di Francesco Salvatore - Sebbene le elezioni a suffragio universale siano la principale espressione di democrazia, da tempo l’astensionismo rappresenta un fenomeno significativo ma sottovalutato.
I cui effetti danno vita a una “democrazia formale” dove sempre meno spazio viene riservato alle istanze popolari.
Per capire meglio il fenomeno è bene richiamare qualche cifra per sottolinearne la portata: dal 6,6% del 1948, a partire dal 1979, si è arrivati a 1 elettore su 5 (25%) che rinuncia all’esercizio di un diritto, ottenuto grazie al sacrificio di tanti, e che solo il 10 marzo del 1946 è stato esteso anche alle donne.
Sebbene l’astensionismo si manifesti anche fuori dai confini nazionali, rispetto ai Paesi europei dove il trend oscilla, da noi è costantemente in crescita e ci pone ai primi posti tra i paesi europei più astensionisti.
A livello mondiale il primato tra i Paesi democratici spetta agli Stati Uniti dove l’alta percentuale di astensioni è essenzialmente conseguenza di diversità dei sistemi elettorali; tra queste, il fatto che non è prevista la chiamata al voto ma è lo stesso cittadino che si iscrive nelle liste elettorali.
Nonostante le differenze dei diversi meccanismi di voto ma anche del tipo di appuntamenti elettorali - nazionali, locali, referendari – è bene chiarire che la decisione di recarsi al voto non è sempre lasciata alla discrezionalità del singolo elettore.
Ci sono, attualmente, 23 Paesi in cui il voto è obbligatorio per legge e, tra questi Belgio, Lussemburgo e Grecia, che fanno parte dell'Unione Europea, e altre “democrazie a tutti gli effetti” come Argentina, Uruguay e Australia. Sebbene, la tendenza a disertare le urne è comune sia nei Paesi in cui il voto è obbligatorio e sia in quelli dove è discrezionale, in questi ultimi si registra il 7,3% in meno dei votanti.
In Italia, prima del 1993 votare era un diritto/dovere, la cui mancanza comportava sanzioni di ordine amministrativo previste dall’ART. 115 del Dpr n.361 del 30 marzo 1957. Con il Dpr n. 534/1993, Art. 3, comma 1, lett. s), tale “obbligo” è stato abolito in seguito ai picchi di astensione che, nonostante le sanzioni, fecero seguito al risentimento popolare suscitato dagli scandali di Tangentopoli del 1992. E da allora votare non è più un dovere ma una questione di coscienza. Una conseguenza di tale decisione emerge nelle statistiche ufficiali sull’astensionismo alle elezioni parlamentari: dal 1946 al 1992 l’astensione si è mantenuta pressoché costante aumentando di 1,73%, mentre dopo l’abolizione, dal 1994 al 2013, è aumentata del 15,1%.
Percentuale astensioni alle elezioni parlamentari Italiane
Veniamo ora alle conseguenze dell’astensione che favoriscono la deriva di una “democrazia piena” verso una “democrazia formale” e ciò rivolgendosi soprattutto a chi giustifica la rinuncia al voto con affermazioni del tipo: “non mi rappresenta nessuno, “tanto non cambierà nulla”, “sono tutti uguali”, ecc.
Il principale effetto del non voto è portare acqua al mulino della compravendita e dei voti di scambio. Infatti se non ci si reca a votare - cioè mettere nell'urna la propria scheda ancorché nulla o bianca - si abbassa l’asticella per essere eletti; di conseguenza si diventa complici di chi si avvale di queste “opportunità” gestite dalla criminalità (mafia, camorra ‘ndrangheta, sacra corona unita, oltre a quella con i colletti bianchi.
Chi si astiene, inoltre, rinuncia a dare il proprio contributo alla ripartizione dei seggi su base nazionale e così facendo lascia campo libero a chi ha vincoli clientelari delegando senza volerlo espressamente chi vuole fare i propri comodi a discapito di tutti.
In buona sostanza chi si astiene considerando i “politici” un problema, di fatto favorisce loro e la criminalità perché:
- riduce la base elettorale, rendendo necessario un numero minore di voti per aspirare o mantenere la poltrona;
- moltiplica il valore del voto di quanti partecipano, rendendo “il mercato dei voti” appetibile per le organizzazioni criminali che hanno il controllo del territorio.
Questo dovrebbe anche aiutare a capire perché i partiti finora non hanno mai affrontato il problema se non con vaghi richiami che ricorrono nei discorsi ufficiali, come quello di Mattarella alla nazione lo scorso 31 Dicembre.
Veniamo ora alle possibili azioni di contrasto per evitare la deriva indotta dall’astensionismo.
Associando il fenomeno a un virus, peraltro contagioso visto il vertiginoso aumento di chi diserta le urne, occorre agire per contenerne l’espansione nel breve periodo. Al pari di alcuni vaccini, anche il voto va reso obbligatorio, prevedendo forme sanzionatorie per chi si astiene.
Una tale procedura è attuata in Australia dove l'elettore deve presentarsi al seggio nel giorno delle elezioni o accordarsi per votare nei giorni precedenti; pena una multa e addirittura il rischio di presentarsi davanti a un giudice e vedersi infliggere anche una pena detentiva. In Francia, un sondaggio certifica che il 56% è favorevole al voto obbligatorio e ritiene utile sanzionare chi si astiene.
Tornando a noi e tenendo conto di quanto avviene nel mondo le penalità per chi si astiene potrebbero essere:
- la presentazione di una giustificazione formale per l’astensione per evitare una possibile multa;
- una sanzione pecuniaria per chi decide di non partecipare (attualmente presente in 16 paesi);
- incarceramento: al momento nessuno paese considera quest’opzione, se non come conseguenza per multa non pagata;
- perdita di alcuni diritti e della possibilità di usufruire di servizi pubblici o rimozione dalle liste elettorali.
Andrebbero, inoltre, poste in essere azioni di medio lungo termine per accrescere il senso civico dei cittadini e, soprattutto, delle nuove generazioni per stimolare una maggiore partecipazione alla vita sociale e politica e, quindi, una maggiore sensibilità al bene della propria comunità. Allo stesso tempo, sul fronte politico, bisognerebbe attenersi al pieno rispetto dell’art.54 della Costituzione per cui le funzioni pubbliche vengano adempiute con disciplina e onore.
In conclusione, molti di quelli che non votano, ignorano le conseguenze di quello che fanno, e, se solo ne tenessero conto, certamente rifletterebbero di più prima di farlo.
Perché “l’ignoranza non costa niente ma si paga cara”.
Francesco Salvatore
02 Dicembre 2017
Faccio solo due domande a Francesco:
RispondiElimina1) c'è mai stata una democrazia sostanziele in Italia?
2) Sei sicuro che la causa della corruzione e della mafia in poltca sia l'astensonam?
Il concetto di democrazia sostanziale e formale rappresentano gli estremi entro i quali si muove la democrazia percepita.
EliminaPertanto, la democrazia sostanziale è un limite a cui si tende senza mai raggiungerlo.
Quello che so è che in Italia c'è una pericolosa deriva che tende alla democrazia formale al di là della quale si sfumano i principi che caratterizzano un regime democratico e trovano spazio forme di governo oligarchico.
Riguardo al secondo punto nell'articolo non mi sono volutamente soffermato sulle cause dell'astensione che sono molteplici ma che storicamente sono esplose con gli scandali di Tangentopoli.
Se la corruzione, la scomparsa di ideali politici, l'abbassamento degli standard di istruzione offerti dal sistema scolastico, il comportamento a dir poco esecrabile della classe politica, ecc.. concorrono a ingenerare l'astensionismo, la mafia e la criminalità organizzata, in genere, non è causa ma piuttosto fruitrice del fenomeno da cui riesce a lucrare con maggiore facilità
La prima questione che ho posto riguarda la democrazia agita, non quella percepita.Per la seconda questione, siamo d'accordo sulla molteplicità delle cause.
EliminaÈ un brutto virus che si espande, purtroppo, a macchia di leopardo ...
RispondiEliminaIo non vado a votare perchò sono tutti uguali. Mi fido di voi che seguite queste cose io faccio politica vera ogni giorno e lo faccio con il cuore. Ognuno di voi appartiene ad una parrocchia tranne quella giusta. ve ne suggerisco una ,venita alla parrocchi santa chiara e chiedete dime. vi trovo tante cose da fare.
RispondiEliminaMa ha letto quale sono le conseguenze di non andare al seggio?
EliminaPenso che gli italiani sin dopo le prime conquiste del 70 con statuto dei lavoratori e poi il divorzio, abbiamo delegato politica e politicanti a scelte politiche di importanza strategica x il nostro paese e x il bene comune,d’altro canto i politici di allora approfittando di ciò e di un benessere più generale della popolazione con accordi più o meno associativi abbiamo sfruttato momenti decisivi che mai più potremo riacquistare ,ponendo come fine solo interessi di poteri e di un intera classe dirigente di un paese distratto dai media privati che si affacciavano x la prima volta sui media nazionale con ciò che ne ha derivato (vedi Mediaset) o psi che assieme alle altre forze politiche e abbagliando e distraendo i cittadini raddoppiarono il debito pubblico acquisendo consensi da più parti è di tutto il ceto cittadino.Insomma una fregatura della peggiore specie silenziosa diretta e consapevole. Tutto questo aveva bisogno di conformarsi in destra sinistra e centro ,false già allora come concetti e definizioni ma indispensabili x sviare la massa che continuava in epoca di un consumismo sfrenato a drogarsi di false emozioni e che dormiva in due guanciali sonni tranquilli .Inoltre l’associazione con i sistemi mafiosi di questo paese concussi con la politica ha fatto il resto . Ora raccogliamo ciò che la semina ci ha dato. L’obbligo del voto non lo trovo necessario ma certamente le responsabilità dei cittadini e la loro consapevolezza hanno bisogno di una giusta informazione storica con una attenzione più densa per il prossimo futuro è cioè oggi.
RispondiEliminaSicuramente ci vogliono azioni di più ampio respiro ma, a mali estremi estremi rimedi, e trattandosi di un'emergenza l'obbligo non va escluso a priori
EliminaPersonalmente, ritengo che dietro l'astensionismo si celi una mostruosa e incolmabile ignoranza: talvolta congenita, spesso creata ad "hoc" dalla miseria in cui sempre più famiglie Italiane sono costrette a vivere...!!! Una generica Persona, che viva nell'Onestà Intellettuale e che si avvalga della libertà di pensiero rispetto a qualsivoglia indotto condizionamento terzo, saprà sempre cosa è giusto fare..., alle Urne e in ogni ambito dello scibile Umano...!!!
RispondiEliminaMi trova totalmente in disaccordo...è implicita un'idea dello Stato e della politica assolutista e idolatrica dunque, paradossalmente, antidemocratica. Il voto dev'essere libero...ci mancano pure le sanzioni!!! L'astensionismo in genere è proprio di coloro che sono più sensibili e che rifiutano di sentirsi "prigionieri" dello Stato...lo Stato non "possiede" la vita dei cittadini, sarebbe un totalitarismo camuffato. In Italia il voto non ha più senso perché il sistema è blindato è falsamente rappresentativo...i politici sono una casta dedita solo all'autotutela con gente che sta in Parlamento da decenni...il sistema non consente una responsabilità diretta dei parlamentari, tutto è diluito in mille passaggi...bisognerebbe andare verso radicali modifiche con un impianto analogo a quello tedesco e si tornerebbe a una più massiccia partecipazione dei cittadini introducendo anche il referendum propositivo come in Svizzera.
RispondiEliminaL'astensionismo aiuta al voto di scambio, rende controllabili i pochi voti liberi e permette rappresaglie contro chi non ubbidisce all'ordine del supercapo.
RispondiEliminaRitengo sbagliato il voto obbligatorio... Costringerebbe a votare anche gente che non capisce niente e di conseguenza abbocca alle balle che il pallista di turno racconta facendo promesse che non manterrà mai.
RispondiEliminaGli esempi non mancano.
Sono 2 le categorie che non votano: gli anarchici e gli stupidi...
Se un essere umano con un quoziente intellettivo minimale non arriva a comprendere che in un sistema come il nostro il voto è assolutamente necessario, non è con la coercizione che si può migliorare il nostro futuro.
Sarebbe sufficiente che ogni volta che, uno che non vota si lamenta di come vanno le cose, si riuscisse a sputargli in un occhio... Ecco... Secondo me questo rappresenterebbe una svolta.
Sono Brut Uillis ma ho problemi di verifica da qui
Eliminanon votare è un conto, non andare a votare è un altro
EliminaL’astensionismo cresce di una tacca, ogni nuova tornata elettorale. Come se non bastasse, sembra che anche i neodiciottenni rinunceranno al loro primo voto il prossimo 4 marzo. Questo è il dato di fatto con cui facciamo i conti da un bel po’ di tempo a questa parte. Pensare di riportare ai seggi elettorali gli agnostici e i disillusi con argomentazioni che richiamano al “dovere civico”, al rischio di avvantaggiare la politica peggiore o, accusandoli di portare acqua al mulino di qualcuno è, secondo me, un’operazione opportuna e condivisibile ma, ahimè, vana poiché una buona parte di cittadini vive, ormai da anni, a prescindere dalla politica, lontano dalla politica, disgustata dalla politica. Per milioni di italiani la misura è colma e in loro prevale la percezione che la disonestà, il malaffare, la corruzione siano insite in chi siede in Parlamento aldilà di chi governa. Non sono una sparuta minoranza ma più della metà degli italiani che pensano sia inutile votare. Questo è il danno che è stato prodotto, soprattutto durante il ventennio che abbiamo alle spalle. Se quest’analisi è pertinente l’unica medicina antagonista dell’apatia e dell’astensionismo capace di far tornare, se non proprio l’interesse, almeno un minimo di attenzione verso la vita pubblica non può che passare dall’esempio di una nuova stagione di mutamento radicale capace di rispondere ai problemi quotidiani della gente, abbandonando la politica-spettacolo inconcludente e autoreferenziale. Temo comunque che ciò richieda un po’ di tempo prima che si inverta la rotta. Nell’attuale contesto politico, l’idea di introdurre il voto obbligatorio verrebbe vissuta (a torto o a ragione), come un’ulteriore violenza esercitata sui cittadini o, almeno, sui cittadini che non ne possono più. Inoltre l’astensionismo è solo il sintomo non è la malattia. La malattia è il distacco delle istituzioni dal suo popolo, è l’occupazione dello Stato per fini personali, è il perseguimento di interessi della casta. Se vogliamo guarire occorre aggredire la malattia e non il sintomo. Personalmente ho sempre votato scartando i partiti che hanno mostrato il proprio fallimento ma, francamente, non mi sento di arringare chi si sottrae consapevolmente a quello che si ritiene uno stanco ed inutile rito. Né si può esortare la gente a spostarsi da casa solo per sporcare la scheda con l’unico scopo di aumentare la percentuale dei votanti di cui, ripeto, non gliene frega niente. A noi che siamo un po’ più sensibili e non ancora rassegnati, tocca accollarci un supplemento d’impegno per cambiare le sorti del nostro Paese. A quel punto, forse, riusciremo a portare la gente a votare e ad esercitare una piena partecipazione democratica.
RispondiEliminaObbligare, che passione! Quando gli obblighi avranno raggiunto la "massa critica" saremo davvero liberi? Orwell?
RispondiEliminaIo né voto né mi riproduco, punto dritto alla libertà totale. Sia obbligato, se mai, chi insiste nell'anelare ad un futuro: costui sì che se lo merita. Questo ed altro.
Sono ancora convinto, dopo aver letto l'articolo di Francesco Salvatore, che il voto obbligatorio non avrebbe grande rilevanza sull'aumento e sulla "purezza" dei voti elettorali. Resto convinto che la disaffezione alla politica, conseguenza soprattutto dell'insulso comportamento dei nostri governanti, rimarrebbe tale: gli astenuti continuerebbero ad essere tali e sarebbero sempre assoggettati al volere mafioso e al vergognoso scambio di favori. Solo un forte cambiamento rivoluzionario, atto a cambiare il Sistema senza intaccare la Democrazia, potrebbe risolvere tutto.
RispondiEliminaguarda caso cala nella seconda Repubblica Delle banane marce
RispondiEliminaCredo che la gente non vada a votare sol perché non si ritiene soddisfatta dell'operato del proprio partito di riferimento. Credo, anche, che al di là degli accorati appelli di maniera del tipo di quello del Presidente della Repubblica nel discorso di fine d'anno, alla classe politica nel suo insieme poco o nulla importi di quanta gente vada a votare, dal momento che il numero delle poltrone occupate (governo, paragoverno e sottogoverno) resta assolutamente invariato, indipendentemente dal numero dei votanti. Ben diverso sarebbe, invece, se a fronte di un'astensione del 50% restassero vuoti il 50% dei seggi, e ciò tanto in ambito nazionale quanto in quello locale. Il passaggio ad un sistema elettorale proporzionale, ma proporzionale PURO, dove l'assenza alle urne fosse rappresentata da lunghe file di banchi vuoti al Parlamento e nelle varie Assemblee, consentirebbe, almeno a mio avviso, di restituire all'elettore un formidabile strumento di controllo e di pressione sul proprio partito di riferimento, e i politici sarebbero obbligati a rendere conto e ragione ai propri elettori, a pena di restare inoccupati. La mancanza della metà o anche più dei parlamentari, poi, non sarebbe certo d'ostacolo alla formazione di un governo né all'approvazione delle leggi, che, anzi, sarebbero proposte, discusse e votate in linea con i desideri e le necessità di coloro che hanno espresso con il voto il proprio pensiero. Certo, magari la prima tornata elettorale riserverebbe qualche sorpresa, ma sono convinto che già dalla seconda ci sarebbe un massiccio ritorno di elettori alle urne, nel momento in cui tutti si convincessero dell'utilità del proprio voto, non foss'altro che per non lasciare il campo libero alla parte "avversa". Ma forse, e concludo, il controllo diretto degli elettori sul proprio operato e il giudizio degli elettori è proprio ciò che i politici temono di più, e magari è per questo motivo che tra le tante e arzigogolate alchimie proposte di riforma delle leggi elettorali nessuno si sia mai sognato di immaginare un'eventualità del genere.
RispondiEliminaMaurizio Ortolan
Sicuramente i partiti se infischiano dell'astensione che, invece, li favorisce.
EliminaQuello che lei propone sarebbe sicuramente uno stimolo per la classe politica ma, ahimè, anche il questo caso sarebbero loro a dover apportare modifiche in tale senso ed è difficile che il tacchino anticipi il Natale.
Per democrazia si intende un sistema politico basato su un’ampia partecipazione, la più evidente è quella al voto. Più alta è la partecipazione al voto, più la democrazia è effettiva. La Costituzione, con l’art. 48, fissa il principio che ogni democrazia si basa sul suffragio: viene sancito il diritto inviolabile di tutti i cittadini di partecipare attivamente alla vita politica prendendo parte alle consultazioni elettorali esprimendo il proprio diritto al voto. Per la Costituzione l’esercizio del diritto di voto è ritenuto un “dovere civico”. Nei primi anni della Repubblica il dovere al voto, con una certa sacralità, era sentito da oltre il 90% degli elettori. A partire dagli anni 80 il voto incomincia a perdere valore, cresce in modo rilevante il numero delle persone disinteressate a qualsiasi tipo di competizione elettorale: l’astensionismo, anche motivato, è un comportamento eticamente non coerente con la democrazia costituzionale. La totale indifferenza al voto influisce negativamente sulla qualità della democrazia. Il fenomeno dell’astensionismo rischia di delegittimare gli organi rappresentativi che finiscono per rappresentare non più la nazione, ma solo una minoranza degli elettori facilmente manovrabili dal voto di scambio e da lobbies di dubbie finalità. Senza voler giustificare nessuno degli astensionisti, è giusto rilevare che fra questi alcuni, pur riconoscendo il valore del voto, si astengono perché si sentono traditi dal comportamento della politica e fanno fatica a individuare il soggetto politico meritorio della loro fiducia. A questo punto dovremmo aprire un capitolo dolente sul comportamento delle forze politiche. Mancano 58 giorni al voto e assistiamo al mercato delle candidature, alle trattative per formare coalizioni che danno l’impressione di non reggere dopo il voto. Non mancano le promesse irrealizzabili e il rapporto conflittuale fra avversari. In questa rappresentazione, tutti gli attori agiscono sottovalutando le insidie di una legge elettorale che difficilmente garantirà una chiara maggioranza per formare il Governo. Nelle democrazie parlamentari tutti i governi dipendono dal rapporto di fiducia stabilito e mantenuto con il Parlamento, quindi in questa sede si cercherà di formare la maggioranza che sosterrà il governo. Sapere con chiarezza, prima del voto, le eventuali aperture e su quali programmi le forze politiche intendono collaborare per la formazione di un governo potrebbe stimolare alcuni indecisi ad andare a votare. Francesco Salvatore, nel suo articolo, fa bene a bilanciare l’azione del far crescere il senso civico dei cittadini, in particolare delle nuove generazioni, con il richiamo alla politica di agire con disciplina in base al dettato dell’art. 54 della Costituzione. Una risposta chiara dal voto del 4 marzo dipende dal contributo di tutti non rinunciando al diritto della partecipazione. Per alcuni costituzionalisti: il corpo elettorale è un organo costituzionale, partecipe della funzione politica, che pone le direttive politiche fondamentali a tutti gli altri organi dello Stato.
RispondiEliminaFrancesco, da qualche tempo, porti avanti la tua battaglia. Io ti ho sempre seguito. Ti stimo per questo. Il fenomeno dell’astenzionismo è diffuso, come tu dici pure nei paesi dov’è un obbligo. Noi italiani, però, facciamo le cose più meglio di tutti. Ciò che dici è assolutamente condivisibile. Le ricadute sono pesanti. E' un rifiuto democratico. Un diritto cui si abiura. Renderlo obbligatorio non cambierebbe di molto le cose. Avremo un’alta percentuale di votanti e un gran n numero di schede bianche e nulle. La disaffezione politica ha certo il suo peso ma, per me, prevalgono un menefreghismo diffuso e una grande ignoranza. Bisogna pensare, a una formazione civica e critica. Molti giovani rifiutano il primo voto?Congratuliamoci con la scuola e con le famiglie. Continuando in questo modo a votare saranno i futuri cittadini italiani extracomunitari. A noi mancano gli elettori e le teste pensanti. Io mi preoccupo pure di quelli che votano per scambio di favori o promesse elettorali. Caro Francesco perché non inizi una battaglia sugli imbrogli dei voti degli italiani all’estero?Razzi è nella vita politica italiana proprio grazie a questi voti.
RispondiElimina