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mercoledì 4 gennaio 2017
PROSPETTIVE POLITICHE PER IL 2017
di Rosario Miccichè - La vittoria del fronte del No al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 ha chiuso una fase politica aprendone una nuova e diversa.
Il dibattito politico-mediatico degli ultimi anni era stato caratterizzato da alcune “parole d’ordine”, da leitmotiv ed argomenti striscianti che sembravano accettati da tutti i pensatori che creano ed animano l’opinione pubblica, dai grandi giornali fino agli economisti da laboratorio e ai personaggi politici. Ma in questo dibattito da salotto ha fatto la sua comparsa il popolo che si è pronunciato respingendo insieme alla proposta di modifica della Costituzione anche gli slogan che l’avevano preceduta ed accompagnata.
Questi leitmotiv erano costituiti da una serie di suggestioni quali l’inutilità del bicameralismo, l’idea che i mali dell’Italia derivassero dai costi della politica e delle Istituzioni, l’ingresso di giovani in politica, trovando il culmine nella rottamazione e nel modello dell’«uomo solo al comando».
La narrazione politico-mediatica del Paese era stata dominata da queste idee ripetute come un mantra: i narratori politici speravano che la ripetizione rituale della stessa melodia per infinite volte potesse avere l’effetto magico di indurre il popolo, ossia il soggetto sovrano in una democrazia, a credere che tutti i problemi del Paese si sarebbero risolti per incanto non appena quei ritornelli si fossero materializzati.
Ma l’incantesimo si è spezzato e il popolo, che nella turbolenta estate del 2011 era stato stordito dallo tsunami speculativo-finanziario che aveva investito il Paese, si è destato dal torpore degli ultimi anni ed ha riflettuto attentamente sui temi politici in ballo.
Tra i temi politici più dibattuti vi era quello inerente i cosiddetti “costi della politica” e delle Istituzioni. Questo argomento è più specifico rispetto al tema classico dei risparmi della spesa pubblica. Discutere dei costi della politica significa concentrare il dibattito solo su una piccola parte della spesa pubblica, ossia quella che interessa direttamente le Istituzioni democraticamente elette in questo Paese. Ma l’accensione dei riflettori su questo particolare ambito dei costi a cosa serviva? Il contribuente italiano maturo e ben informato sa benissimo che l’elevato livello della tassazione del Paese viene utilizzato per finanziare tutta la spesa pubblica e non solo per sostenere i costi della politica. Molti personaggi, inclusi quelli che ruotano attorno alle agenzie di rating, hanno tentano di oscurare il vero dato di fatto: il debito pubblico italiano dal 2011 ad oggi è cresciuto a dismisura; a gennaio 2011 il debito pubblico italiano era pari a circa 1.840 miliardi di euro mentre oggi – dopo aver oltrepassato con un balzo repentino la soglia dei 2.000 miliardi – sfiora addirittura i 2.240 miliardi di euro a fine 2016.
In altri termini, paradossalmente, durante questi soli 6 anni di crisi – malgrado la tanto declamata austerity e nonostante le esorbitanti tasse pagate dai cittadini – sono state dissipate risorse pari a circa un quarto di tutto quanto lo Stato Italiano avesse speso in tutta la sua precedente storia dal 1860 in poi! È evidente che una tale impennata del debito non può dipendere dai costi della politica, ma è dovuta alle scelte di spesa pubblica che vengono compiute quotidianamente dai Governi. Detto in parole più semplici: l’aumento del debito non è legato alle indennità parlamentari che sono rimaste identiche, né al numero di deputati e senatori che non sono aumentati, ma piuttosto deriva dalle leggi di spesa e dai provvedimenti adottati ogni giorno dal Governo nazionale e del Governo europeo.
Tale equivoco è stato spazzato via: chi governerà d’ora in poi non potrà più utilizzare lo scudo dei costi della politica, da additare in chiave demagogica per nascondere i veri flussi della spesa incontrollata, perché il trucco non funziona. La gente sa che la spesa delle Istituzioni è trasparente, mentre non lo sono le tante spese di carattere discrezionale che vengono compiute ogni giorno da molte amministrazioni ed entità miste pubblico-privato specie nel settore degli appalti senza seguire le regole dell’evidenza pubblica e che portano ai frequenti scandali giudiziari. In realtà i mali economici dell’Italia sono da imputare alla dilagante corruzione e ai troppi vincoli e divieti verso le imprese che impediscono la crescita della base imponibile.
Sul bicameralismo basti dire che esso è stato custodito come un valore dai cittadini che non si sono fidati della prospettiva di affidare tutto il potere ad una sola Camera: i cittadini diffidando, in un certo senso, della politica preferiscono che le decisioni importanti vengano adottate dopo un’adeguata riflessione e non sull'impeto emozionale con un voto frettoloso. Una delle ragioni di forza del bicameralismo, infatti, risiede proprio nel controllo reciproco di ciascuna delle due Camere sull'attività dell’altra. Il bicameralismo consente, inoltre, anche ai cittadini di conoscere il contenuto delle delibere di ciascuna Camere prima che diventino legge e nell'intervallo tra la prima e la seconda votazione si possono sollevare le critiche al testo che spesso portano alla sua correzione o al suo accantonamento.
Dunque, per il futuro, se qualcuno vorrà riaprire il tema dei costi della politica ed abbinarlo ad una riflessione sul bicameralismo dovrà tenere presente che il bicameralismo per i cittadini rappresenta un valore e semmai si potrà discutere del numero dei componenti di ciascuna Camera che, qualora considerato esorbitante, potrà essere in una certa misura ridotto in entrambe, salvaguardando sempre un equilibrio numerico tra l’una e l’altra.
Un altro mantra che scomparirà sarà l’illusione che tutto si risolva affidando cariche politiche ai giovani. Le funzioni politiche richiedono un alto livello di capacità e di conoscenze sul terreno giuridico, economico e sociale. L’attività di governo – dagli enti locali sino al piano nazionale – costituisce una delle più difficili funzioni tra quelle presenti nella nostra società: guidare un Ministero è più difficile che guidare una società quotata, fare il Sindaco richiede capacità superiori rispetto a quelle di amministratore delegato di un’azienda privata. Ovviamente – si intende! – ci si riferisce a coloro che sono animati dalla missione di fare bene il proprio dovere di Ministro o di Sindaco. Il settore pubblico ha vincoli più stringenti e procedure precise poste dal legislatore e dalla Costituzione a tutela del denaro dei cittadini e dei contribuenti. Chi viola tali regole incorre in sanzioni stabilite dalla legge e non previste nel settore privato. Dunque, le funzioni pubbliche non possono essere attribuite a dilettanti o a soggetti improvvisati, ma vanno affidate a soggetti muniti delle professionalità necessarie.
Tali requisiti non dipendono dall’età e, quindi, non ha senso l’imposizione di escludere dalla vita politica un soggetto piuttosto che un altro in base al mero dato anagrafico. Ciò che conta è la capacità a prescindere dall'età e in politica la capacità consiste innanzitutto nella facoltà di comprendere i bisogni reali della società e dell’economia del Paese. Nell'impegno pubblico – secondo l’insegnamento di Benedetto Croce – la capacità è la prima forma di onestà in quanto il politico incapace produce danni, in termini di sprechi ed inefficienze, paragonabili a quelle di un disonesto. Ed in effetti un soggetto privo di adeguate capacità che si proponga ai cittadini per una carica pubblica e, conseguentemente per gestire le risorse pubbliche senza esserne capace, può essere considerato intellettualmente disonesto.
Dunque, anche il tema dell’età può ritenersi respinto dal popolo che ha dato prova di preferire il requisito della capacità che è la vera qualità che si richiede ad un politico – giovane, adulto o anziano che sia – e che assorbe nel proprio significato anche la stessa onestà.
Ma il ritornello su cui si è con più forza abbattuto il ciclone del no dei cittadini riguarda la “rottamazione”. Essa era nata come una proposta limitata ad un repentino avvicendamento generazionale all'interno di un partito politico, ma via via si era trasformata in una sorta di para-ideologia, ovvero in una scure da utilizzare in ogni settore della vita pubblica ed economica per privare – legittimamente, si intende! – alcuni soggetti del proprio ruolo professionale e sociale e per sottrarre loro legittime aspirazioni, portandoli a lasciar spazio ad altri individui pervenuti sull'onda e sulla spinta di parole d’ordine prive di reali contenuti come il refrain del cambiamento. Un cambiamento del quale non è stata mai spiegata la direzione, la finalità, la sostanza. La rottamazione ad un certo punto è apparsa come un’epurazione di idee e persone tacciate di appartenenza ad un indistinto passato identificato come “tempo del male”.
Nella logica della rottamazione si inseriscono da un lato l’opaca vicenda delle “Cattedre Natta” che ha il sapore di un primo passo verso la rottamazione del merito in una delle eccellenze italiane come l’Università e la Ricerca e, dall'altro lato, il pressappochismo con il quale è stato affrontato il tema della privazione di ogni tutela per i clienti delle 4 banche “fallite”, vicenda che induce a pensare ad un primo tentativo di rottamazione del risparmio dei cittadini e alla rottamazione dei diritti dei risparmiatori italiani.
Bene, anche questo leitmotiv della rottamazione è stato respinto seccamente dai cittadini. Ciò per il futuro dovrà indurre tutte le forze politiche a trattare con maggior prudenza il tema dei limite al numero di mandati per i componenti di organi collegiali come le assemblee politiche che va affrontato con logiche diverse rispetto a quello dei mandati consecutivi per le cariche monocratiche (ad es. Sindaco o Presidente di Regione).
Infine il popolo ha rigettato il modello dell’«uomo solo al comando». I cittadini hanno respinto il tentativo di imporre tale modello in via di fatto senza una chiara definizione costituzionale. Ciò non significa che l’Italia ha scelto di avere un Governo ontologicamente meno forte rispetto agli altri Paesi, ma significa che i poteri del Governo potranno essere rafforzati solo mediante una riforma chiara che consenta ai cittadini di scegliere attraverso un’elezione diretta il Capo dello Stato o il Capo del Governo. L’Esecutivo potrà avere maggiori poteri rispetto ad oggi solo se vi sarà un’investitura popolare come avviene nei sistemi presidenziali o semipresidenziali (ad esempio rispettivamente negli Stati Uniti e in Francia).
Rosario Miccichè
04 Gennaio 2017
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Se si potesse esprimere con un voto la valutazione di questo articolo darei un 9. Mi riservi di fare un commento più articolato più tardi.
RispondiEliminaQuesta riflessione di Rosario Miccichè merita a mio avviso, al di là dell'apprezzamento per la coerenza del ragionamento, una necessaria attenzione da parte di quanti ritengono che questo Paese , malgrado le difficoltà e le contraddizioni che attraversa, possa essere governato da slogan e luoghi comuni. Alcuni dei punti toccati meritano come ogni buona analisi condotta con libertà di pensiero, approfondimento e verifica ma la proposta in se merita, per quanto nel mio modesto pensiero, un doveroso apprezzamento e ringraziamento. Non c'è dubbio comunque che alcune considerazioni esposte non possono essere attribuite soltanto all'area governativa in quanto le alchimie e le suggestioni del potere hanno effetti contaminanti e hanno prodotto distorsioni di pensiero e di metodo anche in direzione dei soggetti di innovazione e di rottura del sistema cancerogeno che si era determinato. A mio avviso, oggi vanno ricostruiti i luoghi del pensiero e del confronto politico che non possono essere demandati ad arbitri che si ergono al di sopra o al di fuori del contesto politico sociale ove operano. Alcune questioni evidenziate restano comunque aperte in quanto l'esigenza di dover dare una guida politica alla globalità è un fatto reale e richiede scelte coraggiose e lungimiranti. Mi complimento per la puntuale e pacata riflessione.
RispondiEliminaIn effetti il Referendum ha riacceso le speranze che il popolo non sia più manipolabile come in passato, merito forse di una serie di circostanze che hanno favorito la prevalenza di NO.
RispondiEliminaTra queste un ruolo non marginale lo ha giocato l'incapacità di chi, sopraffatto da perniciosa megalomania, lo ha indotto a mettere troppa carne al fuoco senza fornire adeguate e approfondite spiegazioni, laddove il combinato disposto della riforma costituzionale e dell'Italicum tracciava un quadro pasticciato del futuro a cui si sarebbe andato incontro.
Di fronte all'incapacità e alla perdita del senso della realtà dei proponenti gli elettori hanno preferito lasciare le cose così come stavano, non perché fossero conservatori, ma perché non sono avventurieri che come gli esploratori si incamminano su sentieri che non si sa dove conducono.
Un altro aspetto non trascurabile e che il dibattito di questi giorni ne conferma la valenza strategica, è l'aver sottovalutato la capacità di penetrazione dell'informazione attraverso il web che, dando voce a ciascuno, ha reso possibile far veicolare notizie e approfondimenti volutamente ignorati dall'informazione mainstream, svuotando in parte il potere persuasivo del quarto potere istituzionalizzato nei circuiti televisivi e di carta stampata.
CONCORDO ..SU TUTTO !!
EliminaPersonalmente son contento di questo NO, perché esprime anche mio pensiero e le mie ansie circa una politica "effettiva" senza reali freni di sicurezza. Specialmente nell'attuale fase tecnocratica ed antisociale una mancanza di secondoparere e critica mi sembra esremamente pericolosa. L'Europa soffriva sotto due fascistoni ed una miriade di fascistelli...... un governo monocamera e superpremio di maggioranza aprirebbe la porta ad un'ulteriore deriva del genere. Speriamo che anche altri popoli europei facciano come quello italiano.... che dicano un secco no ai deliri e fantasie deliranti circa "l'uomo forte" e delle soluzioni miracolose rapide. Una buona e sana politica necessita di calma e buon senso, non di decisionalismo turbo senza riserve di sicurezza e la possibilità di rimettere in discussione decisioni potenzialmente pericolose.
RispondiEliminaconcordo pienamente sopratutto sulla caduta di renzi ...il famoso uomo forte menzognero come pochi ..
EliminaL'articolo tocca ..molto bene i temi dell'anno passato e sopratutto l'onda d'urto di vari avvenimenti ..la doppia vittoria del movimento Cinque Stelle nella Capitale d'Italia non in un piccolo paesino e Torino altra ...gigantesca sorpresa per il partito dell'uomo solo al comando ..definirlo un piccolo ..ducetto e' il termine piu' consono al vuoto e menzognero ..premier ..poi il FORMIDABILE schiaffo del NO ..ha aperto il vaso di pandora ..e sta uscendo da mesi .una valanga di escrementi di ogni tipo .a roma si e' adirittura riaperto il colosseo ..per poter perseguitare ed uccidere la sindaca Virginia Raggi , ora la sua e' la colpa di decenni di malaffare di ogni tipo ..sara' lei la poverina a pagare ..magari dopo che lo speriamo abbia rimesso i conti di Roma ..in una condizione accettabile ..i partiti saranno tutti pronti a riprendersela . Insomma volevo ovviamente dire che questa ..tempesta e' dovuta all'unica vera autentica OPPOSIZIONE ..dopo anni di giochi politici tra la destra e la sinistra ..governavano insieme a braccetto e poi ognuno si spartiva i pezzi della torta:Insomma se sono giovani sono inesperti ma onesti ...e non va bene ..se sono .."esperti e navigati uomini politici scivolano nella corruzione imperante ..insomma non ne va bene neanche una di soluzione pero poco tempo fa l'unico che abbia stretto la mano a Virginia raggi e' stato nientemeno che PAPA FRANCESCO ..ora e' santificata ..speriamo che prosegua con l'aureola alla bonifica difficilissima di Roma ...
RispondiEliminaberoste lei ha messo il dito nella piaga sottolineando che la vera opposizione ha smascherato quel teatrino di finta opposizione che per decenni ha riempito la scena politica italiana
EliminaConcordo pienamente con i commenti finora espressi. Metterne uno mio sarebbe solo ripetersi. Bravissimo!
RispondiEliminaMiccichè ha messo in risalto i tre pilastri che hanno caratterizzato la falsa ventata di rinnovamento, con la quale Renzi ha cercato di ingannare gli italiani nei tre anni di suo totale dominio della scena politica. Riduzione della spesa, rottamazione, riforme. Non uno solo di questi tre obiettivi è stato raggiunto e, anzi, ha lasciato un Paese in condizioni peggiori di come lo aveva trovato. Il tentativo di accreditare la tesi del risparmio, per giustificare lo stravolgimento della Costituzione, è stato miseramente smentito dalle spese allegre sostenute, a cominciare dall'aereo nuovo pagato a nostre spese. La rottamazione si è limitata alla emarginazione del solo D'Alema, imbarcando in compenso tutti gli scarti berlusconiani a sostegno della sua maggioranza. Ha utilizzato ipocritamente la sua età anagrafica come se questo costituisse di per sè un merito. Il dato finale è che dopo la sua esperienza tiferemo tutti per gli ottuagenari, certamente meno arrivisti e spregiudicati del fiorentino,costretto al suicidio politico a causa della sua stessa arroganza.
RispondiEliminaAnalisi corretta che rispecchia pienamente lo stato di cose di questo paese. Ma spero che presto possa cadere anche un atro tabù, quello dell'euro, causa numero uno del pubblico raggiunto da questo paese. Finchè la moneta circolante in Europa continuerà su binari dalle doppie velocità, ma sopratutto, fino al ritorno alla moneta di stato non sarà possibile neppure considerare un ripresa di questo paese.
RispondiEliminaIl debito pubblico è quasi interamente composto da interessi sul debito ed è destinato a crescere inevitabilmente in modo esponenziale, almeno fino a quando continueremo a farci prestare moneta dalla BCE, banca nominalmente pubblica, ma nei fatti privata, poichè gestita da banche private, che a loro volta possiedono la maggoranza delle azioni delle banche centrali dei singoli stati.
I nostri veri problemi, sono infatti iniziati proprio con l'introduzione della moneta unica. Premi Nobel per l'economia come Krugman e Stiglitz, hanno apertamente dichiarato in molti incontri, che fino a quando i paesi europei continueranno ad ulilizzare l'euro, non potranno che peggiorare la loro posizione economica e politica, qualunque siano le soluzione tentate. E, la matrice di tutti i mali del paese, risiede proprio nell'euro, vero cavallo di troia del debito programmato, attraverso il quale l'establishment finanziario mondialista, ha potuto imporre regole scellerate come l'austerity e politiche riduttive nei confronti di paesi sovrani. Norme come il Fiscal Combact, il MES, il pareggio di bilancio e riforme come l'abolizione dell'art. 18, il Jobs Act, la Buona Scuola, il lavoro di massa, fondato ormai sui vaoucher, sono tutte imposte attraverso la cosiddetta "Europa" governata da personaggi che nessuno ha mai eletto e che sono espressione proprio di quei poteri finanziari che hanno spinto sull'affermazione della moneta unica. Ed in ultimo, anche il tentativo di riforma costituzionale, per fortuna bloccato da una imporvvisa presa di coscienza dei cittadini, avava la stessa matrice. Cittadini, sempre più coscienti ed ai quali, non potrà essere nagato per sempre il diritto di riappropriarsi della propria democrazia.
Considerazioni queste poco dibattute e pregiudizialmente considerate con sufficienza.
EliminaCos'altro ancora deve accadere perché ci si accorga della necessità di una revisione critica dell'impianto di unione basato sul solo pilastro finanziario?
posso solo concordare in toto. nulla da aggiungere......
RispondiEliminagrazie.
L'articolo è tutto impostato su una fallacia retorica...perché parte da un preconcetto completamente infondato che: "l'incapacità assorba la disonesta"...se cosi fosse dovrebbe essere necessariamente (LOGICAMENTE) valido l'opposto, e cioè che la "capacità assorba l'onestà", dunque Diabolik (il personaggio della Giussani) dovrebbe essere considerato onesto mentre invece Ginko l'ispettore, disonesto perché alla fine non riesce mai a prenderlo...o addirittura, seguendo questo assunto errato, Satana in persona dovrebbe essere considerato onesto in quanto molto capace! Inoltre l'articolo pretende una cosa impossibile e cioè che la "capacità" sia una dote da poter misurare repentinamente come si fa con una bilancia la massa corporea! Del tutto irrazionale...perché intanto il ragionamento viene fatto astraendo totalmente dai contesti come quello italiano che è malato alla radice, dove una persona onesta e "capace" spesso viene impedita a agire...e dove viene detto "capace" il disonesto, uso al compromesso e all'imbroglio e al camuffamento...lo constatiamo dappertutto anche nella scuola e in altri ambiti con la trappola della "meritocrazia" ...La capacità non è avere la bacchetta magica per cui ci si aspetta che in sei mesi (come il caso Raggi) tutto diventi splendente; in chi pone a valutazione questa pretesa traspare una profonda cattiveria e una coscienza deviata. Qui stiamo a considerare la vigliacca parzialità di chi valuta in base a preconcetti ideologici...ricordate sotto-marino andava tutto bene, per il PD...pure i morti in metropolitana erano una "normale" casualità statistica. L'articolo dunque non è veritiero, l'analisi è semmai "lucidamente" capziosa...ed è scoraggiante come facilmente molti che leggono quattro frasi ben assemblate, si facciano subito irretire e convincere contro la razionalità e il buon senso elementare! RIFLETTERE BENE PRIMA DI APPLAUDIRE!
RispondiEliminaSilvio Barbata, Per quello che può valere confermo il mio plauso all'articolo di Rosario Miccichè.
EliminaAnalisi lucida. Da condividere.
RispondiEliminail referendum ha sancito una cosa importante...che la sovranità popolare non vale un fico secco.Il NO al referendum che era unj'accuse a Renzi e al suo governo, è stato deriso e calpestato sotto l'egida di un partito che è diventato fascistoide e intollerante della libera circolazione delle idee,se queste non sono filogovernative.il governo fantocccio con Gentiloni è un ulteriore schiaffo a chi ha dichiarato col No che proprio queste persone dovessero andare a casa.In questi giorni le tv a voce unificata hanno parlato solo dei grillini come se in Italia il problema più importante fosse il M5S ,come se non avessimo un paese in rivolta,compresi gli immigrati che in Veneto si sono ribellati alle condizioni di vita disumane in cui sono costretti a vivere,grazie ad associazioni che si nascondono dietro il paravento della generosità per lucrare sulle spalle di disgraziati a cui hanno toloto pure la dignità...come se non avessimo disoccupati,come se le nostre aziende non chiudessero i battenti e si vendessero al migliore offerente,come se non avessimo anche problemi all'estero,dove non facciamo noi il bello e il cattivo tempo,perchè lì ci sono America e Russia che facciamo finta di non sapere che foraggiano i ribelli,fornendo armi e dove si bombardano paesi indifesi,facendo vittime soprattutto fra bambini...quanta ipocrisia...in che paese viviamo...forse l'unica soluzione sarebbe una rivolta armata .bene ha fatto Grillo a schierarsi contro i mass media,asserviti al potere...è la verità
RispondiEliminapersonalmente non mi ritengo all'altezza di una analisi politica particolarmente dettagliata. Penso però...partendo dalla mia ignoranza...di incarnare il cittadino comune, l'opinione pubblica abituata a seguire il dibattito politico in TV o in rete e sui giornali tentando di comprendere quale FILO DI VERITA' si nasconda dietro a tutte le notizie. Il fatto principale, come più volte ho sostenuto nei miei commenti, è che le cose vanno MALE. Concretamente parlando i GIOVANI non hanno trovato lavoro pur essendo qualificati e contemporaneamente i loro genitori il lavoro lo hanno perso, sono stati licenziati a 50 e passa anni o messi di fronte ad una scelta obbligata come è accaduto con la Buona scuola ( tutti voi sapete come io stessa ne sono stata vittima). Le gente comune poi è davvero stanca di un dibattito politico scadente che diventa il più delle volte uno scontro di carattere del tutto PERSONALE. Il Popolo ormai NON PIU' BUE...con il NO ha voluto, secondo il mio modestissimo punto di vista, schiaffeggiare TUTTA la politica inetta e inconcludente che ha portato l'Italia nel baratro uccidendo le speranze dei giovani e gettando nella più amara DELUSIONE le vecchie e le giovani generazioni. IN questo quadro politico era ovvio che l'unica via di fuga fosse rappresentata dal M5Stelle nel quale NON credo come espressione di Democrazia. Sono una delusa del Primo PD e da ex tesserata ritengo che il PD non esista più da tempo. Essi si rimescolano politicamente dentro al proprio CONTENITORE e non sanno neanche dove andare, parlano fra sè, continuano a non parlare con la gente che STUFA di tentare di parlare con loro ha deciso fermamente di archiviarli nella memoria più remota del proprio cervello.Questo lo dico perchè parlo e mi confronto con molte persone e so cosa pensano.Ahimè NON vedo alternative al momento...
RispondiEliminaArticolo interessante con argomentazioni chiare. Ogni argomento presenta una analisi corretta della situazione e non manca di suggerimenti di prospettive politiche migliorative. Chi commenta può suggerire diverse soluzioni ma non può venire meno l'apprezzamento per l'articolo. Complimenti a Rosario Miccichè. Se oggi possiamo parlare di "Prospettive politiche per il 2017" lo dobbiamo al risultato del referendum importante per l'affluenza e determinante per l'affermazione del NO. Durante la pessima campagna elettorale, il referendum è stato riempito di significati impropri mancando quasi di rispetto agli elettori. Alla intelligente comprensione degli elettori si contrappone l'ottusa incomprensione di tutti i politici. Il NO, esclusivo successo della democrazia, non può essere accreditato a nessuna forza politica. Rappresenta la sconfitta del sistema parlamentare che non ha saputo elaborare una riforma costituzionale condivisibile, esempio: la riduzione equilibrata dei componenti delle due Camere; una diversa e chiara forma di governo senza compromettere la sovranità del Parlamento. Dopo un simile fallimento, di riforme non se ne parlerà per anni. Niente di male, l'attuale architettura costituzionale con il bilanciamento dei poteri garantisce il funzionamento istituzionale del Paese. A mio parere il NO, oltre a difendere la Costituzione da una riforma mal fatta, ha inteso inviare un messaggio a tutto il mondo politico: E' ORA DI CAMBIARE. Cambiare vuol dire assumersi la propria responsabilità, smettere di sostenere tesi assurde: nell'articolo sono ben descritti tutti i temi che il voto popolare ha inteso bocciare. In sintesi direi che il NO ha rottamato il modo di concepire e fare politica. Tutti, da tempo, conosciamo i mali che affliggono questo Paese. La questione morale è il male dei mali che si materializza nella corruzione, nei privilegi e nell'incapacità di sapere amministrare la cosa pubblica. Tutte le forze politiche devono abbandonare la via della delegittimazione e intraprendere quella del confronto nel rispetto del proprio ed altrui elettorato. Tutte le soluzioni sono legate al superamento della frattura sociale: abbiamo bisogno di pacificazione e coesione. Si può iniziare dalla elaborazione unitaria di una chiara legge elettorale che garantisce la governabilità. Il 4 dicembre 2016 è suonata la campanella d'inizio di una nuova era: tutto il mondo politico è avvisato.
RispondiEliminaMi atterrei solo a brevi puntualizzazioni nel commentare l'ottimo articolo di Rosario Micciche'.
RispondiEliminaHo sempre pensato che niente sarebbe cambiato con la vittoria dell'una o dell'altra parte ed ho votato NO solo perché ho visto in Renzi un uomo di Destra pronto a minare i pilastri dello Stato sociale; non altrettanto solerte nella lotta alla corruzione, alla mafia, ai privilegi ed al l'elefantiasi apparato burocratico. In quanto alle capacità, io sono del parere che al Sindaco o al Ministro compete la programmazione e la visione ideale e globale di una comunità volta al miglioramento delle condizioni socio economiche; ai competenti apparati amministrativi spetta il compito di portare avanti il programma degli eletti.È l'intelligenza, l'onestà ed un briciolo d'amore per il proprio paese che contraddistinguono il buon politico; e di certo l'età non è un fattore condizionante.La speditezza legislativa sarebbe stata ragionevolmente agevolata dall'abolizione di una Camera. Il mantra della deriva autoritaria non è da prendere in considerazione dato i contrappesi costituzionali sempre in auge.Certo, il dimezzamento della spesa politica e degli emulomenti dell'aristocrazia montecitoriana non avrebbero risolto il problema del debito pubblico, ma avrebbero sicuramente mandato un segnale di moralizzazione. La divaricazione socio economica si è enormemente ingrandita - da 500-1000-1700 fino a 3000 euro per la piccola e media borghesia, si arriva a 12000-20000 euro per i politici, gli alti dirigenti e i boiardi.
No! Non sarebbe cambiato nulla perché il problema rimane e rimarrà sempre fino a quando questo sistema corrotto ed autoreferenziale non sarà eliminato. La moralizzazione della vita pubblica deve essere auto-imposta con leggi semplici e coercitive seguite da pene altrettanto severe, o da un forzato cambiamento dall'esterno, che ci auguriamo democratico. In questo momento c'è un solo Movimento anti sistema che possa darmi almeno un barlume di speranza e spero che non mi deluda.