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mercoledì 16 marzo 2016

Referendum anti trivelle e sovranità popolare

Logo-FERMATRIVELLE-COLORdi Lorenzo Romano - Si parla tanto dell’importante referendum autunnale sulla riforma costituzionale di cui si deve ancora ultimare l’iter parlamentare.
Mentre si registra poco interesse per quello sulle trivellazioni di domenica 17 aprile 2016 quando i cittadini italiani dovranno rispondere al seguente complicato quesito:
Italia trivelleVolete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?
Tutto questo, più semplicemente, per abrogare la possibilità di continuare a trivellare il sottosuolo entro 12 miglia (22,2 km dalla costa), ad esclusione di quelle sulla terra ferma e nelle acque internazionali. Attualmente le concessioni estrattive in acque marine, sono 66 e la maggior parte si trovano oltre le 12 miglia marine. Solo 21, invece, riguardano il referendum perché si trovano entro il limite territoriale. È risaputo che le trivellazioni non risolveranno i problemi energetici. Le risorse nei mari italiani equivalgono a 6-7 settimane di consumi nazionali di petrolio e 6 mesi di gas, il gioco non vale la candela e chi ci guadagna sono solo i petrolieri.
Disatro MessicoGli incidenti sono possibili e, in un mare chiuso come il Mediterraneo, i disastri ambientali e sanitari sarebbero amplificati. E per evitare l’eventualità di una catastrofe come quella avvenuta nell’estate del 2010 nel Golfo del Messico, il 17 aprile, dobbiamo votare “SI”. La vittoria avrebbe un significativo risvolto politico: affermare una nostra posizione sulla Strategia Energetica nazionale, più tutela del territorio. I petrolieri, ovviamente, remano per la non riuscita del referendum e da parte del Governo non arrivano segnali positivi.
La mancata informazione potrebbe essere finalizzata alla strategia del silenzio e della omissione per non favorire l’affluenza alle urne mettendo a rischio il raggiungimento del quorum. Da una indagine risulta che l’80% dei consultati non sa del referendum, il 18% sa e il 2% non risponde.
L’argomento richiede una corretta informazione e conoscenza per essere sollecitati a votare facendo una scelta consapevole.
Il referendum popolare abrogativo è il più importante istituto di democrazia diretta, regolato dall’articolo 75 della Costituzione. Se non viene richiesto da cinque Consigli regionali, occorrono le firme di cinquecentomila elettori e la validità è legata alla partecipazione al voto della maggioranza più uno degli aventi diritto. Troppi referendum si sono frantumati sugli scogli del quorum, per l’astensione dovuta al disinteresse e all’azione dei movimenti che invitavano a non votare.
art13-cost-5-728Nel dibattito dell’Assemblea Costituente si affermò che l’istituto referendario garantiva il principio della sovranità popolare sancita con l’articolo 1 della Costituzione. Questo principio, però, viene smentito dal limite del quorum che nella pratica non agevola l’esercizio della sovranità popolare. E poiché nei referendum costituzionali il quorum non è previsto, si è indotti a considerare tale limite il frutto di una svista. A questo punto si potrebbe ipotizzare di legare la validità delle elezioni ad un quorum di partecipanti al voto.
Ammetto che trattasi di una provocazione, ma se vogliamo mantenere integro il concetto di sovranità popolare le regole dovrebbero essere uguali per tutte le consultazioni. Con l’attuale riforma costituzionale, in attesa della definitiva approvazione, l’istituto referendario è stato in parte modificato. Con la richiesta di 500mila elettori rimane il vincolo dell’attuale quorum. Se il numero dei richiedenti sale ad 800mila, il quorum si abbassa al 50% del numero dei votanti dell’ultima tornata elettorale. Un passettino avanti ma sempre distanti dalla possibilità di esercitare la piena sovranità popolare.
Il quorum rimane la più alta incognita, il silenzio e l’atteggiamento del governo sono segnali negativi. Per facilitare l’affluenza alle urne, per esempio, si potevano accorpare in un'unica data il referendum e le amministrative di primavera, risparmiando, inoltre, una spesa di 300 milioni di euro.
VOTA-SI-IL-MARE-E-NOSTROPer il referendum si voterà comunque il 17 aprile, mentre le amministrative, forse, si svolgeranno il 12 giugno, con eventuali ballottaggi il 26. Ancora una volta, per opportunità politica, viene meno la scelta economica dell’“Election day”. Per dare una risposta all’arroganza del potere ci dobbiamo impegnare a non farci, ancora una volta, rubare il referendum, con l’augurio di una valanga di “SI”.

Lorenzo Romano
Segrate (MI)
16 Marzo 2016










30 commenti:

  1. LORENZO io voterò convintamente SI...abbandonare il petrolio ed il consumo dei fossili se vogliamo salvare il pianeta ! Il problema principale sarà di convincere la gente ad andare a votare...perchè i nemici del referendum antitrivelle puntano tuto sulla mancanza di quorum. Buonanotte Lorenzo...complimenti per il tuo articolo.

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  2. Nessun dubbio: SI

    Il referendum riguarda le concessioni già in essere.
    Se passa il SI, alla scadenza non potranno essere rinnovate e questo comporterà il ripristino del sito e la fine di un rischio enorme e scarsamente tutelato.
    In caso di incidenti, devastanti in mare, non si sa chi dovrebbe farsi carico dei costi di intervento o, per meglio dire, non ci sono adeguate garanzie che i concessionari abbiano i mezzi per rispondere dei danni.

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  3. Vale la pena ricordare che nel 2011, sul referendum che riguardava i meccanismi di gestione e remunerazione dell'acqua, 26milioni di italiani abrogarono delle norme che adesso il governo cerca di reintrodurre.

    Aldilà di come ciascuno la pensi, ancira una volta è in gioco il futuro del referendum come istituto di democrazia diretta e atto di sindacato sulla attività dei legislatori.

    Formalmente i legislatori sono i nostri delegati, ma non esiste che i delegati possano esautorare i deleganti attraverso l'uso manipolatorio dei media o la semplice "non notiziabilità".

    Troppe volte i referendum sono stati traditi.
    Serve che la partecipazione sia alta, a prescindere dall'esito, per evitare l'azzeramento per mancato raggiungimento del quorum.

    Si sta preparando una stagione importate di referendum che riguarderanno legge elettorale, nuova disciplina del lavoro, riforma della scuola... Difendiamo gli spazi di democrazia.

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  4. ...un macroscopico SI!!!

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  5. Il Mediterraneo non è solo nostro e l'albania la Croazia si arricchiscono alle nostre spalle non curandosi dei disastri, tanto c'è l'Italia che li bonifica. per questo voto NOOO!

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    1. Raffaella Schiavone17 marzo 2016 alle ore 09:51

      Cioè lei è a favore delle trivellazioni??

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    2. Angelo Rocca, il voto e' tuo, probabilmente pero' non hai letto bene l'articolo... Noi difendiamo le nostre coste, poi eventualmente per i danni dei vicini potremmo chiedere sempre il risarcimento. Dare tutto in mano al capitale saremo morti avvelenati e disperati....

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    3. Se rubi tu, rubo anch'io; se ammazzi, lo faccio anch'io e così via. E la pace regnò sovrana nella prosperità nel benessere e in un habitat da Eden

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  6. il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, intervenendo in Senato il 21 maggio 2013, alla vigilia del vertice unione europea, ha sottolineato la necessità di «una politica realistica del cambiamento climatico dopo il 2020» ma anche «un atteggiamento aperto e non penalizzante per lo sfruttamento delle fonti di energia prodotte in Europa come lo shale gas»;
    il 22 maggio 2013, l’apertura allo sfruttamento di shale gas sarebbe stato oggetto di discussione anche nel Consiglio europeo, nel corso di una riunione che ha posto le basi per una regolamentazione della controversa tecnica del fracking, necessaria per estrarre gas non convenzionale,
    impegna il Governo
    a escludere l’utilizzo della fratturazione idraulica nel territorio italiano.
    (8-00012) «Zaratti, Zan, Pellegrino, Realacci, Iannuzzi, Borghi, Arlotti, Carrescia, Sanna, Cominelli, Zardini, Mariani, Morassut, Daga, Busto, Mazzoli, Gadda, Grimoldi, Castiello, Pastorelli, Matarrese, Zolezzi, De Rosa, Tofalo, Distaso, Decaro, D’Agostino».
    PRATICAMENTE HANNO DISPOSTO CHE QUESTO TIPODI ATTIVITA' NON SI DEVONO PIU' FARE SIGNIFICA CHE SONO STATE FATTE SE NO A CHE SERVIREBBE FARE UN DECRETO LEGGE SE IL REATO NON E' MAI STATO FATTO

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  7. Votero' asolutamente SI il Mediterraneo e' gia inquinato ci manca solo un incidente e siamo fregati Renzi non puo' imporre una cosa del genere che riguarda tutti !

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  8. Se potessi votare in merito, voterei sì (ormai , sono svizzero), rischiare il mare e la costa per una miniriserva di petrolio di scarsa qualità e pocogas, non ne vale la pena, e, la scusa, se non lo facciamo noi, lo fanno gli altri non regge...è solo una scusa per coprire il proprio disinteresse verso l'ambiente e verso la generazione ancora a scuola. Meglio puntare su tecnologie pulite e molto meno pericolose.

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  9. Raffaella Schiavone17 marzo 2016 alle ore 09:48

    Personalmente sto diffondendo notizie circa il referendum,scientemente nascoste da tv e giornali asserviti al Governo....Voterò convintamente per il si...Intanto registro che i canali Rai hanno iniziato già da stamattina,a dare informazioni fuorvianti...L'ignoranza e l'indifferenza sono mali che stanno prendendo piede nel nostro Paese ed è esattamente quello che "in alto" vogliono..............

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  10. Penso che tra guerre,disastri ambientali ..hanno deciso di farci morire prima del tempo naturale e che si prepari un futuro ambientale altro che roseo..direi nero,proprio nero nero,oltre che aumenteranno cancri e malattie rare.Cosa ci rimane se non farci sentire con i refere dum...si..si..si senza se e senza ma a questo referendum contro le trivelle...lasciateci il nostro mare...voi che ci avete preso tutto ..anche la nostra identità nazionale con l'omologazione di tutti i prodotti agricoli,tanto ce lo chiede l'Europa...e l'immissione nel nostro mercato di prodotti,tipo l'olio tunisino,senza il pagamento di dazi....

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  11. L'articolo sostiene che si vada a votare per fermare le trivellazioni. Non è così ! Nuove trivellazioni entro le 12 miglia (circa 22 km) sono già vietate. Il quesito riguarda se gli attuali giacimenti (metano,petrolio) possono essere sfruttati fino all'esaurimento o terminare l'attività con la scadenza delle concessioni. Trovo alquanto singolare che si sostenga che le materie estratte sarebbero sufficienti per 6/8 settimane,se così fosse sarebbero,quindi già all'esaurimento,si chiuderebbero da soli. Quindi a cosa servirebbe andare a votare? Rischi ambientali? Certo che ci potrebbero essere (da precisare che sono parecchi anni che l'attività estrattiva è presente) non superiori,anzi,del trasporto attraverso le navi,necessario per coprire il ns fabbisogno. Ritengo sia importante conoscere il quesito per la quale si va a votare,decidere non ideologicamente.

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    1. Hai ragione Marco. Infatti con il mio primo intervento ho circoscritto l'ambito del referendum: le concessioni già in essere entro le 12 miglia dalla costa; concessioni che alla scadenza non potranno essere rinnovate, se vince il SI.

      Non dimentichiamo che qualche giorno prima della approvazione della legge di stabilità, che vieta le nuove trivellazioni entro le 12 miglia e concede la proroga fino a esaurimento, il ministero per le attività produttive ha rilasciato nuove concessioni, che ovviamente sono escluse dal divieto che riguarda solo le nuove concessioni. Bel modo di intendere la leale collaborazione tra Istituzioni dello Stato, considerate le garanzie che erano state date alle Regioni.

      In ogni caso, non rinnovare alla scadenza le concessioni significa far cessare una attività pericolosa e evitare che siano rinviate sine die le attività di bonifica e ripristino del sito. Già adesso ci sono piattaforme inattive che però restano lì con la scusa formale che si tratta di giacimenti non esauriti... che per qualche oscura ragione tecnica non vengono sfruttati... Così la bonifica non avviene mai e si amplia la situazione di danno ambientale.

      Qui una mappa dettagliata della situazione per chi volesse saperne di più

      http://www.greenreport.it/news/energia/trivelle-la-mappa-delle-piattaforme-dei-pozzi-dei-permessi-entro-le-12-miglia/

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  12. Il referendum è ancora un istituto che ha qualche valore? Perché la gente dovrebbe andare a votare? L'acqua non è pubblica, i magistrati non pagano, i partiti prendono i rimborsi e via discorrendo. Per impedire le trivelle bisognerebbe prima riconquistarla la sovranità popolare. Adesso come adesso è solo una frase vuota.

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    1. ma se non ci esprimiamo diciamo loro di fare di noi quel che vogliono. chi ha voce parli, e testa ca un parra è cucuzza, abbiamo una testa non una zucca. votare è importantissimo, anche se poi possibile che se ne freghino come stanno facendo per l'acqua.

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    2. Sì, Riccardo, ha ragione Giuseppe. I referendum sono stati spesso traditi e proprio per questo occorre dare un forte segnale politico.
      A prescindere dalla idea che ciascuno di noi può avere sul quesito, bisogna difendere l'istituto referendario.

      Chi ha un'idea deve esprimerla con un SI o con un NO e chi non si è formato un proprio giudizio lo dica con la scheda bianca. Ma tutti vadano a votare per dimostrare che vogliamo democrazia e rispetto per la sovranità popolare calpestata oltre misura.

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  13. Basta bufale. Basta invenzioni. Basta bugie. Non esiste nessun referendum per fermare le nuove trivellazioni, che sono già vietate. Non si estrae petrolio in Adriatico. Votare significa ridurre la nostra produzione di metano e aumentare le importazioni di metano e petrolio. Leggete il quesito, informatevi. Oppure continuate a dare retta ad attori e cantanti, ai saltinquacqueri fascistelli alla Grillo e Salvini, io sono proprio stanco e stufo.

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    1. Le trivelle entro le 12 miglia forniscono circa l'1% del fabbisogno di petrolio e circa il 3% del fabbisogno di gas.

      Una misera cosa rispetto al rischio che rappresentano queste piattaforme, soprattutto se consideriamo l'assenza di fondi di garanzia per coprire i danni di eventuali incidenti.

      Il referendum serve a impedire che le piattaforme non vengano mai rimosse con la scusa che il giacimento è ancora attivo; già adesso abbiamo diverse piattaforme abbandonate.

      Purtroppo c'è la pessima abitudine di occuparsi dei rischi quando avvengono i disastri.
      Per fare un esempio, l'incidente di Three Mile Island del 1979, considerato da tanti cosa da poco, fu di tale gravità che per i danni di 3,9 miliardi di dollari quantificati in sede di conciliazione giudiziaria la Metropolitan Edison fallì.

      Quali sono le garanzie che i concessionari hanno rilasciato per le attività che svolgono in mare?
      La risposta è: il rischio è minimo.
      A me non sta bene perché è sempre stata questa le risposta in occasione di ogni disastro.

      Si risparmia sulla sicurezza perché il rischio che si verifichi un certo evento (vedi Fukushima) è ritenuto minimo... Minimo, ma non impossibile.

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  14. CARAVAN PETROL: comu si curiusu mentri scavi stu pirtusu! Tu o funnu do mare nun l'hai da spirtusa !
    Se nel Mediterraneo, mare chiuso con I piccoli sbocchi di Gibilterra e Suez, avvenisse un incidente come quello della piattaforma petrolifera, nell'Oceano Atlantico, che devasto' il Golfo del Messico, sarebbe una catastrofe: addio pesca, addio turismo, una montagna di soldi per risarcire gli Stati rivieraschi danneggiati. Dalla piattaforma nell'Oceano Atlantico il petrolio uscì dal fondo marino PER TRE MESI E MEZZO !
    16 anni fa il Nobel, Carlo Rubbia, disse che con l'energia solare si può soddisfare il fabbisogno energetico italiano. Centrali solari e altre e ergie pulite e non rischiose come il nucleare, ma senza deturpare l'ambiente. Se non fossimo ipetartassati, per mantenere nel Parlamento Nazionale e dall'Etna alle Alpi tante auree poltrone superflue e / o in eccesso, sui tetti delle nostre case e sui capannoni agricoli e industriali potremmo installare migliaia di km quadrati di pannelli fotovoltaici. PETROLIO NEMMENO REGALATO! Inquina, provoca effetto serra con catastrofici sconvolgimenti climatici, ed è anche sporco di sangue. In diversi Paesi produttori di petrolio e dove passano oleodotti c'è più kasino del necessario con armi comprate coi nostri soldi coi quali acquistiamo il maledetto petrolio !
    Cartina dei vulcani sottomarini nel mar Tirreno, pubblicata dal Giornale di Sicilia alcuni anni fa. Il vulcano più grande è il Marsili grande quasi come l'Etna

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  15. Al di là dell'esigua quantità di prodotto estratto, vi sono molti motivi ben più pressanti e pericolosi per dire no alle trivelle, il più nefasto è la possibilità di incidenti che per il Mediterraneo sarebbe letale, il cambiamento di atteggiamento verso l'ambiente di cui si è discusso recentemente a Parigi, riguardava anche le fonti di energia, rivolgersi a fonti alternative è una delle risoluzioni, e dunque perchè non cominciare da quì?
    Infine non ultima per importanza, la sovranità popolare che trova nei referendum il suo sbocco naturale, viene ad essere intaccata dalla cattiva informazione e da limiti come il quorum, che non dovrebbe esistere, specie per temi come questo in oggetto.
    Bisogna votare ed incentivare le persone a farlo, perchè oltre che un dovere è un diritto, e se non lo espleti, tu individuo, lo vanifichi e gli togli il valore principe, la possibilità per il cittadino di esprimere il suo pensiero e la sua volontà politica e sociale.
    Voterò SI per queste ed alre ragioni, e per affermare il mio diritto di essere parte di uno stato democratico.

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  16. solo...... Votare SI, mille volte SI........
    per estrarre una miseria di gas, rischiare di inquinare un mare chiuso come il nostro. assolutamente no. Non si trivella il mare...... è nostro e dobbiamo difenderlo, L'unica arma che abbiamo ora, è il referendum, usiamolo, votando SI.

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  17. Qual’è lo scopo di questo governo nel voler incentivare a tutti i costi la trivellazione ed il rinnovo delle estrazioni lungo le coste dei nei nostri mari? Secondo il Presidente del Consiglio, incasserà un miliardo e mezzo in totale. Per questo governo, i danni apportati all’ecosistema sono senza alcun di valore, come ad esempio, quelli causati dalle tecniche di prospezione geosismica, per mezzo della tecnica della “Air Gun”, un grosso cannone in grado di creare una onda sonora potentissima in direzione del sottosuolo, tale da creare danni permanenti alle specie ittiche a chilometri di distanza, per non parlare degli spiaggiamenti di cetacei sempre più frequenti. Danni all’ecosistema, sono confermati anche dagli studi del The Norwegian Institute of Marine Research e dal Canadian Department of Fisheries, che hanno evidenziate tra l’altro, i traumi ai tessuti cerebrali (emorragie) e agli organi riproduttivi ed una diminuzione significativa del processo riproduttivo e della produzione di uova. Un un mare sempre più povero quindi, nel sacro nome del dio petrolio, in sfregio al programma di sviluppo delle energie rinnovabili. Dopo il regalo dei miliardi al Monte Paschi di Siena, quelli regalati con il condono alle Slot Machine etc. dovremmo continuare nella distruzione dei mari italiani per un miliardo e mezzo? Qualcuno ha chiesto a Renzi , a quanto ammontano le donazioni per la sua campagna elettorale, da parte delle compagnie petrolifere. Renzi continua a non volerlo dichiarare.

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  18. Dalla pubblicazione del DPR del 15.02.2016 che fissava la data del referendum, ho notato la totale mancanza di informazione che persiste, ancora oggi, quando manca un mese alla data del voto. IL referendum promosso da nove Regioni, di diverso orientamento politico, è sostenuto da tutte le associazioni ambientalistiche. Le imprese del settore, ovviamente contrari al referendum, denunciano l'inutilità della consultazione, i rischi per l'autonomia energetica del paese e, rivendicano di aver sempre tutelato l'ambiente. Queste imprese sono forti e radicate nel sistema politico e mediatico. Con la strategia del silenzio molti cittadini non informati correttamente diserteranno le urne decretando la nullità del referendum. Questa eventualità mi ha spinto a scrivere l'articolo con l'obiettivo di aprire un dibattito finalizzato a sollecitare la ricerca delle corrette fonti di informazione per capire ed eventualmente spiegare agli altri. Stiamo attraversando un momento politico caratterizzato dalla contrapposizione, il referendum potrebbe rappresentare un momento unificante. Disertare le urne vuol dire rinunciare all'effettivo esercizio della sovranità popolare. L'impegno: votare e convincere gli altri al voto anche quelli proiettati al "NO". Il 17 aprile dobbiamo dimostrare che siamo capaci di decidere senza condizionamenti. Da un referendum valido verrà fuori una valanga di "SI" . Ringrazio tutti per gli interventi.

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  19. Io voterò SI!! Ma questo referendum, come tanti altri, non raggiungerà il quorum. Perché? Ma intanto perché è sconosciuto alla maggioranza della gente. In secondo luogo perché la domanda inserita nella scheda, sembra fatta apposta perché la gente non capisca ciò che vota. I referendum sono stati previsti da gente che credeva nella democrazia, purtroppo sono sempre più gestiti da politici che ritengono la DEMOCRAZIA un nemico da combattere. E lo fanno, facendo credere alla gente che loro sono sostenitori della pratica democratica. Il referendum assomiglia sempre più alle "assoluzioni" a causa delle prescrizioni. In sostanza è una vergogna.

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