L’autore, con rara sincerità, seppur manifestamente di parte, centra un problema vero. La consapevolezza del cittadino di fronte a scelte importanti al tempo di internet.
Facebook, i social network, la rete sono uno strumento, nello stesso tempo, formidabile e potentissimo, e per me meraviglioso. Esisterebbe poco del panorama politico italiano e di buona parte del mondo civilizzato senza la rete.
In Italia abbiamo un esempio lampante rappresentato dal M5S. Una realtà politica che nel giro di pochi anni è arrivata al governo del Paese. Un fatto straordinario di partecipazione democratica, che difficilmente potrà essere archiviato come un incidente della storia. Un aspetto importante e da sottolineare riguarda l’animo umano che i social come Facebook possono scatenare negli istinti più reconditi facendo emergere ciò che però già c’è. Se c’è.
In fondo, i social, non sono altro che enormi e sconfinate piazze virtuali dove ci si incontra e ci si può confrontare o scontrare con estrema facilità. Io non ne farei una questione particolare legata al momento che stiamo attraversando. E nemmeno mi soffermerei a personalizzare un tema che è sicuramente di carattere generale. Sono e siamo tutti interessati. Non c’è il politico cattivo capace di coinvolgere scientificamente i deboli e quello, invece, buono che non riesce a fare accettare le sue tesi. Non c’è una banda di malfattori che solamente insultano e distruggono tutto ciò che non viene condiviso da una certa area o da un certo personaggio. Insomma i buoni e i cattivi, come nella vita reale, non sono mai tutti dalla medesima parte.
C’è, è vero, una voglia di esprimersi, forte, prorompente, a volte esagerata. C’è un bisogno di riconoscimento delle proprie esigenze e delle ingiustizie subite ritenendole, a volte sbagliando, prioritarie. Nel teatro della politica, dell’informazione, dell’intrattenimento, della satira, si mescola di tutto con il rischio di superare limiti invalicabili, differenze, giudizi e pregiudizi. E in questo bailamme il cittadino meno scafato, le sensibilità più deboli, possono subire un’influenza capace di condizionarne le scelte.
Se riflettiamo con un pizzico di attenzione, in fondo, la rete veicola e amplifica le informazioni che, ancora per buona parte, vengono diffuse dai media tradizionali e dalle agenzie di stampa. Dal sistema mediatico costituito da una pletora di “giornalisti”, opinionisti, analisti che girovagano ovunque in TV, in radio, e scrivono su diverse testate nazionali e locali. Filtrando, facendo le debite eccezioni, spesso e volentieri la “notizia” sulla base del loro particolare punto di vista, di interesse personale o aziendale. Pompando a dismisura un fenomeno, un politico, un fatto, un’ipotesi, un retroscena. Trasformando la dietrologia a scienza e contrabbandando ciò che è con ciò che viene artatamente costruito e propinato in ogni modo.
È cambiato, grazie alla rete, il modo di recepire la realtà e ciò che accade, c’è un’attenzione maggiore, un’accresciuta sensibilità nei confronti delle questioni politiche prima esclusivamente riservate a un'élite che decide al chiuso delle stanze del potere o dei salotti buoni. La rete ha rivoluzionato un sistema che ha funzionato per secoli e che proprio la cosiddetta aristocrazia non ha, prima compreso interamente, e poi, con sempre più forza avversato. Nella convinzione sincera, ma oltremodo interessata al mantenimento dello status quo, che la politica ha bisogno di un’élite senza la quale saremmo destinati al disastro.
Questa convinzione viene costantemente sottolineata e posta all'attenzione dei cittadini proprio da quelli che, per un motivo o per un altro, sono interessati al mantenimento di quel “sistema” all'interno del quale hanno goduto e continuano a godere di privilegi e/o si sentono protetti e coccolati. In fondo uno scambio di favori tra chi, per volontà di pochi potenti illuminati, gestisce il potere e chi dovrebbe esserne il principale controllore: il blocco costituito dai mezzi d’informazione e dai singoli giornalisti “liberi” e intellettualmente onesti.
Insomma, è un’aspra e continua battaglia tra chi, da sempre al potere, può determinare e condizionare le sorti di un Paese, utilizzando tecniche sofisticate per il controllo dei media e chi, invece, intravede la possibilità di cambiare il sistema ampliando la partecipazione democratica, rendendo le istituzioni trasparenti, sempre più vicine ai cittadini e alle loro esigenze.
Si capisce da che parte sto.
Giangiuseppe Gattuso
20 Giugno 2018
20 Giugno 2018
Condivido molto del ragionamento di GGG. Tuttavia anche la rete mostra i suoi limiti, soprattutto sull’attendibilità delle notizie che imperversano h24 sui social. I quotidiani, con tutti i loro limiti, le loro distorsioni e i loro interessi editoriali, possono godere del “bollo” dell’ufficialità e della credibilità che deriva da una testata riconoscibile (scritta o televisiva), e dalla responsabilità di un direttore e dei giornalisti che rispondono di ciò che pubblicano. Per questa ragione i media tradizionali godono ancora di una certa credibilità. La rete somiglia ancora un po' una giungla dove quasi mai nessuno è responsabile di ciò che scrive. Conseguentemente, informarsi adeguatamente sulla rete, presuppone non essere sprovveduti e sufficientemente attrezzati per distinguere le notizie false da quelle verosimili. Un buon metodo per ridurre i rischi è abituarsi all’approfondimento di ciò che si legge. Come ho già scritto prima la rete, di per sé, non è né positiva nè negativa. Solo chi e come la usa ne determina la qualità dell’informazione. Da qualche tempo, inoltre, abbiamo notato il ricorso alla rete e ai social da parte di moltissimi uomini politici e di pezzi di classe dirigente che, sempre più, affidano le loro dichiarazioni e i loro messaggi ad internet, e sempre meno parlano sui giornali e in televisione. Questo ci induce a pensare che anche la “nuova frontiera della comunicazione” non è esente da rischi e da contaminazioni delle stesse opacità e delle stesse distorsioni, tipiche dei vecchi arnesi dell’informazione
RispondiEliminaMa di quale democrazia parla? Lei in questo blog è il proprietario,si circonda solo di pappagalli ,scrive aricoli a senso unico, interviene sui commenti oppure li elimina direttamente.si e girato tutti i partiti ed ora fa il leghista, per me non ha nessuna credibilità
RispondiEliminaLi cancello ogni tanto. Ma li lascio anche per dare a chi frequenta il blog l'opportunità di comprendere il livello di idiozie che può scrivere uno come lei, sig. anonimo.
EliminaUn elemento sostanziale differenzia la Rete dai media tradizionali: l’immediatezza e la spontaneità della comunicazione. Giornali e TV sono tutti “non liberi”, nel senso che chi scrive e chi parla ha sempre un referente (termine edulcorato sostitutivo di "padrone") cui rendere conto, con l’eccezione de “Il Fatto Quotidiano”, l’unica testata ad avere come sostegno soltanto i propri lettori.
RispondiEliminaI monologhi cartacei e televisivi perdono di efficacia nel confronto con la miriade di scambi di opinioni proiettati sui social e rimangono come lapidi senza nome nel deserto sconfinato degli annunci senza contraddittorio.
I talk show politici sono tutti taroccati e la conduzione degli stessi è lasciata in mano a veri e propri promotori della disinformazione.
La crisi dell’editoria è sotto gli occhi di tutti, mentre Internet è in continua espansione. L’unico vantaggio che ancora mantengono i piccoli schermi rispetto alla Rete è che la televisione entra nella case degli italiani nella percentuale del 98%, mentre Internet si attesta a meno della metà, pur essendo in continua crescita di utenti.
Tuttavia anche in Rete si trovano i cosiddetti “troll”, gente prezzolata (meglio dire: sottopagata) dai ben noti partiti, PD in primis, per fare propaganda e gettare discredito sulle forze politiche avversarie. Ma questi hanno vita meno facile rispetto agli opinionisti della carta e della TV perché devono sempre fare i conti con il “batti e ribatti” in tempo reale fra gli utenti dei social e molto spesso vengono scoperti e sconfessati all'istante.
La Rete ha rivoluzionato la politica, certamente, e possiamo ben dire con soddisfazione “meno male!”.
Rimango dell'idea che la Rete sia uno strumento senza dubbio importante che ha ampliato enormemente gli spazi informativi alternativi. Tuttavia bisogna valutarla per ciò che essa è, senza mitizzarla né sminuirla. Si tratta di uno strumento alla portata di chiunque, che si può usare senza filtri, senza nessuna competenza e la cui correttezza è affidata esclusivamente a chi la usa. Grazie alla rete chiunque può esprimere le proprie idee, mentre prima non poteva farlo ma può farlo nel modo che crede: con lo spirito di un confronto costruttivo, sollecitando dibattiti positivi, oppure ricorrendo all’offesa, all’insulto, alle volgarità o, peggio, alle minacce. Ecco perché la rete va considerata uno strumento e non un rimedio. Quante volte abbiamo assistito a dibattiti sterili, rancorosi, privi di ogni contenuto politico-culturale, intrisi di ignoranza e presunzione. Botte e risposte a colpi di frasi fatti e slogan. Non è questa la rete che mi piace e, come diceva Umberto Eco: “«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività».
EliminaMi piace l'argomento è soprattutto mi piace l'assenza dei fronzoli. Aggiungo al tuo commento una riflessione che troverai modo di approfondire e che attiene alla mutazione del carattere della democrazia in questo Paese che si affida sempre più alle esperienze dirette e quasi diffida dalle esperienze rappresentative. Questo pone un ulteriore spunto petche l'alta volatilità della rappresentanza condizionata, semplificando, la cosiddetta crisi della classe dirigente......
RispondiEliminaNon esiste uno strumento di comunicazione perfetto, ma è sempre meglio avere una comunicazione libera che una comunicazione di regime.
RispondiEliminaLa rete, come hanno già detto altri, è uno strumento e la sua efficacia come sottolineato dall'Autore si è manifestata non solo in Italia - dove ha permesso l'entrata nello scenario della politica di forze nuove che in poco tempo si sono affermate a dispetto di quanto si potesse ritenere possibile (Fassino docet) - ma anche negli Stati Uniti dove è stata strategica per le campagne presidenziali, da Obama in poi.
Tuttavia le fake news che circolano in rete sono enormemente meno dannose delle notizie manipolate o non verificate che vengono veicolate attraverso i canali radio televisivi e la stampa.
Chiedo scusa, sig Francesco Salvatore, da dove deduce Lei, che le fake news sono meno dannose delle notizie manipolate? Sono parimenti dannose tutte e due, il suo è un giudizio falso e pretestuoso che trova fondamento solo nella sua opinione.
EliminaL’articolo di Simone Aiello ha cercato di dimostrare l’efficacia dello strumento Facebook, non deleterio per la società ma, nello stesso tempo può dimostrarsi “micidiale” quando un confronto civile diventa uno scontro: offese, chiusure e odio chiudono lo spazio del buon senso. Attraverso la rete, una finestra aperta su tutto, si ha una immediata percezione della realtà. Comunque è una percezione soggettiva che, comunque, permette di analizzare le questioni politiche, orientare il proprio pensiero che poi si trasforma in convinzione. Questa convinzione, per alcuni, diventa unica ed esclusiva da contrapporre a quella degli altri. A questo punto diventa difficile parlare di confronto democratico. Nella contrapposizione, quando mancano gli argomenti, si ricorre alle offese contro chi la pensa diversamente. Quello che colpisce sono gli atteggiamenti di quei soggetti con i quali prima riuscivi a confrontarsi anche senza la pretesa di raggiungere una comune convergenza, ora li trovi orientati su posizioni opposte o contraddittorie. Nulla di male se non ci fosse il rischio che certe informazioni non verificate drogano la “verità” con conseguenze disastrose. Giangiuseppe, condivido il tuo ragionamento ma, posso nascondere la difficolta che, giornalmente, aumenta la mia difficoltà ad intervenire su certi post. Ovviamente il problema è mio! Tu dici che: “i buoni e i cattivi, come nella vita reale, non sono mai tutti della medesima parte”. È vero, ma non si può abbandonare il desiderio di confrontarsi civilmente. Per il resto, il mio pensiero politico non è cambiato.
RispondiEliminaCamerata Gattuso complimenti.
RispondiEliminaHo letto con la dovuta attenzione l’articolo di Giangiuseppe Gattuso e credo di essere pienamente d’accordo sull’utilità dei socials, circa il sensibile accorciamento delle distanze e sulla veloce propagazione di notizie, idee e sulle scelte che ognuno di noi potrebbe fare in alcune circostanze. Ecco , su quest’ultimo punto, avrei delle serie perplessità, non conoscendo chi si nasconde in realtà all’altro capo di questo moderno sistema d’informazione. A questo punto cadrebbe la vera essenza circa l’utilità che si instaura tra l’informatore e l’informato, in particolare, quando la scelta riguarda la nostra politica. Indubbiamente i social network accorciano le distanza, rendono gli avvenimenti più vicini, c’è la sensazione addirittura, di vivere in costante diretta tutto ciò che accade nella quotidianità. I social sono particolarmente utili quando sono usati dalle aziende per migliorare la loro presenza sul web. Le condivisioni aumentano il traffico e consentono di realizzare campagne pubblicitarie mirate. Siti come Facebook, grazie ai singoli profili, utilizzano i dati personali che vengono forniti al momento dell’iscrizione. In questo modo si generano dei profitti basati su piattaforme altamente credibili, nelle quali è possibile conoscere tutti i dati di coinvolgimento dell’audience di un sito web o di una pagina azienda. Tuttavia non c’è da stupirsi se fomentano la creazione di una cultura banale e superficiale, a livello giovanile, rendendo i ragazzi incapaci di socializzare. I socials possono creare dipendenza e distaccare i giovani dalla vita reale, facendo loro perdere i veri principi, tipo quello della vera comunicazione. Questa dipendenza può anche causare un allontanamento dallo studio. Questo è un fatto gravissimo per gli adolescenti perché si creano dentro di loro dei vuoti e sono disposti a tutto pur di essere accettati: finiscono per ridicolizzarsi inutilmente con foto e video anche provocatori. Tuttavia, caro Giangiuseppe, mi soffermerei al lato politico e non mi sento di riscontrare come affermi …..” i socials, non sono altro che enormi e sconfinate piazze virtuali dove ci si incontra e ci si può confrontare o scontrare con estrema facilità”. …… Certamente, ma con estrema facilità possono essere divulgate notizie non vere, oltre ad una forma di istigazione a mentire. Non credo che quello del M5S sia l’unico esempio “lampante” come dici tu, Berlusconi con le sue TV, di uguale importanza dei socials, in pochissimo tempo riuscì ad impadronirsi del potere nazionale. Spero di sbagliarmi, ma nella sommatoria, i socials procurano più danni che utilità.
RispondiEliminaViviamo il nostro tempo e questi è fatto anche di social. Nelle scuole l’alfabetizzazione comprende anche l’uso informatico.Facebook è una grande piazza di confronto. E’ vero, non sempre il confronto è civile e, pur non approvando certe esternazioni, noto la grande partecipazione e la grande esasperazione che c’è dietro. Qualcuno ha fatto notare che i talk show seguono la linea editoriale spesso di parte e sono d’accordo. fa emergere il lato oscuro di ognuno di noi? Essere e apparire ma alla fine le maschere cadono.Lega e M5S sono esplosi con i social e nessun partito disprezza più questa forma di comunicazione e d’informazioneIl problema diventa come comunicano i nostri politici? Nel processo d’informazione,giocando sapientemente,si può attrarre l’attenzione,si può spostare,si può tralasciare,si può affabulare incantare.I mezzi di comunicazione di massa influenzano ed ecco che nelle campagne elettorali si gioca sui tempi di apparizione ma noi sappiamo che anche qui è un gioco di potere.Noi sappiamo ormai difenderci.Basta vedere tutto con occhiali critici.Elite di cittadini consapevoli e si evita il disastro.Essendo un blog politico ci soffermiamo a questo aspetto e non guardiamo ai pericoli che hanno generato dei veri drammi per i nostri giovani.
RispondiEliminaSalvini si compotya con coerenza,era ed è fascista e razzista e non ne ha fatto mai mistero.I 5 stelle gli reggono il gioco cercando se possibile di scavalcarlo a destra, tutto senza una idea e neppure un progetto . Proprio uno sconfortante quadro di degrado morale. Senza parlare di quella figura ridicola di primo ministro.
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