di Sergio Bagnasco - 1) Il Senato sarà abolito? NO! Avrà un mucchio di poteri confusi ma non rappresenterà la Nazione.
Rappresenterà le “istituzioni territoriali”! Come? BOH! Non avranno i senatori alcun mandato vincolante. Non avranno nemmeno un mandato politico poiché ciascun Consiglio regionale sceglierà al proprio interno, con metodo proporzionale, qualcuno da mandare a Palazzo Madama a esercitare non si sa quale rappresentanza. I senatori non risponderanno ai Consigli regionali che li eleggono “in conformità alle scelte degli elettori” e non rispondono ai governi regionali. La nuova Costituzione non dice nulla su come si eserciterà questa nuova funzione di rappresentanza delle istituzioni territoriali e non dice nulla nemmeno sulla funzione di raccordo tra l’attività legislativa dello Stato e quella delle Regioni.
Il Senato non diventa nemmeno quel luogo istituzionale in cui potrebbero trovare risposte i dubbi interpretativi e il contenzioso che certamente scatenerà la riforma del Titolo V; quindi,ogni contenzioso arriverà alla Corte Costituzionale.
2) Quali saranno i poteri del nuovo Senato?
l nuovo Senato concorre alla funzione legislativa insieme alla Camera dei deputati per le leggi costituzionali e deliberando, negli altri casi, proposte di modifica; in alcuni ambiti il mancato accoglimento delle modifiche proposte dal Senato può essere superato dalla Camera solo con una deliberazione a maggioranza assoluta dei suoi componenti.
Ciascun senatore, al pari di ogni deputato, avrà la piena e totale iniziativa delle leggi. Infatti, l’attuale comma 1° art. 71 della Costituzione resta invariato. Però solo le deliberazioni assunte dal Senato con maggioranza assoluta saranno impegnative per la Camera dei deputati che, in questo caso, dovrà discuterle entro sei mesi. Si rischia un vero e proprio ingorgo legislativo in caso di maggioranze politiche differenti tra le due camere.
Il nuovo Senato esercita la funzione di raccordo tra Stato, Regioni, Città metropolitane e Comuni. Non si sa come ma sulla carta è così.
Il Senato partecipa alle decisioni relative agli atti normativi dell’Unione europea. Gli ambiti in cui avrà voce in capitolo sono quelli che riguardano le autonomie locali, l’organizzazione e l’elezione degli organi di governo locale, il coordinamento della protezione civile, l’autonomia finanziaria regionale e locale, il coordinamento Stato-Regioni in materia di immigrazione, ordine pubblico e tutela dei beni culturali e paesaggistici…
Non mi sembra male come competenze... alla faccia di chi ancora parla di "abolizione del Senato". La mancanza di un indirizzo politico e di una maggioranza può portare a esiti opposti a quelli di chi esalta velocità e cambiamento. Pensare che bastava modificare l'art 94 della Costituzione per eliminare il peggior problema del bicameralismo: la fiducia da parte di entrambe le camere.
Il Senato continuerà ad esercitare le competenze che la Costituzione vigente attribuisce al Parlamento in seduta comune: elezione del Presidente della Repubblica, messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, elezione dei giudici costituzionali. Qualcuno si sente più garantito e tutelato perché il Senato continuerà ad avere queste funzioni?
Però il Senato non rappresenterà più la Nazione; orgoglio che spetterà solo alla Camera dei deputati. Non si comprende perché, allora, il Senato debba partecipare alla elezione del presidente della Repubblica che invece rappresenta l’unità nazionale.
A queste condizioni avrei preferito l’abolizione del Senato e il rafforzamento dei poteri di Conferenza Stato Regioni, Conferenza Stato Città e Conferenza Unificata.
3) Come saranno eletti i senatori?
“I Consigli regionali e i Consigli delle province autonome di Trento e di Bolzano, ELEGGONO, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e, nella misura di uno per ciascuno fra i sindaci dei comuni dei rispettivi territori”.
Quindi, elezione indiretta. Come mai allora tanti parlamentari e commentatori raccontano che saranno gli elettori a scegliere i Senatori?
Risposta: vorrei capirlo anch'io! La maggioranza dei parlamentari ha trovato l’accordo intorno a questa formula: “La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti IN CONFORMITA’ alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge“.
Complimenti. In italiano significa poco e sul piano giuridico vale meno di zero. “In conformità alle scelte espresse dagli elettori” non ha alcun valore tenuto conto che la stessa riforma costituzionale prevede che i consiglieri regionali ELEGGONO CON METODO PROPORZIONALE i senatori tra i propri membri e tra i sindaci della Regione.
Da un lato si afferma che sono i consiglieri a eleggere tra loro i senatori, dall’altro lato si dice che lo fanno in conformità al voto degli elettori. Se sono scelti o indicati dagli elettori, a che serve che i Consiglieri Regionali li eleggano? Boh! Devono convalidare l’elezione fatta dagli elettori? Delirio!
I consiglieri sceglieranno un sindaco per regione: che significa scegliere in conformità? Quindi, i Sindaci mandati a fare i dopolavoristi a Palazzo Madama non sono scelti in conformità alle scelte degli elettori perché tutti i sindaci sono conformi alle scelte degli elettori. Le scelte dei consiglieri\elettori saranno autonome; e non può, nel nostro sistema, essere diversamente. Sono invitati a fare delle scelte che somiglino a quelle effettuate degli elettori, ma come possono essere “conformi” alle scelte degli elettori?
Considerate le nostre disposizioni, nessuno può essere vincolato a votare “in conformità” al voto espresso da altri. Ovviamente, non ha alcun pregio culturale l’argomento speso da chi afferma che poiché i consiglieri sono eletti direttamente dai cittadini, allora anche chi è eletto dai consiglieri è eletto dai cittadini.
È forse il Presidente della Repubblica eletto direttamente dagli elettori perché eletto da persone elette? Corbelleria! Poi, non tutti i Consiglieri sono eletti direttamente: ci sono quelli che entrano in Consiglio con il Listino del candidato alla Presidenza della Regione. Sono questi ultimi esclusi dal computo dei Consiglieri che devono eleggere i senatori? Rifletteteci. Fate delle simulazioni sugli scenari possibili… Vi renderete conto che è stata scritta una autentica corbelleria! Una elezione o è diretta o è indiretta, vale a dire per volontà dei “grandi elettori”. L’elezione in conformità è una mostruosità di cui nessuno sentiva la mancanza.
4) I senatori dopolavoristi
Il contemporaneo svolgimento delle funzioni di sindaco e di senatore o di consigliere regionale e di senatore contrasta con l’art. 3 Costituzione.
Il principio di eguaglianza deve anche garantire, con ragionevole certezza, che a parità di mansione corrispondano eguali possibilità di svolgere le mansioni stesse.
Prevedere che il Parlamento sia composto da un Senato di 95 consiglieri e sindaci dopolavoristi e da una Camera di 630 deputati, rende difficile immaginare che il Senato possa svolgere un ruolo rilevante nelle riunioni del Parlamento in seduta comune per le elezioni del Presidente della Repubblica, dei giudici costituzionali e dei componenti laici del Consiglio Superiore della Magistratura e nella stessa iniziativa legislativa che per Costituzione continuerà a essere propria di ogni rappresentante del Parlamento (comma 1° art. 71 Cost.).
Anche questo aspetto concorre a confermare la carenza di contropoteri nei rapporti Camera-Senato e Parlamento-Governo previsti dalla riforma costituzionale. Il ruolo del Parlamento è molto ridimensionato e quello delle opposizioni potrebbe restare sulla carta o prendere forma in una scatola vuota.
Quali “minoranze” potranno trovare rappresentanza nel Senato giacché è posto al di fuori del circuito fiduciario e della dialettica maggioranza-opposizione?
Se poi consideriamo che i diritti delle opposizioni dovranno essere definiti dal regolamento parlamentare, vale a dire dai parlamentari del primo partito più votato al quale si garantisce la maggioranza assoluta, si comprende che lo statuto delle opposizioni potrebbe non vedere mai la luce o concretarsi in uno specchietto per le allodole.
5) I senatori presidenziali
La nuova riforma costituzionale prevede che il presidente della Repubblica ha la facoltà di nominare 5 senatori per meriti analoghi a quelli degli attuali Senatori a vita.
Francamente una delle tante contraddizioni di questa pessima riforma. Che c’entra tutto ciò con un Senato che dovrebbe essere rappresentativo delle Istituzioni territoriali?
Che fine fanno gli attuali Senatori a vita? Tranquilli, sono confermati, al momento. Quindi, il numero dei Senatori è mobile: 95 + gli ipotetici magnifici 5 del PdR + gli attuali Senatori a Vita.
I senatori a vita attuali sono 6; il nuovo senato rappresentativo delle istituzioni territoriali potrebbe al momento avere ben 11 senatori di nomina presidenziale sul totale di 106. Niente male.
Sergio Bagnasco
Milano
29 Gennaio 2016
Ottima disamina dei pasticci contenuti nelle Schiforme Renzi-Verdini. Si potrebbe aggiungere che, considerato che non tutti i consigli regionali si rinnovano nella stessa data, il nuovo pseudosenato o parasenato, sarà una porta girevole dalla quale entreranno e usciranno i nominati in tempi diversi. Ma non dimentichiamo che questi ibridi avranno come premio anche l’immunità parlamentare. Praticamente un luogo ideale dove i partiti potranno trasferire i propri indagati per metterli a riparo dalle manette. Ditemi che urgenza c’era di creare questo aborto, rispetto al quale il buon senso suggerirebbe di scrivere un fragoroso NO nella scheda referendaria.
RispondiEliminaCosa ci potevamo aspettare dal Governo del bugiardo mentitore seriale ..come Renzi ..ma non aggiungo altro ..la gente lo continua e lo continuera' votare ..non e' colpa sua tutto questo PUTTANAIO del Senato e sopratutto il titolo V° della costituzioni ..sono grandi manovre contro il moviemnto Cinque Stelle ..l'unica VERA INOSSIDABILE OPPOSIZIONE . gli ormai fanno parte appunto del Puttanaio politico dove convergono Berlusconi e Verdini due pluricondannati che legiferano ..non ci sono piu' parole la gente continua a votare per quella parola DEMOCRATICO ..che invece non esiste piu' e non rappresenta niente ..con il doppio patto del Nazareno con Berlusconi e adesso con Verdini ..la democrazia ed i bei principi della SINISTRA SONO MORTI E SEPOLTI !!
EliminaHanno snaturato persino il significato delle parole, usandole a sproposito. Senza pudore hanno inserito il termine “Democratico” nella loro denominazione, come se avessero il copyrigth sull'uso di quella parola. Nella pratica quotidiana poi si dilettano a reclutare inquisiti, massoni, comitati d'affari e riciclati.
EliminaConcordo sul NO al voto referendario. Queste riforme non risolvono alcun problema e ne creano tanti di nuovi.
EliminaL'unico aspetto positivo (il rapporto fiduciario tra Camera e Governo) è inaccettabile senza garanzie e contrappesi nuovi e reali.
Insieme alla legge elettorale, questa riforma ci priva di ogni tutela rispetto a svolte autoritarie.
Secondo il pensiero di Renzi, che ormai dovrebbe essere comprensibile anche al meno sprovveduto degli italiani in politica, si mantengono in vita al nuovo senato certe funzioni, a mio giudizio improprie, proprio per poter, eventualmente, correggere qualche "svista" della camera. Insomma, gente, ormai avreste dovuto capirlo dove si vuole andare a finire: Renzi dittatore e l'Italia agli ordini del "ducetto", ovviamente manovrato dai burattinai che l'hanno portato al potere, perché, si può esecrare quanto si vuole Mussolini per l'enorme errore della guerra ma almeno aveva dato prova di reggere uno stato senza coprire le nudità delle statue rappresentanti da secoli l'arte italiana.
RispondiEliminagente mia, è proprio il caso di dirlo: ogni giorno più in basso..........
nON POSSO CHE CONCORDARE CON LE TUE PAROLE ..QUESTO ..BELLISSIMO SENATO PUTTANAIO SERVE SOLO PER FRONTEGGIARE IL MOVIMENTO CINQUE STELLE L'UNICA VERA OPPOSIZIONE GLI ALTRI ORMAI SONO TUTTI UNITI CONTRO IL MOVIMENTO PERCHE' SE DOVESSE VINCERE PER TUTTA LA POLITICA SIGNIFICA TORNARE A CASA O MEGLIO PER MOLTISSIMI ..NELLE PATRIE GALERE !!
EliminaMeglio la dittatura
EliminaMeglio la dittatura, un corno!
EliminaAllora vi va bene questo sistema.
Siamo passati dal Partito Stato allo Stato dei Partiti e con Renzi si passa dalla Lista Nazionale al Partito della Nazione...
No, questa riforma non va bene non perché è meglio la dittatura ma perché vogliamo realizzare quella promessa di democrazia che la partitocrazia ha reso impossibile.
Esplicativo e preciso questo articolo che conferma il mio pensiero sulle riforme costituzionali proposte e ormai quasi approvate.
RispondiEliminaNon solo una corbelleria abissale, ma un'offesa all'intelligenza e comprensione degli italiani, non tutti purtroppo, c'è chi crede alla bontà di questi artifizi per dare il potere ad una sola parte, l'esecutivo, annullamdo rappresentanze ed opposizioni.
Elezione indiretta, spacciata per volontà degli elettori, una palese menzogna o inesattezza a voler essere magnanimi, dato che la legge elettorale elimina la possibilità di scelta, e quindi di cosa parliamo?
Tra anticostituzionalismi, trucchetti e vere e proprie stupidaggini ce n'è di cui discutere, fino alla notte dei tempi...l'unica possibilità per noi elettori è scrivere un sonoro NO quando si voterà per il referendum confermativo di tale vergognoso obbrobrio.
Grazie a Sergio per la puntuale informativa..
Grazie a te per l'apprezzamento.
EliminaPer il resto, ho solo cercato di mettere in ordine, nero su bianco, le mie riflessioni e analisi su una parte della riforma costituzionale.
Spero che queste analisi possano contribuire a chiarirsi meglio le idee in vista del voto.
cONCORDO ASSOLUTAMENTE ..CON GISA SOLTANTOElezione indiretta, spacciata per volontà degli elettori, una palese menzogna o inesattezza a voler essere magnanimi, dato che la legge elettorale elimina la possibilità di scelta, e quindi di cosa parliamo?
EliminaTra anticostituzionalismi, trucchetti e vere e proprie stupidaggini ce n'è di cui discutere, fino alla notte dei tempi...l'unica possibilità per noi elettori è scrivere un sonoro NO quando si voterà per il referendum confermativo di tale vergognoso obbrobrio.
Grazie a Sergio per la puntuale informativa..PERFETTA SINTETICA ANALISI IN QUESTE TUE PAROLE CHE STRACONDIVIDO NON SO SE IL REFERENDUM SARA' UN NO MA SICURAMENTE LE GRANDI MANOVRE SONO INIZIATE lo si e' VISTO PRORPIO CON IL VOTO DI VERDINI chissa COSA MODIFICHERANNO MAGARI CAMBIERANNO LA FORMA AL REFERENDUM sanno benissimo che se perdono molti di loro andranno a casa e molrti altri in GALERA ;; BELLISSIMA DESCRIZIONE DELLA SITUAZIONE BRAVA ANCORA !!
cONCORDO con Gisa soltanto l'unico sara' firmare e crociare il no .appunto UN SONORO NO ..sara' l'ultima speranza di un popolo ormai in balia del ducetto con crisi di onnipotena scaturito dal patto del NAZARENO 1 CON BERLUSCONI e del RECENTE NAZARENO 2 CON VERDINI ...DUE PLURICONDANNATI CHE LEGIFERANO ..SIAMO FINITI IN UN BEL PPUTTANAIO ..
RispondiEliminaFinita la lettura dell'articolo di Bagnasco, deduco che la confusione regna sovrana, sotto questo cielo, e noi voteremo No al referendum, per fare chiarezza e ricominciare daccapo, con un nuovo Parlamento e un nuovo governo. O no?
RispondiEliminaNessun dubbio: NO è la risposta giusta al referendum sulla riforma costituzionale.
EliminaLe solite vastasate italiane! Ma dico io è così difficile in Italia prendere delle decisioni giuste? Ma chi ha interesse ad immischiare le carte in modo da non capirci nessuno più niente? I vastasi! I vastasi hanno questo interesse e le persone perbene assistiamo lamentandoci ma senza fare nulla per evitare ciò invece di cacciare via a pedate costoro che continuano a fare i padronazzi. Piango per non ridere e rido per non piangere ma una cosa é certa che questi miserabili non avranno vita lunga. Il senato o si toglie o si lascia! Non ci sono vie di mezzo! Io sono del parere di Toglierlo nella maniera più assoluta.
RispondiEliminaMa mi chiedo cosa altro poteva partorire un presuntuoso incapace e lecchino di in usurpatore di diritti umani se non un pasticcio colossale che però serve a se stesso per continuare a governare. Non voglio dire altro perché questo essere spregevole mi causa un grande malessere solo a parlarne. Ci sono italiani che devono essere della stessa pasta imbrogliona per sostenere questo essere indegno di rappresentare un paese.
RispondiEliminaPurtroppo c'è una voluta disinformazione a riguardo....Anzi,fanno passare questa schiforma come una cosa positivissima,che ridurrà il numero del senatori,i costi,e già risparmieremo un sacco di soldi dicono tv e giornali....pochissime le voci fuori dal coro....IO MI RIBELLO e per me sarà un NOOOOOO!!
RispondiEliminaRaffaele pone l'accento su un serio problema: la disinformazione.
EliminaIo aggiungo la falsa informazione, vale a dire la mistificazione.
Persino Sebastiano Messina su la Repubblica ha scritto che con questa riforma il potere legislativo sarà competenza dell Camera. Queste banalizzazioni generano disinformazione e difficoltà a orientarsi e formarsi una opinione.
Il Senato conserva piena potestà legislativa perché il primo comma dell'art 71 della Costituzione resta invariato.
Scusa, Raffaella e non Raffaele ��
EliminaConsiderando che ritengo inutile una camera Ne basta una con solo 300 parlamentari qualunque cambiamento che non vada in quella direzione non incontra la mia approvazione
RispondiEliminaAppare più che evidente che nessun provvedimento di questo governo e di questo parlamento vada bene.
RispondiEliminaSinceramente è diventato anche un pò noiso.
Forse una giunta militare di tipo Argentino o Cileno ci metterebbe tutti d'accordo.
Una lamentazione continua e sconclusionata che non ha mai termine .
Intanto le carceri Italiane sono piene di prigionieri politici e di dissidenti.
Non si contano le persone scomparse, i giornali di opposizione so stati chiusi, temo che presto toccherà
a noi.
Renzi come Hitler e peggio di Stalin.
Voi del blog come vi state organizzando?
Se è l'ora di passare ai fatti ed ad una vera resistenza armata io ci sono.
Troviamo una parola d'ordine, ed una controparola per riconoscerci e passiamo ai fatti.
Io sono libero tutte le mattine ed i pomeriggi fino alle venti, escluso il sabato.
.
Viviamo in una dittature asfissiante che ci priva di ogni forma di disseszo e delle libertà fondamentali
L'ironia è sempre gradita ma talvolta è come pestarsi i testicoli.
EliminaNon è mio costume fare tirate pregiudizialmente contro.
Ho esposto valutazioni argomentate e se non si hanno argomenti per confutarli è l'ironia che diventa noiosa e masochistica al punto da sembrare asservimento a prescindere.
Abbiamo capito che il sig Volpe non capisce di politica e neanche l'italiano
EliminaSig. "Anonimo", posso affermare senza tema di smentita che il Sig. Volpe capisce di politica e anche d'italiano. In questo blog c'è la più ampia libertà d'espressione per quanto riguarda i contenuti di ciò che pubblichiamo. Quindi, se se ha voglia di discutere nel merito lo faccia, possibilmente con il suo nome e cognome, altrimenti sarò costretto a intervenire.
EliminaGrazie per avermi difeso .
EliminaL'anonimo mi aveva messo in grande difficoltà.
Ha toccato nervi scoperti, è assolutamente vero che ho forti deficit nella scrittura e nella sintassi, poi la politica non è il mio forte e neppure è più la mia passione.
Il tuo blog è invece frequentato da professionisti della nuova politica, sono certo che tanti dei frequentatori di questo blog conquisteranno una buona poltrona in futuro.
Mi fa anche piacere, sono bravi ragazzi, cosi come tu li chiami di solito gli amici 5 stelle.
- L'iter legislativo non è rallentato dal Senato, ma dalla presentazione, nelle due Camere, di migliaia di cavillosi emendamenti, assurdità superabile modificando i regolamenti parlamentari. Post disastro seconda guerra mondiale l'Italia realizzò il risorgimento economico anche col bicameralismo perfetto che è meglio non abolire ma dimezzando il numero di Deputati e Senatori. È bene che i Deputati legiferino in collaborazione col Senato, Assemblea di Anziani con più esperienza di vita; sarebbe bene elevare di 5 anni l’età per essere eletti senatori e per eleggerli. Col 50% in meno di Deputati e Senatori iter legislativo più veloce e notevole risparmio di spesa per diminuire la pressione fiscale e agevolare la ripresa economica rendendo più competitivo il made in Italy per fronteggiare la globalizzazione che provoca disoccupazione e SUICIDI di disoccupati e imprenditori. Per competere nella globalizzazione, che tende a ridurre e abolire i dazi doganali , occorre uno Stato snello, poco costoso, con burocrazia non asfissiante.
RispondiEliminaIl Senato, Assemblea di Anziani con maggior esperienza di vita, svilito, da un Governo di ragazzini in senaticchio NON ELETTIVO(!), bivacco di consiglieri regionali in vacanza a Roma in alberghi di lusso ed auto blu! In diverse recenti elezioni regionali votò meno del 50 % degli elettori; iniziò la Sicilia da sempre laboratorio politico sin dai primi anni del Risorgimento. Nel novembre 2014 la Corte dei Conti pubblicò una relazione sulla discutibile gestione del denaro degli italiani da parte delle regioni e sulla loro strana contabilità. Alle regioni sono preferibili le Province elettive, ma ridotte di numero, miglior espressione di autonomia locale perché amministrano un territorio più piccolo di quello regionale; che senso ha abolirle per sostituirle con le città metropolitane NON ELETTIVE ? Tutte le riforme costituzionali e la legge elettorale sono da rivedere. Quando la Corte Costituzionale bocciè il porcellum (sostituito dal Governo Renzi con l'italicum quasi un porcellum bis, anzi UN CACATELLUM ) disse che avremmo potuto votare subito col proporzionale. Applicando al proporzionale IL CORRETTIVO della sfiducia costruttiva alla tedesca si assicurano massima rappresentatività democratica e stabilità di governi. In Germania, post seconda guerra mondiale, si sono verificate, se mal non ricordo, solo due crisi di governo risolte in pochi minuti. Al referendum sullo stravolgimento della Costituzione voterò NO.
concordo perfettamente con quanto scritto da Armando
EliminaLa sfiducia costruttiva non è un correttivo della legge elettorale o del metodo proporzionale ma una precisa previsione costituzionale presente nel sistema tedesco.
EliminaÈ uno dei cardini della governabilità, tanto decantata a parole da non aver modificato nulla nella nostra Costituzione per raggiungere l'obiettivo della governabilità.
Signor Bagnasco, anzitutto i miei complimenti pera chiarezza dell'articolo. Lei ha toccato punto per punto tutte le carenze di questa pasticciata riforma chiarendone con maestria tutte le contraddizioni e i pasticci che potrebbero presentarsi durante la sua applicazione. Secondo me Renzi, prima di andare al referendum con questa riforma, farebbe ancora in tempo, prima del 2018 a rivedere tutti punti critici. Basterebbe leggere questo articolo. Faccia in modo di farglielo avere. Se si dovesse andare al referendum ad ottobre il NO! avrà un doppio valore: bocciare la riforma e mandare a casa Renzi.
RispondiEliminaGrazie per l'apprezzamento, Michele.
EliminaHo rappresentato il mio pensiero a Renzi, a Boschi e tanti altri. Ma senza successo. Anzi, scambiandomi per un gufo volevano impagliarmi ��
Mi ritrovo perfettamente nei tanti commenti che hanno rilevato il pasticcio sull'abolizione del senato.Voterò NOOOOOO convinta.Quello che mi lascia perplessa è senire molti del PD asserire "Questa riforma costituzionale non va proprio ma voterò Si.Nella illogica logica,pensano che senza Renzi andremo alla deriva!
RispondiEliminaMarisa ha messo il dito nella piaga.
EliminaLa strategia renziana è se bocciate la riforma, io mi dimetto e vi tocca prendervi Salvini o Grillo.
Chi è meglio tra i tre?
È la logica del meno peggio.
Un sistema in cui si sceglie per disperazione e non per progetti.
In questa logica non serve fare bene, basta fare e denigrare per apparire più affidabile degli altri.
Missione facile nel panorama politico attuale.
Infatti!Hai interpretato perfettamente ciò che volevo dire Sergio!
EliminaConcordo in pieno con Gisa e Beroste: solo il "NO" vincente sarebbe la carta risolutiva ma, conoscendo i nostri polli, dovremmo ricordare che ai referendum che li toccavano da vicino hanbno saputo sempre trovare la "via d'uscita"( Per dirne uno fra i più clamorosi quello sul finanziamento dei partiti) per renderli vani......e questa volta figurati se non lo faranno Sarà forse esagerato pessimismo il mio ma la vedo così. Biso0gnerebbe che COLORO CHE PER LEGGE DOVREBBERO ESSERE I REALI DIFENSORI DELLA COSTITUZIONE, si destasdsdero un opò..ma ho paura che sull'argomento il sonno sia profondo!
RispondiEliminacONCORDO COME SEMPRE CON LE TUE PACATE ..ARGOMENTAZIONI FRANCO MA IL SONNO E' PROFONDO .RASSOMIGLIA AL SONNO DEI DORMIENTI ..MASSONICI ..TIPO VERDINI GRAN MASSONE ..IL NO ..TEMO TROVERANNO QUALCOSA PER IL REFERENDUM .MA POI SERVE VERAMENTE? ANCHE SE VINCONO I NO ..DOPO FARANNO COME GLI ALTRI CHE SONO FINITI NEL DIMENTICATORIO ??
EliminaSaluto il si. Franco Gentile, persona squisita e a me simpatica.
RispondiEliminaDetto questo, le chiedo, se dovessero vincere i ''SI'', quindi i polli che lei conosce e di cui io faccio parte, come e cosa si potrebbe e dovrebbe fare per affermare i diritti della minoranza ?
Avete un piano alternativo?
Franco Gentile direi che definisce polli i nostri politici che hanno tradito il voto sui referendum.
EliminaNon direi che considera pollo chi voterà SI.
Mi stava bene sentir parlare di abolizione di una Camera e di governabilità. L'ho ribadito più volte nel blog: queste modifiche mi sarebbe piaciuto vederle attuate in modo integrale e categorico e non monche o pasticciate. Il principino non ha fatto altro che turlupinarci, mettendo avanti la parola cambiamento per poi in realtà non cambiar niente e rendere le cose ancora più difficili.Caro Sergio la tua dimestichezza con il linguaggio politico t'ha fatto scrivere un articolo interessante ma che io con calma sarò costretto a rileggere. La semplicità è la dote congeniale delle persone oneste e chi fa le leggi si deve armare di questa meravigliosa dote: semplice, geniale e produttivo sarebbe stato proporre un sola Camera, il Senato, di 300 eletti. Quanto tempo e quanti soldi si sarebbero risparmiati!
RispondiEliminaquindi sostieni che si sarebbe potuto fare meglio ?
RispondiEliminaAllora siamo perfettamente d'accordo, tutto si poteva far meglio, tutti noi avremmo potuto far meglio le cose fatte nella vita.
Quindi?
Non facciamo niente per il semplice fatto che ciò che facciamo certamente potrebbe essere fatto meglio?
spiegami perchè 300 e non 150, si risparmierebbe di più.
Oppure 75?
O 500, quale è il numero giusto?
UN numero o una qualsiasi cosa che non potrebbe farsi meglio.
Secondo il mio punto di vista il problema non sta nei termini che si sarebbe potuto fare meglio. Magari fosse così. Questo vorrebbe dire che si sono fatte un po' di cose buone, considerate migliorabili. Qui il problema è tutt'altro. Le schiforme hanno massacrato la Costituzione peggiorando la situazione esistente. Ecco perché occorre fermare con un NO al referendum un attacco inaudito, frutto di confusione e demenzialità
EliminaSignori ma davvero pensate che il problema della inefficienza del nostro sistema stia nel costo del parlamento?
EliminaSiamo ancora fermi alla rivoluzione dello scontrino?
Il problema sta in un sistema partitocratico.
I partiti hanno occupato lo Stato e sono il primo motore della corruzione e del favoreggiamento della criminalità organizzata.
I mille parlamentari costano circa 300 milioni all'anno. Vi sembra questa la cifra che risolverebbe i nostri problemi?
Capisco che l'insoddisfazione è tale per cui si vorrebbe che giacché fanno poco e male almeno costino poco. Ma non credete che sia meglio che invece siano costretti a fare perché il popolo sovrano si prende la propria sovranità e comincia a esercitare il potere di controllo e di delega?
Vi rendete conto che nessun parlamentare ci rappresenta perché nessuno è stato votato. Sono tutti scelti dai partiti e messi in Parlamento.
Ecco, il primo passo deve essere che i nostri rappresentanti dobbiamo sceglierli noi.
Qui siamo passati dal Partito Stato allo Stato dei Partiti!
Quando governava Berlusconi, gli argomenti principali di cui tutti parlavano erano: la legge sul conflitto di interessi e le leggi ad personam. Con l'attuale governo, del conflitto di interessi se ne continua a parlare , ma nessuno ci mette mano. La legge ad personam invece, è diventata ad partitum ed ad amicus. La "riforma del "Senato", diventerà l'hospitium peccatoris dei condannati, dei riciclati e dei trombati. Ma questo è anche il governo degli amici, come Roberto Benigni che dalla Rai del Pd, si vede assegnato 1,8 milioni e decanta urbi et orbi che quella italiana, è la Costituzione la più bella del mondo, adesso però, dopo aver incassato altri quattro milioni per dirci in Tv quanti sono belli i Dieci Comandamenti, invece vota SI alla modifica del titolo V, Improvvisamente, la Costituzione gli si è imbruttita di colpo, e probabilmente lo vederemo ancora dire che è la più bella "Sostituzione" del mondo, Tremo al pensiero che ora che Renzi, possa mettere mano anche ai Dieci Comandamenti.
RispondiEliminaSpiace ricordare che l'abolizione del Senato - nella forma in cui pare stia andando in porto - è una soluzione agli innumerevoli tentativi di modifica mai finora andati in porto, fra cui si enumerano anche quelli su ricordati. Evidentemente a qualcuno o a molti (mi auguro non alla maggioranza degli Italiani) piace un ulteriore fallimento e andare avanti come prima.
RispondiEliminaSpiace Giuseppe Chimento dover constatare che il Senato non è affatto abolito.
RispondiEliminaHo detto "nella forma". Se non è chiaro mi scuso per l'imprecisione, ma credo che il concetto sia chiaro - se lo si vuole capire
EliminaNo, non è affatto chiaro. Tanto più che sono in tanti a pensare che il Senato sia abolito. Hanno fatto anche un sondaggio con la domanda "E' favorevole alla abolizione del Senato?". La questione non è se piacciono o meno i fallimenti, ma valutare la qualità delle riforme e dei cambiamenti. D'altra parte si sta riformando anche il Titolo V riformato nel 2001; dimostrazione che le riforme possono essere inefficaci. Ho fornito argomenti per criticare la proposta di riforma del Senato. Se mi spieghi in cosa questi argomenti sono sbagliati, sarò felice anche di cambiare idea. Se invece vuoi sacrificarti sull'altare del cambiamento... accomodati pure
EliminaSarei d'accordissimo, perché ad una domanda secca come quella che lei propone credo proprio che la stragrande maggioranza degli Italiani, anche la di là della fedeltà ai partiti di appartenenza, risponderebbe con un sonorissimo "Sì". Purtroppo (o per fortuna) l'Italia oltre a "non" essere una Repubblica fondata sul lavoro, non è neanche una Repubblica fondata sui sondaggi e la sua procedura, pur non essendo io un costituzionalista, mi pare un tantino anomala. Nella nostra repubblica parlamentare, ci sono passaggi parlamentari, non sempre (anzi, quasi mai) migliorativi e poi si può passare a un referendum confermativo, oppure - che è la scelta fatta finora - si può passare la vita (da quanto se ne è cominciato a discutere è passata già una generazione) a sfogliare la margherita. Evidentemente, come ho detto già prima, è quello che molti (mi auguro non la maggioranza) degli Italiani vogliono.
EliminaGiuseppe io non ho posto alcuna domanda. Ho dato conto di sondaggi che girano che contribuiscono a far credere che questa riforma porti alla sostanziale abolizione del Senato, cosa del tutto falsa.
EliminaHo svolto una analisi sulla riforma del Senato e dimostrato che non risolve alcunché mentre potrà creare nuovi problemi.
Francamente non me ne frega nulla del cambiamento fine a se stesso. Mi interessa comprendere dove porta il cambiamento e cosa produce.
Anche il fascismo fu un cambiamento. Solo per questo va valutato positivamente?
E guarda un po', a rendere possibile il passaggio al regime fascista fu proprio una legge elettorale molto simile all'italicum.
È proprio vero che la storia non insegna nulla a causa della cecità dei contemporanei.
Aldilà della tua passione per il cambiamento, non importa come purché si cambi, nel merito delle argomentazioni che porto hai qualcosa da dire?
Perché se non hai nulla da dire, della goduria parossistica per il cambiamento non sappiamo che farcene.
Caro direttore ho letto attentamente il servizio e devo complimentarmi con l’autore, soprattutto per la chiarezza e la puntigliosità della descrizione. Ho apprezzato anche la sua esposizione mettendo in chiara evidenza quelle sfumature che contrastavano con l’applicazione pratica della “Riforma” ed anche con il suo pensiero politico. Ho letto anche con molta attenzione, tutti i commenti che sono seguiti, e non ho alcuna difficoltà a confessare che ho provato un senso di disgusto per i tanti termini e giudizi usati solo per esprimere un giudizio di dissenso e negativo a questo governo. I termini usati come, schiforme … bugiardo … mentitore …. Puttanaio … persone plurindagate e mi fermo qua, purtroppo non le condivido. Credo a mio modestissimo parere che lo scopo vero del blog e quel del confronto di idee e di giudizi su quelle “persone” che in un modo o nell’altro hanno il compito di governare questo Stato e rappresentarlo al di fuori del territorio nazionale. PREMETTO E LO RIBADISCO CON FORZA, CHE NON SONO UN ELETTORE DI RENZI, perciò non ha alcuna influenza sul frutto delle mie riflessioni. D’altronde chi intende fare informazione o sottoporsi ad un costruttivo confronto, dovrebbe farlo sforzandosi di mettere da parte la propria appartenenza politica, altrimenti il blog messo a disposizione diventa un partito, non più un luogo di incontro e di discussione seppure nelle diverse espressioni . Sono certo che questa è anche la finalità di chi si prodiga con grande passione e responsabilità, a gestire il blog di “Politicaprima”. Mi sbaglierò, caro direttore, ma la mia non vuole essere un’arida critica, ma soltanto una cruda e dura costatazione. Leggo commenti brevissimi, di poche parole, solo con lo scopo di esprimere il proprio consenso a delle espressioni seppure, piuttosto “colorite”. E’ vero, ci sono personaggi che non meritano assolutamente il nostro rispetto, ma l’uso spropositato di termini volgari e di un linguaggio scurrile, ci pone sulla loro stessa dimensione. Caro direttore, è molto facile fare, come si suol dire, il tiro al piccione… quando si critica è facile assumere la funzione di giudice , ma ancor più quella di una competenza ovvero, di una conoscenza che non si ha. Probabilmente avrò tante critiche, le accetto volentieri, ho sempre portato avanti il senso della moderazione e del dialogo ad oltranza. Se qualcuno si reputa offeso chiedo umilmente scusa.
RispondiEliminaCaro Franco, grazie.
EliminaGrazie anche per aver ricordato con forza che non serve denigrare le persone per contestarne l'operato politico.
Cerco di evitare di etichettare i politici con nomignoli vari e di attenermi alla analisi delle proposte.
Talvolta mi capita di esprimere un giudizio forte su un politico, ma il giudizio è sempre accompagnato da analisi puntuali sulle affermazioni e proposte del politico perché il giudizio possa essere a sua volta valutato.
Un conto è criticare una proposta, altra storia è denigrare la proposta.
Devo dire però che la denigrazione è ormai da tempo lo sport preferito.
Cossiga era solito indicare con l'appellativo di gnomi la classe dirigente del PCI post-Berlinguer.
Il giovane Renzi non si è risparmiato dal definire i suoi critici gufi e rosiconi.
Converrai che non c'è mai stato un dibattito nel merito delle critiche; sono sempre state liquidate con sufficienza: i professoroni che tengono l'Italia nel pantano, i gufi rosiconi, quelli a cui piace perdere...
Accolgo l'invito, Franco, ma rivolgilo anche a Renzi e ai suoi.
Caro Sergio, ci siamo trovati spesso sulla stessa lunghezza d'onda, circa il diritto pieno di critica, ma senza oltrepassare i limiti della decenza. Ho scritto in maiuscolo, allo scopo di mettere bene in evidenza, che non sono un renziano dell'ultima ora, anzi spesso ho criticato i suoi ridicoli atteggiamenti, per questo invitavo qualcuno a non accettare lo stesso livello di critica. Caro Sergio, per oltre 40 anni ho fatto politica attiva, non ricordo quanti comizi ho fatto in piazze stracolme di gente, ma MAI ho usato parole offensive o dedito alla denigrazione dell'avversario, malgrado che ho sempre parlato "a braccia". Probabilmente la mia è deformazione professionale, ma il rispetto dell'uomo per me è sacro e inviolabile. A volte leggo commenti che non hanno alcun senso o dimostrano di non conoscere l'argomento però sono esperti a lanciare insulti e anatemi. Credo che sarai totalmente d'accordo con me, che a monte della critica, dovrebbe esserci un minimo di conoscenza dell'argomento, ma soprattutto essere in grado di proposte alternative. Criticare non è sufficiente, se non si è in grado di fare proposte, altrimenti serve soltanto a disorientare il lettore. Questo è un blog che ritengo importante, soprattutto per la serietà del direttore Gattuso, sempre pronto ad usare "l'estintore" alla pur piccola fiammella. Caro Sergio una tua frase racchiude tutto il significato del mio commento, per questo lo riporto in originale..."Devo dire però che la denigrazione è ormai da tempo lo sport preferito". Alla prossima
EliminaCaro Franco, forse non ci siamo capiti.
EliminaHo veramente espresso apprezzamento per il tuo primo intervento e ho aggiunto alcune considerazioni.
La denigrazione è diventata da tanto tempo un carattere delle nostra politica.
Non è una invenzione di Grillo con i suoi vaffa e "siete tutti circondati".
Ho ricordato Cossiga che definiva "gnomi" i componenti del nuovo gruppo dirigente del PCI.
Ma potrei ricordare Berlusconi, Bossi, Maroni e purtroppo anche Renzi e Boschi. Abbiamo già dimenticato il puerile attacco a Rodotà fatto da Boschi?
Non intendevo affatto darti del "renziano" e in ogni caso non la considero una offesa sebbene io non sia un renziano.
Volevo aggiungere alla tua critica del facile ripiegare all'insulto per respingere una proposta, una annotazione per ricordare chi sta contribuendo a determinare questo clima. E tra questi c'è a mio avviso anche Renzi per il quale chi critica è solo un gufo rosicone. Mai che ci siano risposte sul merito delle questioni sollevate.
Se segui questa conversazione o altre, vedi riprodotto questo identico schema.
Chi critica una riforma è automaticamente etichettato come conservatore che vuole lo status quo.
Agli argomenti di critica si risponde con argomenti estranei ai temi posti. "Certo si poteva fare meglio ma così non si fa nulla..." fingendo di non vedere o non vedendo davvero che prima di passare a una proposta alternativa bisogna comprendere se la critica è fondata. Esprimere delle critiche serve a confrontarsi sulle proposte e sulle analisi delle stesse.
Sterile è l'atteggiamento del "tu cosa faresti" quando non si sta facendo una conversazione teorica ma una analisi di una ben precisa proposta che saremo chiamati a confermare o respingere.
È di questa proposta che bisogna parlare e non di ciò che in astratto si sarebbe potuto fare.
La questione è fare un bilancio degli aspetti positivi e negativi di questa specifica proposta e non sulle altre astratte soluzioni.
L'attenzione dovrebbe quindi essere rivolta alle critiche positive e negative per comprendere se sono fondate. Ebbene, hai trovato argomenti che confutassero le mie critiche?
Il confronto sul merito è sempre molto difficile perché questo è l'andazzo a cui ci hanno abituato i nostri politici.
Come i bambini che dicono "e allora tu..."
Spero di aver spiegato in che senso invitavo a fare a Renzi lo stesso discorso che hai fatto qui: da due anni non c'è il minimo confronto sulle idee e sulle analisi ma un semplice calare dall'alto le proposte. Prendere o lasciare. Discutete pure, dice ma poi approvate diversamente vi lascio a Grillo e a Salvini.
Non è così che può crescere una democrazia o che possiamo guarire dai nostri mali.
Abbiamo bisogno di persone pensanti e non di tifoserie urlanti.
Buona domenica
Voglio dare solidarietà all'unica voce non nel coro, che è quella di Sergio Volpe, mio amico oltre che cugino, a cui consiglio dall'astenersi in futuro di parlare ad un muro di sordi.
RispondiEliminaMalgrado quello che lui stesso non ammette, questo blog è diventato una setta monocord
.
Molto carino e delicato definire PoliticaPrima una setta monocorde. E mi dispiace non poco. Ma come se ne esce? Non credo con queste affermazioni. E nemmeno non entrando mai nel merito delle questioni esposte. E nemmeno ancora non proponendo argomenti fuori dal coro e non in linea con la setta.
EliminaGentile Alberti, l'amico Sergio non credo abbia bisogno di consigli, sa benissimo farsi valere e non è affatto da solo in questa strenua battaglia. E posso assicurare che i frequentatori, gli autori e i commentatori di questo blog non sono affatto tutti “grillini”, perché a questo ci si riferisce. C’è tanta gente della cosiddetta sinistra dura e pura, anche del PD, di centro e pure di destra. E ci sono anche simpatizzanti del M5S. Giovani, ma anche gente molto matura.
Su PoliticaPrima, come si sa bene in giro, c’è libertà d’espressione piena, c’è dibattito e approfondimento. Ovviamente nei limiti e per quello che passa il convento. Altrove, sicuramente, c’è molto di più e di livello adeguato. Ci sono anche le esagerazioni e le asprezze, è innegabile. Ma non rappresentano altro che aspetti variegati di questa nostra società.
Credo, pertanto, sia molto meglio assumere un atteggiamento propositivo, cogliendo nelle diverse esposizioni dei tanti autori e commentatori, ciò che emerge da quella parte piccolissima ma anche rappresentativa della società che si specchia in questo blog. Entrando nel merito delle questioni, coinvolgendo altri che la pensano allo stesso modo, facendo arrivare a questa redazione articoli esattamente contrari alla linea monocorde anti Renzi individuata, e, giustamente da certi punti di vista, da contestare.
Buona PoliticaPrima.
Caro direttore mi rivolgo a te perché so quanto hai a cuore questo bellissimo strumento di confronto che è PoliticaPrima. Credo che negli ultimi tempi stia lievitando un po’ di nervosismo, del tutto fuori luogo, che adesso sfocia persino negli insulti generalizzati. Definire “una setta” uno spazio di democrazia, dove nessuno mette il bavaglio a nessuno e dove i commenti non vengono neppure filtrati, è un’accusa gratuita e fuori luogo. In quanto all’appellativo “monocorde”, alludendo alla maggioranza dei frequentatori del blog che manifestano il loro dissenso nei confronti dell’attuale classe politica e di governo, definita “muro di sordi”, è un'altra aberrazione. Saremmo sordi perché ci rifiutiamo di allinearci alle tesi renzo-verdiniane ritenute la verità rivelata? Siamo sordi perché non ascoltiamo i convincenti ragionamenti filogovernativi? Personalmente sento benissimo, e proprio perché sento (e leggo) certi commenti, non posso che rafforzare le mie convinzioni esprimendole con maggiore veemenza. Forse qualcuno ha interpretato male la funzione del blog. Forse qualcuno ritiene di svolgere una missione sociale e politica volta a liberare l’umanità dai gufi che disturbano il manovratore di palazzo Chigi. Il Blog è semplicemente uno strumento per misurare, nei limiti della sua diffusione, gli umori e le tendenze di un certo campione di cittadini diversi per età, cultura, storie personali, dislocazione geografica e, proprio per questo, andrebbe ascoltato più che criticato. Chi reagisce in maniera agitata ad un esito evidente (libero, spontaneo e fuori da ogni condizionamento), sbaglia. Si vorrebbe forse un blog monocorde all’incontrario? Io mi limiterei a prendere atto della fotografia che il blog spontaneamente mette a fuoco. Si facciano avanti i dissidenti, esprimano le proprie opinioni (magari argomentando) e saranno i benvenuti. E poi, scusate, in un contesto mediatico nazionale (quello sì monocorde), in cui esistono solo trombettieri e leccaculi renziani, si lasci che alcuni “sfigati” come noi esprimano il loro dissenso. Tanto poi si recupera nei talk, nei Tg e sui giornali.
Eliminasignor Alberti, come fa a definire questo blog così? credo che l'opinione di tutti abbia un valore e quindi meriti di essere ascoltato. E' il modo piu civile per confrontarsi con gli altri e con le idee diverse dalle nostre. Spesso si parla e si parla e si parla ancora senza mai ascoltare o riflettere. Provi, potrebbe rimanere sorpreso. Saluti.
EliminaOttima disamina , spiegata con semplicità. Non è una riforma ma una schiforma. Un modo politico di pasticciare e garantire poltrone ai vecchi amici. E purtroppo comincio a pensare che anche questo colpo non sarà schivato.
RispondiEliminaCara Asia Lucia, grazie per l'apprezzamento.
EliminaPurtroppo prevale spesso la tendenza a schierarsi e a fare il tifoso, rinunciando a esercitare pensiero critico e analisi.
La cecità dei contemporanei è deprimente. Proporrò al direttore un articolo dedicato a una storia di tanti anni fa quando De Gasperi cercò di convincere Mussolini che il quorum andava alzato al 40%!
La storia non insegna nulla se ci rendiamo ciechi e sordi.
Io non faccio parte di una setta monocorde. E pur rispettando le opinioni di tutti, ci tengo a precisarlo. Io ho trovato ospitalità su questo blog, senza che mi fosse richiesto assolutamente come la pensavo. Nel tempo, si è capito che non sono affatto un allineato al potere, a nessun potere. Purtuttavia ho potuto esprimere sempre la mia opinione, anche se qualche volta divergeva da quella altrui. Alla "setta monocorde" fanno parte coloro che non accettano critiche, peraltro costruttive, ai governanti che, con molta evidenza, stanno cambiando la Costituzione facendo un groviglio di privvedimenti che sono peggiori della corda dell'aquilone di Charlie Brown. Il direttore ha già risposto, e da signore qual'è, ha data una risposta signorile.
RispondiEliminaGiangiuseppe con me usa messanger per tirarmi la giacca e tirarmi dentro al dibattito. Io non so se questa riforma va nel verso giusto e cosa voterò al referendum che in ogni caso c sarà. Quello che so è che alcuni giorni fa incontrando dei deoutat regionali redenti (nel senso che entrati dal lato opposto all'ars,hanno intrapreso un cammino di redenzione che li ha portati alle cene con Davide novelli profeta di sua maestà renzi), che sostenevano che visto ormai che la Sicilia è senza soldi dobbiamo cancellare tutto quello che può ritenersi inutile e passare tutto allo stato:davide è d'accordo (figurati).Alla mia obiezione/provocazione:perché non cancelliamo lo statuto?No o!!! Che c'entra lo statuto?e certo che c'entra cancellare il chiamarti onorevole che poi cosa hanno di onorevole?portò questa testimonianza per dire che qualsiasi riforma si stai facendo è a difesa de la casta.e dico casta perché l'esperienzavdei partiti in italia è bella e finita da quando con l'introduzione della monopreferenza on i eletto si fa partito a se,e la dimostrazione sta nei continui cambi di casacca che nella prima repubblica si risolvevano al massimo con un cambio di corrente,e questo perché occorrevano grandi numeri per essere eletti che nessuno da solo aveva.basterà un referendum a bloccare il tutto? Abbiamo visto a cosa sono serviti i referendum per il finanziamento pubblico dei partiti.io vedo sempre più spazi di libertà tolti a vantaggio di stolti.non mancherà tempo e modo per sapere,ma gia'si sanno,chi saranno ad esempio i senatori siciliani......
RispondiEliminaConcordo con Mario Botteon, neppure io ho subito iniziazioni settari per commentare su questo blog, come credo neppure Sergio Volpe. Come è facilmente intuibile dai commenti, i concetti espressi, a parte qualche rara eccezione, sono sempre articolati, aderenti ai fatti con concrete esposizioni delle circostanze, notizie e norme come quelle di cui si discute su questo articolo, "concessi", indipendentemente, dalle proprie idee e simpatie politiche. Io credo, Egr. Signor Alberti, che la ragione stia sempre dalla parte di chi la fa valere, sostenendola con argomentazioni appropriate e disanima fedele di ciò di cui si discute e non con ottuse contrapposizioni, a cui tra l'altro, non mi pare sia affatto incline il Signor Volpe. Per cui essere fuori dal coro, non significa stare dalla parte della ragione a prescindere, mentre è più facile che la ragione, stia invece, proprio dalla parte del coro. Poiché la ragione è di chi sa la fa e non di chi la ptetende.
RispondiEliminaSi, è vero che fra i commentatori che scrivono in questo blog ci sono molti antigovernativi e molti grillini, praticamente la maggioranza, ma non è colpa loro se i sostenitori del governo si vergognano e rinunciano ad intervenire per difendere l'indifendibile. Finora il sig. Alberti dov'è stato, quale contributo ha dato al blog? Qui c'è posto anche per lui, a patto che la smetta di dire minchiate come "setta monocorde". Ci faccia sapere le delizie di questo governo e noi ne prenderemo atto.In quanto a Volpe, pensare che abbia bisogno di aiuto o solidarietà è un'autentica sciocchezza. Ciao Sergio.
RispondiEliminaMi fa piacere che il Sig. Alberti abbia espresso con tanta fermezza il suo dissenso al blog. Avrei gradito anche un suo commento all'interessante articolo di Sergio Bagnasco, così da poter far tesoro di un forte ed intelligente dissenso. Il sig. Sergio Volpe ha criticato ironicamente il mio commento ed io l'ho apprezzato. Credo che, non me ne voglia, il suo intervento in sua difesa sia stato inutile. Ciascuno in questo blog è libero di esprimere la propria opinione e lo dimostra il fatto che io più volte mi sono messo in contrasto con articolisti e commentatori. Io non sono un grillino, sono un Socialista ed ho in tasca ancora la tessera del PD; ma lei, Sig. Alberti, concordera' che, pur condividendo gli ideali di un partito, è da utile idiota votare per esso se chi lo gestisce in questo momento, a parer mio, ha tradito gli ideali dello stesso. Sig. Alberti si faccia risentire per un nerboruto commento e stia tranquillo che il Sig. Volpe è in buona compagnia.
RispondiEliminaCondivido il commento del signor Botteon anche se siamo su sponde opposte
RispondiEliminaHo avuto l’occasione di leggere il blog e mi è piaciuto subito perché si dava la possibilità a tutti di commentare indipendentemente dalla propria idea Come dice il signor Botteon certamente non appartengo a nessuna setta monocorde basta leggere i miei commenti Rispetto tutte le opinioni anche se mi eprmetto di criticare quelle che ritengo inesatte Sicuramente in questo articolo io sono fuori dal coro A me la riforma come detto sopra non piace ma ritengo che fosse necessario muoversi da un pantano che dura oramai da 70 anni. Seguo la politica italiana da almeno 50 anni e personalmente noto che non è mai cambiato nulla perché è così che volevano i ns padri fondatori una bella repubblica partitocratica in cui tutti vincessero e nessuno fosse responsabile di qualcosa.ed in cui il popolo non contasse nulla Si conferma inoltre un vecchio teorema chi è al potere sbaglia sempre chi è all’opposizione è sempre il tenutario della verità assoluta Cosa che si applica anche nel privato “Fosse invidia” Infine penso che il risultato del referendum sarà negativo e che pertanto resteremo nel pantano vecchio di 70 anni perché a nessuno piace il cambiamento Vedere il referendum giugno 2006 che personalmente proponeva cose migliori di oggi
Complimenti al Signor Gattuso il quale gestisce questo blog in maniera egregia e sempre con un approccio fermo ma signorile
Se solo si sapesse cosa è una setta di capirebbe che questo blog tutto è tranne che una setta.
RispondiEliminaSicuramente anche questa riforma, come qualunque altra, non sarà perfetta, tuttavia contiene dei miglioramenti perché mette fine al bicameralismo che tanti problemi ha creato alla governabilità. Vedremo poi il funzionamento e le funzioni del senato delle Regioni, ed eventualmente faremo le critiche " sul campo reale" . A differenza della maggior parte dei commentatori, mi piace il dinamismo di Renzi che sta affrontando molte questioni proponendo un cambiamento. Si può non essere d'accordo, tuttavia una cosa è certa: ci siamo lasciati alle spalle l'immobilismo dei decenni passati e lo spettacolo deprimente di ballerine e nani dei tempi berlusconiani.
RispondiEliminaCara Antonella, grazie per il tuo intervento che mi offre la possibilità per intervenire su un aspetto non affrontato nel mio articolo.
RispondiEliminaQuesta riforma non mette fine al bicameralismo ma solo al bicameralismo paritetico.
Sarà solo la Canera dei deputati che dovrà dare la fiducia al Governo.
Per raggiungere questo obiettivo bastava modificare l'art 94 della Costituzione.
A fronte di questo aspetto, che personalmente considero positivo, non si interviene sui reali problemi che hanno causato la scarsa governabilità di cui semplicisticamente si parla.
Infatti, la scarsa governabilità non dipende dal doppio passaggio camerale per la fiducia, ma dai contrasti interni al partito di maggioranza relativa (ieri DC, recentemente PdL) o interni alla coalizione di governo (monocolore dc, centrismo, centro-sinistra, cdx e csx).
Su questi aspetti la riforma non interviene minimamente.
Visto che piace la governabilità, sarebbe utile verificare cosa succede nei paesi di consolidata governabilità, per esempio in Germania.
Scopriremmo che c'è la istituzionalizzazione del voto: l'incarico DEVE essere dato al rappresentante del partito di maggioranza relativa.
L'incaricato ha un tempo preciso per trovare la maggioranza; se non ci riesce può essere autorizzato dal Presidente a formare un governo di minoranza. Diversamente si va al voto perché lo prevede la Costituzione.
Un governo può essere sfiduciato ma solo se in parlamento si è già formata una nuova maggioranza: sfiducia costruttiva per evitare carenza di potere esecutivo.
Il primo ministro è realmente tale (si chiama Cancelliere) e può licenziare un ministro. Da noi non esiste nemmeno la figura del Primo ministro e la fiducua è data al governo e non al presidente del consiglio dei ministri.
È da questi aspetti che discende in gran parte la governabilità.
Nella proposta costituzionale in discussione non si interviene su questi aspetti.
Non solo.
La legge elettorale rende certa la nascita di una maggioranza (in effetti non si voterà per rinnovare il Parlamento ma per decidere a quale partito affidare il Governo), ma nulla vieta al partitone che si sarà formato per tentare di vincere alle elezioni, il giorno dopo il voto di costituire distinti gruppi parlamentari, esattamente come avviene adesso.
Nessuno ha votato il NCD.
Quindi, la governabilità dipenderà esclusivamente dalla coesione del partito vincente, esattamente come adesso.
Se il partito vincente si sfalda, potranno nascere nuove maggioranze e nuovi governi, esattamente come adesso.
Queste non sono opinioni, ma fatti oggettivi e incontestabili.
Inaccettabile poi il percorso proposto: proviamo e poi vediamo come funziona.
Questa sarebbe la rinuncia alla politica che è analisi e progettualità.
Analisi dei problemi e progetti per superarli.
Interessarsi della politica significa fare delle analisi per comprendere cosa una proposta mette in moto e in quale direzione va.
Nessuno ha la sfera di cristallo, ma le analisi aiutano a comprendere quale sarebbe lo scenario prefigurato da una proposta politica. È per questa capacità di prefigurare il futuro che si interviene sul lavoro... mica per dire proviamo così e vediamo che succede!
Nel caso della riforma costituzionale sul tappeto, la prefigurazione è facile e non lascia alcuna incertezza per due solidi motivi
- la riforma è pasticciata (sono sempre in attesa di leggere argomenti in confutazione alle mie analisi);
- la riforma non interviene sulle cause che hanno determinato la scarsa governabilità.
Il NO è convinto, motivato e argomentato e soffro per la mancanza di argomenti a sostegno del sì.
Sono d'accordo con le tue argomentazioni riguardo alla governabilità;avrei preferito una sola Camera dove chi ha la maggioranza governa. Mi sembra essenziale avere un governo certo che decida velocemente quando sia necessario. La riforma lo garantisce perché il Senato delle regioni non da' la fiducia per governare. Mi auguro che, visto che ci sarà e se ci sarà, contribuisca a controllare tutte quelle funzioni che sono delegate alle regioni e agli enti locali. Mi pare di vedere che spesso non c'è comprensione delle loro problematiche da parte del governo. Questo senato potrebbe contribuire a proporre e ad aiutare il dialogo con il potere centrale. Inoltre mi auguro che abbia un costo minimo perché è ora di ridurre drasticamente i costi della politica
RispondiEliminaAntonella quel che tu auguri diventi un potere del Senato al momento non è previsto. È proprio uno dei miei motivi di critica. Lo accenno in questo articolo e lo sviluppo dettagliatamente nell'articolo dedicato al Titolo V.
RispondiEliminaOgni conflitto tra regioni e stato porterà ancora alla Corte Costituzionale.
Anche al fascismo si arrivò con una legge elettorale che garantiva un governo, con minore certezza di quanto faccia l'italicum.
Ma qui commetti un grosdo errore: questo risultato si deve alla legge elettorale e non alla riforma costituzionale.
E questo è proprio uno dei motivi che dovrebbe scatenare le ire di coloro che dicono di volere la governabilità.
Accettiamo per un momento che si sacrifichi la rappresentatività per la governabilità, ma allora occorre che si vada al voto se si sfalda il partito a cui si comsegna con un premio la maggioranza assoluta.
Così non è.
Quindi la governabilità è esattamente come prima. Questa riforma non entra nei meccanismi attuali. Un altro governo Monti sarà sempre possibile.
Allora, non va bene nemmeno il sacrificio della rappresentatività parlamentare perché perdiamo con certezza qualcosa e non abbiamo nulla in più.
Riflettici.
L'ultimo governo Berlusconi in fondo è finito perché si è sfaldato il PdL, mica per colpa del bicameralismo.
Prima ha perso Fini e il gruppo dei finiani; poi sono nati contrasti con Meloni, La Russa e altri; poi con il gruppo pugliese di Fitto; poi con Alfano e i moderati che si sentivano stritolati dalla ingombrante leadership di Berlusconi...
La stessa cosa potrà avvenire domani perché su questi aspetti la Costituzione non viene toccata.
Nulla vieta a tanti partiti di formare una sola lista e poi costituire gruppi parlamentari distinti. Non esiste alcun vincolo di mandato per cui saranno sempre possibili i cambi di collocazione politica dei singoli e dei gruppi.
Nel 2013 non c'era il NCD; è nato per scissione ed è un partito che nessuno ha votato ma che fa parte della maggioranza di governo.
È successo e potrà continuare a succedere.
Quando si cade nel becero disfattismo delle iniziative con attribuzione di settarismo il commentatore attacca per non essere attaccato. La modifica del senato, se avverrà, sarà la gabbia di ogni libertà di pensiero di qualunque parte politica.
RispondiEliminaHo letto quasi tutto ciò che le tante persone intervenute hanno scritto a commento del bell'articolo di Bagnasco. Sono state espresse tante opinioni interessanti, e nella loro maggioranza dicono un no alla riforma del Senato.
RispondiEliminaCredo di poter dire che è un NO a "questa" riforma! Non un no all'eventuale aggiornamento della Costituzione. Detto ciò, credo che ognuno di noi sia d'accordo sulle riforme necessarie a questo Paese, ma non a quelle che assicurano il potere al partito che potrebbe vincere con una percentuale di voti che rapresenterebbe una minoranza degli Italiani.
E' giusto quindi esprimersi con un NO.
Vedete, secondo il mio punto di vista, in questo Paese occorre, è estremamente necessario, che si cambi il modo di far politica.
Ecco, questa è la prima "riforma" da farsi.
La politica attuale viene fatta presentando programmi che non si realizzano mai. Questo lo sanno bene i partiti che partecipano alla competizione. Ma per loro è importante vincere, poi si vedrà se si potranno mantenere gli impegni roboanti che di solito vengono presi. E' questo che la maggioranza degli Italiani sembra non aver ancora capito.
Solitamente, quando hanno vinto, non governano nell'interesse generale della popolazione, ma sono dediti a governare per rivincere la prossima volta. D'altra parte, se mediassero le situazioni che gravano il Paese, se mantenessero sul serio gli impegni presi in campagna elettorale, sicuramente non vincerebbero nuovamente.
In questo senso berlusconi docet. A lui è servito promettere, promettere, e promettere ancora. Insieme alle promesse, ha rispolverato il vecchio anticomunismo che, tra l'altro, funziona sempre, anche se i comunisti si sono autodistrutti da un pezzo. Era fin troppo evidente che non poteva realizzare l'impossibile, però lui sapeva che gli Italiani ci sarebbero caduti come tanti montoni di Panurgo.
D'altra parte se berlusconi avesse detto agli Italiani: Vi farò pagare le dovute tasse, anzi scoverò gli evasori. E magari avesse aggiunto: Farò abbattere le costruzioni abusive, perfino quelle costruite nei parchi, e sulle spiagge. Secondo voi (noi), la gente l'avrebbe votato? Credo proprio di no. Anzi, quando è uscito fuori di testa perchè si era reso conto che non avrebbe più vinto, ha promesso persino le dentiere gratis agli anziani.
Ma non è di berlusconi (mio vecchio cavallo di battaglia) che voglio parlare, l'ho solo citato perchè sostengo che bisogna cambiare il modo di fare politica.
Vedete, gli Italiani amano giustamente la democrazia, anche se qualcuno invoca ancora la dittatura, ma sono un numero di nostalgici residuali. Agli Italiani basta che non gli si tocchino i propri interessi, che ritengono personali. Anch'io la penso così, è umano fare i propri interessi, e cercare di votare chi credi li faccia per te, ma i tuoi interessi non devrebbero mai ledere quegli degli altri. I beni pubblici, i servizi, la gestione della democrazia, sono interessi primari, e quindi di tutti. E' questo quindi ciò che dovrebbe fare la politica: Mediare, programmare, in certi casi "costringere" l'individuo a VIVERE in Comunità, con tutti i doveri e i diritti che questo comporta. Sono dei principi generali che andrebbero obbligatoriamente rispettati dai politici che ci governano, evidentemente ora non è così.
Che arma abbiamo noi per far in modo che ciò avvenga? Il nostro voto. Ecco perchè non lo dobbiamo sprecare mai, nemmeno quando ci sarà il referendum confermativo della modifica Costituzionale.
E questo non lo dico per antipatia a Renzi, o perchè sono di sinistra, piuttosto che di destra. Lo dico perchè se non ci sarà una rivoluzione culturale nell'approccio alla politica, se non ci sarà un cambiamento della società, ad iniziare dall'educazione scolastica, veramente non ci sarà speranza di cambiamento in questo Paese.
Non so se si capirà ciò che intedevo dire. Io mi sono sforzato, se non ce l'ho fatta, mi scuso e portate pazienza per la grammatica e punteggiatura approssimativa.
Sulle riforme costituzionali si dibatte da tanti anni. Un fiume di inchiostro è stato utilizzato per scrivere testi monografici, articoli su riviste specializzate e sui quotidiani. Da tutte le analisi emergeva la necessità di effettuare alcune riforme. Le maggiori difficoltà si presentavano nel trovare l'intesa su che riformare e sul come. Quando si raggiungevano apprezzabili convergenze, al dunque affioravano nuove divergenze e, il processo riformatore, nel parlamento, non si avviava mentre, nella società proseguiva il dibattito che creava contrapposizioni tuttora presenti. Una delle riforme più sentite è quella del superamento del bicameralismo perfetto previsto nella nostra Costituzione. Nel sistema bicamerale perfetto le due camere si controllano reciprocamente, l'una rappresenta il contrappeso dell'altra. Nel corso degli anni, nella pratica, questo sistema che doveva rappresentare, con la doppia lettura, un ripensamento per migliorare l'atto legislativo si è dimostrato un sistema reciproco di veto di una camera sull'altra. Per superare le contraddizioni sono state istituite delle commissioni bicamerali ma non ha sortito la giusta accelerazione dell'iter formativo della legge. Un altro aggravante è rappresentato dal diverso sistema elettorale che genera diverse maggioranze e difficoltà a formare un governo stabile, costretto a ricorrere continuamente al voto di fiducia stroncando il libero dibattito nel parlamento. A questo punto è doveroso denunciare anche la presentazione eccessiva di emendamenti non finalizzati a migliorare ma a bloccare qualsiasi varo di una legge anche importante. Questa situazione che persiste da tempo ha rafforzato l'esigenza di superare il bicameralismo paritario. Si potevano adottare due sistemi riformativi: 1) Assegnazione di competenze diverse alle due assemblee, alla Camera quella legislativa in rappresentanza di tutti gli interessi della Nazione, al Senato la rappresentanza delle autonomie locali. Compiti diversi ma elette entrambe a suffragio universale; 2) Come il primo con la composizione numerica ridotta in ambo i rami, la Camera composta da 400 deputati e il Senato da 200 senatori. La riforma, analizzata dai diversi punti di vista viene definita forzata, inutile, e causa di futuri contenziosi, ovviamente tutti da dimostrare. La realtà sta nel fatto che, comunque, una riforma è stata, quasi, varata. Il bicameralismo perfetto viene superato con l'assegnazione di diverse competenze alle due camere. Rimane aperta la questione della scelta dei senatori, momentaneamente, affidata alla dizione "in conformità alle scelte espresse dagli elettori". Verificheremo le modalità nella legge che ne detterà le regole. Questa riforma con tutti i suoi limiti, esaminata senza preconcetti politici, può far intravedere i primi passi positivi verso un cambiamento istituzionale per far funzionare meglio la macchina statale. Eventuali contraddizioni attuative possono spingere, le forze politiche, a trovare una convergenza per migliorare quanto fatto. La nostra analisi deve superare gli aspetti giuridici sui quali registriamo pareri difformi dei costituzionalisti. Analizziamo l'aspetto politico partendo dal fatto che finalmente abbiamo una riforma, malgrado le contraddizioni è corretto usare il metodo di buttare l'acqua sporca con il bambino?
RispondiEliminaNon sono d'accordo Lorenzo Romano per le ragioni che espongo nel mio articolo e alle quali tu non offri risposte.
EliminaIl Senato non avrà diverse competenze perché ogni senatore mantiene la piena iniziativa delle leggi: art 71 della Costituzione.
Ciò può essere fonte di ingorgo legislativo.
Il Senato avrà un mucchio di funzioni ma non sarà nelle condizioni di poterle svolgere, sia per il numero, sia per la modalità di selezione.
Il problema elettivo non risiede solo sulla ridicola formula della "conformità". E non è accettabile il ragionamento vediamo che succede: significa rinunciare alla valutazione politica e affidarsi al timoniere. Intanto però bisogna decidere come votare su questa riforma della Costituzione.
Il problema che si aggiunge alla modalità elettiva in "conformità" è che i senatori devono essere scelti in modo proporzionale all'interno di ciascun Consiglio regionale.
È una certezza che i senatori non avranno un mandato politico e non rappresenteranno proprio nulla. Avremo un senato dove il rischio della mancanza di maggioranza politica sarà altissimo.
Hanno fatto un sacco di riferimenti al sistema tedesco ma non c'è nulla che somiglia al senato tedesco.
Non c'è più il voto di fiducia del Senato, e questo mi sta bene, ma non c'è alcun contrappeso allo strapotere del governo. Potere esecutivo e legislativo finiscono per coincidere per effetto della legge elettorale.
Obama non controlla il Congresso.
Nemmeno nei sistemi presidenziali c'è cosi tanto potere concentrato su un partito.
Non solo.
Sebbene sia sacrificata la rappresentatività e nei fatti si voterà per decidere quale partito debba governare, non si interviene con la riforma costituzionale sui meccanismi che regolano la governabilità.
Per esempio non si prevede che la caduta del governo porti allo scioglimento della Camera.
Quindi, potranno nascere altre maggioranze e altri governi alla Monti. Nessuna certa governabilità in più e certezza di minor rappresentatività e alterazione della rappresentatività per effetto del premio al primo partito.
Pessima riforma che rafforza solo la partitocrazia.
Il bambino proprio non c'è.
Mario pone una questione fondamentale: la riforma della politica che inevitabilmente deve passare attraverso la riforma dei partiti.
RispondiEliminaBene, bravo Mario.
Ricordo che l'art 49 della Costituzione è ancora inattuato e anche questa legislatura si è aperta con una proposta di legge per approvare una disciplina legale dei partiti.
Ricordo che in Italia anche Totò Riina potrebbe fondare un partito. Divenirne presidente e mettere in lista tanti stimati professionisti incensurati. Se lo facesse in prima persona forse prenderebbe pochi voti, ma se mettesse a disposizione di un partito le ingenti ricchezze di cui la mafia dispone, potrebbe impadronirsi della Repubblica italiana.
Se prima bisognava infiltrare uomini in tanti partiti e disperdere tanti mezzi economici,oggi basta puntare su un cavallo e attraverso i tanti disfattisti che non votano sarà facile condizionare il risultato finale.
Sto facendo un quadro fosco per aiutare a cogliere la portata di certe riforme.
Chi saprà mobilitare gli astensionisti ha la vittoria in tasca.
Ieri l'astensionista classico diceva "tanto non cambia nulla", "sono tutti uguali", adesso avrà la possibilità di votare sapendo che chi vince fa cappotto e gli altri stanno a guardare.
Situazione assolutamente nuova e pericolosissima in un Paese dominato dal vaffanculochisenefregasietetuttideiladri!
Anche questa riforma è una occasione persa.
Non si riforma il sistema dei partiti per imporre democrazia e trasparenza nei processi decisionali interni ai partiti, nell'affidamento degli incarichi, nella selezione dei candidati.
Gli elettori sono esclusi dalla selezione dei candidati e solo in misura minima potranno contribuire a scegliere tra una parte dei candidati imposti dai partiti.
I partiti continueranno a essere delle società private gestite come bocciofile ma controllano il fiume del denaro pubblico.
Questa riforma non incide sui mali che hanno contribuito al fallimento della promessa di democrazia prevista dalla Costituzione, vale a dire partitocrazia, clientelismo, affarismo, familismo.
Pensare che il problema fu posto in Assemblea Costituente da Calamandrei in modo forte e tenace.
Ci fu il progetto Mortati e Maranini coniò proprio il termine partitocrazia.
Pensare che nel 1958 il senatore Sturzo depositò una proposta di legge per attuare l'art 49 della Costituzione.
Non se ne fece nulla.
Così Sturzo nel 1958: “Se si parla di moralizzare la vita pubblica, il primo e il più importante provvedimento deve essere quello di togliere la grave accusa diretta ai partiti e ai candidati dell’uso indebito del denaro per la propaganda elettorale. Il problema è più largo di quel che non sia la spesa elettorale; noi abbiamo oramai una struttura partitica le cui spese aumentano di anno in anno in maniera tale da superare ogni immaginazione. (…) Quando entrate e spese sono circondate dal segreto della loro provenienza e della loro destinazione, la corruzione diviene impunita; manca la sanzione morale della pubblica opinione; manca quella legale del magistrato; si diffonde nel paese il senso di sfiducia nel sistema parlamentare. Ecco i motivi fondamentali che rendono urgenti i provvedimenti da me proposti circa i finanziamenti e le spese dei partiti nel loro funzionamento normale; dei partiti e dei candidati nelle elezioni politiche e amministrative
RispondiEliminaPer ottenere questi scopi di pubblica moralizzazione, occorre anzitutto affrontare il problema giuridico della figura e dell’attività dei partiti”
Così scriveva il senatore a vita Luigi Sturzo nel 1958 presentando il progetto “Disposizioni riguardanti i partiti politici e i candidati alle elezioni politiche e amministrative“.
Cambiamo, ma per andare dove?
Afferro bene i limiti della riforma e mi affido alla volontà politica del futuro Senato di saper svolgere i compiti che gli vengono affidati. Non intravedo ingorgo legislativo peggiore di quello attuale. La Camera ha la facoltà di respingere la richiesta di modifica chiesta dal Senato salvo il vincolo della maggioranza qualificata per leggi specifiche. In merito alla partitocrazia, non sono i partiti che preoccupano ma il loro modo di concepire lo stato che ritengono di loro esclusiva proprietà. Malattia comune ai partiti che governano e a quelli che sono all'opposizione e, il loro cambiamento è indenne a qualsiasi riforma. Il loro motto è conservare per sopravvivere. Ecco il motivo che mi porta a valutare, con più prudenza, la riforma. Il vero pericolo viene dal sistema elettorale "Italicum" che penalizza la rappresentatività alla governabilità. Con questo sistema, alla caduta del governo, la valutazione dello scioglimento della Camera rimane di competenza del Presidente della Repubblica. Eventuale altro governo riceverà la legittimità della Camera che mantiene la sovranità popolare malgrado espressione di una ridotta base elettorale per la bassa affluenza al voto. Caro Sergio, due sono le valutazioni che emergono: immobilismo o riscrivere tutta la Parte II della Costituzione: la prima vuol dire conservazione, la seconda, non auspicabile, è impossibile perché prevede una grande capacità e convergenza politica che mancano ai nostri politici. Quindi, con cautela, è meglio iniziare con piccoli passi. Questo non vuol dire che dissento o sottovaluto le tue valutazioni. Io preferisco la valutazione politica a quella giuridica che nella fattispecie trattasi di " de iure condendo".
RispondiEliminaTra una bicamerale ed altri tentavi precedenti, pur concordando tutti sulla necessità di una riforma della costituzione, sono passati 40 anni,Questo ''condendo'' rischia di diventare eterno,è l'occasione forse ultima di passare al ''condito''.
RispondiEliminaFacciamo intanto questo, poi la si puà migliorare o stravolgere il giorno dopo.
Sergio Volpe questo è proprio un atteggiamento inaccettabile.
RispondiEliminaFacciamo poi nel caso cambiamo.
Stiamo scherzando?
È della Costituzione che si sta parlando!
Questo atteggiamento non si accetta per una normale legge su lavoro, scuola o altro e dovremmo accettarlo con questa leggerezza per la Costituzione? Tra l'altro riscritta da persone che non hanno il sostegno del voto diretto e personale degli elettori?
Parlamentari che non rappresentano nessuno, solo i loro partiti che li hanno collocati in parlamento.
Quale sarebbe l'aspetto che cambierà in meglio la nostra vita se "proviamo" questa Costituzione?
In fondo sin qui siamo arrivati con questa Costituzione e non vedo alcuna meraviglia che ci cambierà la vita.
Nulla è impossibile in politica, caro Lorenzo Romano ...tranne ciò che non si vuole fare.
RispondiEliminaMi permetto di suggerirti di rileggere il testo della riforma perché, nonostante lo abbia scritto più volte, o non hai colto alcuni aspetti o fai orecchie da mercante.
L'ingorgo legislativo è un rischio palese ed evidente dovuto al già citato art 71 comma primo che resta invariato: ogni senatore, al pari di ogni deputato, ha la piena iniziativa delle leggi.
Quindi può legiferare su ogni materia e se approva con maggioranza assoluta una legge la Camera è tenuta ad analizzarla e a deliberare entro sei mesi. Non c'è quindi solo il percorso che indichi tu da camera a senato ma anche quello contrario da senato a camera.
Se dovesse formarsi al senato una maggioranza di colore politico diverso rispetto alla camera il problema ingorgo c'è eccome.
Il senato non avrà un mandato politico, potrebbe non avere una maggioranza politica formata da un voto nazionale, dipenderà dalla continua evoluzione politica di ogni singola regione.
Quindi, quando scrivi di "volontà politica del futuro senato" parli di una astrazione che ha il valore di un semplice augurio.
In ogni caso, i compiti specifici assegnati al Senato, sommati alla iniziativa legislativa, sono tali da rendere francamente difficile pensare a come potranno essere svolti da 95 senatori dopolavoristi.
In ogni caso siamo in piena violazione del principio di uguaglianza laddove persone con uguali funzioni pubbliche sono strutturalmente messe in condizioni di inferiorità rispetto ai colleghi. Se fosse stata limitata la funzione del Senato a poche specifiche materie sarebbe stata altra storia. Ma non è così.
La partitocrazia preoccupa perché i partiti e tutti i soggetti che partecipano alle elezioni sono fuori controllo e non operano con democrazia e trasparenza nella selezione dei candidati e nei processi decisionali.
La nascita del governo Renzi e il modo in cui è stato avviato il processo delle riforme sono casi eclatanti.
Sono i partiti che scelgono i candidati e devidono chi mettere in parlamento.
Sono queste persone scelte dai partiti in modo opaco che scelgono in altrettanto modo opaco le persone a cui affidare incarichi importanti nella gestione delle risorse pubbliche. È così che ritornano in opera loschi personaggi già noti ai casellari giudiziari. Tutte le grandi opere sono sotto questo segno.
In Italia non esiste una disciplina legale dei partiti e se ne parla dai tempi della Assemblea Costituente.
I partiti in queste condizioni sono il primo motore della corruzione.
Con la legge elettorale giustamente riconosci che è sacrificata la rappresentatività, ma non si vede dove sia la governabilità perché dipende esattamente dallo stesso fattore attuale: la coesione del partito che vince le elezioni.
Esattamente come sempre. Non è forse lo sfaldamento del PdL che ha portato al governo Monti?
Poiché in realtà voteremo per decidere quale partito debba governare (e sorvoliamo sulla incostituzionalità di tale previsione), il minimo sindacale sarebbe che se cade il governo si sciolga automaticamente la Camera perché non rappresenta affatto il popolo sovrano ma l'esigenza di governabilità male interpretata e pessimamente realizzata.
Infatti, per raggiungere questo obiettivo della governabilità si concede un premio al primo partito. Premio che potrebbe andare da un centinaio di deputati a, in via teorica, oltre 300.
Quindi cosa cavolo rappresenta questa Camera se decade la ragione per cui è stata sacrificata la rappresentatività?
Rappresenterà i partiti e i gruppi di potere esattamente come avveniva ai tempi della balena bianca ogni volta che una componente acquisiva maggior peso all'interno dello stesso partito. Devo rievocare le correnti democristiane?
La vera alternativa era tra il non fare nulla o fare una riforma vera.
La scelta è stata fare una riforma nell'esclusivo interesse dei partiti e dei gruppi di potere.
Emerge dalla discussione che il punto più gradito di questa riforma costituzionale sia che garantirebbe maggiore governabilità anche se ottenuta a scapito della rappresentatività.
RispondiEliminaRiguardo alla governabilità, l’unico aspetto che cambia è l’esclusione del Senato dalla concessione della fiducia. Per questo risultato bastava modificare l’art. 94 della Costituzione!
Abbiamo risolto il problema della governabilità? NO.
Furono i costituenti a privilegiare la rappresentatività parlamentare rispetto alla governabilità. Quindi, furono previste due camere con identici poteri e
- durata differente tra le due camere (disallineamento eliminato con legge costituzionale del 1963)
- differente meccanismo di ripartizione dei seggi
- differente corpo elettorale.
Tali previsioni rischiavano di rendere difficile la formazione di maggioranze stabili e omogenee. Se ne discusse a lungo in Assemblea costituente, ma i costituenti non seppero trovare un compromesso più alto. Il problema tiene banco da sempre e sin dal 1953 le maggioranze parlamentari hanno tentato di superarlo intervenendo sulla legge elettorale.
La Costituzione non indica una formula elettorale e non prevede l’istituzionalizzazione del voto. Tutto è lasciato alla iniziativa del legislatore e alla discrezionalità del Presidente della Repubblica.
Così è e sarà.
I parlamentari non hanno vincolo di mandato e possono formare gruppi parlamentari differenti rispetto alle liste in cui sono eletti.
Così è e così sarà.
In sostanza, il governo nasce in Parlamento e può cambiare nel corso della legislatura al variare della posizione dei parlamentari.
Così è e così sarà perché su tutto ciò la riforma non interviene.
Nei Paesi di consolidata stabilità governativa è proprio dalle previsioni costituzionali che discende la tanto apprezzata governabilità.
Da noi, tutto è affidato alla nuova legge elettorale, che con la riforma costituzionale non c’entra nulla ed è palesemente in conflitto con la Costituzione attuale e anche con quella riformata.
La formazione che si aggiudicherà la maggioranza assoluta mediante un premio (irragionevole e senza quorum) potrà essere costituita da un gruppo di partiti riuniti sotto un simbolo.
I nuovi vincenti nominati potranno costituire differenti gruppi parlamentari e la governabilità sarà garantita esclusivamente dalla coesione tra le componenti che danno vita al “partito elettorale” vincente.
Se viene meno la coesione all’interno del listone vincente, potrà verificarsi uno scenario diverso rispetto a quanto emerso dal voto.
Potranno nascere differenti maggioranze e nuovi governi alla Monti o Renzi.
Nella Costituzione non cambia proprio nulla riguardo alla governabilità.
Però si violano le prerogative presidenziali, poiché il PdR dovrà necessariamente affidare l’incarico di formare il governo alla persona indicata dal partito vincente, ed è certa l’alterazione profonda della rappresentanza politica.
Infatti la governabilità iniziale si ottiene con un premio che va da un centinaio di parlamentari a un numero indefinito e in teoria anche oltre 300.
Queste persone non rappresentano gli elettori sono scelte dai partiti e non sono state votate per rappresentare gli elettori.
Come minimo bisognava prevedere lo scioglimento della Camera in caso di caduta del Governo. Diversamente per cosa rinunciamo alla rappresentatività?
Per assistere ai cambi di casacca, al turismo parlamentare, a pezzi di partito che passano dall'opposizione alla maggioranza?
Come adesso con il NCD? Chi lo ha votato nel 2013? Chi rappresentano i parlamentari del NCD? Proprio nessuno perché non sono stati eletti dagli elettori ma dal partito che li ha collocati in posizioni di eleggibilità.
In definitiva se il partito vincente si sfalda, tutto torna esattamente come ai tempi delle crisi extraparlamentari dell’epopea democristiana e renziana.
Il mio attegiamento che tu definisci ''inaccettabile, intanto è il mio e dovresti tentare di accettarlo.
RispondiEliminaSecondo, avrà avuto una doppia lettuta parlamentere, che credo supererà.
Infine sarà il popolo ad esprimersi in un senso o nell'altro.
Quello che verrà fuori, per me sarà accettabile ed accettato, io la democrazia la vedo cosi, non so tu come la pensi al riguardo.
Di fattoio trovo accettabilisimme le tue opinioni, anche ben sostenute, all'incontrario mi pare di capire che non è cosi e non sarebbe cosi in nessun caso e su nessun punto.
Questa è la ragione che mi fa avere paura della tua scuola di pensiero, non paura personale, perchè personalmente no mi fa paura niente e nessuno.
E no, Sergio Volpe non girare la frittata.
EliminaIl mio inaccettabile è rivolto al tuo atteggiamento semplicistico con il quale inviti a dire proviamo poi vediamo.
Scrivi: "Facciamo intanto questo, poi la si puà migliorare o stravolgere il giorno dopo."
È inaccettabile questa tua leggerezza perché una Costituzione non si cambia il giorno dopo!
La tua leggerezza è fuori luogo e inaccettabile perché evidentemente non sai di cosa parli.
Le procedure per cambiare la Costituzione sono complesse, lunghe e richiede una maggioranza che voglia cambiarla. Con il nostro sistema elettorale la maggioranza sarà affidata a un partito e solo da questo dipenderà la possibilità di cambiare la Costituzione.
NO, non si fanno le prove e i tentativi con la Costituzione.
E del fatto che sia stata approvata la riforma dal parlamento in doppia lettura nkn me ne frega proprio nulla perché il parlamento non rappresenta il popolo sovrano ma i partiti.
Non un solo parlamentare ha in conforto del voto diretto e personale degl elettori; i partiti hanno coartato la libertà degli elettori nel loro inviolabile diritto di determinare i propri rappresentanti. Questi sono concetti espressi dalla Corte Costituzionale nella sentenza 1/2014 che ti invito a leggere.
E il voto popolare non è una cosa scontata e automatica; si sarebbe anche potuta verificare la situazione che non ci fosse.
Non so di cosa parlo, è vero, è dovuto alla mia ignoranza ed alla mia mancanza di cultura.
RispondiEliminaQuesto è il motivo della mia ammirazione per la tua persona,metti al servizio degli altri il tuo saper ed anche la tua intelligenza.
Quello che ti fa onore è la leggerezza e l'umiltà con cui fai tutto ciò.
Un rispettoso saluto
Se una persona afferma proviamo con questa riforma della COSTITUZIONE poi vediamo e nel caso il giorno dopo cambiamo.... sì lo confermo. Non sa di cosa parla.
RispondiEliminaE non c'è umiltà che tenga contro la presunzione di chi parla senza fare la fatica di documentarsi e comprendere di cosa parla.
Al diritto di dire quel si vuole corrisponde il dovere di informarsi, analizzare, documentarsi diversamente si rischia di dire sciocchezze e le sciocchezze non aiutano a risolvere i problemi.
C'è anche la libertà di dire sciocchezze, alla quale corrisponde l'altrui libertà di qualificare le sciocchezze come tali.
Ho rappresentato in questo blog alcune mie valutazioni su specifici aspetti della riforma costituzionale sorvolando sulle questioni di metodo.
RispondiEliminaAlcuni interventi, che richiamano il dato che si tratta pur sempre di una riforma approvata dal Parlamento in doppia lettura, mi inducono a svolgere alcune considerazioni sul metodo.
Ci sono tanti amanti del formalismo che non vedono la sostanziale violazione dei principi costituzionali nel metodo seguito.
Pazienza, vuol dire che faremo una rilettura del regime fascista per riabilitarlo pienamente e farlo rientrare tra i regimi liberali, parlamentari e democratici.
Per un formalista non dovrebbe essere un problema riconoscere che è attraverso un processo parlamentare rispettoso delle procedure che è stata per "volontà popolare" instaurata una "democratica dittatura".
A costoro, che non sanno distinguere il formalismo dal sostanzialismo, dedico le osservazioni sul merito della riforma costituzionale, ma intanto due riflessioni sul perché ritengo questa riforma irricevibile, profondamente sbagliata nel metodo.
La riforma Costituzionale Renzi-Boschi è irricevibile perché:
- è inaccettabile che un parlamento di designati dai partiti, un parlamento che, nella composizione e nella consistenza dei gruppi, non rappresenta il popolo italiano, un parlamento nominato con modalità incostituzionali pretenda di riscrivere la Costituzione;
- è inammissibile modificare la Costituzione violando le regole costituzionali; la revisione non può portare alla trasformazione della Costituzione giungendo a un nuovo assetto istituzionale completamente differente da quello voluto dai Costituenti; la revisione non è la trasformazione e non è consentito giungere a un nuovo assetto istituzionale avvalendosi del potere di revisione che è di tipo manutentivo;
- è inconcepibile che l'Esecutivo si intesti la riforma della Costituzione sino a minacciare ripetutamente durante il dibattito parlamentare il voto di fiducia, il ritorno al voto e adesso le dimissioni se la riforma non dovesse essere approvata al passaggio referendario. La Costituzione non è di un Governo e intestandosela si mina anche l'eventuale confronto referendario perché la bocciatura o la conferma assumerà una valenza partitica all'interno dello scontro politico contingente.
D'altra parte, anche la lettura attenta della sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale, spiegando il perché non dichiara decaduto il Parlamento, suggerisce di non intraprendere percorsi lunghi e complessi ma limitarsi a provvedimenti immediati per ripristinare la legalità costituzionale; per esempio, armonizzando la legge elettorale alla luce della sentenza stessa. Il principio della continuità storica dello Stato è una cosa, la legittimità politica a fare qualsiasi cosa compresa la riscrittura della Costituzione è altra cosa.
Il metodo seguito rende irricevibile la proposta di riforma.
Se poi, entriamo nel merito delle proposte, il rigetto diviene assoluto e a cuor leggero perché siamo di fronte a un testo, illeggibile, contorto, arzigogolato, contraddittorio, incoerente, inefficiente.
Una riforma che comprime gli spazi di libertà senza creare garanzie e contrappesi.
Per quanto mi riguarda, occorre bocciare senza appello questa pessima e illegittima proposta di riforma costituzionale.
Se per quanto la riguarda è cosi, sarà certamente cosi.
RispondiEliminaNon credo che davanti al suo sapere il popolo Italiano non si allinearerà al suo pensiero.
Io l'ho già fatto, sono in linea con lei, non capisco ma mi adeguo.
Dato che qualcuno fa riferimento alla legittimità del Parlamento e alla Corte Costituzionale che la confermerebbe, vale la pena ricordare che la Corte Costituzionale, in nome del principio di continuità dello Stato, ha affermato la legittimità del Parlamento nel proseguire l’attività legislativa.
RispondiEliminaNon poteva essere diversamente poiché questo Parlamento e i precedenti due (quello del 2008 e del 2006) sono stati eletti con la medesima legge, in più punti profondamente incostituzionale.
Dichiarare decaduto il Parlamento avrebbe aperto un effetto domino sulla attività legislativa dal 2006 in poi, con disastrose conseguenze per la stessa tenuta dello Stato.
Non c'era altra soluzione, ma solo in nome della continuità dello Stato. Questo è un aspetto che non va dimenticato perché è sostanziale nella legittimità politica dell'agire.
La stessa Corte Costituzionale, infatti, nella sentenza n. 1/2014 richiama gli articoli 61 e 77 comma 2 della Costituzione: “Tanto ciò è vero che, proprio al fine di assicurare la continuità dello Stato, è la stessa Costituzione a prevedere, ad esempio, a seguito delle elezioni, la prorogatio dei poteri delle Camereprecedenti «finchè non siano riunite le nuove Camere» (art. 61 Cost.), come anche a prescrivere che le Camere, «anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni» per la conversione in legge di decreti- legge adottati dal Governo (art. 77, secondo comma, Cost.)”.
E’ troppo malizioso leggere in questo non necessario richiamo esemplificativo della Corte Costituzionale l’invito alle Camere di approvare in tempi brevi una nuova legge elettorale e andare a nuove elezioni?
Secondo le indicazioni della stessa Corte, il Parlamento non doveva intraprendere un percorso di revisione costituzionale perché tale percorso avrebbe richiesto tempi non brevi e perché un Parlamento eletto con il porcellum non ha legittimità politica sufficiente per modificare la Costituzione.
Figuriamoci per modificare la Costituzione cambiando radicalmente l’assetto Istituzionale con l’effetto combinato di nuova legge elettorale e riforma costituzionale.
Revisione non significa trasformazione.
Se poi consideriamo che il motore della riforma è il Governo, siamo nel pieno stravolgimento della Costituzione.
La Costituzione riscritta da un parlamento di usurpatori della sovranità popolare e da un governo nato in modo partitocratico perché una direzione di partito (organo extraparlamentare di diritto privato) ha chiesto al presidente del consiglio in carica di farsi da parte. Letta ha obbedito dimostrando di rappresentare il suo partito e non il governo della Repubblica italiana.
Il pessimo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano II, accetta le dimissioni di Letta senza nemmeno verificare che in Parlamento fosse venuta meno la fiducia al Governo, fiducia appena riconfermata; e ricordo che nel nostro sistema il rapporto di fiducia è tra Governo e parlamentari e gruppi parlamentari (soggetti costituzionali di diritto pubblico).
Un parlamentare non può dimettersi senza una votazione e un governo può invece andarsene senza un voto.
Dimostrazione lampante che il nostro è un sistema partitocratico e queste riforme rafforzano la partitocrazia.
Una bella palestra di opinioni, questa, lo dimostra la passione e l'impegno al confronto degli intervenuti nel dibattito. Un sentito grazie a Giangiuseppe Gattuso per il coraggio che ha dimostrato nell'aprire un blog sulla politica, in tempi bui della politica. Sul tema posto da Bagnasco mi sono già espresso per il NO al voto referendario. Il motivo è di merito: la riforma proposta è pasticciata, come ha dimostrato Bagnasco. Ma è, soprattutto politico. Renzi ha lanciato una sfida all'elettorato che, per importanza, oscura i contenuti della stessa proposta di riforma, ponendo l'alternativa: o votate SI o esco dalla politica. Io credo che bisogna farlo uscire dalla politica, per motivi di arroganza.
RispondiEliminaSig. Mancuso, io sono molto umile, assolutamente onesto e tanto più ignorante di quanti siedono in parlamento.
RispondiEliminaNe ho parlato con il Direttore, che a parole mi ha detto di si, nei fatti non ha fatto nulla.
Io vorrei fare il parlamentare del M5S, lo farei a titolo gratuito e non prenderei un centesimo di euro.
Mi trasferirei a Roma e vivrei solo della mia pensione.
Mi sembra una proposta onesta, se come immagino siete ben inseriti negli ingranaggi della politica, fatemi sapere.
Ho dato tutti i miei dati alla direzione del blog, attendo risposta.
Grazie Salvatore Mancuso per aver posto l'accento su una questione rilevante: la valenza politica del referendum costituzionale.
RispondiEliminaA mio avviso non dobbiamo raccogliere la sfida lanciata da Renzi e occorre restare sul merito della proposta di riforma.
Se poi lui vorrà andarsene in caso di sconfitta è una sua libera scelta che non mi crea alcuna preoccupazione.
Quando la riforma del Titolo V fu approvata, nel 2001, in tanti dissero che si trattava di una brutta riforma, voluta dal csx nel tentativo di sottrarre la Lega a una nuova alleanza con Berlusconi. Appena dopo l’approvazione della riforma, si sarebbero svolte, infatti, le elezioni politiche. La riforma superò l’esame referendario e divenne definitiva. Alle elezioni aveva appena vinto alla grande il cdx e il referendum divenne per il csx una sorta di rivincita; il referendum sulla riforma costituzionale fu fortemente politicizzato. Votò appena il 35% degli elettori.
La riforma costituzionale successiva, quella del 2006, voluta dalla maggioranza berlusconiana, non superò invece l’esame referendario. La partecipazione al voto fu più alta, il 53%. Anche questo referendum fu fortemente politicizzato e il livello del dibattito politico fu molto scadente. Ancora oggi sono in pochi a saper motivare il rifiuto di quella proposta: era bastato che Berlusconi ci savesse messo la faccia.
Queste due riforme la dicono lunga su quanto incida la valutazione politica di parte sulle riforme costituzionali quando le riforme stesse sono espressione del potere partitico e non di un potere squisitamente costituente.
La riforma del 2001 fu votata dal csx; quella del 2006 fu votata dal cdx.
In entrambi i voti referendari prevalse la rivalsa politica sulla valutazione nel merito.
Oltre alla valenza politica, di indubbio peso, incide sul voto la circostanza che occorre votare in blocco: prendere tutto o rifiutare tutto e non per esempio per singole parti omogenee.
Una riforma costituzionale non può e non deve essere intestata a un governo.
Assumere questo atteggiamento significa dichiarare che il Parlamento è un esecutore del Governo.
Quanto vale allora abolire il Parlamento, affermo provocatoriamente riecheggiando le parole pronunciate da Merzagora nel 1960 in occasione dell’ennesima crisi extraparlamentare.
Sig. Volpe, le auguro di realizzare il suo progetto di futuro parlamentare del M5S, secondo i suoi desideri.Con Bagnasco continuo ad essere d'accordo: al referendum ci vuole un No nel merito della riforma e nel metodo renziano.
RispondiEliminaLa ringrazio per il suo augurio.
RispondiEliminaSpero che a questo possiate fare seguire i fatti, io non so come si possa fare per farsi nominare dal duo Grillo-Casaleggio, ma credo che avvenga tutto via computer, io non ho dimestichezza in materia e quindi mi affido a voi, fatemi sapere al più presto in modo che io possa organizzarmi.
Il direttore parla sempre dei bravi ragazzi 5 stelle, io potrei essere un bravo vecchietto 5 stelle.
Dopo aver letto tanti commenti ..e visto tanto buon senso ..preferisco rimanere un po in disparte sono d'accordo con la maggioranza dei commenti stessi questo blog e' l'apoteosi del buon senso e del rispetto delle opinioni altrui insomma e' libero nessuna intromissione politica di parte al sig Volpe per iscriversi bisogna entrare nel sito del moviemnto e seguire la procedura per iscriversi non e' complicato ..pero poi ci si sente un po meglio appunto un po' piu ' liberi ..buona giornata a tutti !
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