di Ignazio Coppola - “Piove sul bagnato lacrime su sangue e sangue su lacrime” scriveva in una delle sue prose Giovanni Pascoli.
E da allora è divenuto l’usuale modo di dire che le disgrazie, a chi, come la Sicilia e i siciliani, è spesso tormentato dalla sfortuna, tra disastri idrogeologici, smottamenti, crolli di strade e autostrade, di ponti, incendi e devastazioni del territorio, non arrivano mai sole.
Il paradosso che per la Sicilia e i siciliani questa volta non si è trattato di pioggia, magari fosse stata tale in questo e specifico caso ce ne era tanto bisogno, ma di fuoco e fiamme che in due giorni con infernale vento di scirocco e una temperatura di 45 gradi hanno avvolto, mettendola in ginocchio mezza Sicilia.
In due giorni tra giovedì e venerdì della scorsa settimana sono andati in fumo oltre 5600 ettari di bosco e di macchia mediterranea. Quattrocento roghi appiccati dalla mano dell’uomo nella notte tra mercoledì e giovedì che hanno causato danni indicibili e ancora in via di quantificazione considerata la vastità dei territori interessati e impegnerà molto tempo. Dal ‘94 ad oggi in Sicilia, titolava l’edizione di Repubblica di Palermo, è andata in fumo un’area vasta quanto tutto il Molise. Un’area boschiva pari a 149mila ettari che hanno provocato danni ambientali per 500 milioni di euro, a cui vanno aggiunti gli altri costi economici per case ed aziende incendiate, attività, mezzi, impianti e macchinari scomparsi e distrutti per un valore complessivo stimato di oltre 4 miliardi di euro.
Immediatamente dopo gli incendi dei giorni scorsi molti hanno puntato il dito sui forestali, l’ultimo dei quali qualche tempo fa era stato un bracciante di Termini Imerese colto sul fatto e catturato dai carabinieri di quel territorio. Più di tutti è convinto che ci sia lo zampino della mafia rurale e dei pascoli Giuseppe Antoci il presidente del Parco dei Nebrodi, vittima nei giorni scorsi di un vile attentato mafioso dal quale ne è uscito vivo per miracolo, che in un’intervista al Giornale di Sicilia ribadisce: “Bisogna fare di tutto perché gli autori degli incendi paghino duramente. Noi da parte nostra ci costituiremo parte civile.
È stata “un’aggressione mafiosa al territorio, bisogna rompere l’omertà con le mafie rurali” ha affermato, dal canto suo il governatore della Sicilia Rosario Crocetta e poi ha aggiunto: “Ci saranno nuovi licenziamenti di forestali implicati in reati penali e di mafia e vieteremo per cinque anni i pascoli nei terreni incendiati, rompendo così l’omertà con le mafie rurali”. Contestualmente il governatore avrebbe dovuto però recitare il mea culpa, suo e delle istituzioni preposte, per il ritardo e la precarietà degli interventi e la scarsità di mezzi nello spegnimento degli incendi per cui le fiamme dalle alte montagne dei Nebrodi e delle Madonie hanno avuto tutto il tempo di raggiungere devastando i territori e tra le altre le zone costiere di Cefalù, Capo D’Orlando e Sant’Agata di Militello.
Lo stesso peraltro accadeva nel territorio di Palermo con lo storico Monte Pellegrino e vaste zone della periferia della città in fiamme ed in altre numerose zone tra cui la prestigiosa riserva dello Zingaro, del trapanese.
Così che, dopo questo ulteriore colpo mortale dato dalle mani criminali dell’uomo e dalla mafia alla loro terra, ai siciliani non resta altro che leccarsi le ferite lacrime su sangue e sangue su lacrime come diceva Giovanni Pascoli. Ma, per evidenziare le proprie disgrazie, anziché dire piove sul bagnato non resta loro altro che dire tra fuochi e fiamme che continuano a devastare la loro terra “All’inferno e ritorno“.
Ignazio Coppola
19 Giugno 2016
Questo episodio, anche se gravissimo, non va letto e commentato isolatamente ma va inquadrato in una più ampia strategia da tempo attuata per far fallire la Regione Siciliana in modo da creare il pretesto per la revoca dello Statuto Speciale che ribadisce un'autonomia che affonda le sue radici agli inizi del primo millennio con Ruggero I.
RispondiEliminaTutto questo con la complicità di chi la governa (male) e che non si sa per quali ragioni si dimostra succube del governo centrale e dei poteri forti locali che ne limitano fortemente le capacità di azione.
Non ultimo è il mancato accordo tra lo Stato e la Sicilia che a mesi dall'approvazione di una Finanziaria che “congelava” più di 500 milioni non arriva ancora e priva gli enti preposti all'amministrazione del territorio delle risorse necessarie.
Questo non giustifica le colpe di chi ha governato la Sicilia con una superficialità imbarazzante, tuttavia non deve far perdere di vista la strategia di chi intende portare al limite questa situazione di dissesto.
Quello che mi dispiace e mi rammarica e che pochi conoscono, è che fin dai tempi di Cuffaro, poi di Lombardo esistiteva un progetto pilota di protezione civile e prevenzione dagli incendi boschivi e non solo, già sviluppato e di pronta attuazione, unico in Italia e già sostenuto per la sua valenza dell'allora Capo della Protezione Civile Bertolaso, presso il Governatore della Regione siciliana. Prevedeva un servizio di sorveglianza e monitoraggio costante h24 in tutta la Sicilia, con possibilità di errore quasi pari a zero, con l'impiego della sola tecnologia aeronautica, collegata direttamente a mezzi aerei stanziali ed una rete di intervento capillare appositamente predisposta, che prevedeva il superamento di una concezione della difesa del territorio obsoleto e purtroppo ancor oggi unico sistema in uso. Questo progetto, avrebbe consentito anche di individuare in tempo reale eventuali piromani e procedere al loro contestuale arresto in flagranza di reato. Il progetto, che avrebbe salvato ad oggi migliaia di ettari boschivi ed evitato danni a persone e cose, non ha trovato mai fortuna, probabilmente perché non accompagnato ad interessi economici di sorta e perché avrebbe posto fine al sistema clientelare con i forestali stagionali e relativi bacini elettorali. Con l'accantonamento del progetto, che ha costretto i suoi autori, che conosco personalmente, gioco forza a tenerlo riposto in un cassetto per mancanza di volontà politica, la Sicilia ha perso una l'importante occasione per salvaguardare e difendere il proprio territorio da irresponsabili criminali, speculatori di ogni genere. Il vero nemico di dei siciliani e della Sicilia, i poilitici che la governano. Sono sinceramente incazzato.
RispondiEliminaCaro Ignazio, purtroppo siamo condannati ad un continuo stillicidio di malcostume civile : prima le ruberie per l’Expo di Milano, poi la faccenda del Mose a Venezia, gli arresti e le indagini per mafia capitale, ora una Sicilia che manda in fumo alcuni suoi tesori boschivi. Pare davvero un diluvio, una storia del malaffare senza fine che dilaga in ogni angolo del Paese. Così, puntualmente l’Italia compare sulle prime pagine dei giornali di mezzo mondo dove ognuno si chiede quale sia il vero carattere degli italiani che dimostra una generale propensione al furto, alla truffa e agli accordi con la criminalità organizzata. La visione di un’Italia ladrona, che siamo noi stessi a presentarla all’Europa è di un Paese dal quale stare alla larga o da tenere, sotto stretta osservazione. Siamo un popolo così, insomma, che crede di essere creativo ed è solo pressappochista, e che sostanzialmente se ne frega perché è convinto che non serva fare davvero qualcosa, ma basti dare l’impressione che si è fatta. Dopo vent'anni di berlusconismo non c'è di che sorprendersi, ma con l'avvento del governo dei “capaci”, pensavamo di essere divenuti tutti un po' più maturi e seri. E invece no. E' nella nostra indole, e non se ne abbiano a male i soliti stagionali dell'ipocrita patriottismo, siamo nello stesso tempo immorali e moralisti. Insomma siamo tutto e il contrario di tutto, diciamo convinti di una cosa e la neghiamo il giorno dopo. Intanto continuiamo, ognuno per partito preso, a praticare lo sport a noi preferito : scaricare sui politici le cause di tutti i mali che affliggono la nostra comunità. Continuiamo pure ad accapigliarci, a far rimbalzare le accuse su chi ci governa, l’importante è avere un nemico verso il quale puntare il dito indice, nel frattempo si continua a rubare, a produrre inestimabili danni al nostro patrimonio e buttare alle ortiche la nostra dignità di popolo. Caro direttore Gattuso, approfittando del blog che hai voluto mettere a disposizione, non mi stancherò mai di affermare che siamo tutti noi italiani che dobbiamo cambiare se vogliamo definirci un popolo civile. E’ del tutto inutile nasconderci dietro evidenze come : mafia, camorra, ndrangheta, sacra corona unita. Non sto qui a difendere nessun governo, ma coloro che ci amministrano sono le risultanze di una malavita organizzata contro la quale la politica può fare pochissimo. Ogni italiano, per non farlo delinquere, dovrebbe essere piantonato da un carabiniere, da un vigile urbano e da un finanziere. Pochi anni fa andò in fumo la parte migliore del Gargano, ora è toccata alla Sicilia, non so quanti altri roghi si verificheranno sino alla fine dell’estate, spero nessuno. Manca quella coltura di fondo e quel concetto di italianità che era la nostra forza e che ora abbiamo perso per sempre. Con questa lotta politica che imperversa da sud a nord, del nostro Paese, dobbiamo accontentarci di quei piccoli spiragli di luce offerti da nuove forze che ogni tanto si affacciano al nostro orizzonte.
RispondiEliminaE' triste vedere che la Sicilia, vergognosamente, continua a piangersi addosso. Il perenne inferno per i siciliani è rappresentato dall'immobilismo della politica che lambisce il loro precario tenore di vita. Le fiamme degli incendi aggravano la situazione distruggendo risorse naturali, abitazioni e attività produttive. Mentre tutti parlano di mafia e dei forestali, la politica ne approfitta per nascondere le sue colpe. Il Ministro degli Interni ha promesso azioni dure contro i piromani e il Governatore della Sicilia minaccia altri licenziamenti di forestali. Anziché individuare le reali colpe incominciando ad ammettere la loro incapacità a governare giocano con il destino dei forestali che hanno la sfortuna di essere organizzati da gente incapace che si limita a star dietro le scrivanie. Tutti si chiedono come mai un esercito di forestali non riesce a prevenire gli incendi o a intervenire con la massima tempestività e efficacia. Il progetto di prevenzione esiste da anni e mai avviato, per non ripetere vi invito a leggere il particolareggiato commento di Giovanni Caianiello. Per completare il quadro occorre tenere presente che la Sicilia detiene la maglia nera delle infrastrutture lasciate a metà, 215 sul totale nazionale di 868. Cantieri perennemente aperti ed immoli che continuano a bruciare centinaia di milioni sul groppo dei siciliani. Un esempio, il passante ferroviario di Palermo. I forestali hanno il diritto di essere normalizzati, ne va di mezzo la loro dignità di lavoratori e la organizzazione del servizio. Dietro a ciascuno di loro c'è una famiglia che non può essere privata del modesto salario percepito un mese si e tre no. Eppure la situazione dovrebbe essere chiara a quei politici che affermano di non riuscire, con 11 mila euro al mensili, ad arrivare a fine mese. Forse per evitare alcune disgrazie dovremmo, senza ritorno, mandare all'inferno la classe politica siciliana.
RispondiEliminaLeggo 'cose' in linea di massima condivisibili ma sulla questione regolarizzazione dei forestali avrei qualcosa da dire. 'Oggi' chiaramente abbiamo un grosso problema, assicurare uno minimo salariale decente a queste persone. Ma direi che nn va dimenticato che se oggi ci ritroviamo con una mole ipertrofica di lavoratori da stipendiare è anche perché nei decenni passati quel settore è stato un bacino d'approvvigionamento elettorale davvero fenomenale. Tutto molto semplice, posto in cambio di voti. Personalmente la politica di ieri che 'collocava' i propri elettori in un settore già saturo secondo logica clientelare è madre di quella stessa politica che oggi lascia morire nel nulla iniziative come quella di cui avete parlato nei post precedenti, insieme a centinaia di altre opere pubbliche il cui recupero 'trasparente' potrebbe essere occasione di rilancio dell'occupazione.
RispondiEliminaCiò nonostante nn possiamo buttare tutto in barba alla politica, perché se esiste l'eventualità che alcuni forestali volgiano affermare il proprio diritto di essere retribuiti distruggendo quel territorio che dovrebbero invece proteggere, mettendo a rischio la vita di altra gente (soprattutto bambini) per me questa gente ha perso qualunque diritto. Ecco allora oltre a sospirare un futuro migliore ed una politica più reattiva sogniamo anche un'evoluzione delle coscienze e sforziamoci se possibile di mettere da una parte la gente retta e dall'altra i delinquenti. La politica è fatta di eletti ma anche di elettori ed è lo specchio fedele della società che l'ha determinata.
Quello che fa male e ti angoscia è che..........sono tutti o quasi DOLOSI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaNon mi so spiegare i motivi che portano a questo e altri disastri nella splendida Sicilia.
RispondiEliminaMafia, interessi non so .... sono troppo lontana fisicamente, mentalmente e culturalmente al modo di vivere e convivere di questa terra martoriata da troppe devastazioni .... è un peccato, la Sicilia ricca di storia, magnifica nelle sue città, nel suo mare, nelle sue isole ...... siciliani, ribellatevi!
E' un luogo meraviglioso la sicilia, dovrebbe essere particolarmente tutelata, spero che vengano presi i colpevoli che hanno dato fuoco.
RispondiEliminaFinché avranno 3 volte guardie forestali rispetto al Canada non credo che si possa cambiare qualcosa.
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