di Mario Botteon - Chiedo scusa, ma si sta avvicinando la data (19 marzo) in cui mia moglie è andata via.
Lo dico perché sento infervorarsi il dibattito attorno all'episodio di eutanasia volontaria, avvenuto questa mattina in Svizzera, da parte di un nostro concittadino.
Fabiano Antoniani, conosciuto come dj Fabo. Tetraplegico e cieco dal 2014 è riuscito, grazie alla sua forte volontà e all’aiuto di Marco Cappato, esponente dei radicali, che lo ha accompagnato in Svizzera per ottenere il cosiddetto “suicidio assistito”. Una pratica che in Italia non è consentita e che potrebbe addirittura portarlo a processo e a una condanna di 12 anni di carcere.
Io approvo quella scelta, non ho nessun dubbio. Rispetto il sentimento di tante persone credenti che non approvano, ne l'eutanasia e nemmeno l'aborto. A parte che, secondo me, sono due cose diverse, ma il sentimento che le condanna, è sempre lo stesso. Lo ripeto. Rispetto le scelte dei Cattolici, ma non per questo le condivido.
Mia moglie era Cattolica (non è la prima volta che lo dico), ed io ho rispettato fino in fondo le sue volontà. Secondo il mio punto di vista, ho fatto bene. Non sono stato bravo.
Era un dovere, una promessa coerente con ciò che penso, e che le dovevo. Ma a questo punto mi chiedo: Perché da parte di molti credenti, delle gerarchie ecclesiastiche, del governo, e del Parlamento laico, non si rispetta la volontà "mia" e di milioni di persone che desiderano disporre, a mente sana, del proprio fine vita?
Mi si dice che la vita è un dono di Dio, anche se su questo ho molti dubbi, non mi risulta che lo stesso Dio, abbia in qualche modo prescritto che si debba por fine alla vita "donata", sotto tortura.
Infatti la SLA, il tumore, ed altre malattie inguaribili, non lasciano scampo. Magari ti lasciano la lucidità mentale, ma la fine è sempre certa.
Perché dunque, la persona colpita da una di queste malattie, anche se laica, anche se desiderosa di disporre, quando essa decide in piena coscienza, di por fine a torture dolorose, ma soprattutto a quelle psicologiche, non è libera di farlo?
Io penso che democraticamente, e laicamente, ognuno possa decidere, anche dei "doni" che gli sono stati fatti.
Qualcuno mi risponderà: Ma in questo caso si tratta della vita!! E allora? Si pensa forse che una persona decida di voler morire anche se ha una sola probabilità su un miliardo di poter vivere? Io credo di no, perché per dirla banalmente: "la speranza è l'ultima a morire".
Le mie, me ne rendo conto benissimo, sono considerazioni e rilievi, in un qual certo modo a "corpo libero". Ma vi prego di credere che nel corpo è compresa una mente che tenta di ragionare per sé e da sé. Soprattutto non accetta imposizioni e credenze che nulla hanno a che fare con le mie.
Queste cose le scrivo, perché pur rispettando i sentimenti altrui, non penso che il Parlamento Italiano approverà mai una legge che liberi le persone dal giogo delle credenze di molti.
I politici Italiani poi, non decidono secondo giustizia laica e razionalità, ma in virtù di quanti voti gli potrà rendere una posizione piuttosto che l'altra.
Sia chiaro, non condivido nemmeno la strumentalizzazione politica di coloro che sono favorevoli.
La questione è troppo importante, delicata e personale, perché possa essere veramente normata da gente a cui interessa quasi esclusivamente una "cadrega" che vale 20.000 € al mese.
Checché ne pensiate, termino inneggiando alla vita. W LA VITA. NO ALLE TORTURE. E in ogni caso bisogna dire la verità; laici o cattolici, noi abbiamo dei medici che sono molto più avanti del pensiero comune. Cosa voglio dire? Che già la terapia del dolore, le cure palliative, sono una sorta di accompagnamento verso una fine quanto meno "dignitosa".
Sono passati otto anni dalla tragica morta della povera Eluana Englaro. Tutti ricordiamo gli appassionati interventi del mondo politico sull'opportunità di trovare una soluzione per garantire il diritto a terminare una esistenza incompatibile con la dignità di un essere umano. Naturalmente il dibattito durò solo pochi giorni, giusto il tempo di assorbire l'emozione collettiva del momento, come spesso accade in questo paese che tutto rimuove e tutto metabolizza. Da allora nessuno ha più parlato del problema, fino a quando non si è verificato il nuovo caso di dj Fabo. Questo è un Paese ipocrita, fasullo, dove i politici fingono partecipazione ai drammi della gente comune promettendo risposte che non arrivano mai. Adesso riprenderà il dibattito per una settimana, finchè il corpo del povero Fabo sarà ancora caldo. Tutti parleranno della necessità di dotare il nostro Paese di una legge sulla fine vita, comodamente sdraiati sui divani televisivi. Ben presto l’argomento cederà il posto alle inutili prolusioni sulla scissione del PD e sui peli superflui della Raggi. La discussione sulla morte assistita è rinviata al prossimo caso. D’altra parte cosa vuoi aspettarti da un Parlamento di voltagabbana e di incapaci che aspetta solo di arrivare al fatidico giorno in cui scatta il meritato vitalizio.
RispondiEliminaL'eutanasia è un argomento etico, che coinvolge una buona parte di umanità sofferente : la sofferenza di chi è in procinto di morire e la sofferenza di chi gli sta accanto ed empaticamente prova lo stesso angosciante dolore. Sono però argomenti questi che la Comunità deve affrontare con grande determinazione senza pregiudizi etico-religiosi. Sarò breve! L'uomo nasce libero ed è pronto ad affrontare la propria vita nell'appagamento di tutte le aspirazioni che la stessa vita gli propone, condizionato solo dalle leggi comunitarie più elementari volte al conseguimento di una pacifica convivenza sociale: il Patto sociale.Nessuna legge mi può impedire di morire come è quando voglio; nessuna Autorità si può arrogare il diritto, nella salvaguardia della mia dignità, di farmi affrontare il trapasso nella sofferenza e nell'angoscia. La nascita e la morte sono due momenti della vita e la mia vita deve avere il significato e lo sbocco che io, e soltanto io, nelle mie espresse e piene facoltà mentali, ho deciso di dare. Un affettuoso abbraccio a te, Mario, ed un grazie per aver riproposto un argomento ed un problema, che questa società incivile non ha ancora saputo o voluto risolvere. Fabo è andato a morire in un altro Paese: noi dobbiamo impegnarci affinché ciò non succeda più.
RispondiEliminaDa credente cristiano cattolico, concordo con Mario Botteon.
RispondiEliminaIl Dio cristiano, sia per i credenti sia per i non credenti, lascia sempre intatto il libero arbitro, ovvero la facoltà di scelta di ciascuno di noi in ogni circostanza. E ha anche detto di non giudicare gli altri per non essere poi sottoposti a giudizio a nostra volta. Se Fabo ha deciso consapevolmente di porre fine al suo inferno, che diritto abbiamo noi di giudicare la sua scelta? Di fronte a una sofferenza insopportabile e disumana, quanti di noi avrebbero il stesso suo coraggio di dire "basta" a un'esistenza senza senso? Fabo non si è suicidato: ha soltanto messo la parola fine al suo calvario. Noi non siamo padroni della nostra vita, tantomeno della nostra morte, ma se Dio rispetta la nostra libertà perché mai non dovremmo farlo noi? Ogni altra considerazione, a questo punto, perde di significato.
RispondiElimina... il suo stesso coraggio (errata corrige)
EliminaVi riporto il pensiero da poco scritto di un mio caro amico cattolico, che ama Gesù, che vive da vero cristiano e che io approvo in pieno.
RispondiElimina"TABÙ, IPOCRISIE E PROVINCIALISMI
Secondo la legge civile e religiosa si possono mandare a morire le persone in guerra con il rito conclusivo della benedizione dei cannoni.
Si mandano a morire le persone tagliando la sanità, tagliando i fidi e i mutui alle piccole imprese, non occupandosi dei disoccupati, dei senzatetto e dei carcerati, dei migranti e dei terremotati, e persino truffando i risparmiatori delle banche.
Ma se un nostro fratello, che per gravissime potologie incurabili vive una vita d'inferno, osa dire che vuole farla finita, apriti cielo! Non si possono fare leggi contro la chiesa se no perdiamo i voti dei cattolici. Vergogna!"
Se si crede in Dio non si può pensare che un Dio possa dispiacersi perché un uomo voglia smettere di soffrire!
RispondiEliminaEquiparare la fine vita ad un suicidio od omicidio quando ci si trova in condizioni estreme, come quelle di Fabo, Englaro, Welby, è una idiozia. Tutti e tre i casi hanno riguardato persone che amavano la vita e la natura e, proprio per questa ragione, ritenevano la loro condizione la negazione della vita stessa. Di fronte ad una scelta così forte quanto consapevole e convinta, bisogna solo togliersi tanto di cappello e rispettare la loro volontà. Un malinteso senso della religiosità non può e non deve frapporsi alla volontà di un Parlamento, laico e sovrano che avrebbe il dovere di legiferare senza condizionamenti che riguardano la sfera delle proprie credenze. Si approvi la legge, poi chi vuole la utilizzi e chi non vuole si astenga dal praticarla, lasciando libero ognuno di decidere sul proprio destino.
RispondiEliminaPrescindendo da quanto direbbe la chiesa, sono fermamente convinta che DIO CREATORE è AMORE E CI HA CREATI PER AMORE. E, alla luce di questa certezza non può essere tanto crudele da far subire alle sue creature sofferenze insopportabili. SAREBBE UN'ENORME CONTRADDIZIONE! L'amico Botteon, la cui triste esperienza mi ha fatto accapponare la pelle, mi ha riportato alla mente mio padre e le atroci sofferenze patite per un tumore alle linfoghiandole, non saputo riconoscere dai luminari... degli anni '80. BEN VENGA L'EUTANASIA, LA MORTE DIGNITOSA.
RispondiEliminaÈ ASSOUTAMENTE DISUMANO INFLIGGERE ALTRE SOFFERENZE CON FARMACI CHE, SI SA BENE, SERVONO SOLO ED UNICAMENTE A RIMPINGUARE LE TASCHE DELLE CASE FARMACEUTICHE!
Scusatemi... il pensiero di mio padre UOMO FORTE, VITALISSIMO, DI GRANDE CULTURA... DI IMMENSA UMANITÀ, mi brucia ancora troppo il rivederlo, in un lettino di un ospedale... pelle e ossa, lui che scoppiava di salute... noo, inaccettabiele. W quindi L'EUTANASIA.
Non si possono rispettare le idee di chi non ha la minima intenzione di agire democraticamente e rispettare le mie! Chi per la sua religione non vuole l' aborto oppure l'eutanasia, ha la libertà di non metterle in atto per se stesso. Ma nessuna religione può arrogarsi il diritto, di mettere lingua sulla vita di chi ateo, di altra religione oppure non ha niente a che fare con il loro modo di vedere, di vivere e di essere. Io non sono per l'aborto, non per motivi religiosi, ma per convinzioni mie personali. Al referendum per l'aborto ho votato a favore, non posso io persona democratica, decidere sulla vita di altre donne, alle quali serve un intervento del genere per tutti i motivi validi o non validi dal mio punto di vista. E non mi arrogo il diritto di negare l'eutanasia a chi vuole evitare sofferenze immani.
RispondiEliminaNel caso della Englaro come nel caso di Dj-Fabo, io lo definirei accanimento terapeutico! e in questo caso non si sceglierebbe di togliersi la vita ma di liberarsi dalla NON vita che esiste solo grazie a dei macchinari. Senza quelli la morte naturale sarebbe sopraggiunta molto prima. Detto questo sono assolutamente convinta che ognuno debba avere il SACRO SANTO diritto di essere arbitro della PROPRIA vita. C'è chi decide di resistere e trova un modo per "andare avanti" e c'è chi questa forza non ce l'ha e la tortura immane non gli dev'essere imposta. Nel caso della Englaro poi....è palese la crudeltà e l'accanimento contro la famiglia di quella ragazza morta 17 anni prima delle cosiddette "dichiarazioni cliniche". E' mostruoso! Provate a pensare se una persona a voi molto cara....si trovasse in quelle condizioni e vi implorasse quotidianamente di lasciarla morire (come natura comanda)...accettereste di vederla soffrire per anni senza far nulla? IO NO.
RispondiEliminaCredo che la vita sia un'opportunità di avere esperienze di crescita intima che prescindono dal "successo" nei confronti degli altri.
RispondiEliminaLa crescita interiore non deve ignorare l'unica certezza che abbiamo una volta che siamo nati: la morte e di conseguenza deve anche affrontare il tema di: imparare a morire.
Spesso chi ignora o evita di affrontare questo tema spreca molto del proprio tempo per obiettivi materiali che nulla hanno a che vedere con la sfera intima.
Imparare a morire richiede il coraggio di ammettere che il trapasso è certo e che può presentarsi preceduto da agonie terribili che, pietosamente, vengono risparmiate agli animali domestici.
La morte è parte della vita e se, come tutti concordano a prescindere dalle credenze di fede, la vita è permeata dal libero arbitrio non capisco perché una sua parte ne debba essere esclusa.
La dignità dell'uomo va riconosciuta in ogni fase della sua esistenza... morte inclusa.
Portare il problema dell'eutanasia sul piano etico è un modo per prendere tempo; per arrivare a una decisione che, senza togliere nulla agli altri, offra un'opportunità a chi il problema lo vive è un segno di pietà prima che di civiltà.
Se ognuno considerasse sistematicamente il tema della propria morte, con tutte le incognite che potranno farle da contorno, non credo che chi deve decidere avrebbe modo di fare...melina.
Che ognuno possa decidere della dignità della propria morte, ma una dignità che trascenda il credo religioso
Più volte ho conosciuto la sofferenza ,il dolore il tormento che ha accompagnato gli ultimi istanti di vita delle persone che ho amato. Non c'è dubbio la vita è un gran dono, il dono più grande che Dio ci ha donato, ma essere Cristiani e accettare il dolore e la sofferenza è un'altra cosa.
RispondiEliminaLa sofferenza ci coglie sempre impreparati, ci umilia e se per caso io diventassi un vegetale attaccato ad una spina o sommersa da dolori lancinanti vorrei decidere per la mia morte e nel mio Paese.
Non penso sia, un problema solo etico- religioso perchè questo argomento non viene affrontato dai nostri politici, anche perchè il mondo cattolico è sempre stato contrario all'aborto, alle unioni civili e pure sono state fatte lotte per difendere questi diritti.
E tornando all’aborto, scelta rispettabilissima per chi ne ha necessità, anche questa è una Fine-Vita, decisa da una donna che non ha bisogno di chiedere parere a nessuno, eppure lo Stato si è pronunciato . Forse l’argomento riguarda poche persone e per i nostri politici, i singoli casi non sono abbastanza per attirare consensi.
Ma l’eutanasia è un passaggio etico-giuridico obbligato a cui un Paese che si sente civile non può sfuggire
Sono per l'eutanasia.Sono per la libertà individuale.Liberi di rifiutare una non vita.Liberi di volerla e poterla sopportare.Le scelte qualunque siano,devono essere supportate dallo stato.Chi sceglie di continuare a vivere,deve avere tutto il supporto sanitario.
RispondiEliminaLibertà di morire! Mario Botteon, dopo il suo precedente articolo “PERCHE’ MORIRE CON DIGNITA’ IN ITALIA NON SI PUO’”, ripropone l’argomento con un titolo significativo: “EUTANASIA. E’ arrivata l’ora anche per l’Italia”. Condivido quanto esposto nell’articolo. Il mio commento al precedente articolo lo chiudevo con la seguente affermazione: “Vivere e andarsene dignitosamente è un diritto che la politica e la società devono garantire a tutti. Non va tollerato il comportamento di chi reclama il giusto valore della vita senza far niente per chi vive nella miseria privato della dignità umana e a volte costretto, per disperazione, a togliersi la vita. Politica e Società Civile devono fare la loro parte.” L’argomento delicatissimo, umanamente suscita diverse sensibilità che meritano il massimo rispetto, ma la politica ha il dovere di dare una chiara risposta affermando il principio della pari dignità di tutti i cittadini sancita dalla Costituzione. Dopo il caso Englaro, quello successivo di Welby e l’attuale di Fabo, salvo le prese di posizioni del momento, le attese scelte politiche si sono arenate nell’ipocrisia del voto secondo coscienza. Un politico nelle decisioni della sua vita privata può regolarsi secondo quanto la sua coscienza morale gli detta, ma nell’esercizio parlamentare dove prevale l’interesse collettivo il suo comportamento deve ispirarsi alla coscienza della civiltà politica. La coscienza politica si deve interessare di tutti quei problemi ignorati dalla coscienza morale. I rappresentanti degli elettori non possono appellarsi ad una presunta libertà di coscienza: in questo modo non rappresenterebbero la collettività ma se stessi. Da non confondere la “libertà di coscienza”, che non trova riscontro nella dottrina costituzionale, con “l’obiezione di coscienza” riconosciuta per legge. A volte la tutela del diritto all’obiezione di coscienza si mette in conflitto con la tutela di altri diritti. L’aborto previsto dalla legge 194 e l’obiezione di coscienza sono due diritti da riequilibrare. Con il 70%, in alcune strutture si avvinano al 100%, di obiettori in Italia diventa sempre più difficile praticare l’aborto con il rischio, per le donne, di essere costrette a ricorrere a strutture con poche garanzie, non si può tornare indietro. Il politico non può pretendere di omologare le coscienze dei cittadini alla sua, l’obiettore non può vanificare l’applicazione di una legge. La Cassazione, a seguito di un fatto concreto, è intervenuta affermando che in certe situazioni il medico obiettore non può rifiutarsi di intervenire. La credibilità dei politici che saranno eletti nella prossima legislatura sarà misurata in base alla coscienza sociale e politica nello svolgere il mandato.
RispondiEliminaLorenzo, la tua riflessione è davvero molto bella ed interessante, sotto tutti i profili. Ma tu speri che i prossimi politici che saranno eletti, affronteranno un tema cosi delicato spogliandosi da pregiudizi, o peggio, da interessi personali? Io ho molti dubbi che succederà questo. Perché? Perché, purtroppo, saranno eletti dei personaggi figli dell'attuale imperante politica. Voglio dire che dovrà passare molto tempo per resettare il disastro fatto dalla politica berlusconiana.
EliminaCaro Mario, da vecchi combattenti per i diritti civili dobbiamo sperare. Primo o poi capiranno che questo e altri diritti latenti dovranno essere riconosciuti, è una questione di civiltà. Se i giovani politici dimostreranno indifferenza aumenterà il disastro esistente.
EliminaUn tema forte indubbiamente, dove il cuore e la ragione difficilmente potranno mai incontrarsi e dove la religione incombe come un macigno difficile da governare, nel dilemma tra suicidio assistito ed eutanasia. Il suicidio ne assolve l'autore per impunibilità del soggetto defunto, che invece potrebbe essere condannato in caso di insuccesso. L'eutanasia riuscita vede condannato solo chi direttamente la determina. È questo il punto nodale, rendere impunibili quest'ultimi, alla stessa stregua di chi per legge, è già assolto nel praticare una soppressione di una vita nella pratica dell'aborto. In fondo, forse, tra le due, è proprio questa la più grave, in quanto agisce nei confronti di un individuo che innocentemente non può scegliere, contrariamente a chi autonomamente, da adulto ha la facoltà di autodeterminarsi. In ogni caso, credo che oggi la questione non possa che trovare, in un senso o nell'altro, ispirazione in ragioni puramente etiche, posto che le leggi, si ispirano più alla convenienza che alla coscienza.
RispondiEliminaEutanasia, argomento molto delicato con tanti risvolti per il quale i radicali sono i meno indicati, vista la loro subcultura mortifera; si dice che la Signora Emma Bonino, quando era giovane, praticasse aborti con la pompa della bicicletta prima che l 'aborto venisse regolamento dalla legge. Qualcuno propose la Signora Bonino come Presidente della Repubblica.
RispondiEliminaMCROCOGLIONCELLI - IL SONNO DELLA RAGIONE - Se dal primo istante che mi ritrovai nella pancia di Mamma' (non genitore 2) qualcuno per un motivo o per un altro, mi avesse rotto i microcoglioncelli, oggi non potrei sorridere nell'udire LA KOLOSSALE MINCHIATA secondo la quale allora ero una cosa o niente. Una donna che rispetti se stessa ed un compagno che la rispetti evitano, con metodi non abortivi, una gravidanza indesiderata e macelleria umana. Ma per i maschietti non c'è l'impermeabilino ? Checché se ne dica, salvo moderniste carnevalate genetiche, i maschietti non potranno mai abortire; il fastidio di abortire rimane alle femminucce.
Clericale? No, naturale e laicale Watson!
I radicali sarebbero più credibili se, invece di reclamizzare l' aborto, consigliassero maschietti e femminucce a tenere in tasca l'impermeabilino in tasca e nella borsetta per Vivere un simpatico, poetico, rilassante momento con serenità senza fare macelleria umana.
Checché se ne dica, Dio o non Dio, l'aborto deresposabilizza: se è lecito ammazzare i propri figli nel grembo materno, chi se ne fotte poi della solidarietà umana, dei meno abbienti, dei più deboli, delle migliaia di disoccupati e imprenditori che in Italia si suicidano? Disoccupati e imprenditori si sono tanasiati (senza la eu iniziale) col silenzio e insensibilità dei radicali i quali non mi risulta che si occupino di economia per porre fine alla Caporetto economico-occupazionale-sociale-morale-demografica.
... non entro nel merito del contenuto dell'articolo di Botteon... noto solo che è scritto in un italiano molto incerto e grossolano...
RispondiEliminaUn commento molto interessante. E per l'italiano siamo pronti a frequentare qualche corso serale, preferibilmente on line.
RispondiEliminaSig. Giampaolo Catastini, ci sono altri modi, molto più eleganti per non condividere ciò che una persona tenta di esprimere in un Italiano elementare. D'altra parte io non ho frequentata nessuna accademia militare, mi sono fermato alle scuole commerciali. E poi c'è un'altra considerazione da fare: scrivo così, da quell'autodidatta che sono, perché temo che se usassi termini più difficili, persone come lei stenterebbero a capire.
RispondiEliminaPer quanto riguarda la grossolanità, sig. Catastini, la informo che fino all'età di 23 anni, ho vissuto (e fatto) con i miei fratelli contadini. Il nostro ambiente era sì grossolano, ma non maleducato e gratuitamente offensivo come il suo.
Mario Botteon ... "se usassi termini più difficili, persone come lei stenterebbero a capire." a proposito del gratuitamente offensivo ... ma non importa. Innanzitutto le chiedo scusa ... ha ragione ... sono stato offensivo e lo sono stato soprattutto per una mia leggerezza: avevo pensato(ero convinto) che lei fosse un giornalista (o blogger o altra figura tecnica) di POLITICAPRIMA.COM ... ecco perchè ero sorpreso ... e la prego di accettare le mie scuse per la mia leggerezza ...
EliminaEvidentemente, per Gianpaolo Catastini scrivere sui social, equivale ad una prova eleganza ed eloquenza scrittoria della Crusca del world wide web, dove l'impronta del fine dicitore e delle tastiere elette, maestre di eleganza digitale, sono le sole qualità deputate alla declamazione del pensiero superiore. Non importa quale contenuto abbia, ma come lo si esprime ed attenzione a non transigere dalla rigida militare dialettica della lingua italiana. Signor Catastini, sinceramente... ma mi faccia il piacere....
EliminaSig Giampaolo Catastini, Lei come si permette di atteggiarsi a distributore di alta cultura, forse dimentica di trovarsi a commentare su una pagina di FB. Sono una persona che scrive sui giornali da oltre 30 anni e non ho avuto mai il "piacere" di conoscere un "soggetto" come lei. Si vergogni, altrimenti faccia un bagno di umiltà, in quanto non si è reso conto dell'argomento che viene trattato.
EliminaCaro Mario, tu sai che tutti noi abbiamo sempre apprezzato, e spesso condiviso, le tue interessanti opinioni che esprimi sempre con grande chiarezza e con la onestà intellettuale che ti contraddistingue. Perciò non ti curare del sarcasmo di filologi sprovveduti che non risulta ricoprano cattedre alla Sorbonne. Continua a scrivere come sempre, senza pensare al perfetto italiano che toglierebbe spontaneità ai tuoi pensieri. Vorrei anche aggiungere che per muovere critiche così infantili e gratuite, si è scelto l'argomento meno adatto.
EliminaUn vecchio aforisma dice: "Quando non hai niente da dire, non dire niente". Signor Giampaolo Catastini, non avendo nulla da dire, poteva evitarci la sua supponenza. Quando gli argomenti sono interessanti non si guarda la prosa ma la sostanza. Sono grato all'amico Mario Botteon che con due articoli ha aperto un dibattito su un argomento delicato sul quale tutti dovrebbero riflettere e dibattere.
RispondiEliminaASPETTARE PER MESI DI FARE UNA TAC E NON ARRIVARCI IN TEMPO, NON E' SUICIDIO ASSISTITO!?
RispondiEliminaCara Stefania hai ragione. Ma in questi casi si tratta più di omicidio che di suicidio, perché il paziente si reca in ospedale per essere curato, non per essere suicidato.
RispondiEliminaDodicimila euro, tanto ci vuole per morire in dignità, ma bisogna viaggiare, andare lontano dai propri luoghi, dai propri cari, bisogna pagare caro per morire di nascosto.
RispondiEliminaLa curia e le stupide sentinelle del verbo di un dio che non e' mio,impazzirebbero se venisse mostrata la scelta di una serena rinuncia all'agonia come consapevole distacco, come possibile finale di una vita degna .
Se capitasse a me non potrei andare e questo mi addolora; non per la sofferenza, che una rotaia o un proiettile si trovano sempre, ma per la sconfitta del mio Paese che a sua volta agonizza senza coraggio, producendo fluidi scuri, assistito da preti appestati, farfuglianti formule vuote.
"Diritto alla vita" cosi lo chiamano le sentinelle psicotiche mentre difendono vangeli che non conoscono, sforzandosi di esercitare una compassione che non provano. Quando qualcuno morirà, in Svizzera o sparandosi un colpo, loro avranno vinto, come i vermi che vincono sulla carne estinta e, come i vermi, non sapranno riderne.
Il Mio Dio è il Dio rivelato da Gesù Cristo. Posso chiederti, Maria, qual'è, se c'è, il tuo Dio?
EliminaSalvatore, io Non ho un dio, non mi serve, ! Non ho la pretesa di essere così importante nell'Universo da scomodare un dio qualsiasi per le mie povere pretese e non credo nemmeno che, la mia inutile persona sia così di rilievo perché un dio qualsiasi si accorga che esisto. Il mio paradiso me lo faccio da sola sulla terra, non facendo male a nessuno, non invidiando nessuno, non odiando nessuno, non perché sono buona, ma per sano egoismo, l'odio rovina la salute e a me piace vivere sana. Vivo la mia vita tranquilla, senza inferni terrestri e questo mi basta. Quando morirò sarò il niente, tanto quanto ero prima di essere nata. Ringrazio ogni giorno l'Universo che mi sostiene, e lo farò fino al giorno in cui avrò bisogno di essere sorretta!
EliminaSono per l'eutanasia. Sono per la libertà individuale. Liberi di rifiutare una non vita. Liberi di volerla e poterla sopportare. La scelta qualunque sia, deve essere supportate dallo stato. Chi sceglie di continuare a vivere, deve avere tutto il supporto sanitario. Siamo un paese strano. Abbiamo tanta difficoltà a curarci ma se scegli di morire diventa una questione etica insormontabile. Sono credente ma la religione non può essere ossessione. Il libero arbitrio è anche scegliere la propria fine. Lascerò un testamento specificando bene che se la sofferenza diventerà inutile e troppa voglio morire. Tutti sappiamo il lungo iter solo per introdurre la morfina. Sono convinta che, in certi casi, medici pietosi abbiano accelerato la morte e messo fine alle sofferenze. Mario ha introdotto un problema, basandosi su una dolorosa esperienza personale che va decisamente affrontato e senza troppe chiacchiere dai nostri politicanti. Non mi è chiaro se tua moglie avrebbe scelto l’eutanasia o di portare tutta la sua sofferenza sino alla fine.
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