Ancora oggi, purtroppo, questo timore di Falcone si verifica costantemente e sempre più volte incrociamo la corruzione del mondo politico ad opera dei settori mafiosi.
La mafia, d’altronde, è sempre in cerca di riferimento, c’è sempre qualche politico di periferia o del centro che trova conveniente essere strumento della mafia, vecchia o nuova che sia.
L’unica vera difesa è la trasparenza assoluta, a partire dai meccanismi di finanziamento, facendo saltare tutte le fasi di intermediazione che ci sono nell’erogazione dei contributi, nei meccanismi di finanziamento delle imprese o degli enti locali e avere una legge sugli appalti che cancelli la possibilità dell’inquinamento.
Non a caso su questi terreni sdrucciolevoli il legislatore spesso preferisce non avventurarsi, perché una legge sugli appalti chiara e a prova di inquinamento eliminerebbe alla radice la possibilità di trarre vantaggi dalla connivenza con la mafia: per questo e settori ben precisi del mondo politico ed economico non vogliono leggi del genere, perché vogliono continuare ad essere nutriti dai finanziamenti inquinati del mondo mafioso.
Per non celebrare in maniera rituale ancora una volta Falcone, bisogna diventare vigili e accorti e cercare di capire dove si nasconde e sotto quali vesti può manifestarsi la nuova mafia: che ha capacità di metamorfosi, cambia pelle, però alla fine ha sempre un solo obiettivo: il controllo, la capacità di esercitare potere, ma soprattutto l’accaparramento di denaro.
Non a caso, gli ultimi episodi che coinvolgono i vertici della Confindustria siciliana denunciano e sono spia di un profondo inquinamento dei livelli altissimi che la mafia può raggiungere, anche sotto le mentite spoglie di un’antimafia fatta di parole.
Le persone, invece, insegnava Falcone stesso, si misurano attraverso le loro azioni, non sulle parole: «Se dovessimo dar credito ai discorsi saremmo tutti bravi e irreprensibili» ammoniva.
Ed è proprio così: se avessimo dovuto giudicare Montante dalle sue parole oggi lo celebreremmo come un eroe, invece è stato colpito da una delle accuse più infamanti.
Il senso di giornate come quella di oggi risiede nel potere educativo della memoria.
Falcone e gli altri eroi caduti sono - potremmo dire - un esercito degli Immortali, uomini e donne che verranno ricordati sempre e che ci aiutano ad avere memoria di un passato che non dobbiamo mai dimenticare, per evitare che possa ritornare, anche in forme differenti o addirittura - come purtroppo recentemente vediamo che accade - sotto ingannevoli maschere.
Portavoce alla Camera dei Deputati per il M5S
Sono d'accordo. Non so se esiste una motivazione particolare e necessariamente non divulgabile, ma dell'argomento non si parla nel "contratto".
RispondiEliminaConcordo
RispondiEliminaLe vesti della mafia sono, innanzitutto, le vesti della borghesia mafiosa, sono vesti schizzate di sangue, del sangue che viene fatto scorrere dalla mafia esecutrice dei suoi ordini segreti e secretati.
RispondiEliminaSaranno immortali quando tutti faremo camminare le loro idee sulle nostre gambe...e oggi inizia un nuovo cammino a dispetto di chi non ha fatto camminare le loro idee sulle proprie gambe
RispondiEliminaCaro Aldo, gente come Montante che ha utilizzato indegnamente e fittiziamente il vessillo dell’antimafia parolaia e di facciata, per praticare i propri loschi affari, stanno minando seriamente la credibilità di chi lotta veramente ogni giorno contro la criminalità organizzata. Penso a tanti magistrati, giornalisti, sacerdoti e pubblici funzionari che svolgono il loro dovere, nell’anonimato.
RispondiEliminaMaurizio, ti ricordo che Montante non e' stato condannato, nenache al primo grado di giudizio.... Ci andrei cauto con sentenze gia' precostituite dai giornali. La storia di Mani Pultie vedo che non ha insegnato niente in questo Paese.
EliminaOggi è stato trasferito in carcere perchè ha inquinato le prove. Basta con questo garantismo berlusconiano.
EliminaLa storia di Mani Pulite ha insegnato. Eccome. Ha insegnato che abbiamo vissuto in un Paese pervaso da una corruzione diffusa e dilagante, praticata a tutti i livelli del sistema politico-Finanziario. Migliaia di condanne, molte delle quali sono state frutto di autoconfessioni. Questo ha insegnato Mani Pulite.
EliminaUn bell'articolo questo di Aldo Penna, che ci fa capire come la Mafia abbia la capacità di infiltrarsi nei meandri del mondo politico ed affaristico.
RispondiEliminaCome sbarazzarsi però di questo morbo invasivo e tracimante che ha infettato la società ed il mondo politico, entrando financo nei gangli vitali delle istituzioni? Non certo calandoci le braghe e stipulando trattative.
Ho sempre sostenuto che la mafia conosce e teme una sola legge, quella della violenza: tesi sostenuta da alcuni filosofi, come Emanuele Severino. Ordunque, finiamola con la tolleranza, che la mafia non conosce; finiamola con la pietà, che la mafia non conosce; finiamola con la morale garantista, che la mafia non conosce.
Lo Stato è il compendio di tutte le anime della Comunità ed è l'unico depositario della sua sicurezza, delle sue leggi e della sua morale. Esso dunque non può applicare la pena di morte, ma leggi più coercitive e vessatorie, sì. Lo Stato deve "far paura" ai mafiosi.
Gli Uomini che hanno avuto il coraggio di combatterla appartengono a quella parte di popolo siciliano che vuole riscattarsi da questo triste servaggio ed è pronta a denunciare questa delittuosa congrega di parassiti, che, in certi contesti ambientali, compete o si sostituisce allo Stato.
Il Prefetto Mori ha sbaragliato la mafia in Sicilia e lo ha fatto perché Mussolini non concepiva, come è giusto non concepire, la presenza di un anti-Stato.
La mafia, come disse il Senatore comunista Girolamo Li Causi, " non potrebbe perdurare senza la permanente collusione col pubblico potere".
Bene! IL CARCERE DURO E LA CONFISCA DEI BENI anche per i politici corrotti sarebbero una
soluzione. La DIA ed una parte dei Servizi, sotto l'Egida di un solo Uomo, potrebbero risolvere il problema.
Qual è l'inghippo? Fino adesso il Parlamento non è stato moralmente qualificato: spero che il nuovo faccia il suo dovere e proponga leggi e metodi atti ad eliminare questo triste retaggio.
No Nino, non e' che il Parlamento non e' stato moralmente qualificato come affermi tu. E' che fino ad ora abbiamo vissuto - che piaccia o no - in uno stato di diritto. Quello stato di diritto che ha sconfitto il terrorismo senza ricorrere a leggi speciali. Fino ad ora, ripeto... per il futuro non so.
EliminaCaro Aldo, cominciate da una legge semplice semplice che toglierebbe gia' di per se' parecchie fonti illecite di finanziamento alle mafie. Andate a rileggere cosa Milton Friedman pensava a propostio della legalizzazione delle droghe e approvate una legge in tal senso. E' una provocazione, ma intanto proponetela in Parlamento e vediamo chi ci sta.
RispondiEliminaGiovanni Falcone diceva: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”. Alla mafia sono state inflitte tante sconfitte: dagli arresti dei grandi capi ai processi con sentenze definitive con le quali sono state inflitte pene pesanti. Eppure siamo lontani dalla sconfitta totale. La mafia sa adattarsi a tutte le situazioni, infiltrarsi e manovrare le istituzioni. Dal 1991 al 2014 sono stati commissariati 258 comuni per infiltrazioni mafiose: il fenomeno è più accentuato nel Sud del Paese. Il caso siciliano dove mafia e antimafia si sovrapponevano dimostra il pericolo che deriva dalla capacità con la quale questo fenomeno riesce ad inquinare qualsiasi settore, ovviamente ciò si verifica con la complicità di politici, imprenditori, funzionari pubblici e privati corrotti. Da non sottovalutare l’enorme quantità di contante riciclato, ovvero ripulito, che viene investito in attività lecite nel Nord Italia, in Europa e in diverse parti del mondo: la mafia dei colletti bianchi. La mafia e la criminalità in generale sono una zavorra per il progresso: generano povertà ed emarginazione dove il crimine trova la manovalanza. Questa situazione impone allo Stato di consolidare il processo della giustizia sociale con interventi mirati al contrasto della povertà e alla realizzazione di posti di lavoro. L’azione dello Stato deve essere accompagnata, anzi prevenuta, dalla moralità della politica, della finanza, della imprenditoria e dell’intera società civile. In poche parole: occorre un salto culturale. Per il resto condivido l’analisi di Aldo Penna.
RispondiEliminaUna cosa è certa, molti di quelli che anche allora si dichiaravano antimafiosi e che oggi vanno a commemorare i morti di mafia, sono vivi e vegeti e continuano a fare politica o la propria attività. Mi sorge spontanea una domanda : è possibile che questa gente è viva perché non era sufficientemente antimafiosa?
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