martedì 6 dicembre 2016

Referendum. L’illusione del cambiamento

Boschimatteo-renzidi Francesco Contorno - Di fronte a una battaglia politica e, in particolare quella per rideterminare le regole del vivere comune

come il “Referendum costituzionale”, spesso quel che resta nella memoria di molti sono i motivi di conflittualità che hanno visto posizioni contrapposte e momenti di lacerazione delle proprie certezze o aspettative.

Di fronte a una battaglia politica come quella per rideterminare le “regole del vivere comune”, spesso quel che resta nella memoria di molti sono i motivi di conflittualità che hanno visto posizioni contrapposte e momenti di lacerazione delle proprie certezze o aspettative.

Al di là dell’assolutizzazione di alcune posizioni sempre da scongiurare, le due reazioni immediate che si registrano, almeno quelle principali, sono da un lato i momenti di euforia di chi supera il verdetto e, dall’altro, i sentimenti di amarezza o di rifiuto per chi subisce la sconfitta.

SIA mantenere vivi questi stati d’animo contribuisce in modo rilevante tutta l’area della comunicazione nelle sue molteplici forme e il peso determinante delle dichiarazioni e delle scelte dei soggetti politici di primo piano degli opposti schieramenti. La regola del più forte a cui ci ha abituati una politica conflittuale si affaccia prepotentemente e dietro quel che si evidenza c’è tutto un gioco di assestamento e riequilibrio che nasce dalla ricerca dei possibili vantaggi, o opportunità o convenienza.

Nei Cittadini comuni, pur smorzandosi i toni, restano convinzioni, pregiudizi o riserve, nella mentalità politica a questo si aggiunge la voglia di rivalsa e la spinta del dominio. Quel che si perde di vista è in definitiva il motivo del contendere, cioè il bisogno di cambiamento per il quale ciascuno con le proprie ragioni si è battuto.

Se tutto resta su questa logica, ne escono mortificati il dialogo, le idee, i rapporti sociali, la speranza della costruzione della società in modo più solidale e efficiente. In questo modo il cambiamento più che essere gestito finisce con lo gestire i cittadini, col modificare gli orchestrali mantenendo inalterata la musica. E’ questo che abbiamo scontato amaramente nel tempo.

Cittadino al votoSe come cittadini non sapremo o non vorremo prendere in mano la situazione con intelligenza, con spirito di collaborazione e di pacificazione, con coraggio e decisione, il cambiamento della società rimarrà una illusione e l’assestamento politico sarà sempre più in condizione di disorientarci e assuefarci.

La prima condizione perché i cittadini possano diventare protagonisti della politica è quella di far cadere le animosità e ricominciare a ragionare su un piano di parità e di disponibilità all’ascolto reciproco, vinti e vincitori. Occorre cioè recuperare il senso del bene comune, della comune appartenenza.

La realizzazione di questo suppone ed esige anzitutto in ciascuno di noi capacità di discernimento, in modo da potere riconoscere nella nuova realtà ciò che costituisce un valore o che, con opportuni interventi, possa essere ricondotto a valore comune; richiede inoltre sapere liberarsi, senza inutili nostalgie, di tutto ciò che non vale la pena di essere salvato, anche se ciò ci può essere caro.

C’è da dire con franchezza, che le elezioni referendarie hanno evidenziato nel popolo italiano, al di là di qualche atteggiamento di reciproca ostilità e accanimento, senso di responsabilità, di maturità e di compostezza da entrambi gli schieramenti e il che induce a considerare quanto in fondo la gente comune sia migliore dei politici che la governano, rilevando doverosamente l’inopportunità di azioni pesanti da parte di un “potere blindato” nei confronti di un “dissenso pacifico”.

referendum-costituzionale-4-dicembreGestire questa nuova realtà, che ha escluso in modo deciso la possibilità di modifica delle Carta Costituzionale richiedendo anzi implicitamente una sua più coerente applicazione, comporta operare in questa direzione tutti insieme, pur nella diversità delle idee e dei ruoli, con quella saggezza e volitività che non si illude che cambiando soltanto persone, ruoli e regole nella politica possa cambiare la sua qualità, se ciascuno non decide di rettificare la propria visuale e non si impegna seriamente a cambiare per primo se stesso.

Francesco ContornoFrancesco Contorno
06 Dicembre 2016

20 commenti:

  1. Elsa Emanuela Stella6 dicembre 2016 alle ore 10:22

    Il richiamo alla riconciliazione lo fece pure Grillo, dopo l'elezione di Raggi in seguito a una campagna 5 stelle spregiudicata e sanguinosa. Magari il richiamo fu un po' tardivo.

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  2. Io ho visto una realtà diversa, dott. Contorno, in cui sia politici che cittadini rivolti al "si" erano ben più insistenti dei testimoni di Geova. Ma il mondo è bello perché è vario e pieno di realtà differenti. Il risultato finale ha evidenziato l'amore degli italiani per la propria Costituzione che, speriamo, è stata presa d'assalto per l'ultima volta.

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    1. Anch'io notai questa insistenza, quasi maniacale, molto simile ad un culto religioso fanatico..... con questa gente , ogni discussione finiva in insulti e denigrazioni. Per fortuna sono messi fuori gioco, altrimenti sarebbe finita male per tutta l'Italia.

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    2. Teresa e Peter anche ora che ha vinto il NO continuate ancora ad offendere chi ha votato SI. Siete davvero convinti che che il fanatismo c'era solo da una parte? Vi ritenete dalla parte del giusto, bene, però rispettate le opinione degli altri.

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  3. "Cambiamento!" Ecco penso proprio che le persone comuni che, ormai, sono sempre più in rete, si sono creati idee, chiamali anche pregiudizi,su quello che è la politica in questo nostro Paese. La filosofia comune è quella che si faccia politica al SOLO fine di sedere su una poltrona e riceverne un lauto stipendio con il minor sforzo possibile...tanto...dopo aver conquistato con un po' di frasi ad effetto, slogan, la tanto ambita poltroncina e il proprio spazietto politico dentro la Cosa Pubblica, non si lavora per il Cambiamento.Sono decenni che si attende il cambiamento ma NON della Costituzione così come proposto da un partito ormai lontano anni luce dai bisogni dei cittadini!
    Il CAMBIAMENTO sta nel DIRITTO al LAVORO tanto per cominciare e, sebbene,questo governo di Renzi, abbia proposto dei cambiamenti/assunzioni nel Mondo della Scuola....bene! Questi lavoratori ne sono rimasti TREMENDAMENTE TRAMORTITI. Sapete voi molto bene che mi occupo di scuola da tanto tempo e conosco la situazione che ha portato a tutto questo malcontento dei docenti...Cosa ci sarà adesso non lo sappiamo...al solito lo scopriremo strada facendo ma era normale che la gente reagisse verso il NO almeno nella scuola. Dal SUD purtroppo sono stati scalzati al Nord tantissimi docenti. Qui da noi non c'è apparato industriale per cui si lavorava così in molti casi con passione e competenza ma in tanti casi solamente come RIPIEGO. Per questo bisogna ripartire dal lavoro!
    Creare opportunità sul Territorio perchè la volontà di andar via deve essere LIBERA scelta e NON LIBERA IMPOSIZIONE che nasce dalla necessità di soddisfare i bisogni primari come nei Paesi del Terzo Mondo. I giovani hanno lasciato l'Italia, alcuni coraggiosamente sono rimasti tentando di inventarsi qualcosa( già infatti...sarebbe stato più semplice andar via ma qualcuno deve pur provare a cambiare le cose...).E' vero il cambiamento deve ripartire da noi rispolverando il VERO DIALOGO che non significhi però tavoli dove si fanno PATTI ad personam. Evviva la Costituzione mai applicata....ripartiamo da qui

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  4. . Sono con il Sig:Contorno. Proprio ieri sera ho interrotto un "cordiale" colloquio con un tizio ( che avendolo trovato casualmente fra gli "amici" mi sono affrettato a cancellare,) il quale è arrivato a definirmi "una pecora accucciata in attesa del montone"! Se vogliamo essere sinceri con noi stessi bisogna dire che di veleni ne sono stati riversati abbastanza e sarebbe l'ora che, dandoci una calmata, guardassimo in faccia la realtà e ci adoperassimo tutti per collaborare a dare all'Italia una classe dirigente onesta, capace, discreta e, principalmente, che non curasse solo i suoi interessi personali e quelli degli amici degli amici ma quelli di tutto il Paese con un particolare riguardo alle persone più deboli e che non possono vantare relazioni massoniche o mafiose che dir si voglia o, peggio, di banchieri bancarottieri.
    Ma, quando l'attuale governo,che di utile e politicamente e socialmente utile non ha fatto nulla ed è, alla fine, responsabile solo di aver provocato una profonda spaccatura nel Paese, avrà finalmente levato il disturbo io penso che sarà necessario pensare seriamente a rinnovare tutto cominciando dalla legge elettorale che dovrà essere, per giustizia, proporzionale totalmente eliminando ogni "premio" a reali o fasulle maggioranze ottenute, peraltro, con intese che ovviamente non possono essere che di puro interesse privato. L'attuale Parlamento deve assumersi la responsabilità effettiva di un riequilibrio della socialità, il che potrà avvenire solo se si supera il concetto dell'unione fra forze interessate a tutelare interessi di parte o personali e ogni deputato si assume in proprio la responsabilità di votare una legge onesta, giusta e che dia a tutti i cittadini, seguendo il principio costituzionale del rispetto fondamentale della "sovranità popolare".
    Fatto questo andare al più presto ad elezioni politiche che siano vera espressione di base e non di "segreterie", "cosche" o "logge". Ci vorrebbero vere e reali "primarie" cittadine per la formulazione delle liste elettorali e ci vorrebbero, principalmente, candidati che non vadano solo a fare il deputato perché ottengono una buona paga e l'immunità se rubano accettano mazzette, ma deputati che rappresentino essenzialmente gli interessi della comunità che li ha scelti. A questo punto mi pare che forse un certo equilibrio etico si possa dire raggiunto e, forse, finalmente, si potrà convivere in pace e in armonia.

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    1. Signor Gentile buongiorno. Concordo con lei. Erano lustri che non vedevo una campagna per un referendum così avvelenata. Direi che tutti ci hanno messo del loro per peggiorarla Questo dimostra inoltre che non si sa vincere ne tanto meno perdere. Sull'altra parte del suo commento condivido l'idea della classe dirigente anche se ho sempre detto che è figlia dei tempi e nipote della politica passata. Ma rimango nella convinzione che nulla accadrà se non cambiamo profondamente la costituzione e lasciamo al popolo scegliere veramente e dico veramente chi li deve governare. Spero di sbagliarmi ma alle prossime elezioni politiche lei vedrà un crollo dei partecipanti.

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    2. Purtroppo viviamo tempi in cui si vuole il cambiamento degli altri, non di se stessi, caro Franco, a decidere restano in campo soltanto i rapporti di forza.

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  5. Sono d'accordo in parte...anche quest'articolo soffre di uno stereotipo... improduttivo "cambiare se stessi" perché non ci si rende conto che sono due piani diversi uno soggettivo morale (io mi sforzo ogni giorno di cambiare in meglio me stesso... ciò non cambia la società)...la verità che non si vuol guardare è che esiste una interazione tra individuo e la legge già Platone lo evidenziava ne la Repubblica...leggi perverse incattiviscono le persone... bisogna individuare le chiavi ermeneutiche... pensiamo ad es. alla questione energetica gestita evidentemente a scapito dei cittadini e nell'interesse delle lobby che cavalcano il disagio e li spreco...da cui traggono profitti. La politica sana è quella che si basa su una logica morale che tiene in considerazione il ben- essere generale, l'ambiente al primo posto.

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  6. Ripeto Auguri per i prossimi anni.

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    1. Claudio penso che ne avremo proprio bisogno

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  7. Michele Principato Trosso6 dicembre 2016 alle ore 20:17

    L'occasione del vero cambiamento in Italia poteva succedere il giorno in cui il M5S propose Rodotà, Presidente della Repubblica. Bersani e tutto il PD boccio il progetto, perché ahimè il Partito Democratico è peggio del berlusconismo. Tutto il resto sono quisquilie da bar!!!

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    1. Elsa Emanuela Stella6 dicembre 2016 alle ore 20:18

      solo che adesso la gente che dice quisquilie si e' trasferita dal bar al blog di Grillo...

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  8. Michele Principato Trosso6 dicembre 2016 alle ore 20:19

    Ha vinto il "no". Il pericolo è, per il momento, scampato. Ma non è difficile prevedere che esso si ripresenterà tra breve, allorché l'élite dei mondialisti della finanza tornerà all'assalto dello Stato e della Costituzione. Occorre, dunque, giubilare per il risultato del referendum: e, al tempo stesso, non abbassare la guardia. La battaglia è vinta, ma la guerra prosegue. Quanto all'esito, lo scopriremo solo lottando.

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    1. Elsa Emanuela Stella6 dicembre 2016 alle ore 20:20

      per governare servono le intelligenze, l'acume, gli studi, serve la squadra, come si vede a Rome, dove c'era solo la volontà di vincere con ogni mezzo, il più possibile spregiudicato, ma una volta rimasta col cerino in mano la Raggi non combina nulla.

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  9. Boccuccia di rosa adesso si può dare una calmata e pensare alla banca di papà.
    Il popolo ha deciso per democrazia e la libertà.
    Ma di feccia storica e' ancora se ne trova.
    Gli Italiani sperano che vengano messe in azione le nuove idrovore per pompare tutto al mare e l'Italia possa ritrovare serenità; saggezza; e schiettezza per essere un popolo presentabile al mondo intero, per l'orgoglio che merita, nel rispetto di chi attraverso sacrifici del passato ha perduto la vita durante la prima e la seconda guerra mondiale.

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  10. Pacificazione, lavorare insieme, belle parole, quando abbiamo assistito ad una campagna referendaria tra le più becere, cattive mai viste. Quando è "vietato" dialogare con chi la pensa in modo differente e ti insulta?
    Forse, una nuova, nuova completamente, classe dirigente, ma quanto si dovrebbe attendere? Questi, sono il peggio potesse capitare.
    L'unica cosa buona è che non possono toccare la Costituzione, i nostri no, li hanno fermati.

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  11. la mia umile riflessione sul risultato del referendum:

    Ha vinto il no. ok. niente riforma di niente. pace.

    c’e’ stato un particolare che mi ha colpito tra le mie ricerche: Adriano Tilgher , segretario nazionale del fronte Nazionale (che nel 1995 aveva aderito al movimento fiamma tricolore)

    prima del referendum ha avviato numerose attività a sostegno del NO, con questo commento:

    "Anche in Italia il popolo dei “fregati”, dei traditi, di chi non crede più nei partiti e nel loro sistema di gestione della cosa pubblica ha vinto. Un popolo è tornato a votare per far capire che è pronto a tornare in campo; è lo stesso popolo che ha mandato in malora tutti i partiti della prima repubblica, che ha cercato di cambiare votando i nuovi partiti, poi, ha capito che era tutto inutile e si è ritirato nel privato. Ora c’è bisogno di idee chiare, di una proposta precisa, di un progetto unico che rimetta insieme gli Italiani qualunque sia stato il loro passato politico per salvare questa stupenda nazione abitata da un popolo che ha sempre trovato la forza di reagire. Per fare chiarezza sulle cose elementari, bisogna capire che non ha vinto la costituzione vigente, una legge che non ha neanche la portata, per sua stessa definizione, di legge costituzionale. Infatti la Costituzione, per sua natura, deve essere per tutti i cittadini, mentre questa legge che abbiamo nasce come strumento di parte. Dobbiamo creare uno strumento che possa riportare in Italia la politica ormai assente da vari decenni: una politica che, traendo forza da un’ampia base popolare, sappia controllare e rintuzzare gli attacchi della finanza speculativa e globalizzante, che sappia rilanciare l’economia produttiva e ricrei lo spirito di partecipazione autentica alla vita pubblica. Il dato più importante di questo referendum è che i giovani sono tornati a votare per dire NO alla svendita del loro futuro, alla perdita di sovranità, alla necessità, per sopravvivere, di abbandonare queste terre stupende piene di storia e di cultura. E’ un segnale preciso. Ora è nostro preciso dovere fare in modo che si possa costruire un grande movimento di incontro e di confronto per rigenerare lo spirito comunitario, ritornare a riconoscere gli autentici valori fondanti del nostro popolo, uscire dalla crisi, etica, culturale, sociale ed economica e riconquistare la sovranità perduta. Grazie Italiani per questa grande prova di intelligenza e coraggio.
    Il Fronte Nazionale è pronto, anche a sciogliersi, se necessario purché si raggiunga lo strumento della riscossa nazionale per poi arrivare alla costruzione di una Europa vera.”

    fonte: http://www.fascinazione.info/2016/12/referedum-costituzionale-adriano.html



    c’e’ chi ha votato si e chi ha votato no.. chi ha capito bene, male, o a modo suo.

    per esempio.. il movimento 5 stelle come sappiamo un deciso NO ..

    e un bel pezzo di Italia ha confermato, perchè: “oddio, vogliono dominare il mondo, noi li fermeremo"

    evviva?… si?.. magari avro’ detto stronzate.. ma il mondo è libero.. o dovrebbe esserlo.

    peace and beer :)

    (un kiss zi'Gianni :) )

    francesco borrello

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    1. Il ragionamento sul risultato del referendum, senza bisogno di rifarsi alle tesi di Adriano Tilgher, è piuttosto semplice. Si tratta di un voto "popolare" nella sua più ampia accezione. I cittadini, di cui moltissimi giovani, hanno voluto affermare un dato incontrovertibile: la Costituzione non si deve modificare. Punto. E non la si deve cambiare così come era stato fatto da questo governo e da questa maggioranza. Dividendo il Paese e costringendo il parlamento a bloccarsi per affrontare una battaglia estenuante, esagerata che non serviva a nessuno.
      E, inoltre, c'è un'evidente voglia di partecipazione che fa ben sperare, che va nel senso di riavvicinare i cittadini alla Politica. Il vero problema che ci affligge da troppi anni. Insomma, benissimo avere bocciato questa deriva inutile e dannosa portata avanti a colpi di maggioranza da presidente del consiglio nella convinzione che dopo di lui il diluvio. Notoriamente sono stato sempre convinto che l'Italia non ha bisogno dell'uomo solo al comando e nemmeno dei salvatori della patria.
      ....E cerca di partecipare di più.

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  12. Sono d'accordo in parte...anche quest'articolo soffre di uno stereotipo... improduttivo "cambiare se stessi" perché non ci si rende conto che sono due piani diversi uno soggettivo morale (io mi sforzo ogni giorno di cambiare in meglio me stesso... ciò non cambia la società)...la verità che non si vuol guardare è che esiste una interazione tra individuo e la legge già Platone lo evidenziava ne la Repubblica...leggi perverse incattiviscono le persone... bisogna individuare le chiavi ermeneutiche... pensiamo ad es. alla questione energetica gestita evidentemente a scapito dei cittadini e nell'interesse delle lobby che cavalcano il disagio e li spreco...da cui traggono profitti. La politica sana è quella che si basa su una logica morale che tiene in considerazione il ben- essere generale, l'ambiente al primo posto.

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