di Michele D’Amico - La Regione Siciliana si appresterebbe a recepire un pezzo del decreto Franceschini che consentirebbe la nomina di esperti del mondo della cultura alla guida di parchi e musei. Insomma la Regione Siciliana si appresterebbe a emulare la stupidità nazionale del pensiero “esterofilo” che vorrebbe dei manager alla guida dei parchi e dei musei siciliani.
Tale stupidità nazionale, che avrebbe valicato anche lo stretto italico più noto, risiede già nel volere utilizzare un vocabolo non italiano: “manager”. In inglese la parola manager corrisponde fondamentalmente alla parola italiana dirigente. Solo che nell’accezione comune alla politica e, in genere, al giornalismo d’assalto, che poi si riflette sull’accezione percepita da tutti, il “manager” è visto come un amministratore capace e carismatico, sempre indaffarato tra telefonate, grafici di rendimento, appuntamenti, riunioni e quant’altro. Il “dirigente” invece è un oscuro passacarte, un burocrate che non si sa bene cosa faccia tutto il giorno, una figura quasi fantozziana. E poi c’è una enorme differenza: il “manager” lavorerebbe nel privato, il “dirigente” nel pubblico. Il privato è, nella visione comune, sempre e comunque produttivo capace di generare un aumento della produzione correlato a una diminuzione del costo medio unitario di produzione; il pubblico, invece, nell’immaginario generale è sinonimo di spreco di risorse collettive.
Il problema principale consiste nel fatto che i dirigenti devono lavorare in una situazione di cronica mancanza di fondi, evidentemente perché i politici, e il presidente della Regione non fa eccezione, sono tutti bravi a parole: sono anni che si ripete che l’assessorato dei Beni Culturali deve essere considerato un assessorato “di serie A”, che bisogna investire in cultura, che la cultura è “volano dello sviluppo e dell’economia”, addirittura si parla di “giacimenti di beni culturali a cielo aperto dai quali estrarre il petrolio” e via dicendo, ma la realtà è che l’assessorato dei Beni Culturali ha subito tagli enormi da diversi anni a questa parte, e oggi musei e parchi si trovano in difficoltà, non solo per le gestione ordinaria ma, anche persino se si tratta di cambiare una lampadina.
La Sicilia è una regione che gode di problemi atavici irrisolti e che nessun governo, nazionale e regionale, desidera risolvere, a partire dalla trasformazione del "medievale" sistema di trasporti regionale in apparato efficiente, al fine di favorire gli spostamenti da una città all'altra della nostra regione.
A proposito di trasporti, in particolare quelli locali e cittadini, è noto che in nessuna città siciliana esiste un sistema coordinato di servizi integrati (trasporti, beni culturali, turismo). In città degne di tale nome esistono delle “carte” che permettono di servirsi di tutti i mezzi di trasporto presenti in loco. Sovente queste “carte” sono abbinate a guide ufficiali della città, oltre a riportare consigli pratici su alberghi, musei, escursioni e attrazioni, dai migliori festival ai locali notturni fino alle mostre e agli appuntamenti imperdibili.
Cosa accade invece in Sicilia. Turisti che arrivano, ad esempio, nella stazione di Castelvetrano, dopo un viaggio interminabile, ad esempio, dal capoluogo siciliano, a causa della chiusura della tratta Castelvetrano-Marinella di Selinunte, non trovano mezzi dedicati e veloci per raggiungere uno dei parchi archeologici più famosi al mondo, quello appunto di Selinunte; stesso discorso tra la stazione di Calatafimi/Segesta e un altro parco archeologico famosissimo come quello di Segesta; se si arriva in aereo all’aeroporto di Birgi, nonostante i comuni, della ormai ex provincia di Trapani, paghino Ryanair per mantenere i voli sul medesimo aeroporto, sono assenti collegamenti dedicati verso i parchi di Segesta, di Selinunte e viceversa.
A Palermo, persino, non si riesce a mettere intorno a un tavolo il Comune di Palermo e Trenitalia, è noto, infatti, che non esiste uno biglietto integrato per bus, tram (gestito dal Comune di Palermo) e il servizio (sic!) di metropolitana (gestito da Trenitalia). Biglietto integrato che sembrerebbe, tra l’altro, anche essere diventato l’oggetto di desiderio di molti palermitani pendolari che consentirebbe loro di spostarsi tra i diversi mezzi pubblici senza dovere acquistare diversi titoli di viaggio.
Nessun governo regionale si è posto minimamente di operare investimenti che tendano ad ammodernare strutturalmente e tecnologicamente musei e parchi, magari in maniera graduale, ovvero partendo da quei siti che hanno un grande richiamo turistico per poi investire i ricavi derivanti da questi investimenti nei siti cosiddetti minori, ma pieni di storia millenaria.
Nessun governo regionale, tantomeno l’attuale, autoproclamatosi rivoluzionario, ha mai pensato a programmare metodologie di fruizione e valorizzazione dei beni culturali, quanto meno quelli trasportabili, in maniera diversa da quella attuale, per esempio pensando di organizzare delle mostre, ogni anno in un luogo diverso, raggruppando le opere e con il coinvolgimento di università e soggetti territoriali turistici del settore, con una preventiva attuazione di politiche di comunicazione su scala planetaria. Nell’ultimo decennio, bilancio regionale alla mano, i governi hanno costantemente eroso i fondi per gli investimenti strutturali e per le politiche di valorizzazione dei beni culturali siciliani.
I governi regionali, a causa di scelte scellerate perseguite negli anni precedenti hanno ridotto ai minimi termini il sistema dei beni culturali isolano, diventano esterofili, confidando di affidare a professionalità non italiane le redini di un tracollo da loro stessi causato.
La questione non è l'origine delle professionalità italiane o non italiane che saranno impiegate nella gestione dei siti culturali, la questione è fondamentalmente culturale. Si promuovano investimenti strutturali, si diano più fondi alla cultura aggiunta anche a una campagna rivolta a chi il museo lo dovrebbe vivere: i cittadini, oltre che i turisti. Le campagne pubblicitarie assessoriali (poche e non coordinate ad onor del vero) sono sempre state rivolte, perlopiù, a un target turistico. Sarà anche per questo che nei parchi e nei musei è difficilissimo trovare siciliani. Iniziamo a far capire alle persone che vivono nelle città che i musei sono luoghi da vivere in prima persona, e non gabbie per turisti.
Michele D’Amico
29 Gennaio 2017
P.S. Una riflessione su un tema importante che la Sicilia ha sempre sostanzialmente dimenticato. I governi che si sono succeduti hanno pensato ad altro, a cose più interessanti dal punto di vista del beneficio immediato senza immaginare cosa sarebbe potuta diventare l’isola con tutti i suoi tesori. Lunghissimi decenni di occasioni perdute. Michele D’amico, da operatore del settore e dirigente sindacale, ci offre questo spaccato visto dall’interno.
Benvenuto su PoliticaPrima e buon lavoro
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Alla Regione Siciliana "a sciarra è pa cutra", così è e così è sempre stato.Figurati se pensano alla cultura.
RispondiEliminaE la cosa incredibile é che la "magistratura" non ritiene di capire e spiegare il perché!!!!
EliminaLa magistratura interviene a seguito di ipotesi di reato ben circostanziati, prende in considerazione le denunce, le segnalazioni di irregolarità. Applicano il codice penale, non possono determinare scelte politiche sulla gestione dei beni culturali. Questo è compito, anzi dovere della politica e del Governo regionale che purtroppo continua a seguire la logica che con la cultura non si mangia. La politica non deve aspettare la magistratura, deve arrivare molto prima compiendo le scelte più opportune e cacciando chi si rivela inadeguato. Il problema è che chi dovrebbe decidere le strategie, la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico-culturale, è più ignorante dei funzionari-manager cui affida il compito di valorizzare e creare economia nel settore della cultura. Crocetta è ultimo nella graduatoria dei presidenti di regione. Possiamo immaginare di affidare a uno come lui la politica culturale della Sicilia?
EliminaCosa dire se non sputtanarli per la loro crassa ignoranza, per il totale disinteresse che hanno verso tutti gli immensi tesori artistici, storici e paesaggistici. Cosa dire della loro assoluta incompetenza... bravissimi solo ad aumentare in modo esponenziale i danni perpetrati alla nostra cultura? Non conoscono neanche le grotte della Gurfa, prestigiose, importantissime grotte preistoriche di cui non ricordo il periodo esatto e il tempio d'Himera, a 2 passi da Palermo. Non voglio fare sempre la parte della disfattista... i disfattisti e ladri anche del nostro immenso patrimonio culturale sono proprio loro... questi 4 ignoranti, rapinatori che disonorano i nostri grandi padri della cultura che si rivoltano nella tomba.
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RispondiEliminaFa bene Michele D'Amico con questo articolo a denunciare la situazione di abbandono dei beni culturali siciliani dovuto all'incuria degli amministratori ma anche all'indifferenza dei residenti. Promuovere il turismo e valorizzare il patrimonio artistico dovrebbero essere i primi punti del programma elettorale di chi si candida a governare la Sicilia e dei candidati sindaci delle città in particolare della città di Palermo. Alle promesse mai mantenute devono seguire i fatti con stanziamenti dei fondi per le infrastrutture di collegamento e la tenuta del patrimonio culturale. La Sicilia detiene un quarto del patrimonio culturale italiano ma oltre a non essere valorizzato non rende come altrove. Inefficienze organizzative e carenza di organici, o mal ripartiti, non garantiscono gli orari di apertura dei musei e dei siti archeologici specialmente nel periodo estivo. Per la mal distribuzione del personale si verificano situazioni assurde: posti che staccano meno di 500 biglietti all'anno hanno un organico di 20 custodi. Puntare sul turismo strettamente legato alla questione culturale e armonizzare il territorio con le infrastrutture richiedono ingenti investimenti che ritorneranno in termine di occupazione in diversi settori del tessuto produttivo e della distribuzione possibilmente dei prodotti agricoli locali. A partire dalla imminente tornata elettorale, i siciliani, dovranno puntare su queste richieste.
RispondiEliminail popolo siciliano/italiano è bello che addormentato, perciò molte cause sono da addebitare a noi...
RispondiEliminaMa se non si e' svegliato dopo l'abolizione dell'art 18, siamo un paese gia' morto.
EliminaTra un ricorso e l'altro, da Roma a Pompei e da Pompei in Sicilia e in altri luoghi d'Italia si sgretolano i muri e l'interesse per i siti archeologici importanti. (Una volta per queste cose si facevano dimettere i ministri)
RispondiEliminaE niente, dopo 3 anni di Franceschini continuano i crolli, il disinteresse per i siti importanti, i musei... La cultura non produce denari. Questo accade quando decide il mercato al posto della politica
È doloroso il richiamo di Michele D'Amico, ad una realtà così urticante. È addirittura fastidioso ripensare alle testimonianze di storia, cultura, monumentali e le straordinarie ricchezze paesaggistiche di quest'isola, lasciate al caso, all'approssimazione di una sommaria amministrazione regionale, provinciale e comunale. Una indifferenza cronica, in cui tutti si limitano osservare il riflesso luccicante del vero oro dei siciliani, che però nessuno esteae. Il problema sarebbe dunque il dirigente, il manager? No, affatto, come al solito è la mera ottusa, incancrinita, atavica incapacità politica e dei personaggetti che la rappresentano.
RispondiEliminaBell'articolo complimenti
RispondiEliminaUn italietta del cetriolo, non esiste nemmeno l'albo degli archeologi.
RispondiEliminaMichele D'Amico ha messo il dito sulla piaga elencando i difetti che ostruiscono lo sbocco di una sana azione risanatrice del bellissimo e fruttuoso mondo dei Beni Culturali siciliani e meridionali. Ha parlato di infrastrutture di collegamento obsolete o inesistenti, che purtroppo non si ripercuotono solo sulla fruibilità del tesoro artistico ed arcgeologico, ma anche sulla qualità della vita e su altri settori dell'economia siciliana. Ha parlato di mancanza di fondi e della trascuratezza da parte del mondo politico. Ho visto Franceschini affranto per Pompei: ha cercato di rimediare ma senza ottenere risultati eclatanti. Sì, ci vuole, innanzitutto, l'acquisizione della consapevolezza della grande potenzialità in termini artistici, culturali ed economici che questo immenso tesoro rappresenta per la Sicilia; e' importante una visione globale del problema e la possibilità di affrontarlo in modo appropriato; è necessario però la moralizzazione in termini individuali ed istituzionali. Clientelismo, pressioni mafiose, lassismo indiscriminato, burocrazia asfissiante...sono fattori esiziali anche in questo settore. È dunque la questione morale, specialmente a Sud ed in Sicilia, la condito dirimente. Una volta estirpato questo tumore, state pur certi, che tutto sarà immensamente più facile. Maggiore cultura e maggiore intransigenza per quanto riguarda leggi e pene...semplici ed incisive.
RispondiElimina"Il potere della stupidità...la stupidità del potere."
RispondiEliminaLa politica siciliana come emblema del falso...Un apparato che coltiva ancora l'anima feudale che agisce secondo interessi particolari, lobbistici, clientelari in modo "dia-bolico" (il termine lo uso in senso letterale). Diceva K.G. Jung: "La forza del simbolo è superiore a quella della legge"; a proposito di "beni culturali", si dovrebbe cominciare facendo sloggiare i 90 caproni arroccati al Palazzo dei Normanni che dovrebbe essere aperto alla libera e totale fruizione (a questo non ci pensate... vi pare normale?), è espressione di una forma di totalitarismo storico-politico dinastico. Alla base del progresso i trasporti e la questione energetica, perché non è stato sviluppato il trasporto su rotaia? La storia ci dimostra la perversione della Repubblica e della Regione Sicilia dal dopo guerra; il Fascismo aveva collegato con il treno ogni piccolo paese d'Italia, un sistema avanzatissimo per l'epoca...cosa hanno fatto nel dopoguerra, complice in primis la sinistra politica, presi dal "furor antifascista"... hanno smantellato tutto - sarei curioso per esempio di sapere che fine hanno fatto i migliaia e migliaia di chilometri di rotaie d'acciaio su cui i trenini hanno viaggiato fino al 1956...invece di prendere umilmente e intelligentemente le mosse per aggiornare, rimodernare i tracciati già esistenti...ordine di Agnelli si doveva dare la priorità al trasporto su gomma, con tutte le conseguenze che soffriamo fino ad oggi: intasamento delle strade, inquinamento, inefficacia con enorme spreco energetico e allungamento di circa il 40% dei tempi di trasporto. Ce ne abbastanza "per sbattersi la testa al muro".
oggi sto a Palermo e volevo informarmi sugli orari di apertura della Galleria Interdisciplinare Regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis e con grande sorpresa ho constato che sul sito www.regione.sicilia.it/beniculturali/palazzoabatellis/
RispondiEliminac'era riportata questa frase .... a voi l'aggettivo più adatto
"Questo sito non è più aggiornabile, per motivi tecnici, dal 2013".
Complimenti per l'articolo. È risaputo che la regione siciliana è un disastro economico, e non solo. È anche un disastro ambientale che mortifica la sua vocazione turistica; idem molti Comuni della Trinacria specie Palermo dove la raccolta differenziata dei rifiuti non è una cosa seria. Giornale di Sicilia 22-9-2016 : "Discariche e fogne, multe a raffica dell ' Unione Europea per la Sicilia ".
RispondiEliminaGiornale di Sicilia 23-9-2016: "Voragine di debiti per i rifiuti in Sicilia: 1,8 miliardi di euro ". - E i pago ! E tutti gli italiani pagano !
Giornale di Sicilia di Sicilia 23-2-2016 : "Intervista a Goffredo Buccini, autore del libro - Governatori, così le regioni hanno devastato l ' Italia, Marsilio Editore - scandali e corruzioni zavorra per gli italiani"
In 5 anni la "speciale" regione siciliana non è stata capace di riparare a Scillato la condotta idrica danneggiata da una frana; eppure, nel 1895, i nostri nonni, senza i mezzi meccanici di oggi, IN MENO DI UN ANNO, costruirono i circa 75 km dell'acquedotto di Scillato per scongiurare altre epidemie. Per il danno della condotta idrica di Scillato Palermo rischia il razionamento dell' acqua se dovesse piovere poco.
Parole profetiche : Avremo le regioni e saranno la rovina degl ' italiani (F.sco. Saverio Nitti, seduta parlamentare 29-10-1947)
Che senso ha abolire le Province elettive per sostituirle con le città metropolitane NON ELETTIVE? Preferibili le Province, ma ridotte di numero almeno come una volta (108 sono troppe), miglior espressione di autonomia locale perché amministrano un territorio più piccolo di quello regionale.
RispondiEliminaGiornale Italia Oggi 28-12-2013 : "Gli enti inutili hanno mille vite, le città metropolitane sono gia' diventate una metastasi".