di Maurizio Alesi - Mentre i soliti benpensanti fanno a gara per dare addosso a Roberto Vecchioni, reo di avere constatato lo schifo che ha trovato in Sicilia, la politica siciliana, per bocca di due professionisti del nulla: Renato Schifani, ex Presidente del Senato, e Simona Vicari, Sottosegretario allo Sviluppo Economico, finisce per offrire al cantautore un ulteriore occasione per avvalorare il suo giudizio.
Sono siciliani, infatti, i due protagonisti principali di una storia di mala politica che coinvolge Francantonio Genovese, indiscusso signore delle tessere a Messina, e il neo Commissario siciliano di Forza Italia Gianfranco Miccichè. Il primo è tornato alle cronache per aver abbandonato il PD, di cui è stato segretario regionale, ed essersi trasferito tra le fila di Berlusconi dopo averlo osteggiato per anni.
Un passaggio estremo quello dell’ex parlamentare dem saltato direttamente, senza neppure una sosta intermedia, dal Partito Democratico a Forza Italia, guadagnandosi il titolo di cambiacasacca-turbo. Il secondo (figliol prodigo), a sua volta, si era distinto per aver abbandonato Berlusconi nella disgrazia dopo aver sguazzato per anni alle sue spalle, prima con Forza del Sud e, poco dopo, indossando la cravatta arancione di Grande Sud. Fin qui sembrerebbe una normale caso di voltagabbana (in questa legislatura se ne contano già 290), su cui (ahimè) ormai non si indigna più nessuno.
Ma il temerario Miccichè, non appena è venuto a conoscenza della revoca degli arresti domiciliari di Genovese, si è precipitato a Messina dall’ex PD. Il quale, per le note vicende legate ai "corsi d'oro" della Formazione professionale, dopo 19 mesi di arresti per truffa, peculato e associazione a delinquere, non può lasciare Messina perché sottoposto ad obbligo di dimora. Motivo della visita: “contrattare” e formalizzare il passaggio, di Genovese e dei suoi amici, sotto le bandiere forziste come Franco Rinaldi, deputato regionale e cognato dell’ex segretario dem e la parlamentare nazionale Maria Tindara Gullo, insieme a sindaci e consiglieri sparsi nel messinese.
E così, dopo anni di letargo in cui si era inabissato l’ex pupillo di Berlusconi, torna agli onori della politica lanciando un forte messaggio di etica e di morale agli italiani: Forza Italia non è cambiata. È sempre quella dei bei tempi in cui i guai giudiziari facevano curriculum e costituivano titolo per diventare ministri, sottosegretari, presidenti di regione. Oggi, addirittura, per rimpolpare la squadra dei condannati, degli imputati e degli inquisiti, F.I. si rivolge alla concorrenza di sinistra che gli sta soffiando il primato. Ma stavolta Miccichè ha davvero superato tutti, riuscendo persino a reclutare un signore rifiutato dal suo partito, eliminato dalle liste elettorali e accusato di essere “impresentabile” insieme ad altri quattro candidati siciliani.
Come inizio di rilancio di F.I. non c’è male. Appena rientrato da Messina Miccichè ha affermato: “Genovese è stato in grado di creare una classe dirigente nuova, non è solo gente che ha i voti". Che abbiano i voti è sicuro vista l’iperattività di Genovese nel suo territorio, ma se la classe dirigente che ha creata è come lui, di nuovo c’è davvero ben poco. La politica, purtroppo, continua imperterrita producendo i soliti e collaudati schemi, mettendo in campo volti nuovi che utilizzano metodi vecchi, oppure riesumando il peggio, già collaudato, senza provare alcuna vergogna.
Miccichè (contestato persino dal suo stesso partito) non avverte alcun imbarazzo. Naturalmente dal punto di vista giudiziario vale il principio dell’innocenza fino a sentenza passata in giudicato, ma la politica non deve attendere l’esito finale di un processo per valutare l’opportunità di candidare, di tesserare o di reclutare gente i cui comportamenti, al di là di come finirà giudiziariamente, sono censurabili. Il Parlamento di cui Genovese faceva parte, e prima ancora la Commissione, hanno votato l’autorizzazione agli arresti chiesta dalla procura di Messina, escludendo quindi il fumus persecutionis. Già questa circostanza avrebbe dovuto sconsigliare qualunque chiunque a presentare un soggetto espulso dal Parlamento ma, evidentemente per Miccichè e per il condannato di Arcore che gli dato la sua benedizione, tutto ciò non ha valore finché non c’è una formale condanna.
Sarebbe come dire che se vedo uscire da casa mia uno con l’argenteria in mano, posso continuare ad invitarlo a cena fino a quando non sarà condannato in via definitiva per furto. Oppure, come dice il giudice Davigo estremizzando il concetto: fareste accompagnare la vostra nipotina a scuola da un inquisito per pedofilia, finché non viene condannato? Prudenza impone che ci si astenga da subito. È questo il concetto di “garantismo” strumentalmente invocato dalla casta? Un politico, mentre è sottoposto ad azione giudiziaria, non è bene che svolga ruoli pubblici. Risolva prima i propri problemi e poi, se verrà assolto, tornerà nelle istituzioni. Ma Miccichè e F.I. non possono aspettare; le elezioni amministrative si avvicinano e la campagna per raccattare inquisiti e condannati da ogni dove, è già partita con buona pace di chi spera ancora che la politica si possa rinnovare.
La politica deve operare la propria selezione e presentare i migliori, a prescindere dai processi. La sua azione deve arrivare prima dei giudici. Se non fosse per la magistratura e le forze dell’ordine che provvedono a togliere di mezzo gente impresentabile, continueremmo ad avere in Parlamento Dell’Utri, Cosentino, Penati, Belsito, Galan e altri campioni di moralità e rettitudine.
In un paese democratico, chi dovrebbe essere il custode e difensore dei suoi più alti valori morali se non i rappresentanti del popolo scelti dai cittadini? Ci sono cose che sono veramente difficili da accettare. Ci stanno lentamente condizionando ad accettare o peggio, abituando a pensare che la morale e la decenza, possano essere valori irrinunciabili per alcuni e non indispensabili per altri. Non posso non pensare al paradosso, che prevede l'esame della fedina penale fino alle generazioni precedenti, di un aspirante poliziotto, carabiniere o di qualsiasi militare che intende arruolarsi, ( quando mi arruolai io, fino alla settima generazione), in cui se qualche bisnonno aveva preso anche soltanto una multa, si veniva automaticamente scartato, mentre chi invece rappresenta un intero paese, i cittadini ed il loro futuro, può permettersi di fregiarsi del titolo di "onorevole" e continuare ad occupare la poltrona, anche se inquisito, imputato e persino condannato per reati infamanti. Seguendo il paradosso, in tale circostanze, un militare inquisito, al contrario, viene immediatamente sospeso dal servizio, fino al giudizio e se condannato, ne è previsto anche il collocamento forzato in congedo senza assegni. Il canone di decenza previsto per i politici occupa un livello morale enormemente più basso rispetto ai cittadini con le stellette? Evidentemente si. Mi chiedo, come è possibile che dei cittadini onesti, possano considerare normale tutto questo e sopratutto non arrossire al fatto che i loro rappresentanti diamo prova di disonestà ed allo stesso tempo continuare a vantarsene ed a sostenerli. Ottusità o plagio?
RispondiEliminaCaro Alesi non posso fare altro, che darti la mia solidarietà per quello che hai scritto...ovvero che forza italia già dalla nascita è un partito del malaffare basta vedere i suoi fondatori. Se è un partito ricettacolo di gente dubbia e qualche utile idiota a livello nazionale, in sicilia per forza di cose sarà un partito di merda al quadrato. Se uno come Vecchioni dice che la sicilia è una regione di merda...forza italia di micciche è la sua essenza. Ma nonostante l'ottusità politica del popolo siciliano che vota ed è affascinato da quelli che lo hanno rovinato...penso che ormai la misura è colma. Se il povero Berlusconi per raccattare un pò di voti si rivolge a miccichè...che si rivolge a genovese...sognando di rinnovare i fasti del 62 a zero, significa che anche i delinquenti hanno bisogno di sognare...ma in questo caso più che di sogno si tratta di delirio. Quindi più i cittadini invocano pulizia...lavoro...buona amministarzione...più i papaveri del parassitismo...del malaffare...della borghesia, ci mandano i proconsoli a riordinare le bande di predoni, per succhiare le ultime goccie di sangue dei siciliani onesti e/o idioti...ma ormai il limone è spremuto...per fare pulizia mi sembra anche tardi...perchè già doveva iniziare una bella rivoluzione di tipo marxisista-leninista-maoista...e cioè con il fucile...perchè è dimostrato dalla storia che il potere sta nella punta del fucile. Ma i siciliani hanno il DNA ibrido...con quello delle pecore che fanno sempre beeeeee che belano ma continuano a brucare l'erba o quel poco che ne è rimasto. Perciò penso, che per avere pulizia e rispetto della legge in sicilia bisogna aspettare quelli dell' isis...che hanno metodi molto spicci altro che 3 gradi di giudizio !
RispondiEliminaIn politica non esiste il cestino dei rifiuti.
RispondiEliminaNella vita reale le cose marce si buttano ne cestino dei rifiuti. In politica tutto è riciclabile.
"Se non fosse per la magistratura e le forze dell’ordine che provvedono a togliere di mezzo gente impresentabile, continueremmo ad avere in Parlamento Dell’Utri, Cosentino, Penati, Belsito, Galan e altri campioni di moralità e rettitudine".
... ormai citarli sti personaggi è tempo perso specie per noi siciliani perchè li conosciamo tutti.comunque del porco non si butta niente e come si vede tutti passano e ripassano i macchinari (partiti) per venirne fuori ben confezionati, puliti e pronti per l'uso.
RispondiEliminaIl realismo politico siciliano fa rima con banditismo....
RispondiEliminavero
EliminaUltimamente abbiamo parlato tanto della Sicilia e, non per questioni edificanti. Ancora nell'aria echeggiano le voci indignate per le parole pronunciate da Roberto Vecchioni e, si affaccia alla ribalta la storia di due personaggi politici: Francantonio Genovese e Gianfranco Micciché che per rimanere in sella, con spregiudicatezza, passano da un partito all'altro. L'articolo di Maurizio Alesi " FORZA ITALIA : DEL PD NON SI BUTTA VIA NIENTE " mi porta a esprimere, in sintesi, alcune mie convinzioni sull'etica della politica. Il candidato, a qualsiasi livello di rappresentanza, dovrebbe essere un cittadino con un passato limpido ed un presente privo di carichi giudiziari pendenti e, se nel corso del mandato, per qualsiasi reato, viene inquisito deve dimettersi. Qualcuno obbietterà che secondo il nostro sistema giudiziario l'inquisito è innocente fino a sentenza definitiva. Non trovo corretto che un politico durante il lungo iter giudiziario rimanga in carica. Tre gradi di giudizio sono troppi e, tra un grado e l'altro aleggia lo spettro della prescrizione che non vuol dire assoluzione ma giustizia mancata. Questo concetto va bene per il cittadino privato ma, per un politico, in nome del decoro istituzionale, dovrebbe dimettersi e affrontare il giudizio con le regole uguali per tutti. In caso di assoluzione o altri provvedimenti liberatori, per il danno morale, chieda il risarcimento allo Stato. A proposito dei politici voltagabbana di professione, il rimedio per fermare questo ignobile esercizio ci sarebbe. Partiamo dal concetto che il parlamentare, per il sistema elettorale, non viene più scelto dalla libera preferenza del cittadino elettore ma dal partito o dal movimento che lo mette in lista e, la sua elezione è legata al successo della lista di appartenenza espressione di un programma politico. Quando il parlamentare, nel corso del suo mandato, incomincia a dissentire la politica del gruppo di appartenenza deve rimettere il mandato e, per mantenere la forza numerica e l'equilibrio politico del gruppo, deve essere rimpiazzato dall'ultimo dei non eletti della medesima lista.. Quale rimedio: modifica radicale del concetto costituzionale della rappresentanza. Lungi da me l'intenzione di limitare l'autonomia del parlamentare ma, saltare da un partito all'altro è espressione di poco rispetto per il parlamento e i cittadini elettori. Nelle amministrazioni regionali la situazione, ad eccezione del listino del candidato presidente, è diversa da quella nazionale. Qui la scelta del candidato è espressione degli elettori. In questo caso, l'elezione dei politici indegni è da imputare agli elettori che per tornaconto personale, li scelgono. Il duraturo successo dei politici siciliani discussi e incapaci a governare non è dovuto al loro merito ma alla scelta miope o consapevole di coloro che li eleggono.
RispondiEliminaChe schifooooo!
RispondiEliminaLa vera libertà si deve conquistare giorno dopo giorno, la dignità si deve difendere a qualunque costo. Se questa accozzaglia di gente senza dignità, che da tempo infanga ed angaria il popolo siciliano, non va via democraticamente dobbiamo mandarcela con la forza. Mi do' l'ultima possibilità e sceglierò' per l'ennesima volta democraticamente l'unica alternativa accettabile: i 5S. Dopo, credo sia giusto, dignitoso ed onorevole,per il popolo siciliano che vuole riscattarsi e liberarsi da questa cattività politico-mafiosa, ribellarsi con mezzi meno democratici ma molto più efficaci ed appropriati per gentaglia di tal fatta.
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