di Giovanni Caianiello - La capitale d’Europa è Bruxelles, ormai è chiaro a tutti. Fatta eccezione per pochi paesi fuori dall’euro, tra i quali l’Inghilterra, dove guarda caso, non si parla di crisi economica.
Nel nostro paese, invece, la crisi sotto il “governo” d’Europa ha raggiunto livelli insostenibili.
I politici di casa nostra fanno finta di litigare ma condividono sottobanco le riforme imposte, per poi mostrare sorpresa per l’economia che puntualmente non decolla. E quando non hanno più alternative, fingono di osteggiare le intimazioni tecnocratiche di Bruxelles.
Nei bar, dal barbiere, sul tram, quanto sui social network, tanti si impegnano a santificare i propri beniamini da sempre sulla scena politica. Altri, ossessionati da Grillo e Casaleggio, denigrano il M5S dimostrando di non aver compreso cosa è veramente successo e sta avvenendo. Parlano d’altro, colpevoli anche i mezzi d’informazione asserviti con la loro costante opera di condizionamento di massa.
E anche se nessuno sembra farci caso, vale la pena ricordare che occupiamo il 73° posto al mondo per libertà di informazione. I cittadini così continuano a impegnarsi in sterili discussioni, in preda ad una incomprensibile ostinazione ideologica, perdendo di vista i motivi all’origine del disastro di questo paese. Argomento sul quale ognuno dovrebbe invece riflettere e mettere al centro di ogni seria discussione.
È un dato di fatto, sia il governo che il parlamento, non hanno più alcun potere decisionale sui temi economici che investono direttamente la vita dei cittadini. Ogni normativa, in materia di lavoro, sanità, alimentazione, energia, stato sociale ed altro, è frutto di un’imposizione europea.
“Ce lo chiede l’Europa”. Grazie al totale assoggettamento alla finanza extranazionale, attraverso la “truffa” della moneta unica, ci hanno abilmente indebitati, con la complicità di nostri politici, capi di governo ed uomini delle istituzioni, i cui nomi son ben noti.
L’intera classe politica ha un ruolo di mero servilismo, agli ordini di privati cittadini (Commissione Europea), non eletti da nessuno e nominati negli incarichi dalle lobby della finanza speculativa e delle multinazionali. Questa è oggi l’Europa che governa decine di stati sovrani tra i quali l’Italia, stabilendo secondo le convenienze dei mercati, degli interessi delle banche d’affari e multinazionali, cosa è meglio per un paese piuttosto che per un altro ed i cui danni causati, sono incalcolabili.
È di questi giorni la vergognosa approvazione della norma per l’importazione senza dazi di 35.000 tonnellate di olio tunisino l’anno, di scarsa qualità, che si aggiunge alle notevoli quantità già immesse ogni anno sul mercato italiano. Un vero e proprio schiaffo per un altro prodotto di eccellenza made in Italy, l’ennesimo requiem per l’occupazione del settore. Così come era già stato disastrato quello degli agrumi siciliani, dopo l’imposizione all’Italia di importazione dai mercati nord africani. Norma che ha già causato la scomparsa di oltre trentamila ettari di agrumeti solo in Sicilia. Adesso toccherà alle nostre coltivazioni olivicole e agli ulivi secolari.
Ma “l’Europa” della finanza e delle multinazionali è inarrestabile. Persino gli spaghetti con le telline si salvarono per un puro caso dalle tavole degli italiani. Secondo gli scienziati europei non dovevano essere pescate vicino le spiagge, proprio dove invece si trovano normalmente. La scure, però, è ancora pronta per le vongole dell’Adriatico. Secondo le norme, ne verrebbe proibita la raccolta, stabilendo una misura minima di venticinque millimetri, quando la misura media di una vongola è invece di ventidue millimetri. Come dire, sognatevi anche le vongole.
Insomma una serie di bizzarre ed incomprensibili norme, assurde ma vere, come quella del calibro dei piselli, della curvatura dei cetrioli, lunghezza delle zucchine, il peso o forma delle patate e dei limoni. Per non parlare delle mozzarelle e del formaggio, prodotti che rappresentano l’eccellenza italiana nel mondo. Non tenendo in alcun conto che la caratteristica della nostra penisola, diversamente da altri paesi, sta proprio nelle specificità e nelle diversità agro alimentari, non standardizzabili.
Ma ciò che mi sconvolge di più, è che a favore di questi scellerati provvedimenti, come gli agrumi dal Marocco e l’olio tunisino, abbiano scandalosamente votato a favore persino degli italiani, come gli eurodeputati del PD, tanto per chiarire loro da che parte stanno, contribuendo a mettere in ginocchio la produzione italiana, con danni incalcolabili per i nostri prodotti e l’occupazione che ne deriva.
Se la capitale d’Italia è ormai Bruxelles, bisognerebbe chiedere agli italiani di prenderne finalmente coscienza e cominciare a mettere da parte le beghe rionali. E discutere invece dei veri problemi di questa malandata Italia, di chi ne ha già svenduto buona parte di sovranità e di chi ne sta completando l’opera, prima che sia davvero molto tardi.
Esattamente! Discutiamo dei problemi reali, proponiamo soluzioni,battiamoci per realizzarle, costi quel che costi!
RispondiEliminaLa tua è una domanda retorica? Continuiamo con il muro del pianto? Invece di pestare l'acqua nel mortaio, cosa proponi?
EliminaMi sembra che, quel costi quel che costi, sia una riposta....:L'uscita dall'euro" , vero sig salvatore....?
EliminaSono per la moneta unica e per l'unione europea. Per convinzione e non per tornaconto personale. Sono titolare di una pensione svizzera. Se l'Italia non fosse entrata nella moneta unica ovrei una super , super pensione. Con l' euro la mia pensione si è fermata più o meno al livello di 12 anni fa. Se l'Italia uscisse adesso dalla moneta unica potrei tornare a sperare in un a pensione molto più sostanziosa per via del cambio del franco svizzero con la nostra futura liretta.
RispondiEliminaBeato lei sig Michele che puo' pensare solo a se stesso, il paese muore e con lui tanti miserabili non arrivano alla fine delmese, e tanti giovani sono disperati e disoccupati, altro che Svizzera.....
EliminaSignor Luciano.
EliminaSe pensasse solo a me stesso direi subito fuori dall'euro. Io ci guadagnerei molto e subito.
Allora siamo gia' in due.....
EliminaUscire dall'euro sara' un disastro secolare, ma se non lo facciamo staremo sempre a lamentarci e staremo sempre peggio.....Due cose bisognerebbe fare da subito, licenziare tutti i politici, ma dico tutti all'istante, ivi compresi i comuni,le province e le regioni,sfiduciandoli. Dopodicche' una volta per tutte avere il coraggio di uscire dall'euro, pure sapendo che ci costera' caro. Avete il coraggio di farlo da subito, io sono pronto............................
RispondiEliminaL'introduzione della moneta unica, aveva un solo scopo del controllo e l'indebitamento di interi paesi verso la finanza speculativa. Forse molti hanno dimenticato che il nostro paese aveva una banca d'Italia che dipendeva direttamente dal Tesoro e controllava la moneta nazionale e pubblica, emessa in proprio a costo zero. Questo sistema sovrano, è stato smantellato da uomini corrotti e collusi, i cui nomi sono ben noti, per costringerci ad prendere in prestito ad interessi, una moneta privata. Interessi che hanno finito con il costituire quasi interamente il nostro debito pubblico. Banca privata, perchè la BCE che la emette non è una banca pubblica europea ma una banca privata, di proprietà di privati cittadini che prestano denaro a stati sovrani, stampato dal nulla e basato solo sulla fiducia del cambio, senza alcuna garanzia di riserve in oro. E quale poteva essere l'interesse dei proprietari di una banca se non possedere, attraverso l'indebitamento, il governo di interi paesi e sui loro cittadini? Se non comprendiamo questo, e che grazie a personaggi che ancora impunemente si presentano sulla scena politica, è stata perpetrata nei nostri confronti la truffa più grande di tutti i tempi, continueremo a farci impoverire e renderci loro schiavi, senza alcun rimedio. Mentre continueremo a discutere di bazzecole di Grillo e Casaleggio, Salvini etc...
RispondiEliminaL'erba del vicino è sempre più verde.
RispondiEliminaLa crisi è scoppiata nel 2007 proprio in Inghilterra con l’assalto agli sportelli della Northern Rock poi nazionalizzata dal governo laburista.
È stata durissima fino al 2011 quando da noi si parlava di crisi finanziaria e non di crisi economica e si parlava di ristoranti pieni...
Poi dal 2013 è iniziata la ripresa perché il Regno Unito ha un sistena economico molto più competitivo e duro del nostro ed è caratterizzato da un terziario avanzato.
L'euro non è affatto una truffa, da nessun punto di vista.
L'unità monetaria ha consentito di abbattere gli interessi sul debito pubblico, abbattere il costo del denaro, azzerare l'inflazione.
Per un Paese come il nostro, caratterizzato da debito pubblico enorme, una autentica manna.
Non abbiamo saputo approfittarne per varare riforme strutturali e il debito è rimasto alto perché ci siamo crogiolati con il basso costo del denaro.
Lo stesso discorso vale per l'agricoltura italiana che ha ricevuto tantissimo dalla UE in termini di sussidi; sapete cosa sono i PAC?
Gli agrumi è da oltre tre decenni che si lasciano spesso marcire sulle piante perché costa troppo raccoglierli e gli ulivi spesso sono stati solo contati... perché ogni pianta produceva contributi.
Invece di fare efficienza e garantire controlli abbiamo lasciato crescere spesso un sistema parassitario e truffaldino che ha danneggiato i tanti produttori onesti e innovativi.
Vogliamo parlare dello sfruttamento della manodopera in agricoltura?
Nuova forma di schiavismo dalla Sicilia alla pianura padana.
Vogliamo parlare di quote latte?
Per decenni è stata sovvenzionata la produzione di tabacco, rilevante in alcune zone d'Italia; è stato fatto qualcosa per promuovere la conversione di quelle colture?
Nulla, salvo poi piangere quando sono cessati i contributi che si sapeva sarebbero cessati.
D'altra parteo stesso avvenne quando la Cina fu ammessa nel WTO... peccato che fosse un appuntamento pianificato con un decennio di anticipo.
Poi qualcuno mi spieghi cosa significa aiutare a casa loro... se impediamo la circolazione dei loro prodotti per favorire i nostri che stanno in piedi perché sovvenzionati e spesso basati sullo sfruttamento del lavoro.
Le carni, il latte stanno sul mercato grazie agli aiuti europei...
Come lo zucchero... sapete come funziona il mercato dello zucchero?
Il problema non è l'euro e nemmeno la Commissione europea... magari i nostri ministri fossero scelti con la stessa severità dei Commissari.
Il problema è che noi non abbiamo fatto le riforme che avremmo dovuto fare e in più si è interrotto il processo federativo perché la nascita dei nuovi nazionalismi e movimenti antieuropei ha frenato i governi europei.
Il problema è dunque un deficit politico; la mancanza di un ceto politico lungimirante che realizzi gli Stati Uniti d'Europa.
Se uscissimo dall'euro si verificherebbe in modo amplificato quanto avvenne con l'uscita dallo SME.
RispondiEliminaLa svalutazione monetaria del 1992 e le politiche finanziarie che seguirono provocarono una crescita del debito pubblico del 20% circa nel solo periodo 93-95: da 105% del 1992 si passò al 121% nel 1995 e nel 1990 eravamo ancora al 95% sul PIL. Si tratta in realtà del rafforzamento di un trend che viene da lontano: nel 1980 il debito pubblico era attestato intorno al 60% del PIL.
Cosa ha prodotto in un arco di tempo limitato una crescita del debito pubblico che non ha confronti con il resto d’Europa?
Le cause vanno ricercate in un complesso di fattori: gli interessi sul debito, la mancanza di crescita economica, l’inefficienza della macchina burocratica statale, la corruzione.
Tra il 1984 e il 1992 la spesa per interessi crebbe dall’8% all’11% del PIL (nello stesso periodo i Paesi dell’eurozona passavano dal 3,5% al 4,4%).
Nel 1993 la nostra spesa in interessi sul debito pubblico schizza al 13% del PIL mentre l’eurozona si mantiene al 4,4%.
Se avessimo immesso moneta anziché titoli di Stato, avremmo provocato l’esplosione dell’inflazione e innescato il circolo vizioso inflazione-aumento dei costi-inflazione.
Nel 1980 l’inflazione viaggia intorno al 20%.
Nel 1981 avviene il divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro.
Debito pubblico al posto di inflazione; questo avrebbe dovuto favorire una riduzione dei salari e una crescita degli investimenti e della produttività.
Si verificò solo la riduzione dei salari…
In sostanza l’Italia è caratterizzata da bassi salari e bassa produttività.
L’Euro, garantendo stabilità monetaria, bassa inflazione, basso costo del denaro e riduzione degli interessi sul debito pubblico, è stato una formidabile occasione per l’Italia per promuovere le riforme strutturali a partire dalla riforma dello Stato, che con la sua elefantiaca macchina inefficiente è tra le prime cause della scarsa produttività e crescita italiana.
L’Euro ha molti difetti tutti dipendenti dalla incapacità e inconcludenza dei governi Italiani ed europei, tutti, nessuno escluso. Però alcuni governi nazionali hanno saputo cogliere le opportunità offerte dalla moneta unica, altri come quelli italiani non hanno saputo gestire nemmeno il passaggio dalla Lira all’Euro.
Chi condanna la burocrazia europea e l’Euro dimentica che non si tratta di calamità naturali, ma di risultati determinati dall’azione e dalle scelte dei governi europei, compresi quelli italiani che hanno negato l’esistenza stessa della crisi sino a fine 2011: i ristoranti sono tutti pieni e la colpa è del cambio lira-euro, affermava l’ineffabile presidente del consiglio Silvio Berlusconi .
L’uscita dall’Euro non è una soluzione: l’indebitamento, la disoccupazione, l’inefficienza statale, la corruzione endemica e il clientelismo… non sono prodotti dell’Europa o dell’Euro, ma della nostra Storia e della dabbenaggine di tutta la classe dirigente italiana, con in testa i partiti politici e le associazioni sindacali.
L’uscita dall’Euro comporterebbe solo problemi che nella situazione debole in cui siamo non potremmo gestire.
Aumento delle rate per mutui e finanziamenti.
Aumento della inflazione.
Aumento degli interessi sul debito pubblico.
Corsa agli sportelli bancari per ritirare il denaro.
Crollo degli investimenti esteri e nazionali: nella fase di incertezza e transizione chi si avventurerebbe a investire capitali in Italia?
Esportazione di capitali: l’uscita dall’euro darebbe un notevole vantaggio a chi legittimamente o no detiene capitali all’estero.
Il vantaggio che avremmo sulle esportazioni sarebbe assorbito dal maggior costo dei salari e delle materie prime che dovremmo continuare a importare.
Indefinito attacco dei mercati finanziari nella fase di uscita dall’Euro.
La soluzione del problema è rilanciare il processo di unificazione per giungere al più presto alla federazione degli Stati Uniti d’Europa.
Condivido l'analisi di Sergio Bagnasco.
EliminaSe la situazione italiana è quella che è non possiamo dare la colpa all'Europa ma ad una società che ha perso ormai tutti i valori anche quelli di una politica onesta..leggete le notizie sugli sprechi di denaro pubblico ..
RispondiElimina...si ma il "ce lo chiede l'europa" è sempre modificato a piacimento.... come il decreto che prevede il sequestro della casa dopo sette rate non pagate... il testo europeo non lo prevede affatto.
RispondiEliminaGiovanni, il tuo ragionamento è perfetto, ma aveva una sua Valenza 20 anni fa. Oggi uscire dall'euro è un suicidio.
RispondiEliminaQuesti sono falsi problemi ad uso e consumo di beceri economisti di casa nostra, asserviti, mentre fior di premi nobel per l'economia sostengono l'esatto contrario. LA verità come ho già scritto sopra è che l'euro è una moneta criminale, il cavallo di troia che ha consentito a privati cittadini proprietari di banche speculative di prendere possesso di interi governi nazionali, attraverso l'indebitamento programmato e grazie a politici di casa nostra collusi . Dunque, liberarsi come stato sovrano dalle catene di speculatori privati sarebbe un suicidio? Per me è un obbligo per ogni popolo libero. Anche ricorrendo all'annullamento del cosiddetto "debito detestabile" già più volte applicato per altri stati. sostenere che uscire dall'euro sia un suicidio è come dire ad uno che sta affogando, di continuare a nuotare anzichè uscire dall'acqua.
RispondiEliminaQuali sarebbero i falsi problemi?
RispondiEliminaQuali sarebbero i problemi che abbiamo e che prima non avevamo?
Quanto all'euro... non diciamo sciocchezze.
L'euro è stato voluto dal ceto politico italiano nel corso di decenni per dare stabilità monetaria a un mercato unico europeo.
Lo immaginava già Einaudi.
Ormai non era più sostenibile un mercato unico in cui le merci europpe circolavano liberamente ma le aziende produttrici si facevano concorrenza sleale con l'ausilio degli aiuti di Stato e la svalutazione monetaria.
La finalità era creare un mercato unico in cui le aziende europee, grazie anche alla stabilità monetaria e al basso costo del denaro, potessero competere sui mercati internazionali.
Tutti i nostri problemi sono preesistenti all'euro.
Con troppa faciloneria si dimentica che l’Unione Europea è il risultato di accordi tra Stati.
RispondiEliminaCon una maggioranza schiacciante il popolo italiano diede poteri costituenti al parlamento europeo.
Altri accordi portano all’adesione alla moneta unica europea, l’euro, di cui parlava già Luigi Einaudi ed era chiara la ragione per cui ne parlava: evitare che la crescita si comprasse stampando moneta e facendo indiscriminato ricorso alla spesa pubblica.
Il perverso circuito spesa pubblica, inflazione che nel giro di pochi anni ci portò ben prima dell'euro al raddoppio del nostro debito.
La nostra crescita è stata tutta a debito e oggi paghiamo gli interessi e li faremo pagare alle future generazioni.
Abbiamo fatto tutto da solo.
Scusami, ma dire che l'euro sua stato voluto dalla politica italiana è davvero una sciocchezza, semmai alcuni politici ne sono stati gli esecutori materiali, come ad esempio Ciampi, Andreatta, Prodi etc... Chi dice che non era più sostenibile la svalutazione economica? I peseudo economisti di casa nostra? Andassero a prendere lezioni di economia da premi Nobel come Grugman che li smentisce in pieno. Lo SME era una cosa, la moneta unica un'altra. Così come fu concepita, di proprietà di privati cittadini che prestano euro ad interessi ad uno stato sovrano, fu una invenzione della finanza speculativa delle banche d'affari, con il quale hanno assoggettato interi paesi fino a possederne i governi e la sovranità dei cittadini. Proprio un affare!
RispondiEliminaL'euro è stato voluto dal ceto politico italiano e non solo. Ovviamente anche da quello degli altri paesi, su tutti la Francia e la Germania ma anche Paesi più deboli come Spagna e Portogallo che videro in esso uno strumento per consolidare le proprie posizioni sul mercato europeo. È stato un processo politico molto lungo. Ripeto ne parlava già Einaudi.
EliminaLe considerazioni che esprimi non hanno alcun fondamento tecnico e giuridico: proprietà di privati cittadini? Ma cosa dici!
Lo SME era un preludio alla moneta unica. Fissava una banda di oscillazione delle valute per limitarne appunto la variabilità e dare una certa stabilità che si rivelò insufficiente. Era un preludio alla moneta unica, infatti fu introdotto l'ECU con cui avvennero scambi, investimenti e operazioni finanziarie compresi i classici mutui prima casa.
Non ho scritto che non fosse sostenibile la svalutazione monetaria, magari più attenzione nel tuo furore ti aiuterebbe.
Ho scritto che non era sostenibile un mercato unico di libera circolazione delle merci con una competizione sleale tra le aziende produttrici grazie agli aiuti di Stato e la svalutazione monetaria.
Il concetto è profondamente diverso. Ma evidentemente la memoria è corta e dimentichi le guerre commerciali che accompagnano tutti gli anni 70 e 80.
L'IVA di lusso sulle auto oltre i 2000cc, il superbollo sui diesel, la guerra del vino...
La libera circolazione delle merci offre a tutte le imprese europee di competere alla pari, ma la competizione diventa truccata se una azienda riceve aiuti pubblici, gode di provvedimenti protezionistici, o con la svalutazione monetaria acquisisce competitività.
E questa competitività in cosa si è tradotta?
In una esplosione del debito pubblico; basta rileggere i dati che ho riportato.
Sono questi meccanismi che ci hanno rubato il futuro e non l'euro che è stata una grande opportunità grazie alla stabilità monetaria che ha abbattuto il costo del denaro e l'inflazione.
Col nostro debito e l'esigenza di emettere titoli per finanziarci e pagare quelli in scadenza era inevitabile la continua crescita dei tassi di interesse che invece con l'euro sono crollati.
Rivedi le cifre che ho riportato sulla incidenza degli interessi: nel 1993 gli interessi sul debito assorbono il 13% del nostro PIL (una quota tripla rispetto alla media europea).
Parlare di economia richiede non perdere mai di vista i processi storici dei fenomeni economici e le cifre.
Questa non è l'Europa auspicata dai padri fondatori. L'Europa nasce sotto la spinta della necessità di consolidare la pace e unire i popoli con la cooperazione. Segue un periodo di crescita economica e di allargamento che ci porta al grande evento della caduta del muro. L'Europa senza frontiere si espande e ci fa approdare alla moneta unica. Prima della moneta unica doveva nascere la federazione degli stati europei con organismi di autogoverno ed un parlamento rappresentante della sovranità di tutti i cittadini. Niente di tutto questo, l'Europa è comandata dalla finanza. La moneta unica che avrebbe dovuto consolidare l'unione ha generato ingiustizie a causa dei diversi valori di cambio con le vecchie monete nazionali. Manca una politica sociale e, la profonda crisi genera povertà. La cooperazione iniziale sta subendo un processo involutivo che vede innalzare muri, chiudere le frontiere e negare la solidarietà. Nell'attuale sistema europeo, il concetto di cooperazione è stato sostituito dagli egoismi degli stati membri, quelli più forti e con governi autorevoli difendono i propri interessi e, quelli più deboli accettano qualsiasi imposizione. Partendo dai valori unificanti bisogna rivedere il concetto di Europa che deve rinascere con la costituzione degli Stati Uniti d'Europa la cui centralità politica dovrebbe rappresentare i bisogni bei popoli. Intanto il Governo italiano deve smetterla di far finta di alzare la voce e passare all'azione iniziando a tutelare i prodotti nostrani che oltre a creare lavoro e ricchezza sono eccellenti. Avere l'autorevolezza di dire "NO" a certe richieste dell'Europa vuol dire affermare che la capitale dell'Italia non è Bruxelles ma Roma. Questo mio pensiero mi porta a condividere l'analisi dell'articolo di Giovanni Caianiello.
RispondiEliminaLorenzo, concordo che è avvenuta una deviazione dal progetto iniziale di Unione europea ed è stata errata la valutazione che l'unione monetaria avrebbe rappresentato una accelerazione del processo politico.
EliminaQuesto però non significa che il progetto fosse sbagliato e nemmeno che le responsabilità siano dell'euro.
Anche perché è tecnicamente sbagliata la tua affermazione sui "diversi valori di cambio con le vecchie monete nazionali".
Il valore dell’Euro fu definito sulla base dei valori di mercato al 31 dicembre 1998 delle valute da convertire dei primi 11 Paesi aderenti alla valuta unica.
I valori di conversione tra Lira e Marco furono i seguenti
1 euro = 1936,27 lire italiane
1 euro = 1,95583 marco tedesco
1 marco = 990 lire
Si dice che fu una conversione svantaggiosa per l’Italia, ma se analizziamo l’andamento del cambio lira\marco dei due anni precedenti (1 gen 1997 – 31 dic 1998) verifichiamo che il valore medio di cambio era 985 lire, il valore massimo di periodo è stato 998 lire (marzo 1997), il valore minimo è stato 973 lire (luglio 1997).
La media del 1998 è stata di 987 lire.
Il cambio a 990 lire è stato quindi corretto e persino vantaggioso per l’Italia poiché avveniva sui valori massimi di periodo.
Stesso discorso se si ripete il confronto con le altre valute.
Il problema che tutti avvertiamo è dovuto a un processo politico che ha subito una brusca frenata per tante ragioni: il precipitoso allargamento ad altri paesi, il prevalere di interessi nazionali, la nascita di movimenti nazionalisti, le resistenze corporative...
Pensiamo per esempio al tema della difesa europea.
L'opposizione della Francia che vuole mantenere il proprio esclusivo controllo sull'arsenale nucleare ha rappresentato un blocco su questo fronte.
In politica estera è stata l'Italia a frenare per l'interesse delle miopi consorterie politiche e l'uso strumentale del corpo diplomatico, degli uffici di rappresentanza, degli istituti italiani all'estero per sistemare politici trombati...
Sul fronte delle politiche sociali e fiscali siamo stati ancora noi a frenare per gestire in modo elettorale il sistema previdenziale e il welfare.
Il problema è tutto politico.
L'incapacità di portare avanti con determinazione e lungimiranza il processo federativo.
Adesso siamo in mezzo a un guado e va deciso se smantellare tutto o riprendere il cammino.
Personalmente ritengo che l'Italia abbia tanto da guadagnare in una dimensione europea, anche per superare i nostri atavici problemi.
Non ci rendiamo conto che in questi ultimi due decenni l'Italia è cambiata profondamente.
Due decenni fa eravamo l'ultima economia sovietica del vecchio continente con il 50% del PIL controllato dallo Stato e una bella fetta del restante 50% assistita dallo Stato.
Sono affascinato del duello col fioretto tra Giovanni Caianiello e Sergio Bagnasco. Leggo volienteri i loro commenti anche se molto lunghi. Tutte e due preparatissimi e documentati. Solo che ognuno dei due vuole dare la stoccata finale e così e il duello non finisce mai.
RispondiEliminaMi spiace, Michele, che per te si tratti di un duello.
EliminaHo letto affermazioni prive di riferimenti storici, economici e giuridici. Affermazioni che si limitano a registrare un diffuso malessere, amplificandolo senza indagare le cause.
Ho portato dati precisi e riferimenti storici: nessuno è stato smentito; non è stata fornita alcuna risposta alle domande poste, mentre avendo risposto al perché sarebbe un suicidio uscire dall’euro… la risposta è stata “Questi sono falsi problemi ad uso e consumo di beceri economisti”… interessante e costruttivo modo di confrontarsi liquidare un ragionamento articolato che parte da un dato storico che ci fornisce la misura di cosa potrebbe succedere uscendo dall’euro: l’uscita dallo SME nel 1992.
Che significa affermare che la valuta unica è una proprietà privata e che la BCE sarebbe una banca privata? E le Banche Centrali nazionali cosa sono?
Che significa essere schiavi della finanza speculativa?
Siamo alla disconoscenza del processo che ha portato al ruolo imponente della finanza sull’economia. Inevitabile se paesi come l’Italia ricorrono costantemente ai mercati per finanziarsi e pagare i titoli in scadenza con nuove emissioni.
Questo è avvenuto prima dell’Euro.
L’Italia è passata dal 1980 al 1995 a un debito pubblico sul PIL dal 60% al 121%.
Nel 1993 il 13% del nostro PIL era assorbito dai soli interessi sul debito. Di cosa stiamo parlando?
Quale sarebbe il quadro magnifico che ci troveremmo uscendo dall’euro?
Ho provato a delinearlo e la risposta? Il solito falsi problemi, tecnicismi. Questa faciloneria è improduttiva e non aiuta minimamente la comprensione dei problemi.
Fare affermazioni simili significa non conoscere cosa sia la BCE. Significa ignorare una storia che è iniziata nel 1972 con la istituzione del Serpente monetario europeo dopo la grande crisi apertasi nel 1971 con la fine della convertibilità del dollaro in oro; quel passaggio segnò la fine del sistema nato con gli accordi di Bretton Woods (1944).
Ricondurre tutto a Prodi e pochi altri che portarono a compimento un progetto venuto da lontano significa ignorare la storia europea e fare solo un mucchio di chiacchiere.
Le idee non sono file di parole; le idee richiedono analisi e indagini sulla realtà.
Si può giungere a conclusioni differenti, ma per confrontarsi occorre delineare qualcosa su cui tutti possono riconoscersi, occorre una base di discussione.
Se si vuole discutere di Europa, Euro e istituzioni europee ignorando i dati di partenza e il contesto da cui è nato ciò che si pretende di criticare, allora si fanno chiacchiere da bar sport.
I problemi esistono e l’ho più volte sottolineato affermando che non si può stare fermi in mezzo al guado: o si torna tutti insieme alle valute nazionali e si smantella tutto o si procede con il processo di unificazione europea dando nuovo slancio al progetto politico che si è arenato.
Più concretezza di così.
Caro Michele, nessun duello, ci mancherebbe. Quì si tratta di esporre i i fatti a fronte di una disinformazione cronica. Se è un dato di fatto che la Banca d’Italia detiene il 12,5297% delle quote di BCE, pari ad euro: 721.792.464,09 , come in percentuale anche altre le banche centrali di altri paesi fino al 70% del suo totale, è anche un dato di fatto, che la BCE è ufficialmente di proprietà delle Banche Centrali degli Stati che ne fanno parte, fatta eccezione per l'Inghilterra che ne detiene il 16% , pur avendo conservato la sterlina, diretta concorrente dell'euro. Per la serie , me la canto e me la suono e decide per gli altri e dato che le Banche Centrali nazionali sono tutte controllate da società private, la stessa BCE è di conseguenza una società privata. Per esempio, la Banca d’Italia è controllata da capitali privati di Unicredit, Intesa, Assicurazioni Generali etc.. per il 95% . Se poi andiamo anche a verificare chi detiene le azioni di quest'ultime..... Conclusione: La BCE ? Più privata di così!
EliminaMi piace molto l'autore Giovanni Caianiello. Mi piace per la sua grande onestà intellettuale, per l'educazione che sempre accompagna i suoi commenti e per la scorrevolezza dei suoi scritti comprensibili a tutti. Per fortuna esiste ancora gente così! che non si limita a guardare il telegiornale di turno o a dar man forte alle voci di corridoio spesso subdole e prive di consistenza...chiacchiere. C'è chi ci tiene ancora al futuro e non smette di essere "curioso" e andare a fondo nelle cose. Quindi Grazie Giovanni! è sempre istruttivo e un piacere leggerti.
RispondiEliminaSono chiari i concetti espressi nell'articolo di Caianello e simpatica la solita diatriba con Bagnasco. Sergio finisce però formulando un pensiero che certamente andrà bene sia a Giovanni che a tutti noi. O ci stacchiamo tutti dall'euro o repentinamente pensiamo a costruire un'Europa politica: una Federazione di Stati che abbia un solo Parlamento, un solo Governo, un solo Esercito, una Lingua(tiriamo fuori l'esperanto), una Moneta. Se andiamo avanti così l'egoismo corrodera' l'ultimo anelito di Pace ed Unione.
RispondiEliminaSono chiari i concetti espressi nell'articolo di Caianello e simpatica la solita diatriba con Bagnasco. Sergio finisce però formulando un pensiero che certamente andrà bene sia a Giovanni che a tutti noi. O ci stacchiamo tutti dall'euro o repentinamente pensiamo a costruire un'Europa politica: una Federazione di Stati che abbia un solo Parlamento, un solo Governo, un solo Esercito, una Lingua(tiriamo fuori l'esperanto), una Moneta. Se andiamo avanti così l'egoismo corrodera' l'ultimo anelito di Pace ed Unione.
RispondiEliminaSì, Nino, ho ribadito anche in questa discussione quel che sostengo da tempo: o si riprende con coraggio il progetto politico federativo per arrivare agli Stati Uniti d'Europa o si smantella tutto e si torna alle valute nazionali.
RispondiEliminaNon ha senso stare fermi in mezzo al guado, ma non ha nemmeno senso pensare che sia una soluzione l'uscita della sola Italia dall'euro, mantenendo in vita la moneta unica. E non ha senso pensare all'Europa e guardare solo alla moneta senza porsi la domanda che ne facciamo del mercato comune europeo se torniamo alle valute nazionali?
Non porsi questa domanda significa non conoscere la storia economica e politica del nostro paese e dell'Europa intera perché l'esigenza di dare stabilità monetaria all'interno del mercato comune europeo è sempre esistita e dopo la crisi del 1971 e la fine della convertibilità dollaro/oro nel 1972 la risposta fu l'istituzione del Serpente monetario europeo a cui seguì nel 1979 il Sistema Monetario Europeo (SME) che durò fino al 1998 lasciando il posto all'Unione economica e monetaria.
Come affrontiamo l'esigenza di stabilità monetaria all'interno del mercato comune europeo? O aboliamo anche questo?
Stabilità basata su cosa? Su una moneta emessa da privati cittadini e prestata ad interessi a stati sovrani con il solo scopo di indebitarli? E' questo che dobbiamo stabilizzare? Una truffa tanto incredibile che nessuno sembra voglia vederla.
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