di Giangiuseppe Gattuso - Sono pochi, sono appassionati. Quasi una rarità. Rappresentano una piccola parte della popolazione.
Sono gli uomini e le donne “normali”, spesso senza alcun interesse personale, senza incarichi e prebende pubbliche. Senza legami o rapporti di dipendenza con organi di partito e con una sincera voglia di capire.
Sono gli uomini e le donne dell’informazione, i lavoratori e i professionisti senza padroni, senza potentati da difendere e con una passione, quella di proteggere il diritto di sapere. E ricercare sempre e comunque i perché. Che distinguono i fatti dalle opinioni e fanno capire la differenza. Che con difficoltà cercano di difendere un principio fondamentale.
Sono i Gladiatori della Verità. Che combattono una battaglia lunga e senza tregua, si battono contro armate potentissime, detentrici di mezzi di distrazione di massa specializzati nell’arte della persuasione. Capaci di diffondere notizie che sembrano vere, che riportano qualcosa della realtà nascondendone altre. Mentre diffondono messaggi precisi per scatenare il dubbio e la paura.
Ogni argomento ha i suoi sostenitori, ogni organizzazione, e ogni potentato, gruppi industriali, società finanziarie, bancarie e assicurative. Tutti hanno stuoli di “informatori” al servizio, uffici stampa ben pagati, organizzazioni specializzate nella “comunicazione” per migliorare l’immagine di una persona, di un sistema, di una forza politica, di un’istituzione pubblica, ma anche di aziende, di gruppi privati. Fondi destinati precipuamente alla diffusione dell’idea, per confermare e determinare una tendenza e per abbatterne un’altra. Tutto ben orchestrato e, per quanto possibile, senza clamori. Così da rendere difficoltosa la ricerca, grazie a vere e proprie operazioni di depistaggio, nei labirinti dell’informazione e delle strategie della comunicazione.
È una lotta impari quella dei Gladiatori della verità dell’informazione perché la ricerca dell’autenticità è difficile, è un’opera che richiede impegno, sacrificio, rischio. E che a volte si ritorce contro. Meglio non sapere o sapere a metà. Meglio ciò che si conosce, o si crede di conoscere, che ricercare qualcosa di cui ci si potrebbe pentire. È la paura dell’ignoto, la preoccupazione che potrebbe cambiare in peggio. Ma c’è anche la cosiddetta Sindrome di Stoccolma di cui sono affetti tantissimi cittadini, abituati allo status quo, al sistema consolidato, alla ricerca della via più breve e più facile che richiede la figura sempre valida del “santo protettore”.
Si tratta, come sempre, di una questione culturale, di una forma mentis che richiede volontà e consapevolezza. Non è facile, diciamoci la verità. A volte tutto sembra chiarissimo, i fatti vengono raccontati ed esposti secondo un punto di vista così convincente da non lasciare dubbi. E piano piano, a volte inconsciamente, l’indifferenza si trasforma in interesse. Un passo ancora e poi il gradino più in alto, la simpatia diventa attrazione e l’idea diventa predominante fino al rifiuto di qualunque altra. Che quindi va pregiudizialmente combattuta e abbattuta.
Lo ribadisco, non è facile individuare la via giusta, le indicazioni sono spesso fuorvianti, vere a metà, quando non false. E per acquisire la capacità di discernimento ci vuole un certo impegno, principalmente quello di sgombrare il nostro bagaglio di conoscenze e di convincimenti dal dogma della certezza. Cancellare, per quanto possibile, i pregiudizi che ci portiamo addosso, operazione più impervia per chi ha una certa età ed esperienza di vita vissuta. Quella che, per capirci meglio, io amo definire il “marciapiede” della politica.
In questo senso sono i giovani quelli più avvantaggiati, sono loro che hanno la possibilità di capire di più e più velocemente. Sia grazie alla tecnologia sempre più a portata di mano e sia per la loro intelligenza ancora poco o non corrotta dall'esperienza.
Insomma, fino a quando il sistema dell’informazione risentirà fortemente l’influenza del “potere” politico ed economico, dobbiamo sperare nei Gladiatori della verità e nella nostra accresciuta capacità di giudizio. Solo così potremo scongiurare il rischio che “i media vi faranno odiare le persone che vengono oppresse e amare quelle che opprimono”. Un grave pericolo intravisto da Malcom X durante la sua breve attività politica in difesa dei diritti civili negli USA, interrotta bruscamente, nel 1965, a soli 39 anni.
Giangiuseppe Gattuso
16 Aprile 2017
che dire? Mi sento in difficoltà di fronte ad un articolo come questo.
RispondiEliminaPoliticamente il comune cittadino viene inglobato in un vortice di estrema "Confusione" dove qualunque schieramento politico e qualunque movimento libero da sponde politiche ( mi sembra impossibile...perchè dietro appoggiano sempre gli stessi con il proprio abile trasformismo o infiltrati vari)si esprime quasi allo stesso modo nei confronti dei medesimi problemi. TUTTI vogliono le stesse cose:benessere sociale, lavoro, pace, solidarietà e meno tasse. In fondo se ci riflettiamo bene andiamo a VOTARE sempre coloro che sanno "Abbindolarci meglio" con la propria ARTE PAROLAIA. Da qui nascono molti Pregiudizi , il primo tra i quali quello che CHI fa politica la fa solo per il proprio tornaconto. Il passo successivo poi è APPUNTO la ricerca da parte del comune cittadino dell'appoggio politico per la risoluzione del PROPRIO PROBLEMA. Suvvia ce ne siamo accorti bene noi docenti divisi in numerosi rigoli di interessi personali e interessi ad gruppum che hanno scatenato una lotta micidiale tra gruppi che ora appoggiano questo o quel candidato. Il pregiudizio maggiore nasce dal fatto che la POLITICA non ha portato a termine nessuno di quei famosi punti di cui parla da sempre. Dov'è il lavoro?...Dov'è la pace?...Dov'è la crescita economica?...dov'è dov'è dov'è...il vivere civile, la sanità che funziona, la scuola che offre un servizio decente, la soluzione all'abbandono scolastico, la violenza che diminuisce etc etc etc. DESTRA SINISTRA MOVIMENTI ma chi ci crede più? Informazione LIBERA? Ma davvero esiste o è esistita? Forse dovremmo iniziare a cercare qualcosa in cui credere davvero ripartendo dal principio e cioè da quando L'UOMO comprese che per farcela doveva rimanere unito ad altri uomini facendo gli interessi del gruppo.
Buongiorno Signora Labita, all'informazione libera concorre anche la maturità di chi si informa, dalla curiosità critica con si informa, dalla memoria dei fatti del passato e, soprattutto, dalla sia "onestà mentale"
EliminaNessuno può e deve arrogarsi il diritto di sentirsi il depositario della verità assoluta! Siamo qui per confrontarci serenamente, onestamente, scevri da idee preconcette e pregiudizi. Siamo qui insieme per confrontarci amichevolmente, senza sassi in tasca da lanciare a sproposito... Bastano già le guerre in atto in questo pazzo mondo, almeno così DEVE essere! Nessuno di noi ha certezze... abbiamo speranze, idee, ideali, proposte, da mettere in tavola non per battervi i pugni o lanciare strali, invettive! SIAMO TUTTI IMPERFETTI, assolutamente ignari della "verità". SIAMO QUI PER UN SANO, COSTRUTTIVO CONFRONTO, CORRETTO, CIVILE, PER DARE, NOI, PER PRIMI, L'ESEMPIO DI COME SI FA POLITICA! FAR POLITICA E' un'arte, come diceva Cicerone. Proviamoci, con tolleraza e CIVILTA'. UN CALOROSO GRAZIE AL NOSTRO GIANGIUSEPPE GATTUSO che ci fornisce sempre, con la sua signorile pacatezza molti spunti di riflessione!
RispondiEliminaLa Politica è anche la corruzione di un mondo migliore per le future generazioni, il testimone che si passa nella gara infinita del progresso sociale.
EliminaChi non corre rinuncia al libero arbitrio ed è appagato dall'unica certezza della vita: la morte
La verità è scomoda, è inflessibile e spietata più della morte. La verità per essere bene accolta ha bisogno di un mondo senza ingiustizie, senza oppressori e oppressi, senza chi comanda e chi è costretto ad obbedire; un mondo senza ricchi e poveri, senza guerre e dunque senza migranti. Se la verità fosse a disposizione di tutti, regimi come quello nordcoreano, ma anche regimi come tutti quelli culturalmente non lontani da noi, cioè quelli occidentali, avrebbero molte difficoltà a durare, magari cambiando qualcosa perché non cambi nulla. Non parliamo poi di regimi come quelli che tiranneggiano e opprimono i loro popoli, e nel medio oriente ma non solo, ne abbiamo tanti di esempi da poter fare.
RispondiEliminaSe tutti avessero accesso alla verità, verrebbero smascherati i responsabili di latrocini, corruzioni, gli assassini, coloro che campano sul crimine, i governanti disonesti verrebbero scoperti e non potrebbero rifugiarsi in un mare di parole. Oggi per stabilire la verità addirittura ci sono i tribunali. Insomma, il mondo è fondato sulla menzogna, sull’occultamento della verità, a tal punto che i governi hanno bisogno dei servizi segreti, delle “intelligence” e di vari apparati per nascondere le proprie verità e per conoscere quelle degli altri. Allora ben vengano e siano benedetti i gladiatori della verità, ma attenzione, perché questo mondo di ipocrisie e di falsità non li sopporta e tende ad eliminarli. Perciò attenzione e occhi aperti.
Gli uomini seguono soltanto chi regala loro illusioni. Non ci sono mai stati assembramenti intorno a un disilluso.
EliminaOttima riflessione! La distrazione è indubbiamente la strategia principe messa in atto dai mezzi di comunicazione di massa.Tecnicamente il distrarre l’attenzione di una persona assorbendola in qualche attività o distraendola con notizie e informazioni assolutamente inutili, lascia il subconscio sguarnito del suo presidio critico, rendendo possibile l’instillazione di suggestioni, immagini, storie, ecc.
RispondiEliminaestremamente funzionali per il Sistema, che in questa maniera non fornisce le Vere informazioni e notizie. La scuola è il mezzo primario per la manipolazione culturale e mentale. Impadronirsi dei bambini per formarli e condizionarli è nell’agenda di ogni Stato, totalitario o liberale e democratico che sia. Abituare i bambini, attraverso l’esecuzione ripetuta per anni degli ordini degli insegnanti, a seguire gli ordini delle autorità; abituarli alla sistematica gratificazione, all’assenza di regole e di confronti con la realtà, sforna creature incapaci di auto-disciplina, completamente dipendenti e incapaci di organizzarsi. Bambini siffatti, saranno adulti corrotti e dipendenti dall’esterno, quindi più facilmente manipolabili. Noam Chomsky scrive: “siccome nelle scuole non insegnano la verità circa il mondo, le scuole devono ricorrere a inculcare negli studenti propaganda circa la democrazia. Se fossero realmente democratiche, non vi sarebbe bisogno di bombardarli con banalità circa la democrazia”
Incontestabile verità.
RispondiEliminaSì, è vero! Giangiuseppe ci presenta uno scorcio della realtà ben definita nelle sue manchevolezze, nelle sue aspirazioni, nel suo cinismo. Le giuste aspirazioni di chi vorrebbe una informazione giusta, veritiera, senza infingimenti e manipolazioni vanno a cozzare sempre con i precipui interessi di una parte, di un gruppo, di un movimento, che usano le armi più subdole per avvilire la verità ed assoggettarla ai propri interessi tramutandola in mera parvenza. Conosco molta gente che cerca di non farsi plagiare, di non farsi manipolare, di usare col dovuto discernimento i fatti che gli vengono sottoposti; conosciamo persone che hanno dato la loro vita per far trionfare la verità. Ma è una lotta impari perché i mezzi usati dai plagiatori e dai dissuasori sono potenti e molto sofisticati. Le parole di Malcom X e la conclusione dell'articolo di Giangiuseppe sono molto esaustive: esse individuano i grandi artefici di questi centri disinformativi, di queste scuole di manipolazioni; sono sempre gli stessi ed appartengono a questo marcio sistema; sono i subdoli poteri partitici e i grandi potentati economici. Come fare a debellarli? Come lottare col solo apporto eroico dei gladiatori? Spartaco è morto ed i suoi seguaci crocifissi. Arrenderci? Mai! Ed allora? Io ho sempre sostenuto che la prima conquista è la consapevolezza di pochi, di molti ed ancora di moltissimi e poi...senza pietà, confortati dall'acquisita unità, che diventa forza - come lo sta diventando ad opera di un democratico gruppo di coraggiosi - eliminare questo sistema è sostituirlo con la dittatura dell'onestà e della verità.
RispondiEliminaQuesto abuso di potere da parte dei media schiavi dei potenti, è una costante. Ma ultimamente, i lorsignori, escono cosi tanto dai margini che basta guardarli o ascoltare le loro perenni contraddizioni o le loro ancor piu perenni bugie, per rendersi conto (almeno) che qualcosa non va. I poveri in Italia sono circa 10 milioni! e quelli....,la verità, la leggono sulla loro pelle! cosi come i terremotati sempre abbandonati a se stessi e cosi come gli agricoltori a cui vengono espropriati terreni per i gasdotti. Insomma...è vero che informarsi "sul serio" richiede tempo e ricerche, ma senza andare troppo lontano...credo che il 60% del 4 dicembre, le informazioni le abbiano tatuate sulle loro vite. Detto questo mi inchino di fronte a chi, a discapito di rischi, polemiche e volta faccia, portano avanti in maniera seria e con la schiena dritta il loro lavoro e, ancor di piu, m'inchino di fronte ai Magistrati onesti che, con sempre mano strumenti e con le mani sempre piu legate, non mollano!
RispondiEliminaLa questione informazione è fondamentale per un sistema democratico come il nostro. E ci deve essere una ragione per cui solo il 26 per cento degli italiani ha fiducia nell’informazione e il 69 per cento non ne ha per niente. Mi ha colpito molto la frase di Mark Twain “Se non hai letto il giornale, sei disinformato. Se l’hai letto, sei male informato”, riportata in un interessante articolo di Peter Gomez proprio sui giornalisti.
RispondiEliminaPer questo ne riporto la sintesi di un brano significativo:
“La credibilità e l’autorevolezza di chi pretende di essere scelto sostenendo di fornire notizie vere e verificate ha un peso. Grande. Quando Internet non c’era, un cittadino poteva passare la sua vita leggendo esclusivamente il suo quotidiano, ritenere che fosse il migliore del mondo e non aver modo di capire come invece gli stesse nascondendo o manipolando la realtà. Poteva guardare la tv e credere che le notizie passate nei tg fossero le sole importanti. Oggi non è più così. Tutti, o quasi, possono fare confronti su Internet.
Personalmente sono convinto che la parola chiave sia: imparzialità. I giornalisti non solo devono essere imparziali, devono anche preoccuparsi di apparire tali.
Un esempio, più volte riproposto, chiarisce bene il concetto: se un direttore dedica molte pagine ai guai giudiziari della sindaca di Roma (e fa bene perché si tratta di una notizia importante), non può pretendere che nessuno noti come, invece, quelli del sindaco di Milano finiscano al massimo nelle cronache locali.
Scelte di questo tipo minano la fiducia del lettore. E la mancata imparzialità (non importa se vera o apparente) spinge il lettore a una sola risposta: cerco le notizie in Rete, qualcuna sarà pure una bufala, ma almeno chi mente non mi chiede dei soldi.”
Condivido al 100% quanto esposto da Gomez e credo renda ancora meglio il senso della mia riflessione.
Perché questa stessa stampa che non sa leggere la nostra "politica" sa, abilmente, leggere quella delle altrui contrade?
EliminaSecondo me la Gabanelli è "una dei pochi", è un gladiatore, ma guardate come hanno risposto i pentastellati quando in una sua trasmissione ha fatto delle domande in merito ai loro conti: "ingrata è al servizio del PD e PDL " "L'ira dei militanti 5 stelle contro la Gabanelli:
RispondiElimina"Ingrata, è al servizio di Pd e Pdl"
I simpatizzanti se la prendono con la conduttrice che ieri sera, durante la puntata di Report, ha sollevato la questione dei proventi del blog. Staff Grillo: "Non usati per il movimento". La replica della giornalista: "Il punto è uno: sono state dette cose false? Se è così siamo pronti a precisare". Controreplica di M5S: "Ricostruzione non veritiera".
Non si può non condividere appieno quanto scritto dal Direttore ma viene spontaneo anche un altro pensiero che poi, a mio parere, è ciò che determina la conclusione, quasi sempre dolorosa di un vicenda, di un pensiero, di una volontà ed che nella realtà anche se siamo convinti di essere nel vero e di essere anche in grado di proclamare la "verità" in tutta la sua pienezza siamo fermati dal timore di dover pagare, magari crudamente, la nostra sincerità. Viviamo in una società in cui l'egoismo,l'arrivismo,il nepotismo e la miriade di "ismi" che caratterizzano l'uomo moderno schiavo dei propri vizi,del proprio agio,della propria tranquillità e che lo rendono, anche senza grave colpa, schiavo di se stesso e di chi lo illude, schiavo di una prudenza, anche giustificata, dalla consapevolezza che se si arriva ad un "redde rationem" del proprio pensiero e della propria azione si troverà solo e indifeso di fronte anche a quegli strumenti della giustizia che dovrebbero garantirlo e invece gli si rivolgono contro nella difesa del "comodo" degli strumenti stessi di fronte al "potere costituito" potere peraltro generato, in un circolo vizioso, dalla ricerca del quieto vivere da parte di masse informi le quali, forse anche consapevoli del male che fanno, si adattano allo "status quo" nella, spesso priva di valore, speranza della pacifica sopravvivenza senza rendersi conto che la "vera" sostanza della vita è la consapevole conquista della libertà interiore ed esteriore, della intima coscienza dell'utilità umana del sociale e della realtà che tanto efficacemente fu descritta nei versi di un "saggio comico" chiamato "Totò" nella sua splendida "A LIVELLA!".
RispondiEliminaNihil sub sole novi: siamo al 77esimo posto al mondo per libertà è correttezza d'informazione. COSE TURCHE ALLA ERDOGAN ! Ma non mi meraviglio abbiamo un sacco di partiti che si definiscono democratici e nel DNA di uno di loro c'è un 'elevata percentuale di comunismo che, quando è al potere, non consente "democraticamente' l ' esistenza di altri partiti e pluralita' d'informazione. Diverse repubbliche comuniste si autodefinivivano e si autodefiniscono democratiche e popolari: UNA TAUTOLOGIA perché democratica e popolare hanno identico significato; democratica deriva dal greco "demos" e popolare dal latino. Evidentemente usare due parole per lo stesso concetto serviva e serve per mascherare la mancanza di democrazia. Gli inglesi dicono che chi usa una parola in più per esprimersi è capace di qualsiasi delitto.
RispondiEliminaQualche dubbio sulla percezione dell'ideologia comunista mi è concesso?
EliminaIl tuo articolo è una meravigliosa verità. A volte questi gladiatori si sentono dei veri e propri Don Chisciotte ...
RispondiEliminaÈ inutile girarci intorno. Lo pensò da anni: il problema più grave di questo Paese si chiama disinformazione. L'uso scientifico delle menzogne divulgate dall'esercito di penne sporche, giornalisti infedeli delle TV pubbliche e private asservite al potere (da qualunque parte sia detenuto), inocula nelle vene della gente un veleno molto tossico che provoca allucinazioni e trasfigurazione della realtà. Non c'è Paese libero senza una libera informazione e, a parte qualche gladiatore con una robusta corazza, l'Italia è piena di nanetti con la pelliccia...di coniglio. Una battaglia che vorrei si intestassero i 5 Stelle è una legge per affermare il possesso dei mezzi di informazione solo per gi editori puri senza interessi economici in altri settori. Sarebbe già un passo avanti verso un'informazione più libera. Bravo come sempre Giangiuseppe.
RispondiEliminaVogliamo avere chiara la prospettiva del paese, basta valutare serenamente la sorte delle squadre di calcio milanesi. Gli indegni hanno portato in Cina i nostri capitali, le nostre imprese, il lavoro degli italiani, dopo poco più di un decennio e dopo avere acquisito prima una considerevole capacità produttiva anche nel nostro paese hanno comprato anche la migliore espressioni dello svago dell'italiano. Non possiamo sottacere che il processo di "annessione" stia quasi per realizzarsi completamente.
RispondiEliminaScusatemi se vado fuori tema rispetto all'articolo di Giangiuseppe. Ma perché nessuno parla della libertà di propaganda ingannevole che alimenta il consumismo, che alimenta l'economia dello spreco a discapito di altre cose molto più importanti? Quante cose buone si potrebbero fare se si eliminasse il consumismo. Qualcuno dirà che il consumismo crea lavoro. Per me il lavoro creato dal consumismo non è un vero lavoro. Si lavora per cose effimere da buttare nel giro di un paio di anni. Milioni di telefonini, milioni di televisori, milioni di pantaloni ecc. si buttano non perché sono consumati o rotti, ma perché ci hanno messo in testa che sono fuori moda o superati da una nuova tecnologia. Ieri, Pasqua, sono stato a mangiare in un ristorante e a guardare i vestiti delle persone mi sembrava di essere alla mensa dei poveri una volta. Trasandatezza voluta e pagata a caro prezzo come i pantaloni tutti strappati delle ragazze e anche di alcune signore, pagate almeno 4 volte di più di quelli che compro io, ma non hanno gli strappi.
RispondiEliminaBello, interessante è drammaticamente realistico! Credo che abbiamo molto in comune e, anche questo forse ci accomuna, abbiamo pagato di persona questa nostra costante "attenzione" a quanto ci circonda. Hai letto, spesso a commento dei tuoi scritti, le mie feroci critiche al sistema affaristico/partitocratico. Durante la mia attività professionale, da giornalista e sindacalista, ho subito una denuncia per diffamazione, da un sindacato, poiché avevo scritto in un comunicato stampa che nel casinò di Sanremo, allora ora non so', vigeva un sistema mafioso che coinvolgeva anche i sindacati. Ho vinto la causa poiché, ed è una delle mie soddisfazioni professionali maggiori, 29 lavoratori del casinò, di cui soltanto alcuni erano iscritti al mio sindacato, si erano autodenunciati dichiarando che io avevo dato voce a quanto anche da loro sostenuto! Ora, ovviamente a mio modo di vedere, il sistema mafioso/affaristico movimentistico/partitocratico ha nuovi specchietti per le allodole che, muniti di megafono, fanno il lavoro sporco per distogliere l'attenzione su quanto a breve ci travolgerà. Ecco se un appunto posso permettermi di farti, senza nulla togliere alla stima che provo nei tuoi confronti, è che forse sei un po' troppo coinvolto, o forse vittima, della strategia che ha posto Grillo e la sua corte dei miracoli al centro del metodo di distrazione delle masse. Il mio continuare a postare notizie, che credo in gran parte sia strumentali, contro il vertice del movimento è per dimostrare che alle loro bufale è possibile rispondere con la stessa arma. In natura, diceva uno moooooolto più intelligente di me, ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Come il mio rispondere al fake Bianchi che continua, con il suo metodico ripetere la stessa cosa e gli stessi insulti, è utile per far capire la pochezza di certi personaggi che, come lui, hanno iniziato la loro carriera politica con un favvanculo. Il poverino, Bianchi appunto, non ha capito che con il suo scrivere, da me lo ammetto subdolamente provocato, è di fatto il peggior antagonista del movimento... Renzi, Grillo, Berlusconi, e tutti gli altri sono pedine di una grande scacchiera su cui pochi hanno la possibilità di muovere...e noi ne paghiamo le spese! grazie per l'attenzione Giangiuseppe e grazie ancora per il tuo bell'articolo! Buona pasquetta!
RispondiEliminaLa politica in Italia è la peggiore bagarre di tutto il mondo. Tutti che parlano male di tutti e che non generano un autentico programma di governo. Promesse che sono frutto di propaganda più che di desiderio di attuazione. Non ho fiducia di nessuno perché quando il caos è l'unica realtà evidente, non posso capire dove è il buono e dove il marcio. Come sempre quando si andrà al voto, farò come mi capita da diversi anni, voterò un partito che naturalmente appartiene alla sinistra autentica e mai al PD e suoi fuoriusciti, che non possa entrare al parlamento. Questo per evitare che il non voto possa favorire questa banda di gentaglia posseduta dal verme del potere!
RispondiEliminaDiciamo spesso che in Italia le persone non leggono i giornali perché sono di parte e non dicono la verità. In verità gli italiani non solo non leggono i giornali, ma neppure i libri. Lettura, l’Italia è agli ultimi posti nella classifica mondiale di ore dedicati alla lettura LA CLASSIFICA – Ecco di seguito la classifica completa (di fianco a ogni Paese, l’indicazione delle ore settimanali dedicate mediamente alla lettura):
RispondiElimina1. India 10.7
2. Thailandia 9.4
3. Cina 8.0
4. Filippine 7.6
5. Egitto 7.5
6. Repubblica Ceca 7.4
7. Russia 7.1
8. Svezia 6.9
9. Francia 6.9
10. Ungheria 6.8
11. Arabia Saudita 6.8
12. Hong Kong 6.7
13. Polonia 6.5*
MEDIA MONDIALE 6.5
14. Venezuela 6.4
15. Sudafrica 6.3
16. Australia 6.3
17. Indonesia 6.0
18. Argentina 5.9
19. Turchia 5.9
20. Spagna 5.8
21. Canada 5.8
22. Germania 5.7
22. USA 5.7
24. Italia 5.6
25. Messico 5.5
26. Regno Unito 5.3
27. Brasile 5.2
28. Taiwan 5.0
29. Giappone 4.1
30. Corea 3.1
8 luglio 2013
Ottimo articolo che apprezzo molto.
RispondiEliminaIl tempo è Cavaliere (Benedetto Croce), ed io aggiungo: E la Verità una discreta gentile Damigella
La verità?
RispondiEliminaCerto se si guarda all'informazione o alla comunicazione politica non verrà mai alla luce.
Se si vuole veramente conoscerla bisogna attenersi ai fatti, andare oltre le parole.
Per fare questo, se sei in buonafede, ci vuole davvero poco, eppure ai più sembra difficile stabilire dove sta la verità.
Se vuoi sapere se un sindaco ha amministrato bene o male, basta guardare a ciò che ha fatto o no. Ad esempio, se guardiamo le strade ed i marciapiedi di Palermo dovremmo avere chiarissimo che c'è una trascuratezza amministrativa impressionante di questa amministrazione. Se andassimo a ritroso nel tempo e guardassimo i marciapiedi realizzati da Cammarata, che oggi sono in buona parte divelti, scopriremmo quanto pressappochismo c'è stato nel realizzare queste opere. In entrambi i casi possiamo dire, senza tema di essere smentiti, che entrambe le amministrazioni non hanno saputo fare bene il loro mestiere. Eppure c'è chi li difende, chi dice che hanno fatto benissimo e molti torneranno a votarli. Questi cittadini,ovviamente, non vogliono sapere la verità e non vogliono prendere coscienza della realtà, per ignavia o per opportunismo. Poi ci sono verità nascoste, che hanno bisogno di essere indagate e in questo dovrebbe essere la stampa ad aiutarci, ma in Italia, purtroppo, non esiste stampa libera e quindi è facile rimanere abbindolati. Io credo che in tutti i casi, quando si vuole si può sempre risalire alla verità, anche in condizioni avverse, ma molti non amano la verità. La verità è scomoda, c'è poco da fare e chi la dice rimane schiacciato. Ho visto tanti, tantissimi girarsi dall'altra parte e fare spallucce ogni volta che mi è capitato di partecipare a un dibattito pretendendo di dire tutta la verità. Come diceva Panagulis, eroe greco: "agli uomini non piace né la libertà, né la verità, né la giustizia, sono cose scomode e vi si crogiolano dentro come maiali."
"Il popolo va sempre dove gli dicono di andare, fa sempre quello che gli dicono di fare, pensa sempre ciò che gli dicono di pensare, succube a ogni autorità costituita, di ogni dogma, ogni chiesa, ogni ismo, ogni moda, assolto in ogni sua colpa e viltà dei demagoghi cui non importa nulla di lui e assolvendolo mirano soltanto a schiavizzarlo meglio per servirsene meglio ..." Amara verità questa che oggi ci appare in tutta la sua drammaticità se si guarda a quello che sta avvenendo in Turchia e non solo.
Un articolo di quelli che sfondano porte aperte, almeno per una piccola parte degli italiani,mentre la parte restante, continua a guardare portoni chiusi.Qualche tempo fa, ho scritto su questo blog cosa rilevo sulla informazione o meglio la disinformazione cronica organizzata dai costruttori di coscienze, di cui tutti siamo bersagli predestinati, per cui non posso quindi che apprezzare e condividere ogni parola di quanto scritto da Giangiuseppe Gattuso. Alla stima per "i pochi "Gladiatori" che con coraggio, sfidano le tante, troppe penne svendute,mi sento di aggiungere,e con ragione di causa, quella nei confronti di tanti cittadini, che tra mille ostacoli ed il costante bombardamento mediatico a reti unificate, riescono comunque a superare la cortina fumogena tracciata, ricercando tra le pieghe, ciò che è più vicino alla verità. E, sarà un caso che a farlo siano sopratutto i giovani, cioè la fascia di età che frequenta di meno i quotidiani ed conta un maggiore accesso alla rete?
RispondiEliminaI giovani non solo non leggono i giornali, ma snobbano anche i libri.
EliminaColpa della scuola, ai mie tempi il prof. Di storia ci obbligava a leggere il giornale, e quello di italiano ci dava a leggere due libri al mese. Per non parlare, che nel 68 la maggior parte dei giovani, in qualche modo, erano coinvolti politicamente.
EliminaI mass media oggi più che mai si arrogano il diritto di decidere come imporre ai lettori di non pensare e assimilare passivamente ciò che viene accuratamente allestito e preparato. I veri colpevoli siamo noi popolo, con il nostro tacito consenso, sapendo e conoscendo, quanto sia marcio, deviato e pericoloso oltre che scorretto questo sistema... , è un chiaro segno di indebolimento della politica e dei partiti....perdiamo pezzi più che mai....
RispondiEliminaBuona sera gruppo e buone feste. Come sempre la colpa è degli altri ma una domanda sorge spontanea. Come mai continuiamo a postare siti che sono chiaramente delle bufale anche dopo anni o non cerchiamo di approfondire quelli che sicuramente non dicono la vera situazione??? Io penso che se cominciassimo ad evitare queste cose molto si ridimensionerebbero. Ma invece tutti a postare qualunque cosa MAH???
RispondiEliminaPurtroppo i Gladiatori della Verità sono pochi. Agli indifferenti, che sono tanti, non interessa la verità, sono attratti dalle illusioni, non riescono a percepire le menzogne che si celano nell'informazione, nella politica e nella pubblicità. Il loro è un mondo dove regna l'IO, il resto non interessa tuttalpiù sono problemi degli altri. In questo quadro desolante nessuno si chiede il perché la stampa italiana è classificata al 77° posto malgrado la tutela costituzionale, art. 21: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure." Non so fino a che punto dobbiamo fidarci dei parametri con i quali vengono stilate le classifiche ma tenuto conto dei giornalisti sotto protezione perché minacciati, la categoria non può vantare molti paladini della libertà di stampa. Esprimere la verità in senso assoluto è difficile, ma ciò non toglie il fatto che il compito deontologico del giornalista è quella di descrivere la verità che corrisponde alla realtà dei fatti senza contrapposizioni con opinioni personali, a volte devianti. Contrapporre pochi e coraggiosi Gladiatori della verità ad un sistema dell'informazione pieno di falsità e demagogie del potere economico e politico è un compito arduo. Giangiuseppe Gattuso afferma che i Gladiatori della Verità "Sono pochi, sono appassionati. Quasi una rarità." Come e dove individuarli!? Fra i giovani o i più anziani!? Ho molta fiducia nei giovani, sono più avvantaggiati e hanno più possibilità di capire ma tutto è legato ai loro interessi e al tipo di verità che cercano, non mancano le verità contrapposte. Quelli che hanno una certa età ed esperienza vissuta, come ama definire Giangiuseppe, sul marciapiede della politica, se privi di pregiudizi, sono portati a rivedere, a mio parere con analisi critica, le loro certezze per adeguarsi ai tempi seguendo la linea della verità che ci porta a consolidare il bene comune: la piena giustizia sociale. "Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante, ci aiuta ad essere coraggiosi." (Aldo Moro)
RispondiEliminaEssere certi della verità assoluta? non è possibile, ma scrivere cercando di rimanere se stessi, senza tralasciare di essere il più obiettivi possibili, il che significa semplicemente informarsi, leggere più fonti disponibili, quindi trarre le proprie conclusioni senza pregiudizi.. ovvero non avere mire di guadagno né di conquistare qualcuno... ribadisco il mio pensiero: Niente è più pericoloso di uno stupido che afferra un’idea, il che succede con una frequenza preoccupante. Se uno stupido afferra un’idea, è fatta: su quella costruirà un sistema e obbligherà gli altri a condividerlo.
RispondiEliminaBell'articolo Direttore, come sempre del resto!
RispondiEliminaMi chiedo: Ma in che misura incidono i pochi Gladiatori della verità rispetto alla buona politica?
Credo proprio che la loro preziosissima opera sia quasi nulla rispetto ai risultati dati.
L'attuale politica è composta da un coacervo di menzogne che ne escono sempre vincitrici rispetto alla verità.
E' poi vero che si potrebbe far politica affermando la verità?
Io, ne sono convinto, penso che se la verità trionfasse nel modo di fare politica, beh quelle persone, quei partiti che dicessero la verità rispetto alla situazione vera che stiamo vivendo, o che si è vissuta, non prenderebbero voti.
Cosa concludere allora? Penso, ne sono convinto, che il popolo ha "bisogno" della menzogna per eleggere i propri rappresentanti.
E' così che tanti manutengoli, bugiardi, incapaci e ladri, riescono a farsi passare per governanti..... e qualche volta anche per Statisti.
LA verità E' RIVOLUZIONARIA, ha affermato qualcuno. Ma per farla trionfare ha avrà sempre bisogno dell'azione.
L'azione non potrà che essere violenta, ma allora non sarà una verità per tutti.
Apprezzo il servizio e condivido il significato di fondo, da anni vado affermando che il giornalismo italiano ha perso gran parte della sua credibilità, per non essere riuscito a porsi come interprete credibile del proprio ruolo e della stessa democrazia. Certamente il direttore ricorderà che proprio su questo blog ebbi l’opportunità di pubblicare due miei servizi: “Informazione e comunicazione” e “Il marketing del falso”, dove mettevo in rilievo la funzione del giornalista, tra chi gestisce il potere politico e chi lo subisce. Il pubblico si trova così a dover scegliere a chi credere: chi dice la verità, il politico o il giornalista? In questa lotta di poteri, il politico, forte della sua elezione, intende arrogarsi il diritto di essere il legale rappresentante della pubblica opinione, i giornalisti a loro volta, finiscono per persuadere se stessi di rappresentare l’opinione pubblica, convinti di poterla manipolare a loro piacimento. Purtroppo i mezzi di comunicazione possono essere utilizzati tanto per esprimere il proprio pensiero, quanto per comunicare e, dunque, informare. Tutto ciò è suscettibile di due opposte interpretazioni: una è riconducibile alla libertà di stampa non soggetta a limitazioni o censure, ossia come ambito rispetto al quale il ruolo dello Stato si configura esclusivamente come dovere di astensione; l’altra, invece, configura una libertà per portare a conoscenza della collettività, quanto essa è interessata a conoscere, e dunque alla formazione dell’opinione pubblica. A questo punto, caro direttore, l’imparzialità dell'informazione potrà essere garantita solo dalla presenza di molte voci. Perciò, l’utilizzatore dell’ informazione, ovvero, il cittadino riceve un’informazione imparziale se ha a disposizione numerosi telegiornali, molte testate giornalistiche o il racconto di più inviati, per confrontarli e formarsi una sua opinione. Purtroppo dobbiamo prendere atto che nelle società democratiche in cui viviamo, diventa pressoché inevitabile che l'informazione diventi una merce, anche se spesso viene definito impropriamente, servizio pubblico. E poi i “generi di consumo” sono contaminati, il servizio pubblico inevitabilmente fa i conti con il commercio, con la pubblicità e quindi con gli ascolti, e la tv commerciale fa i conti con quella parte di servizio pubblico che le è affidata. Questa è la realtà contro la quale dovrà lottare, quella che noi definiamo, imparzialità dell’informazione, e per quei pochi, passionali e onesti “Gladiatori della verità” non resterà che combattere contro “i mulini a vento”.
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