di Giangiuseppe Gattuso - Lavoro da lunghi decenni nel centro storico di Palermo. A due passi da Ballarò. Ne conosco ogni angolo, le facce dei venditori, le tonalità delle loro voci.
Quelli della frutta, della trippa, del pesce (difficile però trovarne freschissimo), del cibo di strada classico. Una moltitudine di colori di sentori e odori di spezie di ogni tipo. Ho visto la trasformazione del territorio, la chiusura e il ricambio dei negozi, la presenza sempre più numerosa di visi e costumi "diversi".
Conosco anche i nomi di alcuni, Eric che lavora dal mitico lavaggista Giovanni a Piazza SS. 40 Martiri; Peter al banco della frutta nella piazza del Carmine; e i signori del Bangladesh del negozio di cianfrusaglie e cineserie che hanno il figlio ingegnere, Rayan, laureato a Palermo, e da qualche mese lavora alla Ferrari, a Maranello.
E poi tanti bambini colorati e bellissimi che la mattina presto sistemati e sorridenti vanno a scuola accompagnati dalle mamme che sprizzano energia e voglia di vivere che viene il cuore.
C’è, insomma un tourbillon di etnie, di palermitani che fanno la spesa, frotte di turisti di ogni dove che assaggiano le “prelibatezze” del mercato senza porsi troppi problemi d’igiene. Tutto è bello e saporito.
Ma oltre l’aspetto piacevole di uno dei posti più caratteristici della Sicilia, anche con le sue necessarie contraddizioni, le carenze e gli aspetti tipici della città, c’è la vita quotidiana. Un teatro di colori, voci e lingue diverse che si ripete e si rinnova ogni giorno. Uno scontro/incontro di nazionalità e culture lontane che si intersecano e si integrano senza soluzione di continuità. Non ho mai assistito a situazioni limite, non ho mai avuto il benché minimo problema di convivenza e così anche i tanti amici e colleghi che frequento. Sarà un’isola felice? Forse. Ma esiste ed è visitabile da chiunque in ogni momento senza preavviso.
Ci sarò qualcosa che genera tutto questo. Sicuramente lo spirito d’accoglienza dei siciliani e dei palermitani, il sentirsi della stessa famiglia del Sud, con i problemi di sussistenza e la voglia di arrangiarsi tipica delle nostre zone.
E allora tutto bene, tutto risolto, non esiste la questione migranti?
Per come viene descritta e posta ogni giorno dai media e da certi politici no. Non è questa la realtà italiana, non è una tragedia e nemmeno un’invasione. C’è una paura indotta, sovradimensionata, una preoccupazione coltivata per indirizzare l’opinione pubblica e lucrare voti.
Ci sono parecchi comuni dell’entroterra siciliano che non hanno mai visto un insediamento di migranti, che non hanno mai percepito la presenza di gente di colore ma che psicologicamente “sentono” il problema come incombente. Qualche tempo fa, storia vissuta, in uno di questi piccoli comuni si è scatenata una psicosi collettiva per un’ipotetica possibilità di ospitare un gruppo di migranti con un progetto SPRAR, il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, del Ministero dell’Interno. Qualcosa di perfettamente controllato e gestito secondo norme e regolamenti in vigore da anni. Ma soltanto la lontana ipotesi che ciò potesse realizzarsi scatenò l'immediata costituzione di un comitato promotore contrario, con adeguata raccolta firme di cittadini. Non se ne fece più nulla.
Ecco perché mi ritrovo e condivido le parole di Leoluca Orlando che parla di Palermo come una città non europea ma mediorientale, aperta e accogliente, una delle poche città che ha i migranti nel centro storico e non nelle periferie. Dove ognuno che arriva è palermitano anche se di colore diverso. E che vorrebbe l’abolizione del permesso di soggiorno perché parte dall'idea che la mobilità sia un diritto umano, per una 'Mobilità umana internazionale” e per passare “dalla Migrazione come sofferenza alla mobilità come diritto.” Tutte tesi argomentate nella 'Carta di Palermo 2015', un corposo documento/manifesto, elaborato nel corso di un importante convegno, che ha come obiettivo la 'Mobilità umana internazionale”. (Cliccare per leggere il testo completo.)
Ovviamente si tratta dell’avvio di un processo culturale e politico a lunga scadenza, qualcosa che in questo momento può sembrare fantascienza. Che vede un’Europa chiusa a riccio e che addirittura serra a doppia mandata le porte dei suoi confini e anzi è capace di ergere muri e barriere. Quella grande e civile Europa, sede del Cattolicesimo, che versa al “democratico” e tollerante Erdogan miliardi di euro per bloccare, con ogni mezzo, l’onda dei migranti provenienti dai teatri di guerra orientali. E che si perde per ospitare qualche decina di “persone” salvate da una nave italiana.
Credo, molto sommessamente, che la questione migranti sia un tema drammatico e globale che va affrontato, in quanto tale, dagli organismi internazionali. E che non si potrà risolvere rafforzando i confini con muri e barriere o attuando blocchi navali di triste memoria.
È, dobbiamo prenderne atto, un tema gravissimo che va ben oltre le miserie d'Europa, nostrane, e di Salvini. Senza offesa per nessuno.
Giangiuseppe Gattuso
01 Settembre 2018
Caro Giangiuseppe, su questo argomento molto complesso, ma soprattutto di enorme livello storico,probabilmente pubblicherò un libro prima di Natale. Questo è il Giangiuseppe che voglio sentire parlare, condividere ed anche dissentire. Devo confessarti che ti riconosco poco in questa tua singolare ed umana diagnosi. Hai fatto bene e volentieri apprezzo le tue parole, lontane anni luce dalle tue analisi spesso condite di giudizi che non ammettono repliche. Il problema immigrazione, come giustamente hai definito, è un problema serio che non può essere risolto con metodi salviniani. Io vengo spesso in Sicilia ed a Palermo in particolare, e conosco quelle situazioni da te esposte con dovizia di particolari. Caro Giangiuseppe, credimi l'attuale situazione politica mi preoccupa tantissimo, gli italiani vivono uno stato di semincoscienza, fulminati da una continua ed estenuante campagna leghista. A Rocca di Papa sono giunte avanguardie di quel sistema che pensavamo di aver seppelito per sempre. Mi auguro che il "Movimento" sappia arginare questa brutta ed autoritaria deriva.
RispondiEliminaInganno concettuale, è una pura astrazione che tenta di far passare come assiomatici dei concetti: "mobilità", come se ciò giustificasse qualunque modalità, anche la tratta degli schiavi...o l'imposizione ideologica: devi essere "mobile" anche se vuoi essere stabile...solo il demonio può ispirare tali contorsioni mentali deformanti.
RispondiEliminaTi vuoi fregiare di alta cultura e non sai scrivere nemmeno in modo corretto. Impara il concetto di proposizione e di periodo, altrimenti scrivi tante parole senza un nesso logico, soprattutto utilizzi una punteggiatura decente.
EliminaOssignur... il demonio....
RispondiEliminaQuesto United colora offline Benetton mi sta dando alla noia... Per me siano tutti uguali....no! La differenza sta nel guadagno mensile non sul colore della pelle. Presto diventeremo poveri in tanti. Quindi centrerei l'argomento sulla ricchezza reale e culturale.
RispondiEliminaCaro Giangiuseppe, l'argomento è talmente complicato e ostico, che parlarne in una chat mi sembra diventi un tantino frivolo. In ogni caso, se per andare in vacanza a Londra o a Milano, o a lavorare in una città qualsiasi, io devo essere munito di documenti a seguito, e se chi fugge realmente dalle guerre, e riesce, purtroppo dopo troppe peripezie, ad arrivare in salvo, entra in punta di piedi con la dignità che è propria delle persone per bene, perché non deve essere così per tutti? La mia opinione è che abbiamo il dovere e l'obbligo morale di accogliere tutti quelli che realmente hanno bisogno. Per il resto, mi dispiace, non sono d'accordo.
RispondiEliminaDebbo purtroppo dissentire con Giangiuseppe quando parla di isola felice e di non aver mai avuto (beato lui) problemi di convivenza con nessuno. Io vivo a Palermo da 32 anni e ho constatato, almeno da cinque, l'aumento di persone di colore in via Oreto e via Maqueda soprattutto. Bene, io ho paura di passare da quelle strade, soprattutto la sera. Si vede fin troppo chiaramente il modo in cui essi amano riunirsi in gruppi numerosi, e confesso di avere timore quando debbo passargli vicino. Affretto il passo, cerco di stringere la borsa a me più che posso. Il sindaco della mia città afferma che dobbiamo vivere tutti insieme felici. Io non ci riesco. Ho paura di uscire da sola, specialmente in questi ultimi tempi in cui non si fa che parlare di stupri selvaggi. Ignoranza? Razzismo? No, prudenza.
RispondiEliminaSignora Teresa anche io soffro di disturbi mentali anche se di altra natura. Ma bisogna reagire e cuarsi oggi pe fortuna esistono farmaci di sostegno molto efficaci. Si r rivolga ad uno specialista, puoò guarire o migliorare tantissimo fino a vivere una vita quasi normale.
EliminaLe ho sempre detto che scrivere anonimamente è un'opzione prevista dal blog anche se esecrabile. Ma farlo per dire idiozie personalizzando e uscendo dal tema dell'articolo è veramente di pessimo gusto e denota la qualità di chi lo fa.
EliminaSe metto un nome inventato va bene? Poi non ho capito bene chi sia lei e che mestiere faccia. Ho cercato su googol e non ho ho letto cose lusinghiere su di lei. Sempre che sia lei quello.
EliminaIo sono quello che legge e sono il creatore e gestore del blog. Quindi si regoli di conseguenza si attenga al merito del post, se ne è capace commenti e basta. Dopodiché i suoi commenti non pertinenti saranno affettuosamente eliminati.
EliminaSignor Anonimo, se rinuncia allo stato di anonimato solo per cedere a un nome di fantasia, è segno che la sua reale identità la trova anche lei sconcertante per essere pubblicamente spesa
EliminaNei quartieri ad alta definizione popolare , la via dell’integrazione e’ facilitata dslle caratteristiche antropologiche legate allo spirito di adattamanto , presente in tutte le culture del mondo , altrimenti Darwin non avrebbe detto nulla , che aiuta un po tutti a gesti di solidarietà e creatività destinate alla sopravvivenza . Si allentano così le difese tra le varie culture , anche nei codici di comunicazione all’interno di ogni singola cultura . Nel senso che un palermitano non è più soltanto un palermitano, ma inizia a materializzare quel concetto che in antropologia culturale si definisce col termine di sincretismo . Questo fa si che un estraneo all’ambiente si senta molto più sicuro di quanto non lo fosse quando Ballaro’ era frequentato da una sola monocultura . Allora era un estraneo , adesso è uno di loro ! Comprendo che quotidianamente sei spettatore di un film che si propietta solo a Ballaro’ , ma anche in tutti i quartieri popolari del mondo. È ovvio che questo non è un modello applicabile in tutto il territorio nazionale , ma neanche in tutta Pslermo , per ovvi motivi ! Uno fra tutti l’estrazione sociale degli abitanti che caratterizzano una città o i singoli quartieri . Pertanto consihlierei di mettere da parte i modelli che si acquidiscono a Ballaro’ , ma anche lo slancio umano di disponibilità che creano contrapposizione tra fantomatici razzisti e non ! Hai scritto bene , l’italiano , per etica , è ospitale , a volte oltre ogni limite , non è razzista e chi lo sostiene è un ignorante incallito .
RispondiEliminaProblema complesso, appunto, quello dell’immigrazione come dice Giangiuseppe. E proprio per la sua complessità corre l’obbligo di ricordare che, oltre alla parte nobile e umanitaria trattata egregiamente nell’articolo, va richiamata anche la parte meno nobile del fenomeno migratorio illegale nelle nostre città, determinata dal crescere di una nuova e pericolosa criminalità d’importazione. Il quartiere palermitano citato da Giangiuseppe, per esempio, ad altissima densità di migranti africani soprattutto nigeriani, è stato ed è spesso teatro di episodi di cronaca nera (è il caso di dirlo), e di violenza. Oltre ai bambini ben puliti e pettinati che vanno a scuola accompagnati dalle mamme, ben integrate e irreprensibili, esiste una fenomenologia di comportamenti criminali, molto preoccupante, che vede come protagonisti gente di colore. Dalle indagini, condotte dalla procura di mezza Italia, emergerebbe una vera e propria associazione sovrapponibile a quella mafiosa denominata Black Axe che detta legge tra gli africani, gestisce la prostituzione, lo spaccio di droga, la ricettazione e punisce i connazionali che sgarrano a colpi di spranghe e pistolettate, proprio nella migliore tradizione di Cosa nostra. Molti episodi sono stati raccontati dalle “voci di dentro” dei primi pentiti nigeriani che stanno squarciando il muro dell’omertà. A Torino si sono avute le prime condanne di ben 36 affiliati nigeriani appartenenti alla Black Axe e al gruppo rivale egli Eiye. Attenzione dunque. Massima solidarietà, rispetto e accoglienza per chi arriva in Italia in situazioni di difficoltà oggettive, ma anche massima allerta da parte delle forze dell’ordine, meno romanticismo generalizzato sapendo che, come i bianchi, anche i neri delinquono e praticano la violenza nascondendosi nell’anonimato e nelle false generalità. Con il vantaggio che non possono neppure essere rimpatriati.
RispondiEliminaSarà un ottimo esempio ma non mi trova d'accordo...venite a via Anelli a Padova e, mi dispiace, ma l'unica cosa integrata con gli stranieri è lo spaccio di droghe diverse...non mancano certo gli italiani, ma la struttura di integrazione deve essere completamente rivista.
RispondiEliminaPalermo è una città profondamente europea. È una città legata a Pisa e Genova. Una città molto simile a quelle spagnole. Una città piena di monumenti barocchi e di ville liberty. Una città visitata dai grandi intellettuali europei, da Goethe a Wagner, da Houel a Caravaggio, da Dumas a Van Dyck.
RispondiEliminaLa tesi mediorientale è solo una giustificazione dell'inettitudine delle varie amministrazioni comunali che non hanno saputo risolvere i problemi di igiene legati ad immondizia e mercati rionali
Il tema proposto da Giangiuseppe, al di là della complessità non dipanabile in una discussione da blog, lo vedo come provocazione per risvegliare l'attenzione, spesso troppo intorpidita da un'informazione strumentalizzata e pilotata a fini politici.
RispondiEliminaChe l'immigrazione sia un problema e non una semplice emergenza è un fatto scontato che per essere avviato a soluzione richiede che l'emotività sia scissa dalla sostenibilità e l'efficacia delle possibili strategie.
Lasciarsi trascinare dall'emotività, sia volta all'accoglienza o al respingimento tout court, è solo un modo per aumentare la complessità del problema.
I muri o il pagare chi possa fare da diga ai flussi migratori non va condannato a priori se costituiscono una soluzione temporanea funzionale alla messa punto e implementazione di una strategia a medio lungo termine quanto meno dei paesi che si affacciano sul mediterraneo o che sono attraversati dalle rotte della speranza.
Giangiuseppe ben ha fatto a porre il problema descrivendo una realtà palermitana che, peraltro, si è prodotta naturalmente senza l'intervento di organi istituzionali. Una realtà che, anche con i suoi risvolti negativi citati dalla signora Teresa Calabria e da Maurizio Alesi, è anche dovuta al fatto che la Sicilia per millenni è stata al centro delle rotte commerciali che univano le culture dei paesi del mediterraneo; un precedente millenario che ha favorito il radicamento di valori di accoglienza e tolleranza che ha assorbito usi, culture e tradizioni che si sono poi miscelate tra loro dando vita a esempi, come quello di Ballarò, che non possono passare inosservati e, anzi, fanno sorgere interrogativi sull'opportunità di percorrere strade diverse dalle scorciatoie dannose dell'accoglienza e del respingimento a prescindere.
Ho conosciuto per motivi di lavoro diverse zone del centro storico degradato di Palermo e ho potuto prendere atto che sono abitati da extracomunitari e siciliani e/o palermitani in asdoluta povertà in mezzo a un degrado inimmaginabile. Non so se avere ridotto una città storica in wueste cindizioni e averci messo gli immigrati può definirsi integrazione riuscita. Io penso proprio di.no. penso anche che Orlando si dovrebbe occupare di mantenere almeno pulita la città. Ci sono zone centrali che sono sporche, piene di immondizia, di cacche di cani e di zanzare e che é una vergogna assoluta.
RispondiEliminaSul problema “migranti” chi ha letto i miei commenti quando abbiamo affrontato l’argomento sa come la penso: non ho cambiato idea. L’articolo di Giangiuseppe Gattuso mi piace, dimostra che la realtà è diversa da come la si vuole fare apparire. Affrontando nel giusto modo la questione migranti, l’esperienza palermitana potrebbe ripetersi ovunque. I siciliani conoscono bene i disagi di chi è costretto a lasciare il proprio paese. Con la fuga dalla Sicilia, ogni anno, è come se fosse cancellato un comune di 20mila abitanti. Palermo, nel 2017, ha perso 2.711 abitanti. Quasi 12mila palermitani hanno lasciato la città e quelli che sono entrati non hanno integrato la perdita. Fra gli emigrati molte coppie con bambini, del totale: il 35% si è trasferito fuori dall’isola e l’11% all’estero. Poiché condivido l’analisi espressa nell’articolo non intendo aggiungere altre valutazioni politiche. In questo blog, sul tema migrazione, esiste un filo rosso incoraggiante. È dimostrato da alcuni interessanti articoli: “Cittadini italiani o cittadini del mondo” di Filippo Ales (16.10.2015; “Cittadini. No ai confini alle barriere alle bandiere” di Gisa Siniscalchi (24.10.2015); “Le tribù, le guerre e le barriere” di Nino Risitano (26.10.2016). Quest’ultimo articolo vuole dimostrare che la questione migrante, malgrado la sua gravità, può essere risolta abbattendo tutte le barriere, soprattutto quella mentale.
RispondiEliminaNoi siciliani diamo ospitali, l'accoglienza degli immigrati e un'altra cosa.Attiene all'emergenza. Di emergenze in Sicilia viviamo da tempo immemorabile. Le subiamo e ci adattiamo. Oralando fa il paladino dei migranti a buon mercato ed esalta Palermo per esaltare se stesso. Noi siciliani sappiamo che in Sicilia non si può vivere normalmente,non c'è lavoro, non c'è futuro. Molti siciliani se ne vanno.olti palermitani se ne vanno, per disperazione. Lasciano la sicilia per trovare laboro, per vivere normalmente. Noi siciliani siamo migranti storicamente. E la nostra migrazione che fa spazio ad altri migranti.
RispondiEliminaMi scuso per gli errori, ma scrivo col telefonino che fa quello che vuole. Il senso di capisce.
RispondiEliminaBeavo giangiuseppe. Hai trasformato in poco tempo il blog in un manipolo di camice nere.
RispondiEliminaLa banalità di questo commento merita la non eliminazione. I lettori potranno così avere contezza del signor anonimo.
EliminaIl tuo articolo è molto efficace sotto il profilo descrittivo, ma resto dell'idea che il primo diritto sia quello a NON emigrare e che la solidarietà non debba essere costretta ad esprimersi secondo l'antica arte dell'arrangiarsi tipicamente italica e particolarmente delle popolazioni del sud, rispetto a tanti anni fa la società attuale prevede, se non emergono controspinte (in primis, riduzione degli orari di lavoro), una sempre minor domanda di lavoro e quindi maggiori difficoltà di allocare la forza lavoro proveniente da altri paesi, ci sarebbe anche un'esigenza di questi popoli a non essere sradicati di fatto dai loro luoghi d'origine ma questo conduce ad necessità di rivolta che oggi evidentemente si riesce ad esprimere meno di ieri, il permesso di soggiorno deve restare come strumento di controllo ammininistrativo delle presenze sul territorio nazionale.
RispondiEliminaCITAZIONE:
RispondiElimina“Ho visto la trasformazione del territorio, la chiusura e il ricambio dei negozi, la presenza sempre più numerosa di visi e costumi "diversi". ”
Io, invece, ho visto il fallimento di molti negozi che esprimevano l’artigianato locale e, con esso, i valori della nostra cultura, con la sostituzione di abusivismo diffuso e negozi con categorie merceologiche a cui sono adusi solo gli extracomunitari, con qualche eccezione costituita da qualche acquirente nostrano radical-chic.
CITAZIONE:
“che hanno il figlio ingegnere, laureato a Palermo, e da qualche mese lavora alla Ferrari, a Maranello. ”
Io, invece, posso documentare casi di figli di questi signori che, sebbene laureati e già inseriti, non hanno cambiato idea sulla loro visione del mondo (stato muliebre sottomesso; infibulazione; razzismo nei confronti di chi la pensa diversamente da loro) che è in netta contrasto con quella nella quale sono nato e che rivendico. Senza contare che la stragrande maggioranza degli attentatori in occidente, finora, sono persone figli di immigrati che qui hanno studiato e qui si sono laureati. Il tutto con buona pace dell’integrazione.
CITAZIONE:
“dove che assaggiano le “prelibatezze” del mercato senza porsi troppi problemi d’igiene”.
Io le chiamo vere “porcherie” che sono un pugno in faccia alle più elementari norme igienico sanitarie!
CITAZIONE:
“Non ho mai assistito a situazioni limite, non ho mai avuto il benché minimo problema di convivenza e così anche i tanti amici e colleghi che frequento. Sarà un’isola felice?”
Non è come dice lei.
Le cronache non riportano i veri e propri bollettini di guerra che ogni giorno caratterizzano la convivenza civile.
In ogni parte d’Italia, Palermo compreso si sono raggiunti preoccupanti livelli di ordine pubblico. In atto c’è un vero e proprio scontro sociale.
Le notizie non vengono riportate apposta dai media, tutti schierati a favore di una propaganda pro accoglienza.
E questo vale anche per gli altri paesi del nord europa, a torto, ritenuti campioni di integrazione.
I problemi sono seri ma non vengono detti dal normale circuito mainstream.
Pensi che all’ISTAT dal 2012 è stato vietato fare statistiche sulla criminalità straniera. Come mai?
CITAZIONE:
“Ci sarò qualcosa che genera tutto questo. Sicuramente lo spirito d’accoglienza dei siciliani e dei palermitani”
Io, invece, sento ogni giorno palermitani che hanno le scatole piene e che non credono più alla favola dell’integrazione, a quella della nascita zero ed a quella che “ci pagano le pensioni” (anche questa ultima, infatti, è una solenne sciocchezza!).
CITAZIONE:
Ci sono parecchi comuni dell’entroterra siciliano che non hanno mai visto un insediamento di migranti, che non hanno mai percepito la presenza di gente di colore ma che psicologicamente “sentono” il problema come incombente"
Il pericolo è concreto, l'invasione oramai in atto e di comuni non pieni di questi extracomunitari nullafacenti non ce ne sono.
A Palermo c'è tantissima gente buona ed ospitale- Vale per tutta l'Italia . Viviamo un periodo oscuro ma tutto passa. Non credo che una minoranza di malvagi possa essere eterna.
RispondiEliminaCerto e il lupo, prima o poi, dormirà assieme all'agnello.
EliminaConosco ggg gattuso e condivido questa parte del suo pensiero. Non condivido altri punti che rafforzano la contrattualita' dei razzisti della lega. L' accordo di programma dei5s e' diventato un accordo di potere e cio' rafforza Salvini e tutti coloro che temonole c.d. invasioni. Solleticando la parte peģgiore dell'egoismo e della intolleranza.
RispondiEliminaBene.
EliminaE' in grado di argomentare?
Caro Giangiuseppe la tua idilliaca presentazione di una convivenza colorata,mi convince poco.Siamo accoglienti geneticamente ma il fenomeno migratorio è troppo complesso per liquidarlo con "Volemoci tutti bene"Sono d'accordo con FRANCESCO SALVATORE.Dietro il tuo articolo c'è un monito all'informazione che ci manipola le menti.Ti potrei raccontare tanto.Ti potrei dire che stanno diventando più manipolati i migranti.Ti potrei dire che palermitani ed emigranti sono uniti in quello che in siciliano chiamiamo"Fradiciume"Io ho accolto.aiutato,fatto beneficienza per fare un'esperienza che mi ha lasciato male.Ti ricordo che Palermo è tra gli ultimi posti per vivibilità.Il nostro sindaco Orlando Cascio,sa bene che non siamo città Europea.ti soddisfa passare per medioorientale?Ti piace quando Orlando si presenta vestito da orientale?la messa in scena per far capire quanto è umano e quanto oliticamente schierato.Tutti ribadiamo che è un problema complesso.Vorrei finire con una domanda "perchè il continente più ricco ha prodotto tanti poveri e disperati,tante dittature?Domanda retorica.
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