di Rosalba Ferrara - Da qualche anno frequento il blog PoliticaPrima e ho pure scritto diversi articoli.
Inizialmente i miei interventi erano più attivi e assidui, ma nell'ultimo periodo li ho diradati per alcuni fatti accaduti nel nostro Paese, e per delle domande alle quali non trovo risposta.
Premetto che queste domande, pensieri e confronti tra due popoli, possono sembrare provocatorie, ma non lo sono... e più che politiche vogliono essere una riflessione, che dovremmo fare tutti senza ipocrisia o colore.
Secondo voi gli italiani sono davvero un popolo? Come si può definire l'italianità? Esiste una caratteristica che unifica davvero un siciliano, un lombardo, un toscano o un piemontese? Credo di no, e non per razzismo. Noi siamo un insieme raccolto senza condivisione di ideali. Non siamo come i francesi, un popolo con un ideale coeso, un pensiero di fondo, che al di là delle differenze di pelle, hanno un interesse comune unificante.
Da molti anni, ormai, trascorro lunghi periodi in Francia, a Parigi. Ho avuto così la possibilità di conoscerli a fondo i francesi, molto discussi ma fondamentalmente consapevoli e preparati nell'affrontare i problemi, che risalgono agli anni ‘50/’60. Cosa che noi, nel 2016, non sappiamo fare e non abbiamo neppure provato a fare, se non al prezzo di una corruzione diffusa, collusioni, e intrighi vergognosi.
Come dicevo in quegli anni l'Europa, sull'onda di un rapporto decisivo tra culture politiche nazionali e immigrazioni internazionali, a seguito e in coincidenza dei processi di decolonizzazione di paesi africani e asiatici, si trovò necessariamente a confrontarsi con la questione. La Francia, per tempo, si assunse con intelligenza e razionalità il peso del problema immigrazione riuscendo a diventare un modello assimilazionista.
Questo progetto prevedeva, per gli immigrati accolti, l’abbandono del loro bagaglio culturale di partenza per divenire dei perfetti francesi, assimilando la lingua, la cultura e perfino la mentalità e il modo di vivere e pensare. Di contro lo Stato avrebbe esteso, ai nuovi francesi tutti i diritti di cittadinanza attraverso la cosiddetta "naturalizzazione", la salute, l'istruzione, il lavoro, insomma un modello ineccepibile. A differenza del nostro sistema che, pur con qualche esempio di buona integrazione, ha dato prova di cattiva gestione, scandali e numerose attività di lucro.
I problemi, da quello che sappiamo, sono nati con la seconda e terza generazione, che ha creato una crisi di identità nelle banlieue. Vorrei far notare che le nostre periferie sono degradate allo stesso livello senza seconda o terza generazione, ma per lucro di cui si è servita la delinquenza e il malgoverno ai fini elettorali. Questa rottura è stata procurata dalla massa di migranti che hanno riportato e distorto la cultura dei paesi di origine.
Quindi ciò che ci propina la stampa non corrisponde al vero e non la dice tutta. Cosi anni fa sono iniziati i veri problemi, prova ne è che tutti i terroristi erano ben integrati con lavori di responsabilità, inseriti nella società e quasi nessuno proveniva dalle periferie degradate. Questa debolezza e non chiarezza costa a Hollande un consenso politico ai minimi, al di sotto del già basso indice di popolarità del nostro Premier. Ma i francesi non sono gli italiani... e credo proprio che il presidente francese la pagherà in breve tempo.
Scusate se ho voluto fare questo confronto, ma è la rabbia e la complicità di noi italiani che ci fa subire in un silenzio complice, o con parole, solo parole inutili, un Governo che si riprende gli 80 euro a chi non può vivere, che ci marcia, ci sfrutta ci toglie dignità, lavoro, salute, casa. Mentre salva le banche degli amici, tanto gli italiani mangiano balle, accolgono e poi responsabilizzano i cittadini che non reagiscono alle violenze da parte di chi dovrebbe essere seguito, inserito e perseguito.
In Francia hanno sospeso i finanziamenti alle moschee, e malgrado questo c’è stata una reazione spontanea si sono riuniti in chiesa cristiani e musulmani, per la messa in memoria delle vittime. Un’iniziativa molto bella e significativa. Ed anche se con estremo ritardo è successo anche in Italia, domenica 31 luglio, musulmani e rappresentanti di importanti comunità si sono ritrovati a pregare insieme contro la violenza e il terrorismo.
Un segnale fortissimo per dimostrare che non c’è nessuna guerra di religione ma che soltanto con la collaborazione e il rispetto si può sperare per un futuro migliore.
Cara Rosalba Hollande come Renzi: il massimo del potere, esercitato col minimo del consenso: non ci può essere insidia più angosciante per chi guida un Paese.
RispondiEliminaSignor Alesi perchè dice che Hollande esercita con il minimo dei consensi???? E' stato votato dal 51% dei francesi al ballottaggio Lui si che è stato eletto dai francesi sicuramente non Renzi
Eliminaparlo del consenso attuale. Anche Renzi viaggiava a gonfie vele quando ha occupato il posto di Letta. Oggi è un po' diverso
EliminaMaurizio Alesi e che centra scusa. Ne riparleranno nel 2017 Probabilmente in Italia avrebbero fatto un rimpasto di governo in cui Padoan diveniva PdC Renzi andava a gli esteri e via con la giostra Dal 50 ad oggi era nella normalità Non parliamo male del sistema francese lo avessimo noi
EliminaIo non ho parlato male del sistema Francese. Ho solo detto che Hollande, come Renzi ,governa col massimo del potere e il minimo del consenso popolare. E' un'altra cosa.
EliminaAnalisi che condivido appieno! Si,siamo diversi dai francesi,noi NON siamo piu' capaci di indignarci e di reagire...e chi ci sgoverna lo sa bene e la cosa che mi fa rabbia è che alzeranno il tiro sempre di piu' nell'indifferenza di un popolo menefreghista,salvo poi lamentarsi al bar !E' stata distrutta la scuola pubblica,la sanità,il lavoro,la dignità e noi zitti...A proposito della Francia vorrei sottolineare che noi non abbiamo i sindacalisti che guidano i cittadini a difendere i propri diritti,al massimo ti forniscono bandierina,cappellino e fischietto per qualche ora e poi tutti a casa...............
RispondiEliminaESATTO I NOSTRI SINDACALISTI HANNO DISTRUTTO LO STATUTO DEI LAVORATORI RAFFORZANDO IL POTERE DEL BUFFONE BUGIRDO MATTEO RENZI ,,I FRANCESI ADIFFERENZA DEGLI ITALIANI HANNO FATTO UNA RIVOLUZIONE HANNO LE PALLE ..NOI ITALIANI A QUANTO PARE NO !!!
EliminaIndubbiamente un'accozzaglia di popoli diversi tra loro, che hanno subito nel tempo invasioni e dominazioni, lampante il giudizio al congresso di Vienna di due secoli fa: l'italia è una espressione geografica.
RispondiEliminaAccozzaglia no, non esageriamo. Rimane ancora valido però il pensiero di chi disse "Fatta l'Italia bisogna fare gli italiani"
RispondiEliminaChe senso ha generalizzare. Fare gli Italiani . E' una parola. Ognuno ha la sua testa e fa l'italiano a modo suo. E poi quest'ingenerosità nei confronti del popolo italiano. Non siamo, forse, meglio degli altri, ma neanche peggio. Certo siamo più furbastri, vedi falsi invalidi civili, furbetti del cartellino, assenteismo etc.
EliminaCi chiedi se gli italiani sono davvero un popolo? No che non lo sono. Ci sono troppe differenze tra i sudisti e i nordisti. Prima fra tutte lo spiccato senso di civiltà ambientale, segue la libertà nel vestire senza crearsi paranoie. E di esempi ne potremmo fare a iosa ma non servono, poiché ognuno di noi, li conosce. L italianità dell'italiano ruota attorno un campo verde, chiamato stadio. Non parliamo degli alcolizzati che sera dopo sera consumano, litri e litri di alcolici che per l'appunto sono di nuova generazione. E poi c'è la politica che si nutre del disinteresse mostrato dai propri concittadini, su cui peraltro esercita i propri poteri. Musulmani e cattolici insieme stanno bene e lo hanno dimostrato nei rapporti umani quotidiani. Serve solo una strategia comune per fronteggiare i cosiddetti terroristi che per quanto possano essere ben organizzati nulla potrebbero fare dinanzi ad una coalizione internazionale.
RispondiEliminaIl problema risale a monte....ed è sempre lo stesso.
RispondiEliminaDai processi di decolonizzazione di paesi africani di allora allo sterminio in nome della democrazia di adesso.
Si smettesse di bombardare, di prevalere, di sodomizzare...probabilmente anche i figli di 3° generazione non sarebbero sfociati in questo terrorismo...
Ma non è vero. I musulmani hanno fatto tutto da soli. Fino al 1918 c'era l'Impero Ottomano. Di che stiamo parlando?
EliminaAllora sicuramente pur essendo ...lontani "cugini dei francesi siamo invece assai diversi ..Hollande sara' estromesso gli scioperi che hanno fatto in francia per la riforma del lavoro sono stati quasi sanguinosi ..noi in un battibaleno abbiamo abolito lo statuto dei lavoratori e peggio abolito l'art,18 che era stato concquistato negli anni 70 con mesi di scioperi ....poi i francesi hanno un grande spirito di patria le parole per la francia sono egalite' liberte' fraternite' per le quali hanno soppresso la monarchi facendo la famosissima RIVOLUZIONE FRANCESI ..noi italiani non siamo in grado di fare nemmeno gli scioperi per difenderla la legge sul lavoro ..basta vedere gli stipendi che prendono i sindacalisti .....!!!!!
RispondiEliminacosa ho scritto nel lontano 1975 a proposito del popolo italiano (Corso di terza medi in Svizzera.
RispondiEliminaPer una volta scusatemi se il mio commento è lungo
Tema
La mia patria
Svolgimento
Dovendo svolgere questo tema ho fatto delle ricerche per sapere cosa hanno scritto altri per il medesimo testo. L’unica cosa che sono riuscito a trovare è stato un temino pieno di retorica svolto da un ragazzo di terza media, riportato in un libro come esempio di buon tema. Tra l’altro il ragazzo ha scritto: “ La mia Patria mi fa pensare a una comunità di uomini d’identica origine, lingua, storia, tradizione; a una comunità di uomini viventi nella stessa terra che perciò unisce e stringe tutti in un amplesso d’amore reciproco”.
Stando a quanto ha scritto il ragazzo, dovrei concludere che io non ho una Patria poihcè la mia è una nazione con 56 milioni di abitanti. Ma tutt’altro che “una comunità d’identica origine, storia, tradizioni ecc”. Siamo tututti compatriotti perché cittadini della medesima Nazione, ma in effetti siamo siciliani, sardi, calabresi, campani, toscani, emiliani, piemontesi, lombardi veneti ecc. ; con origine , storia e costumi diversi. Infatti, una buona parte di siciliani potrebbe abitare in Arabia Saudita, in Turchia, o in qualsiasi altro stato del Medio Orietne senza distinguersi dai cittadini di questi Paesi, Cosi come una buona parte di friulani potrebbe abitare in un qualsiasi Paese del nord Europa senza distinguersi pe caratteri somatici e costumi. Anche l’Italia fisica è tutt’altro che omogenea: abbiamo le fertilissime terre della pianura padana, e quelle aridissime delle Calabria; il caldo torrido, di tipo nord africano, della Sicilia e il freddo intenso di Bolzao di tipo scandinavo, a nord confina col il centro-Europa e a sud pochi Km. di mare la separano dall’Africa.
Secondo il Palazzi invece la patria è la nazione in cui uno è nato, comprende tutti i cittadini e gli interessi e i sentimenti che li legano tra loro. Quindi ho una patria. I sentimenti che ci legano sono pochi, mentre molti sono i motivi che danno luogo a delle dispute verbali: Quelli del triangolo industriale ( Milano, Torino Genova) di essere i soli degni italiani perché permettono ai nostri governanti di sede accanto agli altri rappresentanti delle 10 nazioni più industrializzati del mondo, occidentale. I toscani dicono di essere i veri italiani perché hanno dato all’Italia la lingua di Dante e alcuni fra i più grandi artisti di tutti i tempiGli emiliani pensano di essere i primi della classe perché con le loro amministrazioni “rosse” hanno dato l’esempio di come si amministra una comunità. I romani si atteggiano ad arbitri della disputa perché sono “der centro”. Veneti e meridionali in genere (terroni del nord e terroni del sud) si difendono come possono. Quest’ultimi, come arma di difesa contro gli attacchi in massa dei “polentoni” Tirano fuori la moralità dando ad essa un unico e sbagliato significato: fedeltà assoluta della moglie e illibatezza delle ragazze.
Tra i sentimenti che ci legano in prima fila c’è lo sport. Infatti i tifosi dell’INTER, del MILAN, della JUVENTUS, della ROMA ecc. dimenticano per un momento di essere terroni e polentoni e fanno quadrato attorno alla propri squadra di calcio. Quando poi una “nostra” squadra di calcio un “nostro” atleta, una “nostra” macchina da corsa riesce ad imporsi in campo internazionale ecco che si realizza “l’unità della patria, terra che unisce e stringe tutti in un amplesso di amore”
Si pensa che Gino Bartali, nel 1948, avendo conquistato la maglia gialla al giro di Francia abbia evitato la rivoluzione in Italia in seguito all’attentato a all’onorevole Togliatti.
Secondo le statistiche , circa 30 milioni di italiani erano seduti davanti al televisore in occasione della partita di calcio Italia – Brasile valevole per la coppa del mondo.
Baden Gennaio 1975.
Personalmente non ho mai nutrito un forte entusiasmo verso i francesi, spesso troppo pieni di se, ma ho indubbiamente sempre ammirato la loro capacità di forte coesione intorno ai problemi comuni ed il coraggio di affrontarli con decisione e coerenza. Ne sono un esempio la presa della Bastiglia, e l'essere stati capaci di porre fine ad un regno. Eventi nei quali forse, si fonda gran parte della loro consapevolezza ed unità . Noi italiani, al contrario, abbiamo una storia unitaria molto più recente, verso la quale molti, a torto o ragione, ancora storcono il naso. Ancora troppo recente la fine ingloriosa del fiorente meridione, socialmente avanzato, ricco e tecnologico, sulla cui depredazione, si è poi basata la nascita della ricchezza ed industrializzazione di cui oggi gode il nord, fino ad allora arretrato e poverissimo, ad opera degli intrighi savoiardi ed inglesi, con la loro capacità di corruzione degli ammiragli e generali borbonici.
RispondiEliminaLa metabolizzazione di una unità non sempre ben accolta, da parte di tanti popoli della penisola, dai diversi costumi, cultura e persino lingua, non è ancora del tutto assimilata. Già, "Assimilazione", è il termine corretto che utilizza Rosalba Ferrara per i francesi, e che rappresenta quello che dovrebbe essere il vero obiettivo, mai perseguito seriamente dalla politica nazionale verso gli italiani.
Nonostante queste premesse, si continua parlare costantemente ed erroneamente di integrazione e non di assimilazione, senza rendersi conto che ciò, nei fatti anche pratici, è un concetto irrealizzabile, considerate le esigenze dello stato di diritto, della società e quelle dei residenti, contro le quali urtano pesantemente le culture, costumi, concetti di vita e religioni assolutiste di chi approda nel nostro territorio, indisponibili a compromessi o riequilibri e falsamente moderati.
A differenza dei francesi, noi cittadini, stiamo ancora scontando il ritardo nel sentirci pienamente italiani, quindi, perché meravigliarci se al di là del buon cuore, sentiamo ancora tanta difficoltà e diffidenza, a mio avviso più che giustificata verso il diverso, tra l’altro, generalmente ben poco disposto a farsi accettare.
I discorsi sul carattere nazionale di un popolo sono un terreno minato. Rischiamo di enunciare banalità, stupidaggini, volendo anche giudizi più o meno razzisti o, parlando di noi stessi, inutilmente autolesionisti.
RispondiEliminaNon sono neppure certa si sia in grado di integrarci e/o integrare con altri popoli--credo il Popolo italiano, non sia stato ancora "completato"
I francesi? sono come noi, forse maggiormente arroganti, verso gli altri...... e non va bene
Io lo dico da un pezzo che noi italiani non siamo popolo, non perché abbiamo differenze regionali, ma perché non condividiamo ideali, progetti e obiettivi comuni.
RispondiEliminaCara Rosalba il tuo articolo mi piace moltissimo per aver messo in evidenza un problema di fondo che riguarda l’Italia ed i suoi abitanti. Ho letto i vari commenti che sono seguiti e come al solito anziché far seguire un dibattito costruttivo, ci si è sfogati nelle nauseanti antipatie politiche. Ma il tuo servizio è ben altra cosa!! Qualcosa di importante che dovrebbe farci riflettere tutti. Come te, riportandoli sui giornali con i quali ho collaborato, sono convinto che l’Italia non ha i titoli per essere considerata una nazione, bensì solo uno Stato. Proviamo a consultare la “Treccani” e leggiamo: Nazione:”Insieme di genti legate da comunanza di tradizioni storiche, di lingua, di costumi, e aventi coscienza di tali vincoli comuni”. In queste poche parole c’è la risposta implicita ai tuoi dubbi. Il problema è posto a seguito di alcuni atteggiamenti, suffragati anche da una serie di esternazioni, provenienti dalle diverse aree della nostra penisola. L’aria che si respira farebbe pensare che l’Italia, quella vera, quella dell’orgoglio nazionale non esiste, o addirittura non è mai esistita. Ora le domande che mi pongo sono due: “Come mai gli Italiani dopo 155 anni di unità politica, non costituiscono ancora una Nazione? Quali sono ancora oggi gli ostacoli che impediscono la formazione di quella “coscienza di vincoli comuni”? Se risultasse vero il dubbio della prima domanda, dobbiamo prendere atto che l’Italia attualmente continua a non esistere come Nazione. Per poter rispondere alla seconda domanda invece, è necessario fare riferimento proprio all’anno 1861 quando si volle applicare una statualità forzata. Le cicatrici delle “cuciture” fatte in quell’anno, per arrivare alla costruzione di uno Stato unitario, sono passate da una fase di prurito ad una patologica e purulenta. Ciò dovuto certamente alla resistenza che gli Italiani hanno sempre opposto ai cambiamenti che ogni modernizzazione della società impone. Difendere le proprie peculiarità e sottrarsi alle altrui decisioni è una verità che non può essere messa in discussione soprattutto quando si è trattato di costruire uno Stato unitario nazionale. L’insorgenza di forze politiche, che si ostinano a voler difendere gli interessi regionali, dimostra che gli Italiani ancora oggi non hanno pienamente preso coscienza del valore aggiunto che può offrire uno Stato moderno nazionale o addirittura sovra-nazionale. Secondo il mio punto di vista, è chiaro come la luce del sole che oggi alcune aree dell’Italia, con una visione davvero anacronistica, spingono per tornare ad una statalità regionalistica. Se non vogliamo prenderci in giro da soli, cerchiamo di capire qual’è la funzione discriminatrice tra nord e sud, che si vuole a tutti i costi porla in evidenza, se non, la realtà di una forma perfettamente mascherata atta a tornare ad una statalità di tipo regionale? Per quanti anni abbiamo parlato di federalismo come un punto di arrivo, scartando quella che poteva essere una vera e grande unità nazionale? Credo che siamo ancora in una fase intermedia di pre-modernità, per arrivare ad una fase di modernità solo quando saremo in grado di definirci una Nazione vera da conquistare una volta per tutte, con una forte volontà ed un processo continuo.
RispondiEliminaContinua..........Tutt’ora la nostra politica continua su quelle linee di disarticolazione che corrono proprio lungo le cicatrici di quelle cuciture che nel 1861, convinti di mettere insieme una grande Nazione. Perciò le cause per cui l’Italia non è ancora una Nazione sono chiaramente riconducibili a quelle aree in cui prevale ancora la volontà di ”resistere” alla modernizzazione di uno Stato che prevede una unità nazionale per entrare a pieni meriti in una realtà europea. Se vogliamo prendere coscienza di quanto sta succedendo, dobbiamo prendere atto che esiste una prima area nel Paese, individuabile nella Campania, Calabria e Sicilia in cui lo Stato non è l’incarnazione del Diritto ma la Forza della criminalità. Tutto ciò non può che favorire quel tentato secessionismo del brigantaggio borbonico che fu sconfitto seppure con un prezzo altissimo nel 1865. Una seconda area, che sempre in nome del proprio particolare sta procurando un grave ritardo all’avvento di una reale unità nazionale, è la cosiddetta Padania, in cui opera un gruppo di Italiani, fortunatamente minoritario nel Paese. A differenza della prima, in quest’area la “resistenza” alla modernità, non è frutto di arretratezza sociale, ma di una strategia che si rifiuta di capire o sottovaluta il peso politico che può avere una grande Nazione nel contesto di una entità politica più vasta, qual’è l’Europa. E’ auspicabile, che non siano le spinte dissolutrici a prevalere, altrimenti prevarrà ancora una volta quel sistematico ritardo storico di sentirci tutti Italiani,e quando gli altri, nel frattempo, saranno diventati Europei.
RispondiEliminaSe parliamo di coesione ideale, gli italiani non siamo come i francesi. Non ci mancano certi valori che altri ci inviano. Quando si analizzano le diverse caratteristiche dei popoli bisogna tenere conto del retaggio storico. I francesi, malgrado certe contraddizioni, hanno consolidato il loro senso unitario con la rivoluzione per gli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza. ( Liberté, égalité, fraternité ou la mort = motto nazionale della Repubblica Francese). In Italia, nessun ideale popolare unificante, ma solo annessione territoriale a mano armata. La crisi del Sud è cominciata con l'unità d'Italia. Il Regno delle due Sicilie era uno Stato Sovrano con vastissimo territorio e numerosa popolazione che aumentava per la fiorente industrializzazione che lo collocava, in Europa, al terzo posto dopo l'Inghilterra e la Francia. Anche il sistema monetario unificato era solido. La questione meridionale, ancora irrisolta, nacque dopo l'unità. La storiografia faziosa sostiene che il Sud agricolo era arretrato e il Nord industrializzato e avanzato: " NON E' LA VERITA' " Nel Sud, le attività produttive spaziavano dall'industria metalmeccanica e siderurgica alla flotta mercantile e cantieristica navale, Altre attività: produzione tessile, cartiere, industrie conciaria e del corallo, saline, vetri e cristalli, agricoltura e allevamento. Primo Aprile, lo scrittore del libro " TERRONI " sostiene che il Sud è diventato il Bancomat d'Italia: è il derubato e continua a essere chiamato ladro. Il Sud d'Italia, dalla terza forza economica è diventato l'emarginato dell'Europa. In merito all'accoglienza degli immigrati, fra gli stati membri della comunità europea dove prevalgono gli egoismi, l'Italia, malgrado gli scandali e le speculazioni, forse è la più virtuosa e percorrendo la penisola il Sud povero è più ospitale dell'opulento Nord. Una sola passione unisce gli italiani: il tifo per il calcio. Concludo con la questione del terrorismo che continua a seminare vittime innocenti mentre i governi rispondono con balbettii. Solo Papa Francesco ha avuto il coraggio di affermare che non trattasi di guerra di religioni. È una guerra voluta dal potere terreno: interessi, soldi, risorse naturali e dominio dei popoli. L'affermazione del Capo della Chiesa Cattolica dovrebbe spingere il mondo musulmano, a tutti i livelli, a sconfessare simpatizzanti e sostenitori del terrorismo islamico. L'unità nella preghiera per commemorare le vittime potrebbe rappresentare l'inizio di una lunga mobilitazione del mondo musulmano.
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