di Giangiuseppe Gattuso - Oggi, poco dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova ho pubblicato un breve post su Facebook.
Ho voluto sottolineare come sia molto più proficuo investire le risorse sulla manutenzione e le opere strettamente necessarie invece di perdere tempo e fiumi di denari su opere di dubbia utilità, pensate e in lavorazione da non si sa quanto tempo.
Qualcuno ha voluto intravedere una sorta di speculazione politica e me ne dispiaccio. Ma scusate i termini, quale sciacallaggio del cazzo. Finiamola. La mia è un'amara costatazione di una realtà disastrosa. Che andrebbe affrontata con investimenti adeguati e urgenze procedurali.
A Genova, dopo appena 51 anni, è crollato un simbolo, un’infrastruttura fondamentale, enorme, necessaria e strategica. Lo chiamavano "Ponte di Brooklyn" per la vaga somiglianza con il ponte di New York che di anni ne ha 135 e funziona ancora perfettamente. Per questo vanno ricercati nuovi percorsi per la gestione delle infrastrutture che superi il principio del profitto a tutti i costi.
Le responsabilità vengono da lontano, dalla mancanza di visione, da certa politica micragnosa, dall'affollarsi di leggi e regolamenti sempre più complicati. Da controlli incrociati e spesso inutili per mancanza di un'autorità unica e responsabile. Dal potere di stop in capo a una miriade di enti pubblici e privati. E da un sistema giudiziario che interviene a volte a sproposito senza curarsi dei tempi, come fossimo davanti all'eternità, fottendosene delle conseguenze per i cittadini e per l'economia che gira intorno.
A questo aggiungiamo la mancanza di coraggio di troppi rappresentanti delle istituzioni che negli anni si sono trincerati dietro gli interventi delle procure. Come se, stupidamente, si potesse risolvere tutto con una sentenza e la constatazione delle eventuali responsabilità.
È arrivato, invece, il tempo di indire gli Stati Generali delle Infrastrutture. Una conferenza aperta a tutte le forze politiche, ai rappresentanti della magistratura, agli imprenditori, alle professioni e agli studi di ingegneria di tutto il mondo, alle massime istituzioni della Repubblica. Un momento di confronto serio e definitivo che metta fine alle incertezze, ai cosiddetti lavori infiniti, alle vergognose cattedrali nel deserto sparse per il Paese, alle opere iniziate e abbandonate che destano ribrezzo e scatenano le reazioni dei cittadini.
I temi sono sul tappeto da decenni: si tratta di liberare le risorse economiche necessarie dai vincoli europei; di concentrare i fondi evitando dispersioni su opere non strettamente fondamentali per il Paese. È necessario riformare il codice degli appalti e i regolamenti attuativi che mirino alla velocizzazione massima degli interventi e delle esecuzioni senza per questo allentare la presa sulla legalità.
Bisogna stabilire regole certe e inviolabili sulle procedure in caso di incidenti e blocco dei lavori. Le imprese devono avere tempi precisi, risorse certe ed effettivamente disponibili; e ogni opera deve avere un tempo d'inizio e una data di fine lavori assoluta con la previsione di turni di lavoro H24, tranne rari e motivati casi. Abbiamo esempi nel mondo di interventi immediati e di ricostruzioni effettuati in tempi incredibili che in Italia sarebbero considerati fantascienza. Abbiamo ormai un numero preoccupante di strutture collassate la cui ricostruzione rimane bloccata per anni senza alcuna conseguenza concreta nei confronti dei responsabili.
Non è impossibile risolvere tutto questo. Non è un incantesimo e nemmeno un segno del destino. E non bastano gli annunci, i tweet, le dirette facebook, le conferenze stampa. No. Ci vogliono provvedimenti, regole nuove, abolizione di norme, semplificazioni e buona volontà.
Altro che speculazioni sulle tragedie, altro che volere lucrare politicamente su qualcosa o qualcuno. C’è bisogno di interventi forti, seri, inattaccabili che riaccendano la speranza.
Giangiuseppe Gattuso
14 Agosto 2018
Caro Giangiuseppe mi viene la pelle d'oca pensando a quanto sei stato drammaticamente profetico. Solo due giorni fa mi avevi parlato di quanto fosse necessaria l'istituzione di Stati Generali delle infrastrutture proprio per il monitoraggio, la manutenzione e la valutazione dello stato di usura di tutte le opere, almeno di quelle più importanti. Oggi assistiamo ad una catastrofe senza precedenti, all'origine della quale c'è sempre la superficialità, l'incuria e presto sapremo se c'è anche dell'altro a cui il nostro Paese ci ha purtroppo ormai abituato. A poche ore dalla tragedia e con i morti ancora sotto i blocchi di cemento armato non mi va di aggiungere altro, ci sarà tempo per una riflessione ed un’analisi più compiuta.
RispondiEliminaSono d'accordo con Alesi! Troppo presto! Oggi piangiamo i morti.per le valutazioni e le proposte c'è tutto un avvenire.
RispondiEliminaCondivido il senso dell'articolo
RispondiEliminascusami Giangiuseppe, non riesco a commentare ..In un momento così fortemente tragico ,,così a caldo .il mio pensiero non può che correre a quei poveri morti ,alle loro famiglie ,ai bambini ....alla caducità della vita....... .
RispondiEliminaPienamente d'accordo con gli stati generali delle infrastrutture, a patto di non farsi più condizionare dai limiti di spesa imposti da Bruxelles, occorrerebbe rivedere anche le scelte di privatizzazione delle infrastrutture, Società Autostrade fa parte del gruppo Benetton dagli anni '90, abbiamo avuto i pedaggi più alti d'Europa senza alcun vantaggio particolare sulla manutenzione, solidarietà a Genova e alle famiglie delle vittime.
RispondiEliminaVedo che ogni tanto qualche "cazzo" scappa anche a te.È che in certe circostanze,leggere certi idioti commenti,fa davvero perdere il lume della ragione...
RispondiEliminaGiangiuseppe, è vero, le responsabilità arrivano da lontano, anche dalla incuria, superficialità e e strafottenza. Tra gli atti del parlamento, leggo che già nel 2016, fu presentata una interrogazione parlamentare dal Sen. Maurizio Rossi, nella quale si legge: "il ponte è stato oggetto di un preoccupante cedimento dei giunti che hanno reso necessaria un'opera straordinaria di manutenzione senza la quale è concreto il rischio di una sua chiusura del Ponte Morandi". Interrogazione alla quale non risulta alcuna risposta da parte del ministro Del Rio. Dunque, la pericolosità del ponte era conosciuta, così pure i suoi problemi strutturali e sarebbe mancato l'intervento del bravo, capace e competente ministro delle infrastrutture.
RispondiEliminaGiovanni Caianiello se devi citare l'interrogazione a "risposta scritta" fatta dal sen. Maurizio Rossi di scelta civica, la devi citare completa, non solo la parte che piace a te. L'interrogazione riguardava un problema molto più ampio, in particolare la Gronda di Genova che Grillo fu un paladino NO-GRONDA.... Non vado oltre, solo un invito all'onestà intellettuale.
EliminaFranco, ma cosa c'entra la Gronda. Ma di che parliamo. La responsabilità da che mondo è mondo è di chi ha la responsabilità di governare. I Grillini non sono mai stati al governo e non si può prendersela con chi esprime una opinione diversa su un'opera. Il Giornale ha fatto un titolo e un articolo da vomito. Ci vuole, è vero, onestà intellettuale.
EliminaSciacallo in ogni occasione. Perchè non si dimette Il governo se sapeva tutto?
EliminaAvete notizia se è mai crollato un ponte costruito durante il Ventennio? (90 anni fa).
RispondiEliminaQuindi per fare i ponti che non crollano bisogna tornare al fascismo. Evitiamo battute di pessimo gusto in questo giorno di lutto.
EliminaMaurizio, la mia non voleva essere una battuta ma una amara e serissima ironia...credo migliore dell'ipocrita luttuosità di circostanza...la comparazione invece sarebbe serissima e istruttiva...al di la degli aspetti ideologici...imparate a distinguere.
EliminaL'ironia non è meno fuori luogo delle battute quando si piangono le morti di poveri innocenti.
Eliminanon strumentalizzate i morti...tutti piagnoni e a trincerarsi dietro le vittime...non è così che si onorano i caduti...ma proprio andando alla radice dei problemi, e la comparazione sotto l'aspetto tecnico e metodologico sarebbe necessaria...ripeto: avete notizia se è mai crollato un ponte costruito durante il Ventennio? (90 anni fa).
EliminaCosi sarebbero gli altri che strumentalizzano i morti, non tu con le tue battutacce sul ventennio. Potevi aspettare almeno i funerali prima di far ridere i polli.
EliminaLa responsabilità primaria è del Concessionario (Benetton)...ed, eventualmente, del Concedente (Anas).
RispondiEliminaDa una società agricola, traghettare ad una capitalista, impegno ed assunzioni di responsabilità sono infinite ed in continua crescita. I nostri politici invece, l'hanno assunta come occasione per rubare ed arricchire il proprio privato, approfittando della gran massa di denaro pubblico in circolazione. Si è generato così un vero e proprio sistema della corruzione, dove è importante quanto rubi e non cosa fai per far funzionare la società capitalista.
RispondiEliminaImmancabilmente dopo ogni disastro ci ricordiamo che in Italia le infrastrutture sono insufficienti o addirittura inesistenti, ovviamente la situazione è diversa da regione a regione. Nelle regioni del Nord, malgrado non mancano le criticità, la situazione presente una discreta efficienza. Nelle regioni del Sud, la situazione è penosa: opere iniziate e non completate; opere completate che crollano pochi giorni dopo l’inaugurazione; opere completate che hanno bisogno di manutenzione da subito. Fra un disastro e l’altro, tanti dibattiti per individuare le cause e i colpevoli. Tanti esperti che sapevano ciò che si doveva fare per evitare il disastro. Altri, anticipando gli inquirenti, riescono ad individuare i colpevoli. I fatti ci hanno dimostrato che, passati i momenti dell’emozione, i provvedimenti di intervento si sono trasformati in promesse inevase e i colpevoli sono rimasti fantasmi. Ora, dopo la tragedia che ha colpito profondamente la città di Genova, dobbiamo pretendere che non si ripetano le sceneggiate del passato nel rispetto delle troppe vite spezzate. Ogni vittima poteva essere un nostro parente e i minori i nostri nipoti. TUTTI SIAMO STATI COLPITI. Il Ponte Morandi, costruito dal 1963 al 1967, allora era considerata un’opera architettonica di alto prestigio e di vanto per l’Italia. La necessità di interventi di manutenzione si manifestarono già dagli anni settanta. Da uno studio del 2016 si prospettava che i costi di manutenzione avrebbero superato quelli della costruzione, tanto da suggerirne la demolizione e ricostruzione. Purtroppo, con il” senno di poi”, non si possono riparare gli errori ma se ne possono evitare altri. Eppure una considerazione va fatta. Il ponte, 51 anni fa, veniva realizzato con le caratteristiche per un certo volume di traffico. È possibile che il quadruplicarsi del traffico non abbia destato preoccupazioni di tenuta strutturale agli esperti? Perché tanta fiducia in una struttura continuamente in manutenzione? Talmente elevata da arrivare all’ incoscienza di costruire abitazioni sotto il pilone del ponte. Qualcuno, in questi giorni, ha scritto che il nostro è un Paese che sa farsi male da solo. Fin qui ho sintetizzato il mio stato d’animo. Per le valutazioni di natura politica mi sintonizzo a quanto scritto da Giangiuseppe Gattuso. Sono d’accordo che bisogna investire risorse, valutate in 40 miliardi, per la manutenzione di tutte le grandi strutture. Non mi sono chiari i parametri per valutare l’utilità delle opere in avanzata costruzione. So solo che è arrivato il momento di porre fine alle strumentalizzazioni di qualsiasi genere: ognuno deve fare il suo dovere. Tutti gli operatori privati e pubblici devono agire con la massima etica. L’intera società deve cercare di superare le paure e incominciare ad aver fiducia in chi amministra e governa la cosa pubblica. Il compito della politica è quello di alimentare questa fiducia, con i fatti. Questo è il rinnovamento che ci si aspetta, dal mio punto di vista. Un ricordo per le vittime, un abbraccio per i loro familiari e tutta la città di Genova.
RispondiEliminaSicuramente il nuovo governo dovrà usare ben altri mezzi il ponte era già pericolante da anni... beh qualcuno dovrà andare in galera...
EliminaSe qualcuno dovrà andare in galera non lo deciderà il governo
EliminaE neppure l'opposizione deciderà di assolvere frettolosamente i responsabili. Per fortuna c'è ancora una magistratura che funziona.
EliminaTrovo il suo commento fuori luogo oltre che incomprensibile. Chi ha parlato di opposizione che assolve? Ho rispetto delle istituzioni e delle loro prerogative. Chi va o non va in galera non lo decide la politica (governo o opposizione) ma le magistrature inquirenti e giudicanti. Si eviti le fughe in avanti freudiane e rifletta prima di scrivere.
EliminaE' lei che ha tirato in ballo il Governo, come se avesse la pretesa di sostituirsi all'organo inquirente. Non c'era bisogno della sua illuminante osservazione per sapere di chi è la competenza di perseguire i reati.La sua osservazione è del tutto scontata è ha solo il sapore di una provocazione infantile e sprovveduta.
EliminaNon esiste la possibilità che un ponte crolli. Esiste la possibilità che dei criminali lo fanno crollare.
RispondiEliminaE poi un ponte non crolla all'improvviso...da le avvisaglie...il problema è che vogliono pure ragione...
EliminaÈ matematico. Un privato che opera senza concorrenza offrirà il servizio minimo al prezzo massimo,, a qualsiasi livello, dall'imbianchino, al gestore nazionale delle autostrade.
RispondiEliminaForse serve un aggiornamento nella costituzione della Repubblica Italiana, con un articolo del tipo.
.. Assolutamente vietato concedere servizi pubblici ad un privato in mancanza di concorrenza VERA.
Se la natura del servizio non permette al cittadino di scegliere, e se il cittadino non può valutare il servizio ricevuto, il servizio deve essere gestito dallo Stato...
Condivido pienamente l'articolo di Giangiuseppe.
RispondiEliminaé volata in cielo una grande donna si chiamava Rita Borsellino. Ho avuto l'onore di conoscerla al centro Santa chiara una persona splendida.Non sono andata a votare quando poteva governare la sicilia e me ne vergogno.Cmq i siciliani hanno scelto Cuffaro questo dice tutto.
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