di Davide Di Bernardo - Quello che considero essere uno dei libri più belli che abbia mai letto, ed anche uno dei più lunghi, ha un intro talmente esplicativo da rendere tutto il lunghissimo testo connesso ad esso, sino all’ultima riga.
Il racconto inizia così: “In Groenlandia ci sono dieci modi di dire neve”.
Spesso dimentichiamo il fatto che l’uomo è più portato ad analizzare e a dare un nome a ciò che gli è più vicino e solo in pochi vanno oltre, ragionando sull’immaginario o sul distante.
In Groenlandia riescono a diversificare così tanti tipi di neve per l’ovvio motivo che lì la neve è perenne ed è divenuta parte integrante dei popoli autoctoni. Ma anche in Italia abbiamo qualcosa che conosciamo talmente bene e a cui siamo talmente tanto legati da avergli dato ben 10 appellativi od identificazione tipologiche: la criminalità organizzata!
Cosa nostra, Camorra, Mafia, Nuova Camorra Organizzata (NCO), Nuova Famiglia (NF), Nuova Mafia Campana (NMC), ‘Ndràngheta, Onorata società, la Santa e Picciotteria. Il tessuto della criminalità è talmente ben addentrato nel nostro concetto di vita da identificarci all’estero, e da dividere i nostri quartieri, invece che in zone, in cosche. Ogni politico arrivato ai piani alti ha dovuto rapportarsi con questo genere di “Aziende” tanto da divenirne, delle volte, parte integrante.
La maggior parte dei “pentiti”, da quelli che hanno aiutato la giustizia ad identificare piccoli clan, a quelli che hanno scoperchiato intere regioni in cui è stato piantato materiale radioattivo, hanno sempre sostenuto come la loro posizione all’interno dei clan era sempre mantenuta tale dalle alleanza con “partiti e amici di partito”.
Eppure, se molti magistrati hanno appurato la veridicità delle loro testimonianze per quanto riguarda il lato apolitico, per quello interno a questo settore in pochissimi hanno pagato anche quando il loro nome è stato più che citato nelle aule di tribunale che ascoltavano, spesso impietrite, le testimonianze dei pentiti che precisavano ore, minuti e luoghi in cui incontravano i nostri carissimi politici.
Dicono che la Sicilia senza la Mafia sarebbe il posto più bello del mondo, ma da anni oramai continuo a chiedermi cosa sarebbe se non avessimo avuto questa politica.
Con gente come Alfano e Castiglione che forse non pagheranno mai per i loro crimini contro l’umanità attuati con le vicissitudini del C.A.R.A., o gente come Cuffaro e Lombardo che ha illuso un’isola che chiedeva autonomia.
E se la chiedessimo proprio da loro l’autonomia? Se chiedessimo per una volta di non candidarsi a chiunque è, è stato, è vicino o apparentato con politica e politici?
Forse la smetteremmo di etichettare le associazioni mafiose perché senza “gli amici” non avrebbero più appalti facili, “illuminazioni aziendali” e posti di lavoro dove creare dipendenza e rispetto oltre che clientelismo.
Una mia collega qualche giorno fa, mi ha fatto riflettere sul modo in cui la criminalità sia ormai uscita talmente allo scoperto da non nascondersi più, anzi da utilizzare il mezzo più potente per rafforzarsi e comunicare il suo potere, usufruendo, anzi spesso gestendo, l’informazione.
Si pensi che le serie che fanno più ascolti in Italia sono “L’Onore e il Rispetto” e “Squadra Antimafia”, che qualche anno fa il boom degli ascolti nazionali fu di “Il Capo dei Capi” con emuli in giro per le strade siciliane. Oppure si veda lo share della trasmissione “Porta a Porta” quando invitò i Casalesi a parlare del “Funerale evento” per le strade di Roma. La criminalità si pavoneggia di essere tale e di giocare in casa nei palazzi del potere.
D’altronde non c’è potere maggiore della possibilità di ricattare e scommetto che la maggior parete dei nostri politici più che scheletri, hanno “fosse comuni” nei propri armadi.
“C’è un freddo straordinario, 18 gradi Celsius sotto zero, e nevica, e nella lingua che non è più mia la neve è qanik, grossi cristalli quasi senza peso che cadono in grande quantità e coprono la terra con uno strato di bianco gelo polverizzato.”
Nella nostra lingua il sinonimo migliore di criminalità organizzata sarebbe “politica”, solo che in pochi avrebbero il coraggio di dirlo ed in più supereremmo la protagonista del libro Smilla quando ci racconta i 10 modi in cui il suo popolo chiama la neve.
Ma sarebbe bello poter dire al mondo intero che un posto meraviglioso come la Sicilia ha più modi di dire “Mare” che “Mafia”!
Bravo Davide. Sono sicuro che qualcuno ti accuserà di eccesso di accanimento contro i nostri politici che qualcuno considera ancora degni di credibilità e pervasi da sentimenti umanitari. Tu hai voluto sicuramente parlare di un intero sistema, corrotto e connivente, che regola le dinamiche e orienta le scelte dei nostri governanti. Credo che questo anche alla luce di quanto emerge, sempre con maggiore frequenza, dagli scandali quotidiani sia una verità conclamata. Ci sono certamente (per fortuna) anche politici onesti e operosi. Il problema, però, è che quelli non contano nulla.
RispondiEliminaNel lungo elenco (10) dei vari nomi dato alla criminalità organizzata fatto a da Davide Di Bernardo nel suo ottimo articolo ne aggiungerei un altro l'undicesimo. I "tangentari". Non fanno parte della criminalità organizzata, ma si comportano allo stesso modo: anche loro chiedono il "pizzo". Non solo i politici, ma anche gran parte della nostra società non appena arriva in posti dove la loro firma e decisiva per certe cose, chiedono il "pizzo". Un esempio, gli appalti. In prima linea c'è il politico che, per creare le condizioni affinché venga concesso chiede la sua tangente in percentuale all'entità della somma. Poi viene l'alto burocrate. Per dare il via libera alla regolarità della pratica chiede il suo "pizzo". Poi ancora il burocrate di più basso livello che deve fare andare avanti la pratica. Infine l'ultimo che deve sbloccare il pagamento, per non tergiversare chiede pure il suo "pizzo". Questi burocrati sono figli della società che un giorno si e l'altro pure chiede correttezza ai politici.
RispondiEliminaConclusione. Secondo me è la mentalità di noi tutti che deve cambiare. Il diritto, non il favore. Quindi ognuno di noi faccia il proprio dovere e pretenda che sia applicato il diritto.
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EliminaSe chiedessimo?
RispondiEliminaA che serve chiedere?
Forse aspettiamo la conversione dei mafiosi? Aspettiamo che diano seguito alle parole di un Papa: "convertitevi!"
Siamo tanto ingenui da credere che si possano far da parte da soli? Possiamo elucubrare all'infinito, ma se non interveniamo con i gesti, con la nostra condotta e ancor prima con la nostra coscienza possiamo continuare a chiedere all'infinito.
Ognuno faccia la sua parte, in questo pazzo mondo, e vada oltre a quello che pensa possa dare. Facciamo sempre uno sforzo in più di quello che crediamo di poter fare. Ma non lasciamoci più abbindolare da incantatori di serpenti, o meglio, abili venditori di auto usate.
Non è più il tempo di chiedere. Niente inutili inni a fantomatiche rivoluzioni. solo presa di coscienza. Una rivoluzione, ma culturale.
Purtroppo non ho letto il libro di cui parla Davide. Ma ho apprezzato molto il suo articolo, vero e sentito. Una questione che sembra non finire mai, un cancro inestirpabile ma diretta conseguenza di comportamenti sbagliati, di una cultura retriva, di una situazione economica e sociale degradata. E le istituzioni quasi assenti, un sud abbandonato, una Sicilia sempre più giù in tutto. Ma noi abbiamo le nostre belle responsabilità, la nostra indifferenza, il nostro egoismo ha generato mostri. Cambiare? Si può, ma con un impegno enorme e con una profonda riflessione sugli errori compiuti.
RispondiEliminaMolto originale le dieci definizioni del nostro amico Davide. Con una forma molto elegante ha descritto la realtà siciliana, dove si muovono figure sempre più cupe e ambigue, dove autorevoli parlamentari, affermano, che il problema mafia/corruzione non esiste più. E' un po come nel film di Benigni,Jonny Stecchino, dove dichiarava: Cari signori, a Palermo esiste un grave problema: Il Traffico..Sappiamo benissimo, che chi vive nella trincea quotidiana, la realtà viene edulcorata dai media di regime. Una realtà che più della mafia è stata violentata dall'antimafia, ed è tornata ad essere, il popolo delle tribù,delle lobby,dei clan, del clientelismo, terra e bacino di tutti. Siamo stati scippati e non tutelati nella crescita culturale ed economica, e siamo ad un bivio tra disperazione e fallimento. E purtroppo, i non collusi hanno perso il senso della ribellione, ed è risaputo, che le guerre si vincono con gli eserciti, e noi da tempo non riusciamo a formare nemmeno uno squadrone, e che non si andrà oltre le esternazioni da bar....
RispondiEliminaBell'articolo. Ci sono equazioni giuste fra mafia e politica. Vorrei dire a Davide Di Bernardo, però, che manca il riferimento alle fonti primarie generatrici di mafia operativa e politica politicante. Questo riferimento, a mio parere, è un preciso gruppo di potere che si chiama BORGHESIA MAFIOSA, dalla quale tutto il discorso delle mafie, di vario e diverso nome, discende.
RispondiEliminaQuesto paese non cambiera' mai smmeai non cambieranno i politici che con prepotenza ci vogliono governare.......Spero ardentemente che i figli dei figli non debbano soffrire cio' che stiamo soffrendo noi. Manca il paese, sembra morto, manca la gente....: e' assente...........
RispondiEliminaComplimenti Davide, il tuo articolo è una fotografia della realtà! Criminalità e politica è un potere oscuro,consolidato ormai nel nostro Paese, come bene e male, poi ognuno sceglie da quale parte stare!!!
RispondiEliminaI mafiosi del nuovo millennio hanno cambiato faccia, non hanno più quel volto terribile che si vede nelle fiction di cui tu parli, ma adesso sono tutti in giacca e cravatta, hanno un volto più rassicurante " più politicamente corretto" dell'impreditore, dell'ingegnere, del politico di turno.
Forse pochi politici hanno gli armadi sgombri da scheletri,perchè il potere logora, ma mi piace pensare che c'è ne sarà magari uno che lavora per il bene di questo Paese !....Ci vorrebbe un bel ciclone che spazzi tutto ciò che è marcio, tutti quelli che hanno avuto solo un ben minimo rapporto con la mala vita, ma in questo Paese non pagano tutti,pagano solo" alcuni" anche se nelle aule dei tribunali si legge LA LEGGE E' UGUALE PER TUTTI .
Complimenti a Davide Di Bernardo. Il suo articolo è di una lucidità ed una chiarezza tale, che non ci sarebbe nulla da aggiungere, se non il prendere atto, che, molto "civilmente", stiamo precipitando sempre più verso il fondo della fogna.
RispondiEliminaAnch'io sono tra quelli che pensano che non tutti i politici siano uguali, anche se la maggioranza di loro, che sono intellettualmente disonesti, lo sono, e, purtroppo, sono coloro che comandano e decidono.
Gli onesti non contano nulla. Il che non significa che l'onestà non resti una basilare qualità richiesta a tutti i politici.
Ma forse il mio è un sogno. E' un sogno che non si realizzerà sicuramente a breve.
Se ho inteso bene ciò che dice l'articolista, attualmente la mafia, e la malavita in genere, sono complementari alla politica.
L'una non può agire senza l'appoggio e la complicità dell'altra.
E' vero, condivido.
Ciò che non condivido, non con l'estensore dell'articolo, ma con la maggioranza degli Italiani, è il voto che la maggioranza dei Cittadini (Siciliani compresi) danno a delle persone che notoriamente non hanno una fedina penale pulita, e tanto meno una moralità ed etica specchiata.
Attenzione, ho fatto riferimento alla sola Sicilia, perchè è stata tirata in ballo in questa e più occasioni, ma non è che in altre Regioni non succedano più o meno le stesse cose.
Certo che ci vuole una bella "coerenza" da parte dei Siciliani di votare per ben tre legisature di deguito, Cuffaro, Lombardo, e buon ultimo Crocetta, che ha anche l'ardire di definirsi "comunista".
Mi chiedo: Ma perchè non eleggere direttamente un mafioso conclamato?
Scusatemi, non voglio essere provocatorio, ma le scelte dei Siciliani STRIDONO in modo FORTE con la cultura e la bellezza di questa meravigliosa isola.
La mafia, la malavita in genere, i ricattatori, sono presenti in tutti i gangli dello Stato Italiano. Ma tutto questo lo abbiamo permesso noi Cittadini, complici indifferenti al fatto che una volta elette, certe persone ci derubassero.
In Veneto, noi abbiamo votato per tre legislature di seguito un certo Giancarlo Galan. Tutti sappiamo cosa ha fatto questo signore. I Giudici ci diranno anche i dettagli delle sue ruberie.
Non è quindi che il malaffare non sia diffuso in modo uniforme su tutto il corpaccione della penisola, lo è.
Quello che in sostanza voglio sottolineare è l'impossibilità di cambiare, se noi tutti non cambiamo. Culturalmente prima di tutto.
Magari partendo dalle piccole cose, chiedendo la fattura all'idraulico quando viene a cambiarci il rubinetto di casa. Chiedendo lo scontrino di cassa quando prendiamo un caffè.
Non pagando nessun pizzo al burocrate che non fa andare avanti la pratica, anzi, denunciandolo ai Carabinieri.
Non accettando che uno specialista medico non ci dia la fattura dopo la sua visita.
Sono tutte "piccole" cose da farsi se vogliamo davvero iniziare ad un cambiamento culturale tanto necessario quanto è in ritardo.
Bravo Davide, il tuo articolo è la fotografia di quello che è la realtà di oggi, e anche di ieri se è per questo, ma persiste la speranza che in futuro cambi.
RispondiEliminaLo spunto che hai preso da questo bellissimo libro di Peter Hoeg mi ha fatto molto piacere, è perfetto per spiegare quello che serve a noi.
A noi non serve dare dieci nomi, potremmo anche darne mille, il risultato non cambierebbe, l'unica cosa fondante è la MENTALITA'...il cambiamento verso l'onestà, a partire da noi, anche nelle più piccole azioni, per anni la RACCOMANDAZIONE, il favore ha imperversato in quasi tutti, un pò anche l'indifferenza, il lascia stare, tanto non serve. Invece no, serve, se ogni persona si dicesse, il mio agire onesto è utile, forse si potrebbe aprire una strada verso il giusto.
Mi lascia ben sperare la tua giovane età, il tuo pensiero e la tua voglia di esternarlo, credo nei giovani come te, che vogliono dare il loro contributo a un vero cambiamento, quelli della mia generazione e anche prima, hanno delle colpe che non si possono cancellare, che paghiamo adesso e le facciamo pagare anche ai nostri figli.
Che ci siano politici onesti lo credo e voglio sperare che nel prossimo futuro, voi giovani sappiate e vogliate vedere meglio di noi, che vi lasciate dietro le spalle la cultura del clientelismo, dell'opportunismo, che volgiate lo sguardo verso un futuro, il vostro futuro chiaro e soprattutto limpido.
caro Davide,complimenti per il quadro realista che hai fatto della nostra terra.La Sicilia...l'isola che c'è ma che non c'è,distrutta dalla mafia,non quella tradizionale,dico quella che esiste nel pensiero e in alcuni atteggiamenti che sono difficili da sradicare e che si ritrovano,e con tanto successo, rivelati in questi disgustosi telefilms di cui parli....Eppure la Sicilia ha avuto un riscatto nel risveglio di tante coscienze e lo merita questo riscatto.Purtroppo l'incapacità dei nostri governanti l'ha RELEGATA AGLI ULTIMI POSTI PER QUANTO RIGUARDA la qualità della vita...l'ha violentata e deturpata con opere che non ne hanno messo in mostra bellezze naturali,storiche e artistiche,ma che l'hanno imbruttita e trasformata,Non ne hanno messo in mostra i pregi..non ne hanno avuto cura, con lo stesso amore che si usa per chi amiamo,ciò che doveva essere valorizzato e "sfruttato",attirando proficui investimenti da parte di chi oggi in Sicilia non viene,sapendo bene che da noi è tempo perso e ci sarà sempre qualcuno che intralcia e boicotta....Alfano parla di Ponte sullo stretto di Messina...ma scherziamo...qui mancano strade e autostrade e ci sono le frane che fanno il resto....qui arriviamo al punto di parlar male di chi cerca,con la volontà e di tasca sua ,di provvedere, facendo trazzere,le hanno chiamate così con disprezzo,per aiutare le persone che altrimenti sarebbero state bloccate....c'è chi deve andare al lavoro,che chi va a trovare parenti....eppure criticano,perchè qui sono importanti i partiti e quello che se ne può guadagnare non per il bene della collettività,ma per quello personale e di amici e di parenti....non c'è manutenzione,c'è disboscamento selvaggio e poi piangiamo sul latte ,pardon,sui danni versati.Di chi è la colpa di tutto questo...mi si dia una risposta....è ora di cambiare tutto....non è possibile crogiolarsi in queste sabbie mobili che tengono la Sicilia al fondo ....non possono essere sempre le stesse persone,le stesse facce che ,chi più ,chi meno ,ha un'accusa sul groppone...basta...è ora che il nuovo avanzi...bisogna fidarsi....tentare nuove strade ....bisogna vedere,toccare con mano...per poi magari ricredersi...ma ci vuole un bello scossone politico per questa nostra amata terra...
RispondiEliminaNel corso del tempo c'è sempre stato uno stretto connubio fra mafia e politica che ha garantito l"espandersi e il mantenimento della malavita mafiosa. Se non ci fosse stato questo nesso, il problema sarebbe già stato risolto. Da qui la necessità di chiedere alla politica e alla magistratura un impegno serrato per eliminarlo veramente. Oggi la mafia non è più un fenomeno localizzato in Sicilia perché si è ormai stratificato in tutte le regioni e tutti i giorni ne abbiamo la prova, anche se ha cambiato le sue caratteristiche: meno uccisioni ma maggiori infiltrazioni economiche.
RispondiEliminaBellissimo articolo che ci richiama a questo connubio indegno tra mafia e politica-Ci sono tanti modi per dire neve in Groenlandia ma da noi tutti i nomi possibili che abbiamo dato alla mafia, si possono sintetizzare in criminalità organizzata e così legata al tessuto sociale e politico da risultare un cancro inespugnabile. L’articolo mi ha fatto venire in mente Michele Pantaleone e il suo libro Mafia e politica in cui analizza gli aspetti del fenomeno.Per la prima volta, fa riferimento allo sbarco in Sicilia, avvenuto grazie alla collaborazione tra mafia siciliana e americana. La cosa più importante che fece Pantaleone fu sbatterci in faccia tutti quello che non volevamo sapere. Mafia e politica e come non parlare di Leonardo Sciascia?Anche lui contribuì a far capire il fenomeno mafioso e soprattutto a far capire che non era solo un problema siciliano ma che si andava espandendo in tutta Italia. Quelli che hanno voluto veramente combattere la mafia sono stati lasciati soli e sono stati uccisi e adesso mi preoccupo per di Di Matteo. Abbiamo la legge, i nostri giudici. Sono,in parte politicizzati e di parte,ma voglio credere nella giustizia.Leggere l’ultimo scandalo,perciò. mi ha intristito. Il giudice che si doveva occupare dell’amministrazione dei beni confiscati alla mafia,colei che rappresentava la legalità per eccellenza ,un giudice, se ne serviva per comodi suoi. !Il vedere i casalesi in più trasmissioni è stato disgustoso, magari li hanno pagati per intervenire?la loro tracotanza m’indigna perché non mi fa sperare in una politica migliore Santa Rosalia, aiutaci tu!
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