di Gisa Siniscalchi - I giovani quindicenni scolarizzati sono infelici.
Il rapporto dell'OCSE PISA, dell’aprile 2015, il Programma triennale per la valutazione internazionale dell'allievo, ha evidenziato oltre a carenze in matematica, scienze e lettura, una sorta di infelicità dei giovani nei confronti del modo di fare insegnamento in Italia. Più trascurati e meno soddisfatti dei coetanei di altri paesi, meno motivati e meno incentivati.
Le riforme scolastiche dell'ultimo decennio hanno portato un qualche miglioramento, minimo, ma per contro hanno determinato una discesa verso il nozionismo. Poca attenzione alla persona, all'educazione in senso lato, alla formazione di menti pensanti, capaci di critica e autocritica.
È voluto tutto questo? Si vuole un paese di giovani ignoranti e incapaci di pensiero libero? Il pensiero libero spaventa chi o cosa?
C’è ormai una scuola di serie A e una scuola di serie B. Chi ha possibilità economiche ha ampie possibilità di scelta, e si penalizza, invece, la famiglia con più di un figlio che ha già difficoltà a sostenere i costi della scuola pubblica. È un assurdo ideologico e anche ingiustizia sociale, in un paese civile e democratico non è accettabile.
Parliamo dell'ultima riforma, la Buona Scuola, che nelle intenzioni può avere un suo perché, ma che di fatto poggia su basi fragilissime.
Da "labuonascuola.gov.it: 'La Buona Scuola' è frutto di un lavoro di ascolto, audizioni in Parlamento e incontri con sindacati, studenti e genitori. Prevede un finanziamento aggiuntivo di 3 miliardi a regime e un piano straordinario di assunzioni. Dal 2016 si assume solo per concorso. Il provvedimento mette al centro l’autonomia scolastica. Si danno strumenti finanziari e operativi ai dirigenti scolastici e docenti per poterla realizzare, più fondi e più risorse umane. Agli studenti viene garantita un'offerta formativa più ricca, Musica, Arte, ma anche più lingue, competenze digitali, Economia.
Ci sono risorse specifiche per la formazione e l’aggiornamento dei docenti e investimenti sull'edilizia scolastica, con fondi per interventi di manutenzione, e per la costruzione di strutture innovative.
Facciamo qualche passo indietro: questo governo aveva scommesso sul consenso che avrebbe sostenuto la Buona Scuola attraverso le consultazioni. Che però, come le audizioni sono state un mezzo disastro, scettici i Collegi Docenti, nessuno dei quali ha votato una mozione a favore della riforma. Le consultazioni sono state di fatto, un’azione di marketing per vendere un prodotto su cui i consultati potevano esprimere pareri solo su aspetti marginali.
La carenza di personale Ata, continuano e i tagli riguardano proprio loro, in tre anni meno 2000 unità, con la media di 2 bidelli per plesso, non so che sicurezza e manutenzione si potrà prevedere.
Certo le assunzioni di 100.000 docenti precari, dovevano essere 148000, sono un fatto importante ma deve essere supportato da un percorso di aggiornamento intensivo. Quanti di questi docenti, aspettando un incarico hanno fatto altro, quanti di loro si sono tenuti in allenamento, e quanti sono realmente capaci di insegnare e soprattutto educare?
Non voglio fare la disfattista ad ogni costo, ma la scuola, gli studenti hanno bisogno di persone motivate, oltre che competenti. E non vorrei che questa sia stata più un'operazione di carattere elettorale. È necessario un piano di efficienza per valutare le capacità personali con controlli effettuati da personale esterno, senza legami col controllato, con determinazione e senza guardare in faccia nessuno. Se non idoneo deve essere accompagnato all'uscita, senza scappatoie che esistono, eccome se esistono... le tutele sono sacre ma entro certi limiti.
Da informazioni di lavoratori della scuola, in questo caso media superiore, viene fuori l'immagine di un sistema scolastico da incubo, con problematiche gravi, insegnanti non capaci, o indifferenti, studenti che non vengono stimolati e aiutati a imparare. Per non parlare di strutture in stato pietoso, e bidelli allo stremo, per l'endemica mancanza di personale. Saranno anche casi limite, da risanare senza dubbio, ma con quali mezzi?
Investire sull'istruzione vuol dire investire sul futuro. Non è il caso del nostro paese, fanalino di coda con appena l'8,6%, contro una media OCSE del 12,9%, di investimenti per l’istruzione rispetto al totale. La Nuova Zelanda, l'Indonesia, e il Messico investono oltre il 20% e altri come il Brasile, la Korea, la Svizzera, l'Islanda e la Danimarca sopra il 15%. Sotto il 10% solo il Giappone e l'Ungheria, l'Italia è a fine classifica. La dimostrazione che l'istruzione non è affatto una priorità, al contrario delle dichiarazioni pubbliche di politici e governo.
Per uscire da questo pantano e avviare un serio processo di ammodernamento del nostro sistema scolastico, ci vogliono consistenti aumenti degli investimenti, risolutezza e onestà. Prerogative difficili da individuare in un governo e in un parlamento che nel momento in cui si è provato a ridimensionare i loro privilegi sono stati in prima linea nel dire di no.
Gisa Siniscalchi
Fusignano (RA)
19 Febbraio 2016
Il problema della scuola a due qualità è soltanto una parte d'una modifica generale della nostra società versoun blocco classista ed antisociale, con nazioni di "alto livello" a nord e di "lavoratori a basso costo" a sud, scuole private ad alto costo per i privilegiati e scuole decadenti e demotivanti per la plebe del sud... ma, non a nord.
RispondiEliminaVedo una chiara divisione tra Nord e Sud, ma anche una accentuata suddivisione classista (neocassica ) a sud.
In oltre ,mi pare, che i ragazzi vengonoriempiti ,con gran lavoro e peso,con sapere non elaborato , ma solo imagazinato e che vada persa la maturazione della persona infavore d'un pesantissimo,ed inutile nozionismo.
Cara Gisa, sei sempre attenta ai problemi della scuola e della crescita culturale del nostro Paese. Non c’è settore della pubblica amministrazione più in fibrillazione del comparto scuola. Non c’è governo che si insedia, che non metta mano ad una nuova riforma. Ogni governo una riforma. La verità è che il problema dell’istruzione e la stessa istituzione scolastica vengono considerati come strumenti per drenare voti, da una parte o dall’altra a seconda dell’orientamento politico di turno. Gli edifici scolastici, soprattutto nel mezzogiorno d’Italia cadono a pezzi, l’edilizia scolastica richiede continue manutenzioni e gli alunni sono costretti a stare in classe con i cappotti perché mancano i riscaldamenti. Nessuno investe sulla cultura perché i risultati di questo investimento sono a lunga scadenza; una politica che guarda sempre al quotidiano e mai alla costruzione del proprio futuro non ha convenienza ad attendere tempi lunghi. Molto meglio regalare 80 euro un mese prima di affrontare le elezioni europee.
RispondiEliminaLa nostra scuola è disorganizzata e dispersiva; inutilmente costosa e inefficiente, scollegata dal mondo del lavoro e dalla vita.
RispondiEliminaSegnata da una frustrante coazione a ripetere.
Un altissimo rapporto tra docenti e discenti, 1 docente per circa 10 alunni, il più alto d’Europa, che è ben lontano dal garantire attenzione ai bisogni di formazione e istruzione.
Un sistema scolastico che si dimostra inadeguato nel ruolo di formare il futuro cittadino e prepararne l’inserimento nel mondo degli adulti.
Con un obbligo scolastico fino a 16 anni non finalizzato a un obiettivo concreto, se non ad alimentare disagio nelle famiglie e nei giovani, perpetuando la deleteria confusione tra obbligo di istruzione e obbligo formativo.
Il punto debole della nostra scuola dell’obbligo è il primo ciclo della scuola secondaria, quella che una volta si chiamava scuola media, organizzata ancora come previsto negli anni 60-70 del secolo scorso, con minimi cambiamenti riguardanti i piani didattici. Intanto, l’obbligo scolastico è stato portato a dieci anni di scuola, fino a 16 anni di età. Mentre rimane sulla carta il disatteso obbligo formativo finalizzato a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno d’età.
E la dispersione scolastica presenta numeri da record.
Secondo i dati EUROSTAT (2013), il 17% dei giovani italiani di età compresa fra i 18 e i 24 anni sono fermi al diploma della scuola media, primo ciclo della scuola secondaria. Oltre 720mila giovani con uno scarso livello di istruzione che rappresentano una forza lavoro poco qualificata. Il confronto con gli altri partner europei ci colloca in fondo alla classifica, prima soltanto di Turchia, Spagna, Malta, Islanda, Portogallo e Romania. Un problema che nel breve e lungo periodo inciderà pesantemente sui livelli occupazionali.
Urge riformare la scuola secondaria portando a 5 anni il primo ciclo, mentre il secondo ciclo di 3 anni va trasformato in un percorso scolastico specialistico con un indirizzo specifico.
Si eviterebbe l’enorme dispersione di tempo che oggi c’è tra il primo ciclo e il secondo della scuola secondaria.
Si darebbe una finalità formativa al maggior obbligo scolastico che adesso nei fatti si risolve nel nulla.
Potrebbero essere introdotte le materie necessarie per preparare il giovane all’inserimento nel mondo degli adulti e per far emergere capacità e attitudini, spostando alla fine dei 5 anni del primo ciclo la scelta del percorso specialistico.
È l’inadeguatezza del primo ciclo della secondaria e il mancato raccordo con il secondo ciclo che rende la scuola insopportabilmente noiosa, dispersiva, oltre a contribuire al fallimento formativo di tutto il sistema scolastico.
Dalla scuola dell’obbligo escono giovani che non sanno cimentarsi con il linguaggio della burocrazia, non sono in grado di esercitare i propri diritti e anche rispetto ai doveri sono alquanto ineducati. In breve, sono totalmente impreparati rispetto alle pratiche della vita e al ruolo di cittadino.
La scuola crea infelicità, demotivazione, disinteresse per la vita e la cultura.
Il tema della riforma complessiva della scuola secondaria, con la necessaria riforma del primo ciclo portandolo a 5 anni, fu incomprensibilmente accantonato dalla Commissione Brocca nel 1988 e da allora ogni intervento è stato sui modelli didattici, l’organizzazione, il ruolo dei docenti… dimenticandosi totalmente dei discenti e soprattutto dimenticandosi di dare efficienza alla scuola, tenendo conto della evoluzione della società, del necessario compito formativo che la scuola non adempie minimamente, delle necessità del mondo del lavoro.
Alla buona scuola, preferirei la bella scuola, agile, produttiva, efficiente e dinamica.
Secondo L'Economist Intelligence Unit, su 50 Paesi l'Italia è al 24° posto! Un esito questo che rispecchia la precaria situazione delle nostre scuole e che si allinea con quel quadro di problematiche che le numerose proteste degli ultimi mesi hanno evidenziato. Si sino considerate le capacità cognitive dei ragazzi e le loro conoscenze raggiunte a studi terminati, rapportando il tutto anche con il loro grado di integrazione cnel mondo del lavoro. É un peccato trovare la nostra Nazione al 24° posto con soli 0,14 punti ben lontani dalle capolista Finlandia e Corea del Sud e i loro rispettivi punteggi di 1,26 e 1,23. La scuola italiana è stata sbriciolata da continui tagli e riforme sconclusionate, sebbene sia uno dei pochi settori che davvero possono salvare uno Stato dalla crisi. Bellissimo articolo di Gisa che dovrebbe far riflettere tutti quanti! e non solo i genitori.
RispondiEliminaGisa Siniscalchi affronta sempre dei temi fondamentali per il buon vivere civile.
RispondiEliminaInfatti, secondo il mio punto di vista, un Popolo istruito, culturlmente peparato, vive meglio di un Popolo che non possiede queste qualità.
In linea generale penso che sia così, poi ci sono altri fattori che rendono la vita più o meno difficile, ma questo è un'altro problem che va affrontato in altra occasione.
Condivido l'articolo di Gisa Siniscalchi, ma vorrei spezzare una lancia nei confronti di tutti quegli insegnanti che dovrebbero essere valutati quali maestri di vita e di cultura.
Io ne conosco di questi insegnanti. Sono quelli che fanno sacrifici enormi per tenersi, ma aggiornati. Ma sopratutto che insegnano "stando al di sopra delle parti". In poche parole insegnano la storia così come realmente è accaduta, e così fanno per tutte le altre materie. Oltretutto lo fanno con una passione inusitata, il che significa che non lavorano solo per il 27 del mese, ma perchè tengono al loro lavoro educativo e di preparazione culturale dei giovani.
Non tutti sono così, e nemmeno la scuola aiuta ed incentiva coloro che ci mettono il cuore per preparare le giovani generazioni.
Volevo fare questa puntualizzazione perchè conosco abbastanza bene questi insegnanti.
Dall'altra parte c'è una Scuola Italiana che potrebbe essere valutata nel sentire le risposte che danno certi giovani che partecipano al gioco TV "LA GHIGLIOTTINA".
Qualche volta, con mia moglie che è un'appassionata di quei giochetti, vedo la TV, e mi diverto sentire le bestialità che alcuni concorrenti danno come risposte a delle domande semplici. Per esempio: Quando furono sottoscritti i Patti Lateranensi? Risposte possibili: 1929 1959 1998 2008. Risponde il giovane, e dice: 1998.......
Ecco, credo che da questa risposta (ne cito solo una a caso), si possa intuire qual'è la preparazione scolastica dei nostri giovani.
Detto ciò, aggiungo che sono d'accordo che c'è una scuola per i poveri ed una per i ricchi. C'è anche una grande differenza tra scuole private e scuole pubbliche. Credo sia giunto il tempo che ci sia una vera riforma della Scuola che privilegi la CULTURA, LA CONOSCENZA, E L'EUCAZIONE CIVICA. Ma questo forse non conviene alla classe dirigente attuale, infatti si mantiene al potere proprio perchè nella popolazione c'è una ignoranza dilagante. Sarebbe pericoloso se la gente capisse che votano degli imbroglioni ed anche ladri.
Il nozionismo della nostra scuola. Già 50 anni fa si diceva che la nostra scuola era nozionista, è ancora così? La prima cosa che ho notato quando, molto anni orsono son arrivato in Svizzera. A parità di grado di istruzione noi italiani eravamo più preparati in cultura generale, ma se ci fossimo trovati soli in mezzo a un bosco non avremmo saputo come uscirne e come sopravvivere. Un ragazzo svizzero avrebbe saputo cosa fare. A scuola aveva imparato anche questo. Io non sono in grado di dire se una riforma è buona oppure no. Ma è pur vero che gli insegnanti hanno criticato tutte le riforme fatte fino ad oggi. Difendendo tante volte la riforma fatta dal Ministro precedente che tanto avevano criticato. Scrive Bagnasco: in Italia il rapporto allievi insegnanti è di 1 a 10, il più alto d'Europa. Come si spiega che le classi sono affollate con circa 30 alunni per insegnante? Colpa dell'assenteismo?
RispondiEliminaIn sostanza, sappiamo cosa è giusto fare, ma non c'è nessuno che lo fa.
RispondiEliminaCerco di essere sintetico. Supponiamo che Marco, matricola universitaria della Facoltà X, tra le sue possibili professioni da laureato ponga anche l'insegnamento. Bene: che superi l'esame di psicologia generale, psicologia età evolutiva, didattica della disciplina, docimologia, sociologia, inglese ed informatica applicata. Voto minimo 27. Quindi laurea abilitante. Laureato, presenta domanda a tutti i Distretti scolastici che vuole: uno lo prenderà in carico. E' subito di ruolo (provvisorio), e per tre anni farà supplenze nel Distretto, e, quando non supplente, starà alle direttive di un Tutor, con cui farà compresenza in tutte le fasi di insegnamento. Il Tutor, a sua volta, sarà tale, se avrà insegnato per una decina d'anni, avrà frequentato un corso universitario ad hoc, e superato l'esame specifico. Avrà poi una carriera a parte con stipendio maggiorato. E così per altre figure funzionali nella scuola (penso ai test INVALSI: il ministero darà le direttive, ed ogni istituto ne curerà la formulazione e la valutazione. I docenti che ne avranno cura, avranno una carriera ed uno stipendio a parte). Avremmo così: 1. docenti preparati (quindi fine, o quasi dei discorsi fumosi sulla valutazione dei docenti); 2. figure professionali premiate e qualificate; 3. fine dei concorsi, inutili e dispendiosi e forieri di precariato, nonché dei vari istituti per la preparazione. AUTONOMIA: una scelta deleteria, che approfondirà le distanze tra le regioni italiane, tra città e città, quartiere e quartiere, zona e zona. E dio solo sa abbiamo bisogno di riunificare il Paese intorno ad un progetto uguale per tutti. FONDAZIONI: peggio mi sento. Infatti: cosa vorrà il privato in cambio dei suoi fondi? Vorrà dire la sua su docenti e personale in genere, con il ricatto dei soldi? sui programmi? sui libri? e chi vorrà "mettere" i suoi soldi nelle scuole di Scampia, Corviale, Tor Bella Monaca, Zen eccetera? Occorre un progetto strategico generale (un diciottenne preparato, addestrato alla logica, democratico), da raggiungere in varie tappe (almeno cinque), tutte con verifica del raggiungimento degli obiettivi. Ho scritto queste cose a Renzi e Giannini: la "Buona scuola" va nella direzione opposta, in perfetta armonia con il resto del progetto politico: cittadini di serie A e B, studenti di serie A e B, malati di serie A e B. Spero di essere stato sintetico e soprattutto chiaro
RispondiEliminaho letto molto attentamente e non sono d'accordo su molti aspetti. Intanto da docente ma anche da genitore....se mi consentite! Dico che la scuola pubblica STATALE è stata sempre quella che ha offerto un apporto importante sia ai fini educativi che didattici. Lo dico con cognizione di causa in quanto sono stata maestra di scuola PRIVATA e maestra di scuola STATALE. Sì ...purtroppo devo dire che la notevole differenza sta nella Libertà di insegnamento e nell'essere IRREGIMENTATI in un sistema PRIVATO che, di fatto, LIMITA la tua libertà di azione. IL CLIENTE nelle scuole private ha sempre RAGIONE per motivi di PROFITTO. Quindi non è proprio vero che vanno avanti solo i figli delle persone che si POSSONO permettere una scelta più ampia! Semmai nelle scuole private è previsto che si venga trattati con più disponibilità sul fronte VALUTAZIONE. INoltre sappiamo bene che qui in Italia NON sempre i Meritevoli vanno avanti e che molto fa, da questo punto di vista, la GAMMA delle conoscenze di famiglia. Detto questo i docenti di scuola STATALE sono coloro che sono stati selezionati con pubblici concorsi ed altre selezioni e sicuramente, a parte una MINORANZA di RACCOMANDATI ( che sempre ci sono stati...) siamo quelli con una preparazione più adeguata ad affrontare un Sistema scolastico abbastanza complesso come quello italiano. IN cosa sta la complessità? Qui ci vorrebbe un CONVEGNO! La principale COMPLESSITA' è quella del Patto Formativo SCUOLA/FAMIGLIA laddove la famiglia PRETENDE che la scuola si faccia carico di aggiustare ...come dire,,,,il TIRO di quelli ERRORI EDUCATIVI di cui molto frequentemente sono responsabili proprio i genitori. Quel che è venuto a crollare è il Patto di Fiducia che dovrebbe esistere tra le Parti e così ...conseguentemente.....chi paga le conseguenze di questa crisi scuola/famiglia è appunto l'ALUNNO/FIGLIO che cresce con una sicura confusione di ruoli e di pregiudizi nei confronti della scuola dove ...I Docenti sarebbero i MOSTRI da combattere e denigrare ma in questo i governi hanno avuto una grande responsabilità. NOn dimentichiamo le denigrazioni subite in questo ultimo decennio dai vari politicanti che sulla scuola ne hanno dette di cotte e di crude. Tornando alla Buona Scuola ...beh.....finalmente dopo 25 anni di servizio da precaria e 5 IDONEITA' in concorso ordinario sono stata ASSUNTA. Ma questa è un'altra schifezza che prenderebbe troppo spazio qui e che MERITA un approfondimento a parte!
RispondiEliminaCondivido molte delle riflessioni di Maria Pia Labita. La scuola pubblica dà maggiori garanzie riguardo alla selezione della classe insegnante e riguardo alla libertà di insegnamento. Generalmente, soprattutto alle scuole superiori, ci si iscrive alle scuole private quando si è bocciati in quella pubblica. Spesso capita che le famiglie vogliano delegare il ruolo educatico alla scuola; in realtà é necessario che ognuno faccia la propria parte. La buona scuola di Renzi ha avuto un investimento di tre miliardi di euro; ha permesso la stabilizzazione e l'assunzione di 100.000 insegnanti; ha garantito l'ingresso dei giovani insegnanti e ha stabilito, giustissimo, che si può accedere all'insegnamento solo superando un concorso pubblico. Non mi sembra male. Mia figlia, laureata con 110 e lode in biologia sia nella triennale che nella specialistica, ha conseguito l'abilitazione all'insegnamento a luglio scorso dopo avere fatto il tirocinio formativo per l'abilitazione, a cui si è potuta iscrivere dopo aver superato una selezione nazionale. Ora dovrà comunque partecipare al concorso ne. Mi sembra un metodo logico per selezionare una classe insegnante preparata. Quello che manca alla scuola italiana é il collegamento con il mondo del lavoro. Nel senso che bisogna creare occupazione per i giovani che escono dal percorso formativo.
RispondiEliminaCarissima Gisa, amica mia, ho letto il tuo servizio, con attenzione, molto chiaro nella sua esposizione, credimi è difficilissimo commentarlo. In questi ultimi mesi della scuola si è detto di tutto e di più, ma in sostanza non si è detto nulla di costruttivo. Non esagero se ti confesso che ho amato la scuola alla follia, avevo tanti sogni nel cassetto … ero giovanissimo e la morte di mia madre distrusse tutti i miei sogni, diplomato nel 1965, da allora non ho mai smesso di arricchirmi culturalmente da autodidatta. Non c’è materia, scientifica o umanistica che non possa interessarmi, anche se nutro una simpatia particolare per fisica, chimica e matematica applicata. Scusami di questa breve divagazione, solo per dirti che da sempre mi sono prodigato in particolare nei 29 anni spesi come amministratore del mio comune. La scuola italiana, non avrà mai pace, fino a quando i governi che si alternano, non si convincono che una seria cultura è un tassello importante nell’economia del Paese. Basta una citazione molto emblematica dell’ex ministro Tremonti per capire di quale considerazione è stata oggetto la nostra scuola: “ Con la cultura non si mangia”. Credo che non possa essere pronunciata una vergogna più grande di queste poche parole, oltre ad una singolare ignoranza di chi ci ha governato per anni. Cara Gisa, le notizie di questi ultimi giorni ci danno l’esatta dimensione del grave errore che stiamo perpetrando ai danni della scuola e della nostra ricerca. Non saremmo onesti se attribuissimo le colpe solo alla politica, infatti, come ho avuto modo di spiegarmi nel servizio precedente del direttore Gattuso, anche i sindacati hanno le loro colpe con la ricerca forsennata del consenso tra i giovani. I sindacati hanno da sempre ritenuto il mondo della scuola un terreno fertile per la loro visibilità. Al proposito, ho valutato positivamente l’atteggiamento del governo attuale, nel mettere alla porta i tanti sindacati della scuola, io ne conosco almeno 10. Apprezzo quando metti in primo piano come base radicale, ciò che deve far muovere l’intero mondo della cultura e dell’innovazione: L’ESSRE MOTIVATI in tutti i sensi, iniziando dalla scelta scolastica dell’alunno e dei docenti. Hai ragione, cara Gisa, quale seria motivazione potrebbe avere una docente precaria con un incarico di pochi giorni? Quale impronta potrebbe lasciare ad un alunno per pochi giorni? Parlo per esperienza vissuta, con due figlie entrate in ruolo a 40 anni, in una precarietà gestita in modo, a dir poco scandaloso, attraverso una lunga serie di escamotage, di false malattie, falsi punteggi, ed il tutto con l’immancabile approvazione del sindacato. Anche questa volta si è cercato di portare a Roma inconsapevoli docenti, per uno sciopero che intendeva legalizzare la illegalità ed il mondo del precariato, inventandosi “il preside sceriffo”. Ora il preside deve dare conto del suo operato, se intende mantenere la sua funzione. Sono in pieno accordo con te, quando affermi che bisogna procedere per un continuo miglioramento dei metodi d’insegnamento, e dare maggiore cultura creativa ai nostri giovani, che va oltre il nozionismo. Perciò se ho ben interpetrato il tuo pensiero occorre mettere in simbiosi il binomio: istruzione ed esperienza.
RispondiEliminaLe assunzioni sono propaganda elettorale al momento giusto perché quegli insegnanti avevano contratti a termine da più di tre anni e stavamo per promuovere una class action che avrebbe messo in ginocchio viale Trastevere...
RispondiEliminaL'istruzione non interessa a nessuno, la scuola è alla stregua di una Ludoteca.
I tagli o il mancato congruo finanziamento, sono come per la Sanità, strategici e finalizzati a ricreare il baratro tra classi sociali anche in termini di cultura e sappiamo bene perché.
Mi scusi Germana, perchè considerare le assunzioni semplice propaganda elettorale? A me della politica di Renzi non mi interessa assolutamente nulla, ma perchè condannare l'inserimento in ruolo di tante mamme con una certa età? Ma tu lo sai sin ad ora come procedeva il sistema del precariato? Sai quante volte sono andato sul provveditorato con i carabinieri? Conosci i giochetti che venivano portati con le supplenze? I poveri cristi si dovevano accontentare di pochi giorni e le lunghe malattie o maternità venivano coperti dagli amici dei sindacalisti oppure da chi aveva i santi in paradiso. Sappi, cara Germana che la collaborazione tra provveditori e sindacalisti è stato sempre un punto di forza nel campo della scuola...anzi ti dico di più è un ambiente con una corruzione diffusa... e tu ti fermi ad al solo giudizio di propaganda elettorale.
EliminaDa un sistema di istruzione dallo stile solidaristico siamo passati a una Scuola/cattedrale. In grado di coinvolgere le giovani generazioni per i suoi riti e per le sue sacralità. In contropartita, chiede agli studenti impegno e fatica intellettuali per superare gli ostici sentieri dell’apprendimento ..una scuola neo-liberista e padronale macchiata di meritocrazia, di esclusione, di saperi coccodé e di competitività
RispondiEliminaOttimo articolo ben documentato. Dopo tante riforme scolastiche il livello medio d'istruzione degli italiani è diminuito. Constato molta ignoranza persino della Lingua Italiana. Il congiuntivo? Chi è costui? Alcuni negozianti si stupiscono perché sono più veloce della loro calcolatrice nel calcolare mentalmente. La prova del 9 ? Chi è costei ? Oggi c'è la calcolatrice, ma se sbagli a digitare ? Anche nel caso della scuola il futuro si trova nel passato: la scuola, degli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, che mise in condizione l'Italia, Paese preminente mente agricolo, di diventare la quinta potenza industriale ed economica al mondo. Oggi invece siamo in decadenza economica occupazionale sociale morale demografica. Quella scuola preparò, pur tra tante difficoltà del dopoguerra, i fantastici anni Sessanta non solo in economia (nel 1960 lira vincitrice dell'Oscar mondiale, Catania Milano del Sud) ma anche nella cultura: letteratura, cinema, canzoni che non credo moriranno mai. È stupefacente come dal 1970 politici e sindacati siano riusciti a sfasciare tutto: economia, conti pubblici, lira, occupazione, scuola, società, famiglia, giovani. Quella scuola che stimolava il senso critico aveva bisogno solo di qualche lieve modifica: meno ore di latino nella scuola media (errore ore la sua abolizione), qualche ora di latino nella scuola media di avviamento professionale dalla quale uscivano bravi tecnici, niente kilometriche poesie a memoria che sottraevano tempo ai compiti pomeridiani delle altre materie, ma qualche verso e sonetti a memoria per stimolare la mente, conversazione per le le lingue estere. Un mio Direttore, ingegnere proveniente dal liceo scientifico mi disse che, appena iniziò a frequentare l'Università, assieme agli altri studenti con la maturità scientifica snobbava gli studenti usciti dal liceo classico "dicevamo: ma dove vogliono andare questi abbuffata di latinorum e di filosofia con la quale è senza la quale si rimane tali e quali?. Il mio Direttore aggiunse: " Ritenevamo di essere matematici e scienziati ma dopo pochi mesi i compagni con la maturità classica ci surclassarono elaboravano e recepivano tutto con facilità impressionante; avevano il cervello elastico". Non ci piove per risorgere il futuro si trova nel passato non solo per la scuola ma anche per le riforme costituzionali che devono mirare a rendere competitivo il made in Italy per fronteggiare la globalizzazione: negli anni Sessanta del miracolo economico le Province erano di meno (errore eliminarle tutte per sostituirle con le città metropolitane NON ELETTIVE !), non c'erano le regioni ordinarie (bisogna abolire pure le regioni speciali). È, visto che si parla di revisione della spesa "spending review ", urge unire i piccoli Comuni con centri abitati contigui e vicinissimi, e dimezzare il numero di Deputati e Senatori, quasi il doppio di quelli degli USA, invece di abolire il bicameralismo perfetto e svilire il Senato in bivacco NON ELETTIVO di consiglieri regionali in vacanza a Roma in alberghi di lusso ed auto blu. Il risorgimento economico-occupazionale-demografico-sociale-morale-culturale-demografico è possibile.
RispondiEliminaNel mio precedente commento ho detto che il futuro si trova nel passato. Concetto che vale anche per ecologia, inquinamento, surriscaldamento della Terra, Pace. Per questi problemi la soluzione è nel cosiddetto " buio Medioevo" a San Francesco con Fratel Sole, Sorella Acqua. In diversi Paesi produttori di petrolio e dove passano oleodotti c'è più kasino del necessario con armi comprate coi nostri soldi coi quali acquistiamo il puzzolente petrolio sporco anche di sangue. VIS PACEM ? MANDA IL PETROLIO A.........QUEL PAESE. E stiamo perdendo anche l'indipendenza: diversi Paesi
Eliminaproduttori di petrolio hanno acquistato aziende italiane ! E che ca....volo ! Il nostro Premio Nobel, Carlo Rubbia, 16 anni fa disse che col solare si può soddisfare il fabbisogno energetico italiano. Il Regno di Svezia si accinge a non usare più petrolio né altri combustibili fossili né nucleare. Centrali solari e, se non fossimo ipertsrtassati dall'Etna alle Alpi per finanziare sprechi, spropositati privilegi e poltrone superflue e/o in eccesso nel Parlamento Nazionale e da Sud a Nord, potremmo installare migliaia di km quadrati di pannelli fotovoltaici sui tetti delle nostre case e sui capannoni agricoli e industriali. Il Medioevo fu un grande periodo storico : civilizzazione dei barbari che avevano invaso l'impero romano, monaci emanuensi che ci tramandarono i testi della civiltà greca e romana, le statue nude degli dei pagani non furono ammutandate mentre oggi il Governo che dice di essere progressista le ha insaccate nei burqa, ospedali ed università fondate dalla Chiesa (prima università a Bologna, castelli e cattedrali che sfidano l'usura del tempo (oggi per passare davanti moderni palazzi di cosiddetta civile abitazione, bisogna indossare elmo e corazza medioevali per proteggersi dalla caduta di calcinacci), nascita della Lingua Italiana mirabile simbiosi di forza espressiva non disgiunta da una rara dolcezza, Petrarca, DECAMERONE di Boccaccio, e dulcis in fundo Dante riportato nella moneta di due euro nel XXI secolo. Purtroppo ne Medioevo esistevano le guerre, la tortura, i roghi esattamente come oggi accesi con tecnica industriale: Hiroshima, Nagasaki, bombardamento di Dresda in una notte senza bomba atomica ma con vittime quasi uguali a quelli di Hiroshima, forni crematori nazisti, lager sovietici che invece del fuoco usavano il gelo siberiano.
Le scuole Private nel meridione e i Sicilia in particole. Diplomifici per ragazzi che non hanno voglia di studiare. Genitori che si sacrificano a pagare la retta affinché il proprio figlio abbia un diploma a prescindere dalla qualità dell'apprendimento. Insegnanti pagati una miseria. Una mia amica professoressa di lettere antiche insegnava in una scuola diretta da suore era costretta a dare ottimi voti perché i genitori pagavano.
RispondiEliminaCome si fa a darti torto caro Michele, purtroppo quello che hai descritto è il vero volto della terra in cui viviamo. E' un'amara realtà che può essere conosciuto soltanto da chi la vive o che l'abbia vissuta. Quasi sempre attribuiamo la colpa soltanto a chi ci governa, qualche volta per onestà intellettuale, rendiamoci responsabili noi, come cittadini. Quanti genitori, come hai fatto giustamente notare interessa "quel pezzo di carta" anzichè una seria cultura dei propri figli? Questo stato di cose comporta una lunga sequenza di soprusi ed ingiustizie. Uomini e donne che, in virtù, di falsi titoli accademici vanno a ricoprire ruoli che non sono alla loro portata e nel frattempo le nostre istituzioni languono in mille difficoltà.
EliminaHo contato 32 ministri della pubblica istruzione dal dopo guerra ad oggi.
RispondiEliminaQuasi altrettante riforme, ovviamente l'ultima è la peggiore, io non sono un esperto del mondo della scuola, quando ero ragazzino tifavo per gli scioperi degli insegnanti, per me era una festa.
Mi permetto di farle una domanda, senza critiche ne sarcasmo, può dirmi quali sono stati i migliori ministri e perchè?
Cara Gisa, grazie a te vengo a conoscere più articolatamente i problemi che attanagliano la nostra scuola. Ho molte amiche e amici insegnanti e mi dicono che le ultime riforme della scuola non hanno apportato alcun miglioramento e una sempre più estesa demotivazione dei docenti, costretti a dedicare quasi più tempo ad impegni burocratici che all'insegnamento. Insegnamento che è diventato massicciamente nozionistico invece che formativo di menti mature ad affrontare ogni forma di cultura, sia essa scientifica, classica o artistica, e questo nel Paese di Leonardo, Galileo, Michelangelo....è un vero controsenso.
RispondiEliminaCara Gisa sei lodevole, perché sei un’attenta osservatrice dei fenomeni di una società complessa in cui ci troviamo a vivere. E’ vero ci troviamo allievi demotivati, privi di desiderio di apprendere che spesso manifestano problemi di disattamento con gravi conseguenze come l’abbandono o manifestazioni di violenza. Compito della scuola è certo quello di istruire ma senza tralasciare tutte quelle attività che riguardano la dimensione umana Se gli allievi non sono aiutati a crescere, a diventare se stessi, come possono pensare con la propria testa?La scuola, pur con tutti i cambiamenti subiti, trasmette una cultura astorica e lontana dalla vita quotidiana che non sollecita le curiosità dell’alunno. Il mondo in cui viviamo è caratterizzato da profondi mutamenti politici, sociali, economici ma anche di mentalità e cultura. Non ha più senso “FORMARE” offrendo soluzioni ma bisogna dare chiavi di lettura e di comprensione di una società in continua evoluzione. L’alunno deve usare i diversi momenti formativi come capacità di coglierne il senso per proporre e riproporre nuovi interrogativi, contro ogni verità assoluta che ti è propinata Di conseguenza il ruolo dell’insegnante deve cambiare adeguandosi ai nuovi tempi. E’ fuori discussione l’importanza dell’aggiornamento (prevista dalla buona scuola e resa obbligatoria) che dovrà basarsi su esperienze concrete. Ciò vuol dire sperimentare emozioni, fantasie, pensieri per una crescita affettiva e personale. Vorrei dire tante cose ma poi Giangiuseppe mi rimprovera di lungaggine Per finire, dirò che la scuola deve andare oltre il noto e a volte inutile per non inaridire le menti e guardare non solo l’allievo ma l’essere in tutta la sua completezza. Grazie Gisa
RispondiEliminaGrazie signora Bignardelli, davvero un ottimo commento il Suo, forse il migliore che ho letto tra tutti quelli destinati a rispondere all’ottimo articolo di Gisa Siniscalchi. Sono anch’io davvero convinto che soltanto una buona scuola è in grado di fare economia oltre che a formare una società civile e preparata ad affrontare le incertezze del futuro. La Sua, signora Bignardelli è quella che nel linguaggio comune, si chiama “competenza” ovvero l’abilità e l’esperienza acquisita in un determinato ambito d’attività. Si tratta di un concetto che, molto spesso, magari sempre, adoperiamo in relazione a contesti professionali, per indicare la capacità di fornire risposte valide ed efficaci. Lei sicuramente ha vissuto in questo contesto ed ha avuto modo di valutare tutte quelle metamorfosi che hanno accompagnato le varie riforme, spesso con pochi risultati positivi. Anch’io , come Lei, spero che, nella pedagogia scolastica, venga finalmente introdotto il concetto di competenza, una qualità fondamentale che ogni docente deve mostrare, per affermare le conoscenze acquisite. Complimenti ancora.
Elimina<grazie signor Luce per i suoi lusingueri apprezzamenti!
EliminaIn una società dove funzionano bene il sistema scolastico e quello sanitario si possono registrare ottimi livelli di cultura e di salute. Nel nostro paese il sistema scolastico è molto tormentato e le colpe non sono tutte della politica ma anche del personale scolastico. Dal 1997 ad oggi abbiamo visto diverse riforme scolastiche, con l'ultima nel 2016, anno di piena attuazione, dovremmo approdare alla "Buona Scuola" Non è il caso di analizzare i 10 punti della riforma, lo lascio a chi ha voglia di fare propaganda. Lasciando da parte l'esperienza non tutta positiva di alunno, ho avuto modo di interagire con la scuola da amministratore locale e da genitore, in ambo i casi ho trovato un muro insormontabile. Evito, per rispettare le regole del commento breve, di raccontarvi la mia esperienza personale limitandomi a descrivere il mio modello di scuola. Come prima regola la scuola dovrebbe essere un ambiente sicuro ed accogliente. Gli insegnanti oltre alla preparazione dovrebbero essere motivati e consapevoli dell'importante compito di formare i soggetti che, domani, contribuiranno allo sviluppo della società. Agli insegnanti deve essere garantita la stabilità e l'assegnazione della sede più vicina all'abitazione. I programmi scolatici dovrebbero essere più elastici per adeguarli alla evoluzione della società. Una vera riforma dovrebbe garantire una buona scuola accessibile a tutti e per realizzarla occorrono investimenti e il coinvolgimento di tutto il personale scolastico. Questo è un sogno, la realtà è descritta con chiarezza da Gisa nel suo articolo.
RispondiEliminaIo dico che è indecente trasportare l'Intero ordinamento scolastico americano in Italia: questo è stato l'unico lavoro della ministra; come se quello USA non fosse già abbastanza detestabile: College e Scuola di massa con all'entrata ispezione con cane poliziotto. I Prof non hanno mai avuto tregua: è stata, da tutti i punti di vista, la categoria più bistrattata d'Italia. Tutti i governi in cerca di un cambiamento e questo finalmente c'è riuscito: abbiamo fatto la festa alla Scuola ed alla Sanità statali, avvicinandoci sempre più alle privatizzazioni. Bastava un semplice ritocco ed invece....il Preside Sceriffo, Concorso, abolizione delle graduatorie e tutto questo in una società che stiamo cercando di emendare da corruzione, privilegi e "raccomandazioni". I Prof hanno retto la Scuola fino ad oggi con tenacia e abnegazione, con certamente la fisiologica presenza di qualche soggetto incompetente; ma che si vuole di più da loro? 4anni di Università +2+1 di Abilitazione ed un tirocinio che dura una vita prima del passaggio in ruolo, regolato semplicemente da un'asettica graduatoria. Non è solo la Scuola a dover educare e formare il futuro cittadino, ma sono anche la Famiglia e la Società: ambedue ridotte malissimo. La Scuola da' un contributo non indifferente alla formazione con l'esempio e l'insegnamento di un sano atteggiamento comportamentale, non dimenticando quel nozionismo da tutti bistrattato ma che sta alla base della Conoscenza, la quale porterà conseguenzialmente all'analisi introspettiva ed universale.Un bell'articolo Gisa.
RispondiEliminaGisa le mie esperienze possono esserti di ispirazione per il prossimo articolo. Due anni fa mi stavo dissanguando per sostenere la preparazione scolastica di mia figlia. Frequentava il liceo scientifico ed io ero diventata la gallina perfetta da spennare, 5 professori privati per 5 materie. E come me tante altre famiglie si ritrovano o si ritrovano ancora oggi a pagare per aiutare ' sti poveri ragazzi abbandonati dal sistema scolastico . La scuola di oggi accoglie professori che di professori non hanno nulla. Spesso è gente esaurita e svogliata e purtroppo i risultati sono quelli descritti da te. Ovviamente le lezioni private erano pagate in nero a 20 € l'ora e tutte le volte che pagavo mi sentivo un rifiuto umano perché stavo sostenendo un sistema che io stessa cerco di cambiare con azioni concrete. Morale della favola, occorre ascoltare i propri figli e arrendersi all'evidenza. Oggi mia figlia studia da sola.
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