di Patrizio Laconi - Possono suonare di leziosa e saccente erudizione le parole del senatore Nicola Morra che lodava i riferimenti a filosofi sociologi e letterati nel discorso del presidente Giuseppe Conte, di contro all'abitudine instaurata di superficiale richiamo al futile banale. Ma così non è.
Forma e sostanza si compenetrano come si compenetrano sensibilità, stile e cultura con la progettualità politica e la prassi che ne segue. Non è per caso che abbiamo assistito al declino culturale di questi lunghi anni, che prima ha infettato la società civile, le sue Istituzioni negli uomini che la rappresentavano e quindi i luoghi di produzione e trasmissione del sapere, in primis la Scuola.
Tutto è scaturito dalla manipolazione dei bisogni e delle aspirazioni del cittadino perché fosse più addomesticato e incline ai dettami del consumo. Così la barbarie di un rigetto di qualunque orizzonte culturale ha germogliato ovunque e gli uomini al comando, a qualunque livello, con alterigia e sprezzo si facevano vanto della loro stessa ignoranza, nella convinzione demenziale che quella fosse una virtù necessaria per la prontezza ed efficacia nell'azione pratica.
Lontane e misconosciute le esortazioni di Gramsci. "Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza". E ancora: "Il fanciullo che si arrabatta coi barbara, baralipton, si affatica, è certo, e bisogna trovare che egli debba fare la fatica indispensabile e non più. Ma è anche certo che dovrà sempre faticare per imparare a costringere se stesso a privazioni e limitazioni di movimento fisico, cioè… sottostare a un tirocinio psico-fisico. Occorre persuadere molto gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza”.
Parrà di poca importanza, ma non si era mai sentito, nel Parlamento Italiano pronunciare piètas, con l’accento sulla e. E se fosse solo una questione di pronuncia poco male. Ma l’opera di contraffazione non si limitava solo allo spostamento degli accenti fonetici. Ben altri accenti con questo venivano traslati ad arbitrio e secondo i dettami degli interessi di lobby interne ed esterne, in barba alla nostra Costituzione.
La sola cosa importante per il cittadino consumatore è l’abilità applicativa di schemi precostituiti. Le moderne tecnologie pretendono, a livello user, come si suol dire, l’occultamento dell’informazione che si giudica d’intralcio. Poiché al lato applicativo la teoria non serve, è allora non solo inutile ma dannoso occuparsene. Così non solo le discipline letterarie ma anche le Scienze pure hanno subito un declino che le ha allontanate dalle agenzie di educazione di massa. Ma questo non poteva non produrre la desuetudine al pensare tout court.
Si aggiunga poi che il crollo delle ideologie è stato percepito, con una faciloneria senza pari, anche come il crollo dei riferimenti culturali. Così un senso di sciatta indifferenza per ogni progettualità, ha prodotto una sorta di pensiero – non pensiero in cui la cura nel senso autentico non esiste, ma solo la dimensione dell’individuale e quotidiano.
Ora ci si lamenta dell’analfabetismo di ritorno e c’è anche qualcuno che vorrebbe discettare sulle discipline utili e inutili, trovare le scorciatoie per rimediare e, se fosse possibile, distribuire la Cultura in pillole, in modo che l’acquisizione sia facile, quasi inconscia e senza sforzo.
Ma la Cultura ha caratteristica sua propria il non essere alle dipendenze dell’utile e immediato, come sapeva bene Euclide che alla domanda del re circa l’utilità dei suoi Elementi di Geometria, gli scaglio i rotoli in faccia o Faraday che interrogato sui profitti delle sue scoperte sull’Elettromagnetismo rispondeva: “Cosa c’è di vantaggioso in un neonato?”. E la scienza non permette un girovagare in cerca di assaggi, perché, come diceva Hegel, “Non c’è scienza se non elevata a sistema”. E nonostante molti reputino l’hegelismo un pensiero antiscientifico (a torto), almeno in questo è quanto di più coerente vi sia con la Scienza.
Alberto Bagnai, sempre ieri durante il dibattito sulla fiducia al governo, diceva che occorreranno 16 anni perché l’Italia recuperi, in termini economici, tutto ciò che ha perso dal 2007. E quanto tempo occorrerà perché l’italiano medio, la società civile nel suo insieme, recuperi ciò che ha perso nel campo della Cultura? Come faremo a riprendere dalle isole ecologiche dove l’abbiamo buttato e triturato l’immenso patrimonio che tutto il mondo ci invidiava? Il che poi vuol dire concretamente quanto tempo per non più sentire le banalità del bullo di Firenze espresse ieri al senato, senza la parvenza di una motivazione ragionata per un’opposizione che sa solo recitare dei mantra e non possiede né categorie concettuali né linguaggio idoneo per un discorso organico ?
Patrizio Laconi
06 Giugno 2018
Bellissima pagina di Patrizio. Bella quanto impopolare (sig!). La cultura è diventata un’espressione elitaria e chi la pronuncia rischia di passare per uno snob con la puzza sotto il naso. E invece dovrebbe essere considerata e divulgata dalle nostre istituzioni, non solo scolastiche. La cultura è stata la grande assente persino nel discorso di insediamento del nuovo governo di fronte al Parlamento. Non lo dico polemicamente ma è un segno dei tempi che stiamo vivendo. Non a caso ci è toccato sentire, anche da parte di esponenti politici influenti, che con la cultura non si mangia. Ecco finchè non ci libereremo da questi vecchi retaggi, continueremo a sentire e a leggere accenti sbagliati, e frasi ancora più sbagliate.
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RispondiEliminaConfesso che leggere in un articolo di politica prima termini come barbara, baralipton mi ha piacevolmente sorpreso e spiazzato, riportandomi indietro nel tempo, quando anch’io mi arrabbattavo tentando di capire un po' di più dei perfezionamenti medievali della logica aristotelica e delle regole che stabilivano la validità dei sillogismi.
Inoltre apprezzo moltissimo i rifermenti ad Antonio Gramsci e alle sue esortazioni circa l’entusiasmo, la forza e l’intelligenza necessari nella vita come nella politica.
Certo, il quadro politico che abbiamo davanti, nella sua mancanza di cultura, nell’ignoranza, nella superficialità con la quale si pretende di andare avanti più spediti, senza l’ingombrante peso della cultura è qualcosa di inaccettabile, perché dobbiamo sempre ricordarci che l’uomo non vive di solo pane.
Forse questo si è capito, ma al pane si è associato il divertimento, il famoso “PANEM ET CIRCENSES”, come se i ventotto secoli dalla fondazione di Roma non abbiamo portato dei veri progressi nella storia dell’umanità.
Bagnai nelle sue previsioni circa il recupero di quello che si è perso dal punto di vista economico parla di sedici anni, e se ne può anche discutere, ma saggiamente non si avventura sul recupero del disastro culturale che ha colpito la nostra società.
La perdita dei valori culturali a mio parere è difficilmente reversibile, per il semplice motivo che con la tecnologia, con internet abbiamo tutto lo scibile a disposizione e quindi non abbiamo il bisogno di studiare, di ricercare, non c’è il piacere della scoperta. Il risultato è che tutto questo sapere, essendo fruibile gratuitamente, diventa inconsapevolmente di nessun valore. Qualche mese fa, all’Auchan di Carini avevo trovato al prezzo di otto euro l’opera omnia di Pirandello. Avevo i libri in mano, ma nel momento di comprarli mi sono vergognato da morire e li ho lasciati lì, dove li avevo trovati.
E si va sempre peggio. Oggi nemmeno si scrivono più le frasi per intero. Nei messaggi in WhatsApp si trovano soltanto mezze parole e un ammasso di lettere dell’alfabeto senza senso.
Allora ci meravigliamo se in parlamento, in un parlamento di ignoranti e buzzurri si ascolta pietas con l’accento sulla e?
Io, da sempre appassionato di musica classica, quando trovavo mille lire da spendere, andavo all’UPIM o alla STANDA, compravo i dischi più economici che esistevano e con 900 lire mi facevo la mia copia della quinta sinfonia di Tchaikovsky. Tornando a casa nemmeno mi fermavo a mangiare, avevo la frenesia di ascoltare immediatamente il brano. E così .succedeva anche per i libri.
Adesso è una rovina. Vorrei regalare a mia figlia una copia dell’Antologia di Spoon River, ma già si trova disponibile in internet e passa anche il “prio”.
I nostri tempi sono questi, mi auguro soltanto che non precedano tempi in cui dopo l’ignoranza prevalga la violenza.
Ho voluto pubblicare questo bellissimo e significativo brano di Patrizio Laconi avendo letto una sua più breve riflessione che ha poi trasformato. E riflette perfettamente la situazione nella quale da troppo tempo ci troviamo. Una diffusa superficialità, la frenesia di trovare la sintesi a problemi complessi anche quando non si può. Un decadimento culturale che trova spazio in tanti programmi televisivi ridicoli. Una società che vive di corsa ritenendo il tempo dedicato alla cultura un’opzione di cui si può fare a meno.
RispondiEliminaLo studio, l'approfondimento, l'impegno sono alla base di una crescita equilibrata della persona e della società. E così nella Politica. Ritenuta ingiustamente fonte di tutti i mali sol perchè ad occuparsene spesso sono state cattive persone. La scuola in tutto questo ha un ruolo e una responsabilità primaria. Non è pensabile che si esca dal ciclo di studi superiori senza sapere nulla del funzionamento dello Stato, delle istituzioni e della Politica. Un grande errore che ha determinato guasti terribili.
Dobbiamo sperare in un cambio di direzione, in una accresciuta consapevolezza dei cittadini perché si possa sperare in un futuro migliore. Ci vuole tempo e buona volontà.
Un grazie particolare all'autore.
L’interessante analisi di Patrizio Laconi mi porta a considerare che, nel contesto culturale-politico, la non conoscenza dei diritti costituzionali è la causa di tanti mali. La Costituzione Italiana, grazie al contributo di intellettuali, nella sua forma letteraria esprime, con chiarezza, alti valori ed una eccezionale bellezza. L’esortazione di Gramsci: “Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza”, oltre ai giovani, deve essere rivolta alla classe politica che, a volte, mostra poca conoscenza delle procedure costituzionali. Le tante banalità espresse da più parti, durante il dibattito parlamentare sulla fiducia al governo, sono le risposte ad altrettante banalità sostenute dalla controparte. Sono emerse le solite contrapposizione e contraddizioni che a fase alterne hanno segnato la storia politica degli ultimi anni. La decadenza culturale attraversa la società e la classe politica tanto da non meravigliarsi di certi comportamenti. Purtroppo vista la desolazione siamo costretti a rammentare esortazioni, sempre attuali, di grandi politici del passato. Nel 1982, a Milano, Enrico Berlinguer in discorso ai giovani diceva: “La necessità di vivere in città meno alienanti e disumane, di salvare la natura e i beni culturali, di avere una vita culturale più ricca e piena, di andare ad una scuola il cui insegnamento sia qualificato; tutto questo viene diventando necessità primaria, come erano una volta, le necessità di sussistenza.” Fu un lungo discorso che concluse affermando: “Democrazia” deve congiungersi con efficienza e “libertà”, deve divenire responsabilità e liberazione.”
RispondiEliminaSig Gattuso ho letto le sue o non sue amenità sulla spag, e penso che lei abbia bisogno di cure. Mi creda la sua sindrome appare veramente grave.
RispondiEliminaLo studio è dell'ISPS, Istituto di Studi Politici e Sociali, ma credo che proprio lei sia ben rappresentato dalla casistica descritta.
EliminaIl popolo non può essere lasciato allo stato brado, come ogni gregge va contenuto. Il pastore Sistema ha due cani, Media e Scuola. Istruzione e informazione sono diventate le nostre invisibili catene.
RispondiEliminaMi complimento con Patrizio Laconi che ha scritto un pregevole articolo. Ho gradito tantissimo il richiamo alla cultura.Cultura è un termine che comprende un mondo,Personalmente non lego mai questa parola con la o le lauree.Ho conosciuto troppe persone con grandi titoli esposti nei loro studi ma che restavano ignoranti. La parola cultura va legata alla formazione e dunque investe l’individuo in tutta la sua totalità. La conoscenza è solo un mezzo.ogni esperienza arricchisce se hai gli occhiali giusti per guardare la realtà-Anche la tanta abusata parola competenza assume una valenza diversa.Un politico colto è competente nella misura in cui sa leggere la realtà e sa prevedere i risvolti futuri.l La parola populismo non sarebbe inflazionata e disprezzata in un ottoca di cultura. Un tempo la tv era veicolo di cultura e di valori e ora? Spazzatura per chiudere le menti.Cibo per non far capire e metterci da parte. Aprire le menti è il pericolo più grande.per politicanti perché la foschia si dirada e si vede chiaro.Sono stata insegnante e,con orgoglio,posso dire di aver sempre favorito il confronto e il dialogo perché non solo istruzione facevo ma formazione. Sono siciliana e ho sofferto del vedere depauperato il patrimonio d’opere d’arte .Ho sofferto per la scomparsa della Natività di Caravaggio e non sono mai riuscita a spiegarmi perché fosse così poco protetta. Non so quanto ci vorrà a recuperare il tempo perduto ma sono sicura che un buon inizio è la bellezza e il suo contrasto la bruttezza.Un buon governo aiuterà chiunque voglia formare uomini e cittadini. Iniziando dai ceti più a rischio.Un grazie sentito Patrizio Laconi
RispondiEliminaBell'articolo ed interessanti commenti. Un'elevata istruzione, che richiama alla cultura nella sua accezione letterale, non basta a governare le cose di questo mondo; non basta a formare una società più giusta; non basta a moralizzare la politica e indirizzarla alla concezione di una società basata sulla pace e sulla Giustizia sociale. Il Dotto si prefiggeva di cedere il Governo della Cosa Pubblica ai filosofi: bello... ma non basta. Partendo dal presupposto che in questa terra non esiste la perfezione, è necessario dunque attenersi alle nostre potenzialità. Dobbiamo affidarci alle nostre qualità ed i nostri mezzi migliori per acquisire una personalità atta a formare un buon cittadino,un buon politico: l'educazione scolastica, famigliare e l'esperienza sono i cardini su cui poggia la nostra personalità ed a questa bisogna aggiungere la piacevole e connaturata Curiosità verso lo Scibile.
RispondiEliminaIl percorso della conoscenza è lungo; ed è difficile, se non impossibile, che ci porti alla Verità, ma è senza dubbio la cosa più bella ed interessante della nostra vita. Ci possiamo fermare a metà percorso però, perché a quel punto la nostra testa si sarà adattata alle nuove conoscenze e sarà abbastanza aperta a concepire un modo diverso, saremo più forti nel rapportarci con gli altri e, soprattutto, avremo la possibilità di capire gli altri, il nostro prossimo...e i nostri Dei. La Cultura è bella e proficua, come dice Marisa, quando saremo supportati da un animo critico sereno ed obiettivo. Non cerchiamo, ribadisco, la perfezione, ma la possibilità di vivere insieme in pace e serenità con regole uguali per tutti e rispettosi della nostra libertà e della libertà degli altri, secondo il Patto sociale precostituito. Grazie, Patrizio Laconi