi di ogni genere. Finanziamenti occulti ai partiti, tangenti, benefit, prebende.
E allora non va bene la democrazia per come l'abbiamo finora apprezzata? Quella rappresentativa che delega agli eletti il potere di decidere in nome e per conto dell’elettore, dei cittadini, del popolo intero. È il sistema politico tra quelli conosciuti che, con tutti i limiti del caso, funziona e ha determinato lunghi periodi di sostanziale pace in tutto il mondo occidentale. Nello stesso tempo però sono cresciute di molto le ingiustizie sociali e i livelli di povertà. Numeri preoccupanti, immorali e insopportabili per una società moderna. Insieme a un capitalismo senza regole che ha prodotto una vergognosa concentrazione della ricchezza in un numero esageratamente ristretto di cittadini.
A tutto questo bisogna aggiungere l'esplosione della speculazione finanziaria che ha finito con il condizionare la volontà di stati sovrani. Una quasi totale dipendenza delle scelte politiche, ancorché legittimate dalla volontà popolare, dalle fluttuazioni dei mercati, delle borse, dai decimali, degli indici di riferimento del valore dei titoli di stato e dal punteggio che società private si permettono di accordare all'economia di interi paesi.
In buona sostanza, oltre alla delega incondizionata nei confronti degli eletti, si assiste quasi inermi al tentativo sempre più forte di stravolgimento del potere decisionale che si tende a trasferire in poche mani. Altro che Sovranità del popolo.
Ecco perché, da tempo, sono sempre più convinto della necessità di un cambiamento che parta da una partecipazione sempre più estesa e consapevole, dall'assunzione di responsabilità diretta dei cittadini. Quel principio per il quale fare Politica è un'opportunità e un dovere di tutti. Nessuno escluso. Insomma, mi vado convincendo che il futuro dovrà essere sempre più in mano agli uomini e alle donne consapevoli del loro ruolo. Che dovranno dare il loro contributo impegnandosi di più in prima persona attraverso le elezioni, sperimentando sistemi come il sorteggio, e sia scegliendo su temi di propria competenza utilizzando piattaforme digitali. Utopia? No. Realtà.
Si tratta, a mio modesto avviso, di una incrostazione culturale che viene da lontano. Una condizione psicologica sperimentata e sedimentata in lunghissimi decenni nei quali si è irrobustito enormemente il nostro “sistema” politico. Che ha fatto da garante di tutto. Di ogni bisogno vero o presunto. Di ogni favore, raccomandazione, interessamento finalizzato alla soluzione di problemi personali, di gruppo, di lobby. Con un sicuro ritorno costituito da consenso e corrispettivi di ogni genere. Finanziamenti occulti ai partiti, tangenti, benefit, prebende.
E allora non va bene la democrazia per come l'abbiamo finora apprezzata? Quella rappresentativa che delega agli eletti il potere di decidere in nome e per conto dell’elettore, dei cittadini, del popolo intero. È il sistema politico tra quelli conosciuti che, con tutti i limiti del caso, funziona e ha determinato lunghi periodi di sostanziale pace in tutto il mondo occidentale. Nello stesso tempo però sono cresciute di molto le ingiustizie sociali e i livelli di povertà. Numeri preoccupanti, immorali e insopportabili per una società moderna. Insieme a un capitalismo senza regole che ha prodotto una vergognosa concentrazione della ricchezza in un numero esageratamente ristretto di cittadini.
A tutto questo bisogna aggiungere l'esplosione della speculazione finanziaria che ha finito con il condizionare la volontà di stati sovrani. Una quasi totale dipendenza delle scelte politiche, ancorché legittimate dalla volontà popolare, dalle fluttuazioni dei mercati, delle borse, dai decimali, degli indici di riferimento del valore dei titoli di stato e dal punteggio che società private si permettono di accordare all'economia di interi paesi.
In buona sostanza, oltre alla delega incondizionata nei confronti degli eletti, si assiste quasi inermi al tentativo sempre più forte di stravolgimento del potere decisionale che si tende a trasferire in poche mani. Altro che Sovranità del popolo.
Ecco perché, da tempo, sono sempre più convinto della necessità di un cambiamento che parta da una partecipazione sempre più estesa e consapevole, dall'assunzione di responsabilità diretta dei cittadini. Quel principio per il quale fare Politica è un'opportunità e un dovere di tutti. Nessuno escluso. Insomma, mi vado convincendo che il futuro dovrà essere sempre più in mano agli uomini e alle donne consapevoli del loro ruolo. Che dovranno dare il loro contributo impegnandosi di più in prima persona attraverso le elezioni, sperimentando sistemi come il sorteggio, e sia scegliendo su temi di propria competenza utilizzando piattaforme digitali. Utopia? No. Realtà.
Democrazia è partecipazione.
RispondiEliminaLA DEMOCRAZIA
RispondiEliminaLa democrazia
è
una parola
fondamentale
che si pronuncia
al plurale;
è
libertà
e tolleranza;
non è
anarchia e impotenza;
è
rappresentanza
dell'interesse generale;
è
partecipazione
e pari opportunità;
è
rispetto
dei diritti e dei doveri:
vuole
che tutti
siano trattati
da cittadini veri,
non da coglioni
come vuole
il governo dei padroni.
(14-maggio-2009)
Di salvatore r. mancuso
IL CITTADINO DEL M5S
RispondiEliminaIl cittadino
è il punto di forza,
il mito
del Movimento
che propugna
il cambiamento.
Il cittadino
coincide
con l'elettore,
l'elettore
con l'eletto,
e il gioco è fatto.
Questa è
la scelta netta
della democrazia diretta.
Questa è
la nuova rivoluzione.
Non c'è mediazione:
tutti al governo
o tutti all'opposizione!
(14-maggio-2017)
Di salvatore r. mancuso
Democrazia non è libertà di dire ciò che si vuole ma essere consapevoli di ciò che si dice. Noi siamo inconsapevoli schiavi di una dittatura mediatica. Quella che chiamano informazione, in realtà, sono invisibili catene per impedirvi di scappare.
RispondiEliminaScusa ma sarebbe più che sufficiente consapevoli! E questo lo raggiungi solo attraverso la meditazione! Lo sai che mesi addietro i 5S hanno fatto richiesta per uno spazio aula per poter meditare in parlamento?
RispondiEliminaGiangiuseppe potrei dire "anno nuovo e post vecchi" ...ma facciamo finta che in questi ultimi tempi non sei diventato un Cinque Stelle a tempo pieno, personalmente sono convinto che chi si è interessato di politica disinteressatamente continua ad interessarsi senza bisogno di appelli, chi invece la politica l'ha scoperta solo adesso con i Cinque Stelle alla prima delusine tornerà a disinteressarsi con il rischio che non andrà più a votare, chi lo ha fatto per interessi personali cercherà di ricollocarsi tra i vincenti. Certo che se ci fosse più interesse per la politica (senza interessi di tipo personale) sarebbe una bella cosa, si sarebbe più consapevoli di cosa vuol dire impegno politico, cosa significa togliere tempo alla famiglia per dedicarlo alla comunità, cosa significa finanziare la politica di tasca propria, si imparerebbe a conoscere che tutti i politici non sono uguali, ci sono quelli che lo fanno per secondi fini e ce nè sono tanti che lo fanno perchè ci credono (in tutti i partiti o movimenti politici) ...una cosa è certa che se si continua a non avere rispetto degli avversari (anche utilizzando molto spesso il falso) poi tutto diventa più difficile specialmente in un sistema (che io dico purtroppo) è diventato proporzionale e non credo che ci sia più voglia di cambiarlo.
RispondiEliminaL'errore di fondo è ciò che a Giacomo appare come un valore... paradosso... la politica non è fine a se stessa dunque l'idea di "competizione" è antitetica. Per es. l'allontanamento dello Stato dal popolo voluto dalla sinistra è vulnus gravissimo e poi brandiscono la Costituzione, come si dovrebbe reagire a una tale assoluta diabolicità e barbarie? Hanno fatto dello Stato una SpA a se stante...il territorio, il popolo, la sovranità sono i tre elementi costitutivi dello Stato. la sinistra insegue il possesso dello Stato e il potere oligarchico fine a se stesso.
EliminaSilvio, Tu come al solito non leggi ciò che commenti. Prima di commentare leggi bene ciò che ha scritto Giacomo Alfano e non fermare solo a dire cose che piacciono solo al tuo modo di ragionare. Non devi uscire fuori tema, rispondi a ciò che ha scritto Giacomo.
EliminaFranco, ...Silvio Barbata è un irriducibile, per lui il male assoluto sono la sinistra e Giacomo Alfano, mi piacerebbe conoscere la sua storia politica ma si guarda bene di raccontarla ...purtroppo non è il solo che alla sinistra da la responsabilità di tutti i mali e ha preferito sempre votare altro, probabilmente avrà votato prima la DC e dopo FI e oggi magari oscilla tra la LEGA e M5S.
Elimina... non esagerare con il tuo narcisismo, Giacomo, non sei il male assoluto; io mi riferisco a una matrice storica e ideologica arcaica che caratterizza la sinistra: assenza di valori etici e metaetici compensata dall'assolutizzazione idolatrica dello Stato... statolatria... una sorta di religione laica con assunti dogmatici da imporre "democraticamente" a tutti.
EliminaSilvio, quella sinistra in Italia non c'è mai stata, in altre parti del mondo non esiste più da tanti anni, dove esiste ancora 1 o 2 paesi più che una sinistra come dici tu è una macchietta ...invece ti assicuro che esiste una destra arrogante, statalista, prepotente, sovranista, egoista che sta distruggendo il confronto sano e pulito su questo mondo ...comunque continui a non rispondermi sul tuo passato. Il mio narcisismo nasce dal fatto che ti piace commentare e dibattere quasi sempre quello che scrivo io, ho motivo anche di ringraziarti perchè spesso è il contraddittorio che fa esprimere al meglio le proprie idee.
EliminaGiacomo, il mio passato... perché dovrei sciorinarlo alla "maestà" giudicante... ma che senso ha? La matrice di cui parlo esiste sempre è nel DNA della sinistra che cambia sempre pelle a convenienza... e crede presuntuosamente che sia il "bene" e negli altri solo il male!
EliminaIl "confronto sano e pulito" per voi significa esclusivamente fagocitare il pensiero critico altrui... questo per voi è "democrazia" lo si vede nella tracotanza di un Orlando, un Faraone, un Renzi... demagoghi inverosimili.
Caro Silvio... tu chiedi a Giacomo che senso ha? Certo che c'è un senso ed è pure logico, a te piace giocare con le carte scoperte, ma solo quelle degli altri. Tu pensi che nascondendo il tuo passato politico riesci anche a nascondere le tue contraddizioni? Non è affatto così amico mio.
EliminaDopo mezzo secolo di democrazia finta e incrostata viviamo certamente, e finalmente, una fase di transizione (o almeno di ripensamento) rispetto alla modalità di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Troppo presto, credo, per parlare di rivoluzione copernicana nella quale il cittadino smette i panni dell’impiegatuccio e viene estratto a sorte per andare dritto in Parlamento. Tuttavia non si può escludere un’evoluzione che veda il riconoscimento di un ruolo più attivo del popolo a livello decisionale. Naturalmente dipenderà dalla continuità o dall’arretramento delle forze attualmente al governo (in particolare del 5Stelle). Solo il movimento, per la sua natura innovativa, sarebbe in grado di portare avanti una mutazione di portata storico-istituzionale. Se dovesse malauguratamente fallire questa esperienza, assisteremmo al fenomeno inverso e al ritorno del cittadino col cappello in mano proteso verso il potente di turno.
RispondiEliminaGiangiuseppe, ci sono povere menti che sconoscono queste nobili parole, democrazia rappresentanza responsabilità partecipazione, come possono comprendere tale scritto? Vai avanti Giangiuseppe con la tua onestà intellettuale. Io ti ringrazio
RispondiEliminaGrazie anche da parte mia. I LIBRI di Storia parleranno di una classe politica che nel lontano 2018, faceva la rivolta in Parlamento contro il popolo e contro il reddito di cittadinanza e contro la volontà del popolo e il suo voto democratico e racconteranno come le opposizioni difendessero una classe politica corrotta e parleranno dei sindacati che hanno difeso i loro stessi interessi e privilegi,
RispondiEliminaschierandosi con quelle élites... e parleranno della ottusaggine di tanti italiani.
la storia la fanno i vincitori. Temo che se continuate a vincere i dissidenti saranno considerati brutti e cattivi. Già per molti tifosi 5 stelle è così!
RispondiEliminaIL CORAGGIO DI ESSERE SCOMODI
RispondiEliminaBisogna avere coraggio..!!.. coraggio di essere scomodi.. di dire le cose per come sono, di dire che il mondo che abbiamo creato e' ingiusto.
Che la ns ricchezza deriva dal furto di centinaia di anni di ruberie e di colonialismo vero i paesi più poveri, il coraggio di dire che il ns modello occidentale basato su un ipocrita libertà vive di sfruttamento, di guerre,di intrighi.
Bisogna avere il coraggio di dire che gli Usa, Russia, Cina, l'Europa, sono stati imperialisti che non rispettano i diritti umani.
Bisogna dire che il fanatismo religioso, di qualunque specie è merda, che i dogmi ideologici sono prigioni mentali e che vengono usati per strumentalizzarci, dividerci e renderci schiavi!!
Bisogna dire e urlare che ogni dittatura ed ogni falsa democrazia sono truffe criminali, che il potere, ogni potere...! è nemico dell'umanità.
Occorre dire che comunismo, fascismo e razzismo sono merda e che la mafia è ancora più merda, ma non basta dirlo, occorre opporsi con ogni forza a queste ideologie totalizzanti e criminali.
Bisogna avere il coraggio di combattere il consumismo, il liberismo, lo sfruttamento per il profitto, che ci rendono servi utili solo come consumatori passivi.
Avere il coraggio di rinunciare ad un po' di benessere e di egoismo per salvare noi stessi, il pianeta e i ns figli dai genocidi futuri e dalle catastrofi ambientali imminenti.
Bisogna avere il coraggio di combattere il sistema capitalista pervasivo… la massoneria, la finanza speculatrice, che distruggono libertà, benessere e democrazia.
Bisogna avere il coraggio di combattere a petto nudo tutte le ingiustizie e tutte le battaglie anche e sopratutto quelle che non ci convengono personalmente, ma che sono giuste!
Bisogna avere il coraggio di essere cittadini, sentinelle consapevoli, informati, istruiti e mai condizionati da chi ci ruba la libertà di pensare e di criticare.
Bisogna essere stronzi verso se stessi, prima di esserlo con gli altri, avere il coraggio scomodo della coerenza e dell'intransigenza! dell'onestà e della credibilità… oppure ogni cosa che diremo o faremo in vita non avrà alcun valore.
Sig Gattuso lei scrive e non si capisce molto bene cosa, come se il suo partito fosse sulla luna, dimentica che state al governo. Se avete delle cose mirabolanti di fare fatele, non si può piangere e fottere nello stesso tempo. Lei finge di non sapere le cose che invece sa benissimo le ha imparate dai suoi ex leader .
RispondiEliminaCaro Giangiuseppe, quando la democrazia ovvero la partecipazione riveste una fascia sempre maggiore di popolazione, a primo impatto, potrebbe essere definito positivo, però, caro amico mio, occorre una certa disciplina, altrimenti diventa una porcheria. Non so tu cosa intendi per democrazia partecipata, io intendo proposte, consigli,idee nuove, non insulti, volgarità, stupidaggini. Chi si permette di scrivere fake news deve rispondere immediatamente ad un reato e pagare. Ecco, probabilmente qui si dividono le nostre strade, tu apprezzi la partecipazione a prescindere, io la intendo qualificata e costruttiva. DOVE STANNO TROPPI GALLI, NON ARRIVA MAI IL GIORNO!!!!! Perciò .... prima di mettere i tuoi cuoricini a ciò che ti piace e condannare sistematicamente chi non ti piace...............rifletti!!
RispondiEliminaFranco, è meritorio che tu voglia far rispondere del reato che compie chi diffonde fake news, ma ho paura che ci "giochiamo" l' ottanta/novanta% dei media di area destrosinistroide. Di Repubblica, Libero e Il Giornale non si salvano neanche gli addetti alle pulizie. Ci penserei un attimo.
EliminaAntonio, mi dispiace, ma io ho detto un'altra cosa, io parlo di quella che viene tanto decantata, la cosiddetta democrazia partecipata. Siccome ci si riferisce ai socials e chi si riempie troppo la bocca di questo sistema di partecipazione, allora io dico che occorre una disciplina. Qui si parla troppo a sproposito con insulti e volgarità, secondo me, non è DD o partecipata. Riguarda ai giornali o ai media in genere
Eliminadovremmo fare un discorso a parte. Non citare solo Repubblica, Libero e Il Giornale, anche il Fatto Quotidiano è partigiano. Secondo me tutti i giornalisti sono di parte, anzi aggiungo che con la propria opinione si diventa servi dell'informazione.
Partecipare significa sbracciarsi aprire cuori e braccia. Non trascorrere le giornate su internet a fare cose qualche volta innocenti ma inutili.
RispondiEliminaLa democrazia non è solo una forma, è lo strumento che serve a realizzare la società basata sulle pari opportunità e libertà concorrenti e non conflittuali. La libertà deve essere positiva intesa come libertà di scelta o libero arbitrio di ciascuno. La libertà di ciascuno deve concordare con le libertà di chiunque. Pari opportunità corrisponde a pari dignità e uguaglianza. In democrazia i diritti si bilanciano con i doveri e, la libertà con la responsabilità. La democrazia vuol dire partecipazione. La partecipazione popolare non può essere costante e continua (democrazia diretta), si ricorre a organismi di base rappresentativi, sono i partiti politici e il corpo elettorale, che svolgono una funzione fondamentale in quanto costituiscono l’anello di congiunzione fra le istituzioni rappresentative e la volontà popolare. Mortati sostiene che i cittadini, veri soggetti dei partiti, possono trasformarsi “da massa indifferenziata in organismo capace di volontà consapevole”. Da questa consapevolezza, attraverso il voto libero, i cittadini delegano la sovranità al Parlamento. Tutti gli articoli della Costituzione, ad eccezione di quello relativo alla forma repubblicana dello Stato, possono essere aggiornati o riformulati: vuol dire che il sistema politico della Repubblica Italiana rimane saldamente improntato ad una democrazia rappresentativa nella forma di Repubblica parlamentare.
RispondiElimina- Articolo 1 della Costituzione: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
“C'è nel Paese una larga fascia di popolazione indifferente, refrattaria, impermeabile alla moralità, alla dignità, al concetto di bene comune?” Si! Chiamiamoli con il giusto nome: “Qualunquismo”
“Un numero rilevante di cittadini, di ogni età ed estrazione sociale ha come faro della vita l'interesse personale, l'egoismo, la logica della famiglia?” Si! È dimostrato dalla “volubilità” del voto!
Per commentare questi comportamenti prendo in prestito le parole del PdR Sergio Mattarella: “Sentirsi 'comunità' significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa 'pensarsi' dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore. So bene che alcuni diranno: questa è retorica dei buoni sentimenti, che la realtà è purtroppo un’altra; che vi sono tanti problemi e che bisogna pensare soprattutto alla sicurezza. Certo, la sicurezza è condizione di un’esistenza serena. Ma la sicurezza parte da qui: da un ambiente in cui tutti si sentano rispettati e rispettino le regole del vivere comune.”
Riprendendo il tema della democrazia rappresentativa. Sappiamo che il sistema funziona attraverso un rapporto di maggioranza e minoranze: non sempre la maggioranza fa scelte anche per le minoranze. La maggioranza che ha la responsabilità, il diritto e il dovere di governare fino a che punto può escludere le minoranze dal processo di decisione?! La maggioranza non può privare le minoranze delle prerogative che essa stessa gode. La democrazia si realizza compiutamente, dove tutti godono, senza limitazioni, dei medesimi diritti.
Lasciamo da parte l’utopia e parliamo della realtà, possibilmente senza mistificarla!
Com’è lontano il Mortati! E come cambia il tempo. Nei governi precedenti, soprattutto a guida PD, il confine tra maggioranza e opposizione è sempre stato sbiadito e indistinto. Basti pensare al fatto che nessuna legge ad personam di Berlusconi è mai stata abrogata o corretta dai governi Renzi, Letta, Gentiloni, ma neppure da D’alema. Non solo, nel disastroso governo Renzi la riforma costituzionale fu scritta insieme a Verdini e allo stesso ex cavaliere (formalmente all’opposizione), anche se in un secondo momento per problemi di calcolo politico passò dall’altra parte lasciando però Mediaset a favore delle riforme. Per fortuna ci hanno pensato gli italiani con un fragoroso No al referendum a bloccare la porcata del secolo. Ecco perché trovo questa lezioncina di diritto costituzionale solo puramente teorica, che farebbe rivoltare dalla tomba tutti i padri costituenti che non avrebbero mai pensato ad una simile degenerazione dell’impianto costituzionale. Solo con questo governo si sono delineati i ruoli democratici tra maggioranza e opposizione. Ciò è dovuto all’azione del governo Giallo-verde chiara e netta, al punto da costringere tutti a stare da una parte o da un’altra. Senza inciuci e senza tentennamenti.
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