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giovedì 6 ottobre 2016

MAOMETTO E LA MONTAGNA

debito-pubblico-italia-crisidi Francesco Salvatore - La conoscenza dei numeri aiuta a comprendere le strategie generali che sono a monte delle decisioni di governo ed evitare di guardare il dito che indica la luna lanciandosi in estenuante dibattiti, spesso sterili, aventi per oggetto singoli provvedimenti.

Banca d'ItaliaDati alla mano la Banca d’Italia (Supplementi al Bollettino Statistico) informa che:

· la ricchezza delle famiglie italiane alla fine del 2013 ammontava a 8.728 miliardi di euro;
· nonostante il calo degli ultimi anni, l’Italia vanta una ricchezza elevata nel confronto internazionale.

Invece, secondo le ultime stime il debito pubblico Italiano, superiore a 2200 miliardi, non brilla per positività sia in termini assoluti che nel confronto internazionale.

Tuttavia quello che colpisce è il fatto che la ricchezza delle famiglie Italiane supera di quasi 4 volte il Debito: un dato confortante se la ricchezza garantisse il debito. Purtroppo ciò non avviene nonostante i tentativi fatti, a cominciare da Tremonti, per introdurre modifiche ai criteri di valutazione della sostenibilità e stabilità complessiva di uno Stato che tenessero conto, tra l’altro, della ricchezza e del risparmio delle famiglie.

Il rifiuto di un aggiornamento in tal senso dei meccanismi di Maastricht inchioda l’Italia a una politica di austerità che, anche grazie all’inserimento nella Carta costituzionale del principio del pareggio di bilancio (fiscal compact), ci impone la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL del 60% in 20 anni, cioè la cronaca di una morte annunciata.

In una situazione del genere nella quale:

· le politiche di tagli agli sprechi si sono dimostrate fallimentari;
· l’elevato livello in atto della tassazione, 43.5%, non consente ulteriori aumenti;
· la lotta all’evasione fiscale non riesce a dare risultati significativi e, ragionevolmente, non potrà darne nel breve-medio periodo

una possibile strategia è quella che si ispira all’aneddoto che recita “Se la montagna non viene a Maometto, Maometto va alla montagna”, dove la montagna rappresenta la ricchezza e Maometto il debito pubblico. In altri termini, se la ricchezza non può garantire il debito allora la ricchezza dovrà servire a ridurre il debito.

In questo scenario dove trova coerente collocazione lo stillicidio di provvedimenti che continuano a scaricare sulle famiglie costi di servizi pubblici prima totalmente garantiti dallo Stato - istruzione, sanità, previdenza, assistenza - prende corpo la strategia di usare i risparmi delle famiglie per contribuire alla riduzione o, quanto meno, al contenimento del debito pubblico.

Silvio-Matteo-BettinoUna strategia che non è cambiata nei governi che si sono succeduti da Berlusconi a Renzi. Una strategia che non potrà cambiare qualunque governo ci potrà essere in futuro a meno che non intervengano rinegoziazioni degli attuali vincoli imposti dall’Unione Europea o di un’uscita dall’euro, ipotesi questa che aprirebbe altri scenari.

Ciò premesso, meravigliarsi e discutere dei singoli provvedimenti che intaccano la ricchezza delle famiglie diventa un esercizio teorico, per certi aspetti frustrante in quanto non potranno portare a cambi di rotta; questo soprattutto perché con il depotenziamento del voto viene a mancare ai cittadini la possibilità di scelta dei rappresentanti ed, eventualmente, la possibilità revocare loro la fiducia alle prossime elezioni.

storia-ue-caterina-vittoria-e-ludovica-3-638A mio avviso la critica o la protesta sui singoli è sterile se avulsa dalla strategia in cui gli stessi sono collocati come pure è ingenuità tacciare di dietrologia chi come in questo caso ne evidenzia i tratti. Occorre invece guardare la situazione con maggiore senso di realismo e adoperarsi per esercitare forti pressioni per una modifica dei parametri di Maastritch che nei 20 anni necessari per ridurre il debito pubblico lasceranno solo macerie. Vista la prospettiva non certo rosea l’alternativa di uscire dall’euro per quanto possa essere definita folle non lo è di più del suicidio programmato di un Paese.

Insomma in assenza di una più attenta partecipazione alla vita politica attiva, sembra proprio che si stia realizzando la storiella della rana che sguazza serena nella pentola messa sul fuoco e che si accorge del pericolo quando è oramai troppo tardi.

Francesco SalvatoreFrancesco Salvatore
06 Ottobre 2016

18 commenti:

  1. "ogni volta che Renzi va in Europa a chiedere la flessibilità, va a chiedere di poter fare altri debiti! che pagheranno i miei e i vostri figli! i miei e i vostri nipoti! le mie e le vostre generazioni!

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  2. Proprio un bel discorso. Sentito centinaia di volte ma mai servito.
    Provate a rispondere ad un tedesco che vi chiede: E come mai gli italiani sono così ricchi e l'italia così povera?

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  3. Francesco Salvatore, mette il dito nella piaga dolente e cita la pretesa riduzione del rapporto debito pubblico/PIL del 60% in 20 anni. Cosa che secondo gran parte degli italiani ben educati dalla disinformazione, dei politici rabboniti ed atrettanto pseudo economisti di casa nostra, tra ammaestrati e persino in buona fede, va perseguita seppur con il ricorso all'auterity delle lacrine e sangue. Secondo ben sei premi Nobel per l'economia, da Krugman a Stiglitz, questa, è invece una follia che porta alla inevitabile autodistruzione programmata del paese. Mentre, l'unica alternativa è liberarsi dai vincoli di Maastricht e ricominciare a ristampare moneta in proprio, considerato che debito pubblico che ha raggiunto ormai i 2250 miliardi è impossibile da ammortizzare o da cancellare, posto che esso è costituito quasi interamente dagli interessi che maturano sul prestito del denaro che viene immesso sul mercato interno. In altre parole, la moneta unica è il cavallo di troia attraverso il quale viene artificiosamente creato il debito pubblico, gonfiato e reso matematicamente impossibile da restituire, allo scopo di prendere il controllo dei paesi indebitati e svuotarne le risorse, economiche, sociali, ambientali, umane e la stessa democrazia, a beneficio della finanza speculativa internazionale. E, se ci fermiamo un attimo a riflettere... è proprio quello che sta avvenendo in questo paese, dove il governo di turno è ormai un fantoccio e le cui decisioni e riforme non sono altro che i diktat della troika.

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  4. A me quest'Europa non piace ma se noi ne uscissimo il debito pubblico rimarrebbe. Come faremmo ad eliminarlo? Non basta la ricchezza ed il risparmio delle famiglie a fare di noi una Nazione virtuosa; e se anche tentassimo di riuscirci i nostri ex amici europei ci isolerebbero e ci massacrerebbero. Una UE politica non si farà perché essa poi dovrebbe spalmare l'attuale debito pubblico fra tutte le Unità componenti. Capisco però la Germania: la virtù non appartiene alla nostra classe politica e forse neanche al popolo, che si e' adagiato alla stessa decadente sciatteria dei suoi rappresentanti.

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    1. Nino, forse ti sfugge un concetto fondamentale. Il debito pubblico è generato quasi interamente dagli interessi sulla moneta prestata ai paesi che hanno adottato l'euro e destinato a crescere costantemente in maniera esponenziale, ed è matematicamente irrestituibile sia nel caso facessimo sacrifici, sia in caso di uscita dall'euro. La difefrenza sta nel fatto che l'iuscita, comporta una presa di coscienza nella sua concezione di moneta truffa finalizzata allo indebitamento programmato. In tale contesto, esiste una via di fuga chiamata "Debito detestabile" perchè illegittimo. perchè costruito truffaldinamente e già adottato in passato a livello internazionale.

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  5. Il paradosso è che i tedeschi questi dati li conoscono bene! Ed è proprio per questo che hanno imposto il fiscal compat !
    Ci vedono praticamente come i soliti furbi e hanno trovato il sistema per " spezzarci le rina " questa la verità!

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  6. È inutile che ci giriamo intorno. Stando così le cose nessun governo caverà un ragno dal buco. Ci siamo incartati con questa storia del fiscal compact, tutti gli stati europei, dalla Germania alla Francia e persino alla Spagna fanno e sfanno quello che vogliono; l'Italia no, non può uscire fuori dal seminato, non può permettetsi il più piccolo sgarro a causa del suo debito pubblico e quindi il tutto si ritorce contro un popolo che magari avrà la ricchezza che sappiamo ma anche tanti poveri che non potranno più curarsi per i troppi tagli alla sanità, e tanto altro che ometto volentieri perché tutti sappiamo di che si tratta. Di fronte alle tragiche prospettive che ci sta dando il patto di stabilità, perso per perso, OCCORRE ASSOLUTAMENTE E AL PIÙ PRESTO USCIRE DALL'EURO che è diventato una camicia di forza, un letto di Procuste, una maledizione. Riappropriamoci della nostra sovranità. Dopo un periodo difficile torneremo ad essere grandi, a rioccupare il posto che ci compete tra le prime 5 o 6 economie del mondo. La Merkel? E chi la conosce?

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  7. Bravo Francesco, lucida e realistica analisi su una situazione che ha del paradosso. I benpensanti si scandalizzano solo a sentir parlare di uscire dall'euro, mentre il debito pubblico ci sta togliendo molto più di quanto ci dà la nostra permanenza in un circolo per banchieri e finanzieri chiamata (impropriamente) Unione Europea.

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  8. Se riuscissimo a spezzare le catene dell'euro,potremmo cominciare a respirare in tutti i sensi...

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  9. I numeri che descrivono la situazione economica del nostro Paese sono spietati. I vincoli del Trattato di Maastricht, il debito pubblico e la masochistica decisione di inserire il principio di pareggio del bilancio nella Carta costituzionale non ci danno scampo. Per l'impossibilità di rivedere i parametri di Maastricht, noi siamo condannati a subire una politica di austerità o, come prospetta Francesco Salvatore, abbassare il debito con la ricchezza delle famiglie italiane. Quando parliamo di ricchezza collettiva è giusto andare a vedere come viene ripartita fra le famiglie. Un dato preoccupante indica che giornalmente aumentano le famiglie che scivolano nella braccia dell'usura mentre raddoppiano i rifiuti delle banche alle richieste di prestiti. In questi casi la media statistica di ripartizione è un dato ingannevole perché, nella realtà, pochi detengono ingenti ricchezze mentre tantissimi vivono sotto la soglia della povertà. Poiché amo la poesia, il concetto lo affido ai famosi versi di Trilussa: << Secondo le statistiche d'adesso risulta che te tocca un pollo all'anno: e, se nun entra nelle spese tue , t'entra ne la statistica lo stesso perché c'è un antro che ne mangia due >>. I versi si riferiscono al tempo in cui era un lusso mangiare il pollo. Oggi è diventato, per molte famiglie, una chimera vivere dignitosamente: alimentazione inadeguata e, non potendo pagare i ticket sanitari, impossibilità di curarsi. Tutto questo malgrado i principi costituzionali: art. 3 (Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale...); art. 32 (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo...). E' evidente che il debito pubblico determina ulteriori ingiustizie: pesa di più su chi non può evadere ed è costretto a pagare servizi a volte inefficienti. I ricchi oltre alla possibilità di evadere possono permettersi servizi alternativi. Chi deve sanare il debito!? Ovviamente chi più ha deve dare di più: semplice principio di giustizia sociale. Necessitano provvedimenti coraggiosi e rivoluzionari: ridurre il debito eliminando la sacca parassitaria dei privilegi e delle spese inutili che alimentano il malaffare. Da un'Europa fallimentare che ha tradito gli ideali costitutivi non possono, in attesa di ricostituirsi, essere accettati vincoli economici: superare la flessibilità per fare investimenti per creare posti di lavoro. Il lavoro elimina le ingiustizie sociali e produce quella ricchezza necessaria per sanare il debito pubblico. L'Italia ha bisogno di una classe politica capace di rivoluzionare il sistema. Non può nascere dal nulla, va costruita dal basso con il contributo di tutti.

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  10. Sinceramente non sono in grado di affermare che l'uscita dall'euro comporti per l'Italia un vantaggio.
    Sicuramente mi sento in grado di sostenere che gli attuali lacci e lacciuoli che da Bruxelles incatenano la nostra economia, e la nostra possibilità di scelte diverse, ci porteranno nel burrone.
    Su questo ultimo punto sono d'accordo con la maggioranza degli interventi.
    L'ottimo articolo di Francesco Salvatore stimola anche ad altre riflessioni, che, secondo il mio punto di vista, dovrebbero essere fatte "a monte" rispetto al problema del debito pubblico.
    Per esempio: Va fatta una premessa sulla pecentuale di tassazione del 43,5%, raggiunta nel nostro Paese.
    Questa percentuale è calcolata solo sull'irpef che versiamo, oppure anche sulle tante accise che vengono applicate su tutto? (manca solo l'aria). Io credo che se calcoliamo ciò che paghiamo REALMENTE la percentuale è sicuramente, e di gran lunga, più alta.
    E' certamente vero che i risparmi delle famiglie Italiane potrebbe garantire il debito del Paese. Ma si tratta di stabilire di quante Famigie e di QUALI famiglie potrebbero garantire tutto questo.
    Cosa intendo dire? Intendo affermare che la ricchezza in Italia, come in altri Paesi, è concentrata in poche Famiglie, non in tutte, anzi, la stragarnde maggioranza delle Famiglie Italiane si avviano verso una povertà diffusa. Molte ci sono già.
    Le cause di tutto questo? Le tasse direte ed indirette troppo alte, la disoccupazione e sopratutto la grandissima evasione fiscale di chi potrebbe pagare e non lo fa.
    Non dico nulla sulla politica delle banche, non ultime quali causa del dissesto finanziario.
    A tutto questo si aggiunge una classe politica che non è SOLO INGABBIATA DAL TRATTATO DI MAASCRIHT, MA ANCHE DALLE PROPRIE INETTITUDINI, che invece di far politica dando un progetto al Paese, pensa solo ai propri interessi.
    Ecco cosa volevo dire con la mia affermazione di non essere in grado di dire se è meglio stare in Europa o meno.
    Volevo solo affermare che, forse, il vincolo Europeo è una concausa che si somma alle grandi responsabilità che la nostra classe dirigente ha nel non saper sanare la vita politica e civica del nostro paese, quale priorità assoluta per poter fare la voce grossa a Bruxelles, e, se del caso andarsene per i fatti propri.

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    1. Mario Botteon, possiamo discutere di tutto e ci sta tutto, ma senza mai perdere di vista il vero male da cui deriva ogni disgrazia di questo paese, come di tutti quelli che hanno adottato l'euro. Ben sei premi nobel per l'economia, da Stigliz a Krugman, dichiarano apertamente che l'introduzione della moneta unica, così come concepita, è una truffa colossale che porta all'indebitamento matematico e programmato, del debito pubblico, che come sappiamo oggi, è costituito quasi interamente dagli interessi sul prestito della moneta da parte della BCE. (che non dimentichiamolo, è una banca gestita da privati). Prestito matematicamente irrestituibile. Quindi, se vogliamo, raccontiamoci pure di aver male gestioni, corruzione, malaffare e quant'altro, facciamolo pure, ma coprendiamo anche che da sole queste, che sono pur delle piaghe, non sarebbero mai state capaci di creare il disastro economico, sociale, sanitario e miseria che ha raggiunto ormai i nove milioni di poveri. In parole povere, l'uscita dall'euro porterebbe senz'altro, almeno inizialmente dei problemi di assestamento, ma nel lungo periodo un sicuro benessere economico, mentre la permanenza nella moneta unica, non fa che aggravare ogni giorno di più il nostro stato debitorio, senza alcuna possibilità di ripresa.

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    2. E' tutto vero caro Giovanni Caianiello, ma la forza morale per contrattare in Europa ce l'hai se prima la pratichi a casa tua. Questo intendevo dire. Poi se l'uscita dalla comunità ci darà tutti i vantaggi che sostieni tu, va benissimo. Tanto per i poveri non cambia nulla.

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  11. State dimenticando che abbiamo pagato una tassa per entrare nell'euro e i trattati citati li abbiamo tutti liberamente firmato senza che nessuno ci puntasse la pistola alla tempia! Ma pensate che si fa bella figura a lamentarsi costantemente di quello che si é firmato facendo la parte di quelli non in grado di intendere e capire?

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    1. Vadim Nardone, i trattati non sono gli alibi ma la causa del declino di questo paese e grazie ai quali, ormai le lobby finanziarie decidono la nostra politica economica, sociale, sanitaria, alimentare etc... mentre i nostri governi composti da infiltrati della finanza della troika ad ogni livello sono solo dei figuranti e fedeli esecutori di decisioni prese molto lontano dall'Italia. Tsipras, dopo il voto popolare si è venduto letteralmente, se invece avesse chiuso con l'Europa, e si fosse stampato in proprio la moneta nazionale, se ne sarebbe fregato della chiusura delle banche ed oggi, sarebbe un paese libero e con cittadini meno poveri.

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    2. Tsipras ci ha provato!
      Era quello il momento di intraprendere una vera guerra contro i falchi del nord e dell'austerity! Era quella l'occasione per i paesi del sud europa di liberarsi dal cappio che si stava stringendo intorno al collo!
      Ricordiamo invece le battutine di renzi volte a deridere ed umiliare i greci mentre passeggiava a braccetto con Angelina!

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    3. Tsipras ci ha provato, poi si è lasciato comprare, tradendo il voto popolare, lasciando via libera alla troika. Renzi? Il suo sciacallaggio è calcolato, e lo scopo è quello di incensare i suoi burattinai.

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    4. La piccola significativa differenza tra Tsipras e Renzi, riguarda il concetto di DEMOCRAZIA. Il primo, al di la delle pesanti scelte che ha dovuto accettare dalla Troika, si è rivolto al suo popolo, dal 2009 al 2015 per 4 volte, risultando vincitore. Il secondo sappiamo bene come ha fatto. #enricostaisereno...

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